T7 I fiumi L’allegria Bagnandosi nell’Isonzo durante una pausa concessa dalla guerra, il poeta ritrova il ricordo degli altri fiumi legati alla sua vita. Abbandonandosi al fluire puro della natura, prima di avventurarsi nei meandri del passato, egli sembra dimenticare l’angoscia e il dolore, per recuperare la dimensione pacificata di una serena adesione alla vita.  Versi liberi. Metro La   e il  memoria presente Cotici il 16 agosto 1916 * Mi tengo a quest’albero mutilato abbandonato in questa dolina che ha il languore di un circo prima o dopo lo spettacolo 5       e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso in un’urna d’acqua 10     e come una reliquia ho riposato L’Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso 15     Ho tirato su le mie quattr’ossa e me ne sono andato come un acrobata sull’acqua 20     Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere 25     il sole Questo è l’Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una docile fibra 30     dell’universo Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia 35     Ma quelle occulte mani che m’intridono mi regalano la rara 40     felicità un borgo non lontano da San Michele del Carso. Cotici: * mi appoggio. perché colpito da una bomba. Mi tengo: 1 mutilato: l’aggettivo è ambiguo, poiché non è chiaro se si riferisce al poeta o all’albero. avvallamento circolare o ovale del terreno, di profondità variabile, comune nelle regioni carsiche. abbandonato: 2 dolina: un senso di sospensione e di attesa. languore: 3 pozza d’acqua del fiume. urna d’acqua: 10 il poeta si sente un sopravvissuto alla guerra. Come il precedente , il termine ha una forte connotazione sacrale. come una reliquia: 11 urna fiume delle Alpi Orientali. Lungo il suo corso si svolsero, tra il maggio 1915 e l’ottobre 1917, le battaglie contro l’esercito austro-ungarico che costituirono gran parte delle attività belliche sul fronte italiano. Isonzo: 13 la nudità ha messo in rilievo la magrezza del poeta, che ben si accorda alla primitiva sostanza del (v. 15). le mie quattr’ossa: 17 sasso camminando in un precario equilibrio sui sassi scivolosi del greto. come un acrobata: 19 accovacciato. accoccolato: 21 la divisa militare è sporca sia letteralmente sia metaforicamente a causa dell’orrore della guerra. -23 panni sudici di guerra: 22 nomade del deserto. beduino: 24 particella infinitesimale. fibra: 30 non credo di essere. non mi credo: 34 sono le invisibili “mani” del fiume personificato, cioè le correnti delle sue acque, che mi bagnano. Chiarendo l’immagine il poeta spiega che sono «mani eterne che foggiano assidue il destino di ogni essere vivente». mi imbevono.  quelle… m’intridono: 36-38 m’intridono: Ho ripassato le epoche della mia vita Questi sono 45     i miei fiumi Questo è il Serchio al quale hanno attinto duemil’anni forse di gente mia campagnola 50     e mio padre e mia madre. Questo è il Nilo che mi ha visto nascere e crescere e ardere d’inconsapevolezza 55     nelle estese pianure Questa è la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato e mi sono conosciuto 60     Questi sono i miei fiumi contati nell’Isonzo Questa è la mia nostalgia che in ognuno mi traspare 65     ora ch’è notte che la mia vita mi pare una corolla di tenebre  ripercorso nella memoria. 42  ripassato: fiume della Toscana che scorre per gran parte nel solco compreso tra le Alpi Apuane e l’Appennino. Tra le varie località, tocca anche Lucca, la città di cui erano originari i genitori del poeta. 47  Serchio:    hanno preso l’acqua per irrigare i campi. 48  hanno attinto:  infiammarmi per le passioni dell’adolescenza, vissute in modo inconsapevole. 55  ardere d’inconsapevolezza: quelle del deserto che si apriva non lontano da Alessandria d’Egitto, città natale del poeta. 56  estese pianure:    il termine può avere valenza sia letterale sia metaforica. Nel primo caso allude alle acque sporche e non trasparenti del fiume; nel secondo fa riferimento alla varietà di persone e di esperienze della vita parigina, in cui Ungaretti si immerse da giovane. 58  suo torbido:  sono maturato. 60  mi sono conosciuto:  rintracciati ed enumerati. 62  contati: si intende di quei fiumi. 64  ognuno:    dalle limpide acque dell’Isonzo. 65  traspare:  >> pagina 840  Dentro il TESTO I contenuti tematici Posta quasi al centro della sezione , la lirica rappresenta un prezioso compendio della poetica di Ungaretti. L’autore sembra concedersi una pausa dalla scrittura “in presa diretta” dei primi componimenti, annotati in trincea, quasi per far sedimentare il dolore incontrollabile che vi ha trovato espressione. Ora ricorda tutte le sue esperienze, ricompone le diverse fasi di una vita divisa tra differenti identità, abbozza un faticoso bilancio esistenziale a partire dalle proprie radici. Il porto sepolto I fiumi Ma perché i fiumi? non sono soltanto un’immagine che riassume i luoghi fisici in cui si è svolta l’esistenza di Ungaretti e che si congiungono (nella mente del poe­ta) nel luogo in cui la vita coincide con la morte. Essi in realtà . I fiumi sono una metafora* per indicare la corrente della vita Una pausa di meditazione Possiamo così immaginare il poeta che, nelle pause fra gli strazi della guerra, svolge un dialogo con sé stesso. Nell’albero a cui “si tiene” egli scorge la sofferenza inferta dai colpi che hanno piegato l’umanità e pervaso tutta la natura, inerme e sbigottita: ecco perché l’albero è (v. 1). Tutto intorno regna un senso di squallore e di vaga irrealtà, come in / (vv. 4-5). mutilato un circo prima o dopo lo spettacolo In questo intervallo di sospensione il poeta è disteso nell’acqua, si è arreso alla e si concede una sorta di rito di purificazione: (v. 11), ha riposato (v. 10). In un momento di accettazione dell’ineluttabile destino che incombe, Ungaretti rinuncia alle sentenze e si racconta, quasi a conciliarsi con sé stesso e con il proprio vissuto. Ha camminato nell’acqua con il passo esitante e circospetto di (v. 19) attento a non scivolare sui sassi melmosi, e ha attinto dal sole, inaugurando un processo di regressione, dalla civiltà alla natura, da un tempo storico a uno mitico. consolante sensazione di una pace e di una serenità improvvise come una reliquia in un’urna d’acqua un acrobata L’abbandono alla vita cosmica Il fiume Isonzo nei pressi di Caporetto (Kobarid), in Slovenia.  >> pagina 841  Abbandonando i panni umani (la divisa militare, simbolo delle costrizioni imposte da una realtà oppressiva), egli affronta docilmente il proprio rito di metamorfosi, diventando (v. 15) e chinandosi, umilmente, (v. 25) il sole. È in questo modo che il poeta può , identificandosi con il ritmo perenne del cosmo, entrando in simbiosi con il mondo e con l’altro da sé, accettando pacificamente il destino di creatura umana che lo accomuna agli altri. sasso a ricevere riacquistare l’armonia perduta Proprio quando ha smesso di pretendere di essere qualcuno, quando ha affrontato un nuovo “battesimo” nelle acque del fiume, ricavandone una sorta di purezza originaria, egli si è / / (vv. 29-31). riconosciuto una docile fibra dell’universo Il recupero dell’armonia In questo modo Ungaretti annulla momentaneamente il presente e il dolore a cui è connesso. Si ricorda di sé e, come alla fine di un bel viaggio, percepisce la (v. 63): il tempo della memoria lo porta a celebrare la propria personale autobiografia mediante un , verso un immaginario , dove egli può sentire scorrere dentro di sé il sangue degli avi. Immergendosi nell’Isonzo, il poeta ripensa ai fiumi che hanno accompagnato la sua graduale crescita verso la consapevolezza e la maturazione: il fiume degli antenati, che simboleggia la dimensione arcaica ( , v. 49; il Serchio); quello dell’infanzia e dell’adolescenza, che incarna la vitalità innocente ( , v. 55; il Nilo); quello della prima giovinezza, che gli ha regalato cultura e coscienza ( , v. 60; la Senna); fino appunto a quello in cui si è immerso ora (l’Isonzo), che lo ha reso esperto della vita e del dolore, formandolo come uomo nell’esperienza tragica della guerra ( / , vv. 68-69). nostalgia percorso verso le radici luogo ancestrale duemil’anni forse ardere d’inconsapevolezza mi sono conosciuto corolla di tenebre Un percorso esistenziale Le scelte stilistiche  Questa esperienza di travaglio è messa in rilievo anche da . La forma è quella tipica dell’ : anche se la lunghezza è piuttosto inusuale (69 versi suddivisi in 14 strofe), la poesia procede secondo un andamento frammentato, scandito da versi brevi caratterizzati da * molto frequenti. Senza punteggiatura, il testo avvicina, tramite analogie, esperienze e ricordi lontani e lo fa non da una prospettiva razionale, ma esclusivamente in virtù di associazioni soggettive. precise strategie retoriche Allegria enjambement L’isolamento delle parole chiave  >> pagina 842  Verso le COMPETENZE Comprendere Dividi il testo in sequenze corrispondenti ai tre momenti temporali: il presente, il passato recente e il passato della memoria. Per ciascuna sequenza riferisci brevemente il contenuto. 1 Quali sono i motivi autobiografici presenti nella lirica? 2 ANALIZZARE Quali caratteristiche è possibile cogliere del paesaggio esterno in cui si trova l’autore? 3 Individua nel testo le immagini che rimandano a un’idea di aridità e di morte. 4 Indica la valenza che il poeta ha voluto attribuire a ciascun fiume. 5 Quali espressioni richiamano il lessico religioso e, più in generale, la sfera del sacro? 6 INTERPRETARE In che cosa consiste la dei vv. 40-41? 7 rara / felicità Leggiamo ai vv. 32-35: . A che cosa ti sembra che alluda Ungaretti con questa espressione? 8 Il mio supplizio / è quando / non mi credo / in armonia Che cosa ha fatto comprendere al poeta l’esperienza della guerra che egli sta vivendo? 9 Produrre   10 Scrivere per confrontare.  Nella poesia compaiono sia il motivo della meta-morfosi sia quello dell’immersione panica. Prova a rintracciare analogie con il panismo dannun-ziano in uno o più testi letti e tratti da  ( pp. 433 ss.). Alcyone ▶ T8 San Martino del Carso Il porto sepolto Un paese e il cuore del poeta: entrambi sono devastati, il primo dall’artiglieria, il secondo dalla pena e dallo sconforto per i compagni perduti.  Versi liberi. Metro La   del paesaggio   e di quello  distruzione interiore esteriore  Asset ID: 261 ( )  let-altvoc-san-martino-del-carso-120.mp3 Audiolettura Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916 * Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti 5       che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto Ma nel cuore nessuna croce manca 10     È il mio cuore il paese più straziato questa località prende il nome da un gelso che segnava il confine tra i territori controllati dall’esercito austro-ungarico e da quello italiano. Esso serviva da riferimento altimetrico per le operazioni nei pressi del monte San Michele. Valloncello dell’Albero Isolato: * sono quelle, appunto, del paese di San Martino del Carso. queste case: 1 quasi che il muro sia carne viva. brandello di muro: 4 avevano legami di affetto con me. mi corrispondevano: 6 neppure quei brandelli che invece sopravvivono dei muri. neppure tanto: 8  >> pagina 843  Dentro il TESTO I contenuti tematici La lirica è tutta giocata su una tragica corrispondenza: l’annientamento di un paese devastato dalla guerra si riflette nel (v. 9) di Ungaretti, anch’esso dilaniato. I due piani, quello esterno e quello interiore, subentrano l’uno all’altro: , antropomorfizzato come un cadavere dalla carne strappata (si veda l’immagine metaforica del , v. 4), , ridotto anch’esso a un cumulo di macerie e a disadorno luogo del lutto, dove si custodisce il ricordo dei defunti. cuore alla desolazione del borgo brandello di muro segue quella del cuore del poeta Le case  e gli uomini Le scelte stilistiche Nelle prime due strofe il parallelismo concettuale su cui si basa il testo è ribadito sul piano formale grazie al ritorno della medesima struttura sintattica, caratterizzata dall’ (prima i complementi, poi i soggetti). Entrambe le quartine si aprono con i partitivi ( , v. 1, e , v. 5) e presentano la stessa voce verbale ( , vv. 2 e 7), a precisare il poco che è sopravvissuto delle case e degli uomini. Ma mentre nella prima strofa il poeta vede ancora qualche resto degli edifici distrutti, nella seconda il massacro degli uomini non ha lasciato (v. 8); nient’altro che, come si vede poco dopo, il ricordo. inversione Di queste Di tanti non è rimasto neppure tanto Il blocco costituito dalle ultime due strofe si apre con la congiunzione avversativa (v. 9), che segna anche un cambiamento di ritmo, oltre che il passaggio dalla dimensione esterna a quella interna all’io lirico*. Subito dopo , prima usata nell’ambito di un complemento (v. 9), poi come soggetto (v. 11). Ma acquista centralità la parola cuore Le corrispondenze strutturali Verso le COMPETENZE Comprendere Il titolo della poesia comunica semplicemente il nome di un paese. Spiega perché, in relazione al suo contenuto. 1 Qual è il significato dell’analogia presente negli ultimi due versi? 2 ANALIZZARE La lirica è caratterizzata dall’idea dell’assenza e della distruzione: individua tutti i termini e le espressioni che indicano negatività. 3 Individua le anafore presenti nel componimento. 4 INTERPRETARE del v. 1 è in relazione e in contrasto con n che senso, motivando la tua risposta con opportuni riferimenti al testo. 5 Di queste case Di tan ti del v. 5. Spiega i La parola si ripete due volte nei distici finali: quale significato metaforico assume nei due casi? 6 cuore Portato in patria come reliquia dagli ungheresi in ritirata e poi dimenticato nei depositi di un museo a Szeged, il gelso “di Ungaretti” è tornato in Italia in occasione di una mostra allestita a San Martino del Carso nel 2013 e poi, dopo alcune tappe in Ungheria e in Serbia, al Vittoriano di Roma nel 2015.