T2 A mia madre La bufera e altro La poesia è scritta poco dopo la morte della madre, nell’autunno del 1942: per il poeta, essa resterà viva innanzitutto nella memoria di chi l’ha amata, al di là di ogni ipotesi di salvezza religiosa, nella quale comunque la madre credeva fermamente. Endecasillabi con rime e assonanze, disposti in 2 strofe rispettivamente di 7 e 6 versi (il v. 6 è “a gradino”), seguite da un distico. Metro Il   e il  lutto ricordo Ora che il coro delle coturnici ti blandisce nel sonno eterno, rotta felice schiera in fuga verso i clivi vendemmiati del Mesco, or che la lotta   dei viventi più infuria, se tu cedi 5     come un’ombra la spoglia                                                   (e non è un’ombra, o gentile, non è ciò che tu credi) chi ti proteggerà? La strada sgombra non è una via, solo due mani, un volto, mani, volto, il gesto d’una 10     quelle quel vita che non è un’altra ma se stessa, solo questo ti pone nell’eliso folto d’anime e voci in cui tu vivi; e la domanda che tu lasci è anch’essa un gesto tuo, all’ombra delle croci. 15     uccelli dal piumaggio grigio, simili al fagiano. coturnici: 1 conforta il tuo riposo eterno. Si rivolge alla madre da poco scomparsa. ti blandisce nel sonno eterno: 2 stormo (delle coturnici) scomposto e felice, in volo verso le colline del Mesco, dove è stata fatta la vendemmia. Monterosso, terra d’origine della madre, si affaccia sul Mar Ligure, ai piedi di Punta Mesco, i cui versanti scoscesi sono coltivati a vite. I clivi sono in quanto la madre è morta alla fine di ottobre, poco dopo il periodo della vendemmia. rotta… Mesco: 2-4 vendemmiati mentre infuriano i combattimenti. Nel 1942 la Seconda guerra mondiale era in pieno svolgimento. or che la lotta… infuria: 4-5 se abbandoni il tuo corpo come se fosse un’ombra, chi terrà vivo il tuo ricordo? se tu… proteggerà?: 5-8 l’appellativo ricorre nel coro dell’atto IV dell’ : «Sgombra, o gentil, dall’ansia / mente i terrestri ardori». Così Manzoni si rivolge a Ermengarda morente. Le certezze cattoliche della madre restano invece estranee a Montale, che usa la parentesi per confutarle: la vita terrena di quella ultraterrena. o gentile: 7 Adelchi non è un’ombra la strada, liberata dal peso del corpo, non apre la via della salvezza. La strada… via: 8-9 solo il ricordo di te, del tuo aspetto concreto, dei tuoi gesti, consente una vita oltre la morte, nella mente affollata di persone e voci. Significativamente Montale non utilizza il termine cristiano “paradiso” ma l’equivalente pagano “eliso”, dove si riteneva dimorassero le ombre dei defunti. solo due mani… tu vivi: 9-13 il quesito (relativo all’aldilà) che la tua fede lascia aperto. la domanda che tu lasci: 14 Dentro il TESTO I contenuti tematici viene pubblicata nel 1943 in coda a , a significare la conclusione di una stagione della vita. Nella , dove infatti la sezione successiva alla prima si intitola , essa invece funge da snodo fra il tema della guerra e la riflessione sugli affetti perduti, che occupa la seconda parte della raccolta. Non si tratta di ripiegarsi in consolanti ricordi familiari, ma di cercare nel privato valori in grado di sopravvivere alla tempesta bellica, come dimostrano anche i versi dedicati al padre in (uccelli acquatici che fanno con le della madre): «Memoria / non è peccato fin che giova. Dopo / è letargo di talpe, abiezione / che funghisce [ammuffisce] su sé…». A mia madre Finisterre Bufera e altro Dopo Voce giunta con le folaghe pendant coturnici Montale   affronta il lutto senza nulla concedere al patetico . In questo si distingue dai tanti poeti del Novecento che hanno ricordato la madre con accenti devoti e commossi. Giuseppe Ungaretti, per esempio, nella   Madre   (1930,   ▶  T1, p. 820) immagina di essere da lei condotto per mano dinanzi a Dio: «E solo quando m’avrà perdonato, / ti verrà desiderio di guardarmi». Umberto Saba nella   Preghiera alla madre   scioglie una vibrante invocazione, in cui sogna di raggiungerla e riprendere il colloquio interrotto – prima che dalla morte di lei – dal sopravvenire dell’età adulta. A sé sta infine il caso di Giorgio Caproni, che nel   Seme del piangere   (1958) dedica un intero ciclo poetico, colmo di affetto e rimpianti, alla figura della madre Annina, rievocata nei suoi anni giovanili. I figli ricordano la propria madre  >> pagina 932  Il poeta guarda con rispetto alle convinzioni cattoliche della madre, ma non le condivide. Per lui il corpo non è (v. 6), ma tutto ciò che abbiamo, il fragile scrigno della nostra individualità. L’unica forma di sopravvivenza ultraterrena è quella garantita dal ricordo. labile, e perciò tanto più prezioso : non stupisce allora, nel distico finale, il richiamo a Foscolo, l’autore che più aveva insistito, in prospettiva laica, sull’inestimabile valore del ricordo di coloro che non sono più. La si fa infatti (vv. 14-15), riecheggiando la famosa interrogativa retorica che apre i : «All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne / confortate di pianto è forse il sonno / della morte men duro?». un’ombra È il filo della memoria a unire i vivi e i morti domanda gesto all’ombra delle croci Sepolcri Un approccio laico Montale evita il rischio dell’enfasi, insito nel genere della poesia “in morte” di una persona cara, adottando un (fatto salvo qualche termine aulico come , v. 3, o , v. 12), al quale corrisponde però una sintassi particolarmente studiata. lessico piano e colloquiale clivi eliso Tipico della sua maniera è il ritardo della principale, che nel primo periodo compare soltanto in forma di apodosi* interrogativa al v. 8, dopo due temporali, la protasi*, un inciso fra parentesi e uno stacco di strofa che tuttavia non interrompe la frase. Il lettore è così costretto, per decodificare correttamente, a ricominciare dall’inizio, comprendendo quanto strettamente i due e (vv. 1 e 4) leghino dolore privato e tragedia storica. Ora che or che Nel secondo periodo prevale invece la paratassi*, che connota la decisa scelta del poeta in favore dell’unicità irripetibile dell’esperienza terrena, espressa tramite un’anafora* rinforzata dal fatto che nel testo gli aggettivi dimostrativi sono evidenziati con un diverso carattere tipografico: / quelle quel (vv. 9-10). solo due mani, un volto, mani, volto Lessico e sintassi Verso le COMPETENZE Comprendere Fai la parafrasi del testo, riordinando la sintassi. 1 Quali paesaggi fanno da sfondo alla poesia? 2 Analizzare Individua gli presenti nel componimento e spiegane la funzione espressiva. 3 enjambement Interpretare In che senso può dirsi una poesia “foscoliana”? 4 A mia madre In che cosa consiste la (v. 14) lasciata dalla madre e in che senso essa si fa (v. 15) nella memoria del poeta? 5 domanda gesto Produrre  Tratta il tema della presenza dei defunti e della loro memoria nella poesia italiana dell’Ottocento e del Novecento (da Foscolo a Pascoli, da Ungaretti a Montale) in un testo espositivo di circa 40 righe. 6 Scrivere per esporre.