Antipurgatorio (I schiera) Canto II Antipurgatorio (spiaggia) Luogo e tempo Spiaggia dell’Antipurgatorio; le 6 del mattino del 10 aprile 1300 Categoria di penitenti Le anime trasportate dall’angelo nocchiero e prelevate alla foce del Tevere Sono all’incirca le sei del mattino della domenica di Pasqua; Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia del Purgatorio. A un tratto Dante vede avvicinarsi dal mare una luce, che si fa via via più intensa e ai cui lati si scorgono due ombre bianche: sono le ali di un angelo, al cospetto del quale Virgilio esorta il discepolo a inginocchiarsi. Sulla barca si trovano molte anime che, una volta benedette, scendono a riva. L’angelo se ne va, e gli spiriti, inesperti del luogo, chiedono ai due pellegrini di indicar loro la strada. Mentre Virgilio spiega di non conoscere la via, questi si accorgono che Dante è vivo e, con grande stupore, gli si fanno intorno. Uno di loro si fa avanti per abbracciarlo; il poeta compie istintivamente lo stesso gesto, ma l’inconsistenza fisica dell’anima rende vano il tentativo. Soltanto quando parla, Dante riconosce il penitente: è il musico Casella, suo caro amico. Il pellegrino gli chiede per quale motivo acceda soltanto ora al Purgatorio; Casella spiega allora che è l’angelo nocchiero, secondo la volontà di Dio, a decidere quali anime traghettare tra quelle che si trovano alla foce del Tevere, il luogo in cui vengono radunati i defunti non destinati all’Acheronte. Soltanto da tre mesi – cioè dall’inizio del Giubileo – tutte le anime possono passare. Il poeta chiede allora all’amico se gli sia ancora possibile cantare; Casella risponde intonando una delle canzoni di Dante, Amor che ne la mente mi ragiona. Le anime sono intente ad ascoltare Casella quando Catone le rimprovera; come colombi spaventati si dirigono allora verso il monte del Purgatorio, e anche Dante e Virgilio si allontanano. Gustave Doré, L’arrivo dell’angelo nocchiero, 1861-1868. 140