VI cornice (golosi) CANTO XIX V cornice (avari e prodighi) IV cornice (accidiosi) Luogo Purgatorio, V cornice Tempo Le prime ore del mattino di martedì 12 aprile 1300 Categoria di penitenti e colpa Gli avari, che bramarono troppo i beni terreni, e i prodighi, che, al contrario, li dissiparono Pena Dal momento che in vita non volsero lo sguardo al cielo, giacciono distesi a terra con mani e piedi legati, gridando di giorno esempi di povertà virtuosa, di notte esempi di avarizia punita Personaggi Dante, Virgilio, papa Adriano V [1-33] IL SOGNO DELLA DONNA ORRIPILANTE [70-87] L’ARRIVO SULLA QUINTA CORNICE Addormentatosi prima dell’alba, Dante sogna una donna balbuziente, deforme e mostruosa che, sotto il suo sguardo, si trasforma in una creatura bellissima e inizia a cantare celebrando sé stessa come la sirena che incanta i marinai e che attrasse persino Ulisse. Nel frattempo compare una santa incitando Virgilio ad agire: questi si avvicina alla femmina balba e le strappa le vesti mostrando il ventre che emana un fetore così insopportabile da svegliare Dante bruscamente. Raggiunta la quinta cornice, i due pellegrini trovano una schiera di penitenti che giacciono prostrati a terra: sono le anime degli avari i quali, così come in vita furono interessati solo ai beni mondani, ora sono costretti a stare a faccia in giù sul terreno. Virgilio si rivolge agli spiriti chiedendo loro la strada per poter salire e uno di questi gliela indica; Dante, con uno sguardo d’intesa, ottiene dalla guida il permesso di potergli parlare. [88-145] IL COLLOQUIO CON PAPA ADRIANO V [34-51] L’ANGELO DELLA SOLLECITUDINE Virgilio invita Dante ad alzarsi perché il Sole è già alto e per ben tre volte lo ha chiamato. I due si incamminano continuando la loro ascesa; prima di salire alla quinta cornice incontrano l’angelo della sollecitudine che cancella la quarta P dalla fronte di Dante. [52-69] VIRGILIO SPIEGA A DANTE IL SOGNO DELLA FEMMINA BALBA Durante il cammino Virgilio si accorge che Dante è inquieto: questi infatti confessa di essere angosciato dal sogno che ha appena fatto. Il poeta latino, che già ne conosce il contenuto, gli spiega che quella che ha visto è in effetti la concupiscenza dei beni terreni, ciò che ispira i tre vizi (avarizia, gola, lussuria) che si espiano nelle cornici successive. Dante capisce così che il sogno ha un valore di monito, perciò si rianima proseguendo il cammino con nuovo slancio. Dopo essersi offerto di portare in terra notizia della sua salvezza, Dante chiede all’anima supina la ragione dei modi della pena che sopporta. Lo spirito si presenta dichiarando di essere disceso dalla nobile famiglia dei conti di Lavagna e di aver vissuto tutta la vita ambendo a onori e ricchezze; divenuto papa con il nome di Adriano V, tuttavia, si era reso conto dell’inutilità di tali desideri e si era pentito, morendo dopo circa un mese di pontificato. Quindi spiega le ragioni della punizione divina che costringe i penitenti a giacere a terra supini, con mani e piedi legati. Dante nel frattempo si è inchinato per reverenza; quando Adriano se ne accorge lo rimprovera ricordandogli che nell’aldilà tutte le anime hanno lo stesso grado di fronte a Dio. Infine, sollecitandolo a riprendere il suo cammino perché anche lui possa continuare a espiare i propri peccati, informa il poeta che solo la sua buona nipote Alagia potrebbe pregare per lui. Franz von Bayros, ...io son dolce serena, / che’ marinari in mezzo mar dismago, 1921. 205