VI cornice (golosi)
Canto XX
V cornice (avari e prodighi)
IV cornice (accidiosi)
Luogo e tempo
Purgatorio, V cornice; le prime ore del mattino di martedì 12 aprile 1300
Categoria di penitenti
e colpa
Gli avari, che bramarono troppo i beni terreni, e i prodighi, che, al contrario, li dissiparono
Pena
Dal momento che in vita non volsero lo sguardo al cielo, giacciono distesi a terra con mani e piedi legati,
gridando di giorno esempi di povertà virtuosa, di notte esempi di avarizia punita
Dopo l’incontro con papa Adriano V, Dante riprende il
cammino deprecando la cupidigia, antica lupa, e invocando la venuta di un liberatore che la cacci dal mondo. Con
l’occhio attento a non calpestare le ombre giacenti lungo
la via, incontra l’anima di un avaro che nomina esempi di
povertà e di liberalità: Maria Vergine che diede alla luce
Gesù in una povera stalla, il console romano Fabrizio che
rifiutò le offerte dei Sanniti e san Niccolò vescovo che
donò la dote a tre fanciulle. Chi parla è Ugo Capeto, capostipite, ma usurpatore, della casa reale di Francia, la radice
de la mala pianta che affligge con la sua cupidigia la cristianità. Egli continua pronunciando un’invettiva contro
i suoi discendenti che, macchiatisi del peccato di avarizia,
commisero nefandezze; tra questi ricorda Carlo I d’Angiò
che, sceso in Italia per conquistare il regno di Napoli, fece
uccidere Corradino, l’ultimo degli Svevi dopo Manfredi, e
avvelenò san Tommaso. Profetizza inoltre le cattive azioni
di Carlo di Valois che ingannò la città di Firenze, di Carlo
II d’Angiò che vendette la propria figlia e, infine, di Filippo
il Bello che, novo Pilato, consegnò il papa nelle mani dei
Colonna con il famoso oltraggio di Anagni.
Ugo Capeto spiega poi ai due poeti che gli spiriti durante
il giorno nominano esempi di generosità e di notte esempi di avarizia punita, modulando l’intensità della voce a
seconda del sentimento che li stimola. Mentre Dante e
Virgilio si stanno allontanando dall’anima, un terremoto
scuote il monte; nello stesso momento le anime cominciano a intonare il Glorïa in excelsis Deo (Gloria nell’alto
dei cieli), mentre Dante, che non conosce la causa di quel
fenomeno, prosegue intento nei suoi pensieri.
VI cornice (golosi)
Canto XXI
V cornice (avari e prodighi)
IV cornice (accidiosi)
Luogo e tempo
Purgatorio, V cornice; le prime ore del mattino di martedì 12 aprile 1300
Categoria di penitenti
e colpa
Gli avari, che bramarono troppo i beni terreni, e i prodighi, che, al contrario, li dissiparono
Pena
Dal momento che in vita non volsero lo sguardo al cielo, giacciono distesi a terra con mani e piedi legati,
gridando di giorno esempi di povertà virtuosa, di notte esempi di avarizia punita
Ripreso il cammin santo, i pellegrini incontrano un’anima
che li saluta augurando loro di raggiungere la pace; Virgilio risponde che per lui ciò non sarà possibile dato che
la sua sede è il Limbo, dove dovrà tornare terminato il
suo compito di guida. Su richiesta dei due, l’anima spiega
che il terremoto che poco prima ha scosso la montagna
non ha origini fisiche, perché il monte non è interessato
da agenti atmosferici o fisici. La scossa si verifica quando
un’anima ha concluso il proprio percorso di espiazione
e si innalza al cielo, accompagnata dal canto del Gloria
intonato dalle altre anime. Aggiunge che è proprio lui lo
spirito che ha avvertito il desiderio di salire, dopo cinquecento anni di permanenza in Purgatorio. Rivela di essere
Stazio, poeta vissuto al tempo della conquista di Gerusa-
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lemme compiuta dall’imperatore Tito: ispirandosi all’Eneide, scrisse due poemi, la Tebaide e l’Achilleide (incompiuta). Tanta è l’ammirazione per il poema di Virgilio da
affermare che sarebbe disposto perfino a prolungare di un
anno la sua permanenza in Purgatorio se gli fosse concesso di poter vivere al tempo del suo mentore. Quest’ultimo, a disagio per le lodi ricevute, intima a Dante di tacere,
ma il fiorentino non riesce a trattenere un sorriso che attira l’attenzione di Stazio. Avuto un consenso dal maestro,
Dante rivela così all’ombra l’identità della sua guida e Stazio, prostratosi ai piedi di Virgilio, vorrebbe cingerlo con
le braccia dimenticando, per la gioia di aver incontrato
il suo modello e fonte di ispirazione, che entrambi sono
spiriti incorporei.