CANTO I
I cielo (della Luna)
Sfera del fuoco
Luogo
Paradiso terrestre; sfera del Fuoco
Tempo
Circa le 12 di mercoledì 13 aprile 1300
Personaggi
Dante, Beatrice
[1-36] IL PROEMIO DEL PARADISO
Il canto I, come quello del Purgatorio, si apre con un
proemio solenne, conforme ai canoni dell’epica classica, in cui Dante espone innanzitutto la materia dell’intera cantica (protasi): la gloria di Dio che dà vita all’universo e la propria ascesa all’Empireo. La seconda parte
è dedicata all’invocazione ad Apollo: il poeta afferma
di aver bisogno del sostegno del dio della poesia – unito all’ispirazione suscitata dalle Muse – per completare
l’opera e conseguire la corona d’alloro. In questo modo,
forse, la sua piccola scintilla potrà accendere una gran
fiamma infondendo negli uomini, di solito guidati da
bassi istinti, un desiderio di gloria.
[37-81] L’ASCESA ALLA SFERA DEL FUOCO
E LA “TRASUMANAZIONE” DI DANTE
Dante fornisce le coordinate temporali del suo viaggio
mediante l’indicazione di precise congiunzioni astrali: è l’equinozio di primavera, quando quattro cerchi
s’intersecano a formare tre croci e il Sole sorge sotto
la benefica costellazione dell’Ariete. Il poeta nota che
Beatrice tiene lo sguardo fisso verso il Sole e la imita,
sostenendo la vista della stella più a lungo di quanto sia
concesso ad alcuno in Terra; dopo poco, però, distoglie
lo sguardo e torna a fissare la sua guida. Questa visione gli fa comprendere come stia oltrepassando i limiti
dell’umana natura, stia cioè “trasumanando”, proprio
come accadde al mitico pescatore Glauco quando si
trasformò in divinità marina. Dante si accorge così di
salire verso le sfere celesti, attratto dalla dolcissima armonia eternamente modulata da Dio, senza comprendere se ciò avvenga solo con l’anima o con il corpo in
carne e ossa. Nel frattempo la luce si è diffusa tanto da
superare per estensione qualsiasi lago terreno.
[82-93] IL PRIMO DUBBIO DI DANTE
E IL RAPIDO CHIARIMENTO DI BEATRICE
L’eccezionalità degli eventi di cui è testimone fanno
nascere nel poeta il desiderio di conoscerne la causa;
prontamente Beatrice, che legge nella mente di Dante,
anticipa la sua domanda spiegandogli che l’ambiente
in cui si muovono non è più la Terra, poiché stanno
ascendendo verso l’Empireo più veloci di una saetta.
[94-142] IL SECONDO DUBBIO DI DANTE RISOLTO
ALLA LUCE DELL’ORDINE UNIVERSALE
Turbato da un nuovo dubbio, Dante chiede a Beatrice
come sia possibile che il suo corpo attraversi l’aria e
il fuoco, più leggeri di esso. La donna risponde con
un sorriso carico di pietà materna per l’ingenuità di
Dante e spiega che l’ordine fisico dell’universo è manifestazione della potenza divina verso cui tendono
tutte le creature, seppur in modo diverso a seconda
del ruolo loro assegnato. Beatrice chiarisce inoltre che
tale ordinamento è assegnato non soltanto agli esseri
privi di ragione, ma anche agli uomini e agli angeli.
Dio ha sede nell’Empireo, cielo immobile e appagato
dalla grazia del Creatore, che indirizza tutti gli esseri
verso il bene. È vero che, come l’opera d’arte non risponde sempre alla volontà dell’artista che la plasma,
così a volte l’uomo, pur sospinto verso il bene, si lascia traviare da ingannevoli lusinghe. Tuttavia Dante
non deve meravigliarsi della sua ascesa: al contrario
sarebbe motivo di stupore
se, libero dal peccato,
fosse rimasto fermo
sulla Terra.
Amos Nattini, Dante
e Beatrice attraversano
la sfera del Fuoco, particolare, 1923.
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