II cielo (di Mercurio)
Canto IV
I cielo
(della Luna)
Sfera del fuoco
Luogo e tempo
I cielo o cielo della Luna; pomeriggio di mercoledì 13 aprile 1300
Categoria di beati
Spiriti che non portarono a compimento i voti
Condizione e aspetto
Conservano il loro aspetto terreno, ma appaiono rarefatti come immagini riflesse in un vetro trasparente
o in acque limpide
Intelligenze motrici
Angeli
Mentre ascolta Piccarda, Dante è assalito da due dubbi
e non sa quale manifestare subito. Beatrice, che legge in
Dio i suoi pensieri, scioglie il dilemma, affrontando per
prima la questione più spinosa dal punto di vista teologico: vale a dire se il filosofo greco Platone avesse ragione
nel credere che ogni anima è destinata a tornare al pianeta che più l’ha influenzata in vita. Beatrice smentisce
tale ipotesi: tutti gli spiriti beati risiedono nell’Empireo,
ma appaiono al pellegrino distribuiti nei vari cieli sottostanti per permettergli di comprendere i diversi gradi
di beatitudine, cioè la loro differente capacità di sentire
l’amore di Dio. Beatrice passa quindi a sciogliere l’altro
dubbio di Dante: perché la mancata osservanza dei voti
per violenza altrui ha arrecato un demerito agli spiriti del
cielo della Luna? Per rispondere, Beatrice discorre della
natura della volontà, distinguendo tra quella assoluta,
che indirizza sempre verso Dio, e quella relativa, che si
piega alle circostanze concrete della vita e del mondo.
Piccarda e Costanza sono assimilate al cielo della Luna
non perché sia venuta meno in loro la volontà assoluta,
ma quella relativa: quando si cede a un male temendone uno maggiore, in qualche modo si “partecipa” alla
violenza subìta. Forse in qualche modo accomunando il
proprio caso a quello degli spiriti che mancarono ai voti,
Dante desidera sapere ancora se è possibile compensare
questo tipo di peccato con altre azioni meritorie. Beatrice sorride, rimandando la risposta al canto successivo.
III cielo (di Venere)
Canto V
I-II cielo
Sfera del fuoco
Luogo e tempo
I cielo o cielo della Luna, II cielo o cielo di Mercurio; pomeriggio di mercoledì 13 aprile 1300
Categoria di beati
Spiriti che non portarono a compimento i voti; spiriti attivi per desiderio di gloria e onore
Condizione e aspetto
I primi conservano il loro aspetto terreno, ma appaiono rarefatti come immagini riflesse in un vetro
trasparente o in acque limpide; i secondi, rifulgenti di luce, cantano e danzano
Intelligenze motrici
Angeli; Arcangeli
Beatrice spiega a Dante che un voto religioso è un patto
volontariamente sottoscritto con Dio, che obbliga il nostro libero arbitrio – il più prezioso dono divino all’umanità – ad atti il più possibile rispondenti alla sua amorosa
generosità. Ma poiché la Chiesa talora può liberare un
individuo dai suoi voti, Beatrice ritiene necessario fornire
una spiegazione ulteriore. Mentre non si può mai rinnegare l’offerta a Dio del proprio libero arbitrio (la convenenza), è possibile invece cambiare la sostanza (la materia)
del voto a due condizioni: avere il consenso della Chiesa
e fare in modo che la materia del nuovo voto sia più preziosa dell’originario. Beatrice si rivolge quindi all’intera
umanità, invitandola a non prendere alla leggera i propri
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voti, riflettendo scrupolosamente prima di pronunciarli e
facendo riferimento alle Sacre Scritture e all’autorità ecclesiastica. Poi, in silenzio, volge gli occhi verso l’alto e
Dante, che pure avrebbe altre domande da porre, non osa
parlare. Così i due salgono a grande velocità al secondo
cielo, quello di Mercurio, che risplende in maniera ancor
più radiosa a causa della beatitudine di Beatrice nel momento in cui essa vi entra. Come pesci in un acquario che
si raccolgono intorno a un oggetto arrivato dall’esterno,
così si radunano intorno a Dante innumerevoli anime
sfavillanti di luce. Il poeta domanda a una di esse chi sia
e perché si trovi in questo cielo; entrambe le risposte vengono rimandate al canto successivo.