VI cielo (di Giove)
CANTO XVII
V cielo (di Marte)
IV cielo (del Sole)
Luogo
V cielo o cielo di Marte
Tempo
Sera di mercoledì 13 aprile 1300
Categoria di beati
Spiriti militanti per la fede
Condizione e aspetto
Appaiono come luci che si muovono lungo i bracci di una croce greca nella quale risplende Cristo
Intelligenze motrici
Virtù
Personaggi
Dante, Beatrice, Cacciaguida
[1-30] LA DOMANDA DI DANTE SUL PROPRIO FUTURO
Memore delle oscure profezie a lui rivolte nel corso del
viaggio ultraterreno da varie anime, Dante, incoraggiato da Beatrice, si rivolge al proprio avo Cacciaguida e
gli chiede di spiegargli le dolorose parole ascoltate in
precedenza, per poter attenuare, con la consapevolezza, il dolore degli eventi futuri.
[31-69] LA RIVELAZIONE DELL’ESILIO
Cacciaguida risponde con parole chiare e precise, senza
le ambiguità degli oracoli antichi e, prima di dischiudere a Dante il suo destino, di cui riceve da Dio la conoscenza, chiarisce al suo interlocutore che, sebbene
gli eventi futuri siano tutti leggibili nella mente divina,
ciò non significa che essi avvengano necessariamente.
Lo spirito riferisce quindi come Dante sarà costretto a
lasciare Firenze a causa della curia papale e a conoscere
le pene dell’esilio e le privazioni derivanti dalla necessità di vivere nelle case altrui. Renderanno più amaro
questo destino la scelleratezza e l’empietà dei suoi compagni di sventura (guelfi bianchi fuorusciti), anche se
essi – prosegue Cacciaguida – saranno presto sconfitti.
[70-99] LA CORTESE OSPITALITÀ DEGLI SCALIGERI
E CELEBRAZIONE DI CANGRANDE
Il beato avverte poi che come primo ricovero Dante
soggiornerà a Verona, presso Bartolomeo della Scala,
uomo di signorile generosità, e lì conoscerà anche
Cangrande, ancora troppo giovane per essere noto, ma
destinato ad azioni gloriose prima che papa Clemente
V inganni Arrigo VII. Dante ascolta su Cangrande cose
stupefacenti, che però, per consiglio di Cacciaguida,
dovranno rimanere segrete.
[100-120] I TIMORI DI DANTE SULLE CONSEGUENZE
DELLA SUA MISSIONE
Il pellegrino celeste sente dentro di sé il peso della propria missione: confessa infatti al suo avo di temere fortemente la risentita reazione dei suoi contemporanei
qualora egli rivelasse tutte le scomode verità apprese
nel corso del suo viaggio ultraterreno. D’altra parte,
però, Dante ha paura di perdere la propria fama tacendo e quindi comportandosi come un timido amico
della verità.
[121-142] I CHIARIMENTI DI CACCIAGUIDA SULL’ALTO
VALORE ETICO E MORALE DELLA MISSIONE DI DANTE
La risposta di Cacciaguida è accompagnata da un vivace intensificarsi della luce che emana: egli esorta
Dante a divulgare senza timore le verità sgradite che
gli sono state rivelate, perché ciò che risulterà amaro
in un primo momento, in futuro arrecherà nutrimento spirituale agli uomini. Proprio a questo scopo, nel
corso del viaggio, sono state mostrate a Dante soltanto
le anime di personaggi famosi, perché i lettori saranno
maggiormente persuasi dai grandi esempi che da fatti
e persone oscure.
Dante e Beatrice con Cacciaguida,
miniatura, XIV secolo.
317