CANTI XXII-XXV
(Primo Mobile)
IX cielo
Canto XXIV
delle Stelle fi
cielo (
sse)
VIII
o (di Saturno)
VII ciel
Luogo e tempo
VIII cielo o cielo delle Stelle fisse; pomeriggio di giovedì 14 aprile 1300
Categoria di beati
Spiriti trionfanti
Condizione e aspetto
Risplendono riflettendo direttamente la luce di Cristo e celebrano Maria
Intelligenze motrici
Cherubini
Nel cielo delle Stelle fisse, Beatrice prega gli spiriti trionfanti di irrorare Dante con l’acqua viva della verità.
Questi si dispongono in cerchio danzando più o meno
velocemente secondo il loro grado di beatitudine: dalla corona di anime più luminosa si stacca san Pietro il
quale, girando per tre volte intorno a Beatrice, intona un
canto tanto meraviglioso che Dante ammette di non essere in grado di descriverne la soavità. La beata chiede a
Pietro di esaminare Dante sulla fede, la prima delle virtù
teologali, per offrirgli la possibilità di esaltarla. Incoraggiato da Beatrice e invocato l’aiuto della Grazia divina,
Dante risponde che la fede è il principio della speranza
di ogni cristiano e la prova razionale di ciò che non appare, secondo quanto affermato da san Paolo. Pietro è
Paradiso
soddisfatto della risposta di Dante e gli chiede ancora
se lui sia un uomo di fede e da dove l’abbia derivata. Il
poeta risponde di possedere la fede in modo così perfetto
da non avere alcun dubbio sulla sua veridicità e di averla acquisita per mezzo dello Spirito Santo dalla lettura
del Vecchio e del Nuovo Testamento. I miracoli descritti
nelle Scritture rappresentano per Dante la prova dell’esistenza di Dio perché si tratta di opere che la natura non
può compiere da sola; d’altra parte, aggiunge il pellegrino, quei miracoli sono poca cosa in confronto al grande
miracolo della conversione del mondo al Cristianesimo.
Il canto si conclude con la professione di fede di Dante
in un Dio uno e trino e l’approvazione di san Pietro che
lo abbraccia tre volte.
(Primo Mobile)
IX cielo
Canto XXV
delle Stelle fi
cielo (
sse)
VIII
o (di Saturno)
VII ciel
Luogo e tempo
VIII cielo o cielo delle Stelle fisse; pomeriggio di giovedì 14 aprile 1300
Categoria di beati
Spiriti trionfanti
Condizione e aspetto
Risplendono riflettendo direttamente la luce di Cristo e celebrano Maria
Intelligenze motrici
Cherubini
Dante spera di tornare a Firenze grazie al poema sacro
che sta scrivendo e immagina la propria incoronazione
poetica nel battistero di San Giovanni perché, grazie alla
fede ricevuta con il battesimo, ha potuto narrare le salutari verità della fede. Dalla stessa corona di beati da cui era
uscito san Pietro, si distacca ora san Giacomo che, invitato
da Beatrice, interroga il poeta sulla seconda delle tre virtù teologali: la speranza. Anticipando Dante affinché non
pecchi di superbia, Beatrice risponde che nessuno più di
lui tra i vivi ha speranza e che per questo gli è stato concesso di salire in Paradiso prima della morte. Le risposte
alle altre due domande rivolte dal santo vengono invece
fornite direttamente dal poeta: a proposito dell’origine
della speranza cristiana egli risponde che essa deriva in
parti uguali dalla Grazia e dai meriti individuali e che si
desume dalle Sacre Scritture, in particolare dai Salmi e
dall’Epistola di san Giacomo stesso. Poi, su richiesta dell’apostolo, aggiunge che – secondo quanto affermato nel
Vecchio e nel Nuovo Testamento (rispettivamente in Isaia
e in san Giovanni) – la speranza promette la beatitudine
eterna e la resurrezione dei corpi. A questo punto san Giovanni, splendente come gli altri due beati, esce fuori della
corona e posa il capo sul petto di Gesù. Dante vorrebbe
scorgerne il corpo, che secondo la leggenda sarebbe salito
in cielo insieme all’anima, ma questi gli spiega che nel
mondo ultraterreno solo Gesù e Maria conservano corpo
e spirito perché furono assunti in cielo e lo prega di riferirlo ai vivi quando tornerà sulla Terra. Dante allora rivolge
lo sguardo a Beatrice di cui però non riesce a sostenere la
vista per lo splendore abbagliante da cui resta accecato.
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