Introduzione
La Divina Commedia
I classici sono libri che esercitano
un’influenza particolare sia quando
s’impongono come indimenticabili, sia
quando si nascondono nelle pieghe della
memoria mimetizzandosi da inconscio
collettivo o individuale.
(I. Calvino, Perché leggere i classici)
Lo inferno della Commedia
di Dante Alighieri, miniatura,
prima metà del XV secolo.
La Commedia è un poema in terzine di endecasillabi a rime incatenate in cui, nel corso di tre cantiche, Dante narra in prima persona il proprio viaggio attraverso i regni
dell’oltretomba cristiano: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Scopo di tale eccezionale esperienza – avvenuta per intercessione di tre donne sante e
con la scorta di tre guide – è salvare l’anima del poeta prossima alla morte spirituale
(la selva oscura), sia riflettendo sulle ragioni profonde alla base dell’errore morale, sia
provando la condizione di beatitudine eterna quale massima realizzazione dell’uomo.
Non solo: il volere divino affida al poeta una vera e propria missione (Ma nondimen,
rimossa ogne menzogna, / tutta tua visïon fa manifesta; / e lascia pur grattar dov’è la rogna –
Par., XVII, vv. 127-129), sommando alla dimensione personale una universale: il Dante
che vediamo sulla scena della Commedia non è solo un alter ego dell’autore, ma anche
una figura emblematica che rappresenta qualunque essere umano.
Nel teatro popolare medievale, che si teneva sulle piazze durante le feste, erano assai
comuni le rappresentazioni di argomento morale incentrate sulla lotta dell’uomo contro i vizi; in Inghilterra, il personaggio che compariva sulla scena era detto Everyman, “il
Chiunque”. Dante-personaggio, in quest’ottica, è quindi un Chiunque, un uomo che
deve imparare a scegliere il bene e a fuggire il male. Il viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso è proprio una “rappresentazione” di tutte le potenzialità della vita di
un uomo: di fronte a ogni peccatore Dante guarda il possibile sé stesso ormai dannato,
scruta che cosa accadrebbe se non comprendesse la radice malvagia di un certo comportamento, se perseverasse nel compierlo e si ritrovasse quindi all’Inferno. Ma, allo stesso
tempo, si scopre ancora vivo – come ogni lettore della Commedia – e quindi capace di redimere l’errore in cui è caduto proprio grazie al modello negativo che ha di fronte. Ogni
dannato è una lezione morale al contrario: l’esempio di come non ci si deve comportare. In questo modo l’Everyman prosegue la via della purificazione da tutte le forme del
male, che l’Inferno gli mette di fronte come un catalogo della malvagità. Così facendo
raggiunge il secondo regno, il Purgatorio, dove accetta il male come conseguenza del
peccato originale e, pentito, si sottopone alla necessaria espiazione. Infine, una volta
purificato, può finalmente accedere al Paradiso, dove ogni beato gli mostrerà la stessa lezione in positivo, rivelandogli le gioie che si possono conquistare seguendo la diritta via.
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