CANTI VII - IX
Inferno
V cerchio – palude Stigia
Canto IX
VI cerchio (città di Dite)
VII cerchio
Luogo e tempo
VI cerchio (città di Dite); prime ore del mattino di sabato 9 aprile 1300
Categoria di dannati
e colpa
Gli eretici, in particolare coloro che credettero alla morte dell’anima insieme a quella del corpo
Pena
Si trovano all’interno di sepolcri infuocati
Virgilio nasconde a stento la preoccupazione per il ritardo del messo celeste. Dante ne è molto scosso e chiede
alla sua guida se qualche anima del Limbo sia mai scesa a
queste profondità. Virgilio lo rassicura ancora una volta:
lui stesso è già stato in quel luogo una volta e dunque
conosce bene il cammino. L’attenzione del poeta è allora
catturata dalla torre infuocata della città di Dite e da tre
figure femminili avvolte da serpenti. Si tratta delle Erinni:
Megera, Aletto e Tesifone. Le creature mostruose invocano l’arrivo di Medusa, che con il suo sguardo pietrificherebbe Dante: per questo Virgilio copre gli occhi del suo
discepolo con le mani. Un rumore spaventoso fa intanto
tremare la palude; i diavoli fuggono, mentre giunge una
figura che, con atteggiamento sdegnoso, attraversa il fango senza bagnarsi i piedi: è il messo celeste atteso dai due
viaggiatori. Rimproverati i diavoli per la loro insistenza
nel contrastare il volere divino, l’angelo apre la porta della città e, senza curarsi di Dante e Virgilio, torna da dove
era venuto. All’interno di Dite, Dante vede una distesa di
tombe scoperchiate e infuocate, dalle quali provengono
forti lamenti: Virgilio spiega che si tratta delle tombe degli eretici.
Dante e Virgilio alle porte della cittˆ di Dite,
miniatura, prima metà del XV secolo.
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