CANTO XV
VII cerchio – II girone
(VV. 1-99)
VII cerchio – III girone
VIII cerchio
Luogo
VII cerchio, terzo girone
Tempo
L’alba di sabato 9 aprile 1300
Categoria di dannati
e colpa
I violenti contro natura, cioè i sodomiti
Pena
Camminano senza sosta su uno spiazzo di sabbia rovente battuto da una pioggia di fuoco
Personaggi
Dante, Virgilio, Brunetto Latini
[1-12] GLI ARGINI IN PIETRA DEL FLEGETONTE
Dante e Virgilio stanno attraversando il terzo girone
del settimo cerchio, il sabbione: un’ampia distesa di
sabbia battuta da una pioggia di fuoco. Per non bruciarsi, camminano sull’argine del fiume di sangue bollente che attraversa la distesa di sabbia come un raggio attraversa un cerchio: il vapore esalato dal fiume
crea infatti una specie di nuvola che li protegge dalla
pioggia. Gli argini sono rialzati rispetto alla distesa di
sabbia.
[100-124] BRUNETTO INDICA ALTRI FAMOSI DANNATI
E RACCOMANDA A DANTE IL SUO TRESOR
Dante chiede quindi al vecchio maestro di indicargli,
tra gli altri dannati, i più noti e importanti. Brunetto
menziona il grammatico latino Prisciano, il giurista
bolognese Francesco d’Accorso e (senza nominarlo direttamente) il vescovo Andrea de’ Mozzi. Poi vedendo
avvicinarsi una nuova schiera di sodomiti, corre per
raggiungere la sua, non senza raccomandare a Dante la sua opera, il Tresor, che conserva la sua fama nel
mondo.
[13-99] L’INCONTRO CON BRUNETTO LATINI
E LA PROFEZIA DELL’ESILIO
I due poeti vedono una schiera di dannati – i sodomiti
– che cammina sotto la pioggia di fuoco: uno di questi
riconosce Dante e lo chiama. È lo scrittore Brunetto
Latini, maestro del poeta, che si accosta ai pellegrini
per parlare con l’allievo. Brunetto chiede a Dante come
mai stia attraversando l’Inferno da vivo; costui gli spiega che, perduta la retta via, Virgilio lo sta ora riconducendo verso il Bene. Il vecchio maestro esprime a
Dante fiducia nelle sue grandi possibilità, delle quali
faceva mostra già quando era studente. Ma gli profetizza anche l’odio dei suoi concittadini, le sventure che lo
colpiranno e le incomprensioni che avrà con gli altri
fiorentini esiliati. Dante dimostra a Brunetto grande
affetto e ammirazione, e gli ribadisce che, forte degli
insegnamenti da lui ricevuti, non teme la sorte, finché
potrà essere sicuro della propria forza d’animo e del
proprio senso di giustizia.
Amos Nattini, Dante riconosce
Brunetto Latini, 1923.
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