VIII cerchio – III bolgia Canto XX VIII cerchio – IV bolgia VIII cerchio – V bolgia Luogo e tempo VIII cerchio (Malebolge), quarta bolgia; circa le 6 di mattina di sabato 9 aprile 1300 Categoria di dannati e colpa I maghi e gli indovini, colpevoli di aver voluto spingere la propria vista troppo avanti nel futuro rivelando ciò che dovevano tacere Pena Camminano nudi, piangendo in silenzio; hanno la testa rivolta all’indietro e camminano a ritroso Dal ponte della quarta bolgia Dante e Virgilio osservano le anime degli indovini avanzare in una lenta processione. Hanno il capo completamente rivolto all’indietro, tanto che, per poter vedere dove mettono i piedi, devono camminare retrocedendo. Dante scoppia in lacrime per l’orrore e per la compassione suscitati da questo spettacolo, ma viene aspramente rimproverato da Virgilio: la giustizia divina non lascia spazio alla pietà per i dannati. Indicando gli indovini antichi Anfiarao, Tiresia e Arunte, Virgilio spiega che essi sono costretti a guardare indietro perché in vita vollero guardare troppo avanti (per predire il futuro). Indica poi una donna, Manto, figlia di Tiresia e anch’essa indovina, e ne narra la storia. Dopo la morte del padre, Manto fuggì da Tebe e vagò a lungo; si stabilì infine in una palude presso il fiume Mincio, dove continuò a praticare l’arte divinatoria. Dopo la sua morte, il luogo, che la presenza della palude rendeva sicuro, fu popolato, e la città che vi sorse fu chiamata Mantova in suo onore. Virgilio mostra poi a Dante altri maghi: Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti, Asdente, oltre ad alcune streghe di cui non rivela i nomi. VIII cerchio – IV bolgia Canto XXI VIII cerchio – V bolgia VIII cerchio – VI bolgia Luogo e tempo VIII cerchio (Malebolge), quinta bolgia; circa le 7 di mattina di sabato 9 aprile 1300 Categoria di dannati e colpa I barattieri, coloro che in vita si macchiarono del peccato di concussione, cioè che usarono le loro cariche politiche per arricchirsi vendendo provvedimenti e privilegi Pena Sono immersi nella pece bollente, simbolo dei loro intrighi, e sono tormentati dai Malebranche, diavoli alati dotati di lunghi bastoni uncinati La quinta bolgia, osservata ancora una volta dal ponte che la sovrasta, appare completamente scura a causa della pece che la ricopre e che la fa somigliare all’Arsenale di Venezia, dove la sostanza è utilizzata per riparare, durante l’inverno, le navi danneggiate. Mentre Dante osserva il luogo, Virgilio richiama la sua attenzione: uno spavento- so diavolo si sta dirigendo verso di loro con un peccatore caricato sulle spalle. Il peccatore – un magistrato di Lucca, dove, dice il diavolo, la corruzione dilaga – viene gettato nella pece e, quando riemerge, viene ricacciato in profondità dagli uncini degli altri Malebranche, come sono chiamati i diavoli guardiani della bolgia. Affogare nella pece bollente è la pena dei barattieri, i colpevoli di concussione e peculato. Dopo aver raccomandato a Dante di nascondersi dietro una roccia, Virgilio avanza verso i diavoli e chiede di parlare con uno di loro; si fa avanti Malacoda, cui Virgilio spiega che il suo viaggio è voluto da Dio. Il diavolo si quieta, e Virgilio può così richiamare a sé Dante. Malacoda tiene a freno i suoi diavoli, e li invita, sotto la guida di Barbariccia, a scortare i viaggiatori fino a un altro ponte, giacché – afferma – quello che conduce alla sesta bolgia è crollato. Gustave Doré, Dante e Virgilio assaliti dai demoni, 1861-1868.