VIII cerchio – VI bolgia
Canto XXIV
VIII cerchio – VII bolgia
VIII cerchio – VIII bolgia
Luogo e tempo
VIII cerchio (Malebolge), settima bolgia; circa le 11 di sabato 9 aprile 1300
Categoria di dannati
e colpa
I ladri
Pena
Corrono nudi in mezzo a serpenti di ogni specie, dai quali vengono morsi e che legano loro le mani (con cui
si appropriarono illecitamente dei beni altrui) dietro la schiena; inoltre, siccome in vita si travestivano
per rubare, ora si trasformano continuamente da uomini in serpi e viceversa
Superato il turbamento dovuto all’inganno dei diavoli, Virgilio ritrova coraggio e aiuta Dante a risalire la frana che
porta all’argine fra la sesta e la settima bolgia (più basso del
precedente perché tutto l’ambiente di Malebolge è in declivio verso il pozzo centrale). Giunto in cima, Dante si ferma,
spossato, ma la guida lo rimprovera aspramente: la pigrizia
non conduce alla fama, e una vita senza fama è destinata a
non lasciare alcuna traccia. Dante si sforza dunque di mostrarsi più audace e, insieme al maestro, giunge al culmine
del ponte che sovrasta la settima bolgia. Da qui ode una
voce che pronuncia suoni incomprensibili, ma non riesce
a vedere il fossato a causa dell’oscurità. Scendendo verso
il fondo, si accorge che è interamente coperto di serpenti,
che mordono e avvinghiano le anime dei ladri, puniti in
questo luogo dell’Inferno. Uno dei dannati viene morso al
collo e avvolto da fiamme che lo trasformano in cenere; ma
un istante dopo la sua figura si ricompone, proprio come
la mitica fenice che risorge dalle sue ceneri. Virgilio chiede
il nome al peccatore; ancora attonito e sconvolto per l’accaduto, questi dichiara di essere Vanni Fucci, colpevole di
aver rubato gli arredi preziosi della sacrestia del Duomo di
Pistoia, la sua città. La vergogna per essere stato visto all’Inferno spinge il dannato a predire a Dante, con lo scopo di
ferirlo e turbarlo, la sconfitta dei guelfi bianchi di Firenze.
VIII cerchio – VI bolgia
Canto XXV
VIII cerchio – VII bolgia
VIII cerchio – VIII bolgia
Luogo e tempo
VIII cerchio (Malebolge), settima bolgia; circa le 12 di sabato 9 aprile 1300
Categoria di dannati
e colpa
I ladri
Pena
Corrono nudi in mezzo a serpenti di ogni specie, dai quali vengono morsi e che legano loro le mani (con cui
si appropriarono illecitamente dei beni altrui) dietro la schiena; inoltre, siccome in vita si travestivano
per rubare, ora si trasformano continuamente da uomini in serpi e viceversa
Vanni Fucci rivolge gesti osceni a Dio, prima che le serpi
lo avvolgano impedendogli di parlare e di muoversi; Dante pronuncia allora un’invettiva contro la sua città, Pistoia. Subito dopo vede un centauro che, con il dorso pieno
di bisce e un drago che sputa fuoco sulle spalle, insegue
Vanni Fucci. Si tratta di Caco, spiega Virgilio, qui punito
per aver rubato il bestiame di Ercole. Intanto si avvicinano tre anime di ladri che Dante non riconosce. Accade a
questo punto l’incredibile: un serpente a sei piedi (che in
realtà è il ladro fiorentino Cianfa Donati) avvolge con le
sue spire uno dei tre dannati (Agnolo Brunelleschi), fino
a che uomo e serpe si trasformano in un’unica creatura.
Un altro piccolo serpente (in realtà Francesco Cavalcanti) morde il ventre di un altro dannato (Buoso Donati),
dando il via a una doppia metamorfosi: la serpe diventa
uomo, mentre l’uomo si fa serpe. Solo Puccio Sciancato,
il terzo dei tre ladri fiorentini visti inizialmente da Dante,
non subisce metamorfosi.
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William Blake, Un serpente a sei zampe
balza addosso ad Agnolo Brunelleschi, 1825 ca.