La letteratura cortese-cavalleresca Lettura critica p. 87 De vulgari eloquentia, insieme a quelle dei cavalieri della Tavola Rotonda, quali Lan­ cillotto, Perceval, Galaad. Mentre nell epica carolingia il soggetto principale delle storie è costituito dalle armi e dai valori guerreschi, i romanzi del ciclo bretone celebrano il percorso di formazione del perfetto cavaliere, che costruisce la propria identità non solo grazie al coraggio e al­ la fierezza, ma anche attraverso sentimenti e valori non meno importanti quali l amore, la nobiltà d animo, la generosità. Una visione dinamica e individualistica del mondo Inoltre, se le chansons de geste evidenziano una concezione centripeta e statica dell esi­ stenza, in cui ogni manifestazione dell agire umano converge verso il centro unificante della devozione verso il re e la fede cristiana, le narrazioni cavalleresche esprimono una visione centrifuga e dinamica del mondo e della vita: ogni guerriero è individual­ mente impegnato in una ricerca personale (quella di una donna o di un oggetto simbo­ lico come il Graal, la coppa che avrebbe raccolto il sangue sgorgato dalle piaghe di Gesù) che lo conduce ad affrontare sempre nuove prove e avventure, esponendosi anche a er­ rori e fallimenti. Un pubblico aristocratico Infine, muta anche il pubblico di riferimento: non troviamo più il popolo indistinto, che affolla piazze, mercati e sagrati delle chiese per ascoltare dalla voce dei giullari le imprese dei paladini di re Carlo, bensì il raffinato e aristocratico mondo della corte, attratto da romanzi che non sono solo specchio di alti valori morali e culturali, ma anche strumen­ to di piacevole intrattenimento. Il più grande narratore cortese: Chrétien de Troyes Lo scrittore che sa articolare in un sistema di grande efficacia fantastica e narrativa que­ sto universo ideologico, fondato sui valori della cavalleria, dell amore e della cortesia, è Chrétien de Troyes, chierico vissuto nella seconda metà del XII secolo, attivo a lungo presso la corte di Maria di Champagne e autore di cinque fondamentali romanzi, in cui il complesso delle forme, degli ideali e dei comportamenti feudali trova una significati­ va autorappresentazione. La produzione in lingua d oc: la lirica provenzale Parallelamente allo sviluppo, nel Nord della Francia, di una letteratura in lingua d o l, si diffonde nella Francia meridionale, in particolare tra il Limosino e la Provenza, nella regione che oggi chiamiamo Occitania, l uso in ambito letterario della lingua d oc (dalla particella affermativa che significa sì in provenzale), parlata nelle corti e utilizzata dai trovatori in una cospicua produzione in versi, detta appunto trobadorica. Una cultura laica Della lirica trobadorica ci sono pervenuti circa 2600 componimenti poetici, ma solo 260 delle melodie che normalmente li accompagnavano. I trovatori appartengono talvolta al­ la nobiltà, essendo principi, cavalieri o, in qualche caso, dame; altre volte sono poeti di mestiere, che si spostano di corte in corte: tutti, a ogni modo, provengono dalle corti si­ gnorili, dove risiedono e lavorano a beneficio di un pubblico selezionato, che trova ri­ badita in questa produzione la propria etica feudale, improntata alle virtù cortesi del­ la lealtà, della misura e della liberalità. Sia che compongano per diletto (come capita ad alcuni potenti signori) sia che lo facciano per professione (come avviene ai trovatori di 59