Le opere Le opere tecnico-politiche del periodo della Segreteria (1498-1512) L’inizio dell’attività letteraria di Machiavelli non coincide con l’emarginazione politica. I primi scritti risalgono infatti all’ e sono a esso strettamente legati. Si tratta di opere nate proprio dall’esercizio dell’attività sul campo: lettere, dispacci, relazioni scaturite soprattutto dalle sue ambascerie. Tuttavia si possono già cogliere alcuni elementi che poi, sviluppati, costituiranno la grande originalità della sua metodologia. epoca del suo impegno civile In particolare, dinanzi alla caotica situazione italiana del tempo, Machiavelli , mentre valuta come indispensabile il ricorso all’azione energica e decisa. Tra le prose di questi primi anni di scrittura, ci limitiamo a segnalare qui quelle che rivestono un maggiore interesse. boccia ogni atteggiamento cauto e prudente Discorso sopra Pisa Risalente al 1499, è poco più che un abbozzo, ma contiene già un elemento di spregiudicato realismo: l’ come strumento indispensabile per uno Stato che voglia durare. importanza della forza Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini In questo breve volume Machiavelli descrive l’astuto stratagemma grazie al quale Cesare Borgia eliminò i suoi avversari politici. L’opera, scritta nel 1503, è da considerarsi interessante non solo in quanto anticipa il giudizio lusinghiero sulla condotta politica del Valentino, che poi troveremo più compiutamente nel , ma anche perché l’autore non condanna affatto la strage. Il è evidentemente già maturato ( T10, p. 411). Principe rifiuto di confondere morale e politica ▶ Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati In questo discorso, del 1503, si affaccia la concezione naturalistica tipica dell’autore. Il mondo umano, come quello naturale, è governato da , senza che vi interferiscano in alcun modo interventi soprannaturali: l’unica bussola in grado di orientare i politici deve essere la . leggi immutabili conoscenza storica Ritratto delle cose della Magna La Magna è l’Alemagna, cioè i territori tedeschi. Machiavelli vi si era recato (più precisamente, in Tirolo) nel 1508, in occasione di una missione presso l’imperatore Massimiliano d’Asburgo. Gli appunti ricavati dal viaggio, poi ampliati nel 1512, interessano essenzialmente per due ragioni. La prima riguarda il : il decentramento amministrativo e la necessità di accordare una certa autonomia ai diversi popoli locali rappresentano per Machiavelli un possibile elemento di debolezza. La seconda è invece di natura antropologica: l’autore si sofferma sui , ne analizza il modo di vivere e la sobrietà quasi primitiva. Non c’è però ammirazione per questa incorrotta semplicità: piuttosto prevale in lui, uomo del Rinascimento fiorentino, l’atteggiamento di malcelata superiorità di chi è abituato alla cultura e all’arte più raffinata. giudizio negativo sull’Impero costumi dei tedeschi  >> pagina 350  Le opere politiche Mentre nei quattordici anni della sua Segreteria Machiavelli aveva concentrato tutto il suo impegno nell’«arte dello Stato» (cioè nell’applicazione concreta delle sue convinzioni politiche), il ritorno dei Medici (1512), l’esilio all’Albergaccio e l’allontanamento forzato dagli incarichi pubblici lo spingono a dedicarsi allo studio, alla e alla scrittura. Durante questo periodo nascono i . riflessione teorica suoi capolavori Il Principe Scritto probabilmente nella seconda metà del 1513, è il trattato politico che ha dato la fama – per secoli negativa – a Machiavelli. A questo suo capolavoro dedichiamo la seconda parte dell’Unità ( p. 383). ▶ T6-T13 Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio Per la maggioranza degli studiosi sono stati iniziati nel 1513, qualche mese prima che Machiavelli si dedicasse alla stesura del . Ultimata questa nel dicembre dello stesso 1513, i sono stati ripresi e completati sicuramente entro il 1519. Principe Discorsi T2-T3   Testi plus: La religione come elemento di coesione dello Stato   Testi plus: Il potere della fortuna sull’uomo   Analisi del testo interattiva:  Della religione de’ Romani A differenza del , i hanno una struttura meno organica e più frammentaria. Il titolo stesso dell’opera sottolinea tale natura: la parola “discorso” viene dal latino , cioè “andare qua e là”, quindi “procedere senza una meta definita”. In effetti, ci troviamo di fronte a una , stimolate dalla lettura dei primi dieci libri (la «Deca» del titolo) dello storico romano Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.), autore di una monumentale opera sulla storia di Roma dalle origini ( , Libri sulla storia di Roma dalla fondazione). Principe Discorsi discurrere serie di annotazioni e riflessioni Ab Urbe condita libri Anche l’argomento si differenzia da quello del : al centro dei vi è la vita delle repubbliche, con le loro leggi e le strutture civili e istituzionali, nelle quali un ruolo fondamentale è rivestito dalla partecipazione collettiva del popolo. Tale differenza contenutistica ha inoltre un risvolto sul piano stilistico: al tono appassionato del corrispondono qui una più pacata e un procedere discontinuo, anche se comune alle due opere è la volontà di indicare soluzioni alla crisi italiana. Principe Discorsi Principe tendenza alla riflessione Argomento dell’opera L’opera è preceduta dalla dedica a Zanobi Buondelmonti e Cosimo Rucellai, due importanti esponenti degli Orti Oricellari, un vero e proprio circolo culturale animato da un certo fervore repubblicano e antimediceo. Segue poi il , dove vengono gettate le basi della riflessione politica machiavelliana. Infatti, dopo aver espresso la volontà di seguire vie non percorse ancora da nessuno, l’autore dichiara di volersi appoggiare all’«esperienzia», che gli viene dagli studi e dalla diretta pratica politica, per rintracciare nella storia romana leggi sempre valide nella storia dei popoli e degli Stati. Proemio L’analisi è ripartita in , composti rispettivamente da 60, 33 e 49 capitoli. Il primo libro tratta i problemi della fondazione e della legislazione dello Stato; il secondo si sofferma sull’ampliamento dello stesso e quindi su tematiche concernenti la politica estera; il terzo esamina i requisiti necessari per la stabilità dello Stato e le sue inevitabili trasformazioni. Va però precisato che questa suddivisione degli argomenti non è rigida, visto che la natura aperta dell’opera consente a Machiavelli una certa libertà e la possibilità di spaziare senza il vincolo di schemi precostituiti. 3 libri La struttura Per molto tempo si è sostenuta la contraddittorietà del contenuto dei rispetto a quello del . Si tratta di una posizione oggi in gran parte superata. Innanzitutto, non è possibile cogliere un’evoluzione nel tempo del pensiero dell’autore, visto che, come ab Discorsi Principe biamo detto, le due opere vengono scritte durante lo stesso periodo. In secondo luogo, non muta l’impostazione metodologica, basata anche in quest’opera sul criterio della «verità effettuale» e sulla necessità dell’imitazione degli antichi. Certo, mentre nel troviamo la teorizzazione dello Stato assoluto, che costituisce agli occhi di Machiavelli una dura necessità per fare uscire l’Italia dalla crisi, nei l’autore esalta il , così come si era storicamente realizzato nella Roma antica. In particolare, la sua preferenza è per una “ ”, in cui vi sia un equilibrio di poteri tra plebe e aristocrazia. Ma l’apparente contraddizione si spiega con un motivo molto semplice: analizzava il problema della creazione di uno Stato nuovo, all’interno della situazione italiana di quel momento; i invece si soffermano essenzialmente sul mantenimento dello Stato e sui suoi ordinamenti. Principe Discorsi modello repubblicano repubblica mista Il Principe Discorsi Il rapporto  tra i  Discorsi  e  Il Principe La scrivania di Machiavelli all’Albergaccio, presso San Casciano in Val di Pesa.  >> pagina 351  Nella sua , Machiavelli immagina le varie forme dello Stato come altrettanti momenti di uno sviluppo circolare. La forma originaria di governo è la monarchia, che però si corromperà, degenerando nella tirannide; con la reazione nobiliare, subentra poi l’oligarchia; l’opposizione all’oligarchia porta alla democrazia, che è destinata a involvere nella demagogia e nell’anarchia. E il processo ricomincerà quando un uomo nuovo saprà mettere ordine nel caos. concezione naturalistica della Storia All’interno di questo disegno ciclico dei governi, la , grazie alla sua costituzione, ha rappresentato secondo Machiavelli (che qui riprende la tesi di Polibio, storico greco del II secolo a.C.) un , capace di dare rappresentanza istituzionale alle diverse istanze politiche e sociali. I consoli, il senato e i tribuni della plebe, garanti rispettivamente del principio monarchico, aristocratico e democratico, hanno cooperato gli uni con gli altri per il bene dello Stato. repubblica romana raro esempio di equilibrio La ciclicità  della Storia  e il modello della repubblica romana Questa prospettiva spiega perché il disaccordo tra le masse popolari e il governo non rappresenti per il Machiavelli dei un fattore negativo per la stabilità del potere. Anzi, ponendo sempre come esempio la storia romana repubblicana, egli intravede conseguenze positive nei conflitti tra la plebe e il senato. In primo luogo, una dialettica, anche forte, tra le diverse classi sociali e politiche a suo giudizio non può che determinare un bilanciamento e un maggiore , economica e amministrativa. In secondo luogo, va visto di buon occhio l’ che partecipa attivamente alla contesa politica. Se i fondamenti istituzionali e legislativi sono solidi e ben definiti, lo Stato, secondo Machiavelli, trae dalla contrapposizione delle classi una legittimazione e una forza ancora maggiori. Discorsi equilibrio nella gestione politica allargamento della base sociale Elogio del conflitto sociale e politico Nell’ottica della stabilità dello Stato, l’autore concentra la propria analisi anche sul ruolo della religione. Va subito detto – e questo non stupirà, dato il suo approccio materialistico – che a Machiavelli non interessa certamente la questione religiosa nei suoi aspetti trascendenti o spirituali. Ciò che gli sta a cuore è evidenziare le , che, in questo senso, viene visto come un , cioè uno strumento di governo, con il quale rendere coeso e obbediente il popolo. Così  ricadute civili e politiche del sentimento religioso instrumentum regni accadeva a Roma, dove la religione pagana celebrava i valori terreni, esaltando gli uomini attivi e svolgendo il compito di legare un «popolo ferocissimo» intorno a una serie di tradizioni, riti e comportamenti condivisi. L’importanza politica  della religione  >> pagina 352  Al contrario Machiavelli ritiene la di aver inculcato nei cristiani una , poco amante della libertà e portata alla rinuncia all’impegno civile e politico: «La nostra religione ha glorificato più gli uomini umili e contemplativi che gli attivi. Ha dipoi posto il sommo bene nella umiltà, abiezione e nel dispregio delle cose umane». Chiesa cattolica colpevole mentalità apatica e disgregatrice Non solo: accanto a questa responsabilità civile ve n’è un’altra, più politica, riguardante la . Lo Stato della Chiesa, secondo Machiavelli, con l’ingerenza temporale e con un’egoistica politica delle alleanze, ha permesso agli eserciti stranieri di imperversare sul territorio italiano e ha impedito che uno Stato prevalesse sugli altri e conquistasse tutta la penisola. Al tempo stesso, lo Stato della Chiesa non ha mai raggiunto una forza e un’autonomia tali da adempiere esso stesso a questo compito. mancata unificazione dell’Italia Le accuse  alla Chiesa cattolica Dell’arte della guerra In quest’opera, composta tra il 1519 e il 1520 e pubblicata in 7 libri nel 1521, Machiavelli approfondisce argomenti già considerati nel e nei . L’autore immagina che a Firenze, negli Orti Oricellari, si svolga un dialogo sui e sulle qualità dell’esercito stabile. Le convinzioni dell’autore sono qui sostenute da un suo , Fabrizio Colonna, famoso capitano di ventura al servizio della Spagna, che si sofferma sull’importanza del reclutamento delle milizie, della fanteria in particolare (mentre l’incidenza dell’artiglieria e in generale delle armi da fuoco viene sottovalutata), e su molte questioni tecniche, come lo schieramento degli eserciti in battaglia, le modalità di difesa e di assedio, le strategie da adottare per mantenere la disciplina ecc. Principe Discorsi difetti delle truppe mercenarie alter ego Il modello proposto è quello dell’esercito dell’antica Roma, anche se trapela chiaramente la che un buon ordinamento militare sia possibile in Italia, dove non esiste un principe che domini su uno Stato e che sia capace di arruolare almeno ventimila uomini. sfiducia Le opere storiche Circoscritta agli ultimi anni della sua vita, l’attività storiografica di Machiavelli si concentra più sull’ che sulla loro documentazione. interpretazione politica dei fatti Vita di Castruccio Castracani Il condottiero trecentesco di Lucca viene visto da Machiavelli in questa biografia del 1520 non nella sua reale azione e identità storica: si tratta, piuttosto, di una figura idealizzata e per questo possiamo ravvisare nella sua descrizione un , dotato al tempo stesso di prudenza ed energia, non molto diverso dal Valentino esaltato nel . modello di principe guerriero Principe Istorie fiorentine Composti tra il 1520 e il 1525 e dedicati a papa Clemente VII, gli 8 libri delle si dividono in tre blocchi tematici fondamentali: il primo libro tratta sinteticamente gli fino alla metà del Quattrocento; i successivi tre si concentrano per lo più sull’ , gli altri quattro analizzano la dal 1434 alla morte di Lorenzo il Magnifico (1492), anche in relazione alle vicende degli altri Stati italiani. Istorie avvenimenti italiani dalla caduta dell’Impero romano evoluzione del Comune fiorentino storia di Firenze La struttura  >> pagina 353  Più che di uno storico, è l’opera di un politico. Il infatti è spesso e infarcito di inesattezze, la e subordinata agli schemi ideo­logici dell’autore. Tuttavia, proprio questa impostazione è alla base dell’interesse dell’opera, che conserva lo stesso piglio militante del nell’analizzare i , tra i quali spicca il ruolo dello Stato della Chiesa, colpevole di impedire l’unificazione della penisola. racconto inattendibile documentazione è parziale Principe mali dell’Italia contemporanea Un’opera militante Le opere letterarie Nonostante per Machiavelli la letteratura rappresenti soltanto uno , egli non disdegna tuttavia di cimentarsi nella produzione, tutt’altro che esigua, di opere letterarie in prosa e versi. svago subordinato alla più seria riflessione politica Canti carnascialeschi , Decennali , Capitoli L’opera poetica di Machiavelli riveste indubbiamente un’importanza secondaria, essendo soprattutto il frutto di (com’è per la stesura dei , in cui vengono riproposti i contenuti goliardici e licenziosi tipici dei canti eseguiti a Firenze, tra il XV e il XVI secolo, durante il periodo di carnevale) o delle dell’autore (alcuni versi sono dedicati alla cantante Barbara Raffacani Salutati). motivi occasionali Canti carnascialeschi esperienze amorose Più interessanti sono i poemetti e (quest’ultimo non concluso), in cui si descrivono in versi gli anni della , dal 1494 al 1509, ma soprattutto i in terzine, nei quali vengono sviluppati, sotto forma di , alcuni temi tipicamente machiavelliani, come quello della fortuna. Decennale Decennale secondo vita politica fiorentina Capitoli riflessioni morali L’asino Machiavelli lavora a questo tra il 1516 e il 1517, con l’intento di rifarsi al mito omerico della maga Circe e al romanzo dello scrittore latino Apuleio (II secolo d.C.). Nelle intenzioni dell’autore avrebbe dovuto rappresentare le miserie terrene viste con gli occhi di un uomo trasformato appunto in asino. L’opera però non soddisfa Machiavelli, che la interrompe all’inizio della seconda parte. poema in terzine dantesche L’asino d’oro Belfagor arcidiavolo È una novella (1518) dal . L’autore racconta infatti di un diavolo che, per provare la perfidia delle donne, scende sulla Terra e ne sposa una, che in men che non si dica lo manda in rovina e gli fa rimpiangere il regno infernale. La degli uomini induce Machiavelli a ritenere che il vero inferno sia sulla Terra. contenuto misogino visione negativa dell’animo umano Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua Come abbiamo visto, anche Machiavelli partecipa al dibattito sulla ( p. 33), sostenendo in quest’opera di incerta datazione (e pubblicata solo nel 1730) la . Questa opinione, diversa da quella di Bembo – che si rifà anch’egli al fiorentino, ma a quello letterario del Trecento –, contrasta soprattutto con le posizioni dei teorici della “curialità” della lingua, i quali affermano la necessità di modellare una lingua comune alle curie, cioè alle corti d’Italia (Gian Giorgio Trissino e Baldassarre Castiglione sono i principali interpreti di questa tendenza). Da qui nasce la polemica di Machiavelli con Dante, accusato di aver fornito nel le basi culturali di questa proposta. questione della lingua ▶ superiorità della lingua parlata a Firenze De vulgari eloquentia  >> pagina 354  La mandragola Scritta quasi sicuramente nei primi mesi del 1518, è da tutti riconosciuta come il . Ma dobbiamo subito precisare che comico è solo il tema. Sulla scena si muove infatti un’ , descritta dall’autore nella sua senza l’intento di far ridere. Se il riso c’è, non nasce da un’esplosione liberatoria di divertimento, ma dall’ con cui Machiavelli ci invita a riflettere sull’ . La mandragola capolavoro del teatro comico del Cinquecento italiano umanità bassa e volgare cinica immoralità amaro sarcasmo ipocrisia che guida i comportamenti umani T4-T5 Per la natura riflessiva dell’opera, possiamo facilmente cogliere l’influenza del commediografo che più ha ispirato l’autore, cioè il latino (di cui Machiavelli ha tradotto l’ ), anch’egli più interessato a illuminare i tipi umani che a inscenare le situazioni comiche, le battute e i lazzi disimpegnati che caratterizzavano, per esempio, l’opera dell’altro mae­stro della commedia latina, Plauto. Terenzio Andria Tuttavia, nella commedia di Machiavelli non manca il gusto della beffa e dello sberleffo, esercitato ai danni dello sciocco o del credulone di turno. In questo ambito, Machiavelli è degno continuatore di una florida tradizione toscana che ha in il suo interprete più famoso, e che continua nelle forme più ludiche dell’Umanesimo mediceo (si pensi a , ma anche a una parte della produzione dello stesso ). Boccaccio Pulci Lorenzo de’ Medici Le fonti La vicenda, sviluppata in 5 atti secondo i canoni classici, è , dove il vecchio e sciocco e virtuosa . A innamorarsi della donna è il giovane che, grazie ai suggerimenti del parassita , mette in atto un inganno per conquistare il proprio oggetto del desiderio. I due sposi, infatti, non riescono ad avere figli e Callimaco, fingendosi medico e sfruttando la dabbenaggine del credulone Nicia, gli propone un rimedio contro la sterilità di Lucrezia. Il rimedio è un , che però ha una drammatica controindicazione: il primo uomo che si unirà alla donna dopo l’assunzione del medicamento morirà. Per risolvere il problema, basterà che un «garzonaccio» preso casualmente per la strada giaccia prima di lui con Lucrezia e ignaro muoia al posto suo. Il «garzonaccio» altri non è che Callimaco, che può quindi realizzare il proprio desiderio di giacere con Lucrezia, la quale, riluttante, si è convinta al grande passo in seguito ai consigli della madre e all’assoluzione preventiva da parte del suo confessore, . Alla fine Lucrezia, scoperta la verità, accoglie sotto il suo tetto Callimaco e decide di averlo come amante per il resto dei suoi giorni: «E quel che ’l mio marito ha voluto per una sera voglio ch’egli abbia sempre». ambientata a Firenze messer Nicia è sposato con la bella Lucrezia Callimaco Ligurio infuso di erba mandragola Sostrata fra’ Timoteo La trama Come si vede, in questo gioco delle parti è difficile salvare qualcuno. Con i propri mezzi, e per raggiungerlo non esita a servirsi dei più abietti . Per alcuni critici, solo Lucrezia sarebbe indenne da una condanna senza appello. La donna appare infatti a prima vista passiva e facilmente manipolabile. Tuttavia, accettando quello che tutti (in primo luogo il marito) le chiedono, dà prova di una positiva . All’inizio tenta di difendere la purezza dei propri princìpi, poi però, con disinvoltura, cambia partito e, evitando compromessi e situazioni ambigue, finisce per cedere, riscoprendo il piacere dei sensi. Mostrandosi così , Lucrezia potrebbe dunque incarnare il modello di “virtù” esaltato da Machiavelli nelle sue opere politiche. ogni personaggio insegue uno scopo stratagemmi capacità di adattarsi alle circostanze duttile davanti alla fortuna Si salva solo Lucrezia? La lingua della realizza appieno la soluzione teorica proposta da Machiavelli: , non quello trecentesco. In effetti, è soprattutto il parlato, con le sue , a essere riprodotto dall’autore, il quale adatta . Il furbo Ligurio si esprime spesso  Mandragola il fiorentino vivo cadenze vernacolari a ogni personaggio un’espressività coerente con la sua personalità in modo allusivo, con battute e doppi sensi, tipici di chi la sa lunga; Nicia, da quel concentrato di conformismo che è, si produce in un’infinità di luoghi comuni, che vorrebbe intelligenti, ma che in realtà non sono altro che la spia della sua mediocrità; Callimaco e Lucrezia parlano, rispettivamente, la lingua dell’irruenza giovanile e quella della seria compostezza. Il personaggio linguisticamente più interessante è però fra’ Timoteo : la sua prosa ricca di malizia e tendenziosità ne fa un vero, cinico artista della parola , piegata con scaltrezza ai propri interessi. La lingua  dei personaggi  >> pagina 355  Clizia La , scritta nel 1525, rielabora l’argomento di un’opera del commediografo latino Plauto (III-II secolo a.C.), la , e narra , una trovatella a cui lui stesso ha dato ospitalità, e che però è innamorata, ricambiata, del figlio di Nicomaco, Cleandro. Per impedire le nozze, Nicomaco cerca di far sposare Clizia al servo Pirro in modo da continuare a essere il suo amante. La moglie Sofronia e il figlio-rivale Cleandro gli giocano un brutto tiro, travestendo il servo Siro con gli abiti della sposa. Quando Nicomaco si trova nel suo letto e scopre il travestimento, la vergogna lo spinge a chiedere perdono alla moglie e a rinunciare alla sua passione senile. Nel frattempo, Clizia viene a sapere di essere figlia di un nobile napoletano: possiede dunque una ricca dote e può finalmente sposarsi con Cleandro. commedia Casina l’amore del vecchio Nicomaco per Clizia Ave Ninchi e Alfredo Bianchini in una scena di , 1986. Clizia L’epistolario T1 Le oltre duecento lettere di Machiavelli che ci sono pervenute si differenziano nettamente da quelle dei suoi predecessori e contemporanei. Infatti, all’autore non interessa utilizzare questo mezzo per tramandare un’immagine idealizzata di sé ai posteri, come nel caso di Petrarca, o esibirsi in un’elegante esercitazione di stile, come era nella tradizione classica e umanistica: le lettere di Machiavelli non sono scritte per essere pubblicate. Esse sono un , in cui l’autore rivela ai suoi corrispondenti il proprio temperamento e stato d’animo nei diversi frangenti di una . vero e spontaneo documento di vita movimentata esistenza umana e politica I temi più ricorrenti riguardano la situazione politica, i pronostici sugli scenari possibili, le previsioni e i giudizi sui diversi protagonisti della scena pubblica. Questo non sorprende, data la passione con cui Machiavelli vive la sua militanza civile. Tuttavia, accanto alle parti più serie, troviamo spesso vivaci descrizioni della sua vita intima, bozzetti e facezie: ne esce un e divertente di un Machiavelli domestico, uomo tra gli uomini, costretto dai casi della vita a misurarsi, ma senza vittimismo, con le miserie della quotidianità. ritratto vivido Una produzione varia e sincera Anche la forma riflette questa . Così, accanto allo stile teso e vibrante delle parti più politiche, troviamo un linguaggio popolaresco, perfino pittoresco, simile in certe descrizioni umoristiche a quello che ammiriamo nei testi comici, dalla novella di alla . elastica capacità di mescolare il serio al faceto Belfagor Mandragola Lo stile  >> pagina 356  La vita   Le opere Nasce a Firenze • 1469   Nomina a segretario della seconda Cancelleria della Repubblica e dei “Dieci di libertà e pace” •  1498     1499 Discorso sopra Pisa Missioni diplomatiche presso Luigi XII re di Francia e Cesare Borgia • 1500-1504   Assiste al conclave di elezione di papa Giulio II • 1503 Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini e capo Del modo di trattare i popoli della Valdichiana ribellati Fonda i “Nove ufficiali dell’ordinanza e della milizia fiorentina” • 1506   Indice la leva per un esercito cittadino • 1507     1508-1512 Ritratto delle cose della Magna È rimosso dagli incarichi pubblici con il ritorno dei Medici • 1512   Incarcerato e torturato, dopo la prigionia si esilia all’Albergaccio • 1513 Il Principe   1513-1519 Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio Ritorna a Firenze e frequenta gli Orti Oricellari • 1516     1516-1517 L’asino   1518 La mandragola Belfagor arcidiavolo Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua È assunto allo Studio di Firenze • 1519     1519-1520 Dell’arte della guerra   1520 Vita di Castruccio Castracani   1520-1525 Istorie fiorentine   1525 Clizia Sacco di Roma •  Restaurazione della repubblica a Firenze ed esclusione di Machiavelli dalle cariche pubbliche •  1527   Muore il 21 giugno • 1527   La casa di Machiavelli all’Albergaccio, presso San Casciano in Val di Pesa.