L’opera I Malavoglia T7 «La fiumana del progresso» T8 La famiglia Malavoglia T9 Il naufragio della Provvidenza T10 Nella tempesta T11 L’abbandono di ’Ntoni T12 Il commiato definitivo di ’Ntoni Punto di arrivo di un lungo itinerario composto da bozzetti e materiali preparatori, il romanzo , , viene definito da Luigi Capuana «un terribile e salutare corrosivo nella nostra bislacca letteratura». Con la sua struttura dinamica, i suoi personaggi e le sue vicende intrecciate e corali, il capolavoro di Verga racconta, in una narrazione che si svolge nell’arco di circa dodici anni, , dei cui membri l’autore annota minuziosamente i tratti psicologici, gli ideali e la mentalità. In un’inconfondibile tonalità epica viene evocato lo scontro di una cultura arcaica con la brutale , che travolgerà i codici etici tradizionali e i valori della famiglia, del lavoro e dell’onore: miti destinati a scomparire in una civiltà irrimediabilmente avviata al tramonto. I Malavoglia primo libro del Ciclo dei Vinti la caduta e la faticosa risalita economica di una famiglia legge economica Lettura critica p. 288 Genesi e composizione Verga comincia a concepire l’opera nel periodo compreso tra il 1876 e il 1880, anche se già nel 1875, in una lettera all’editore Treves, l’autore annuncia di aver composto alcune pagine di un «bozzetto marinaresco» dal titolo . Il del futuro capolavoro si individua però in una novella di , , pubblicata in rivista nel 1879: qui troviamo l’ambientazione e alcuni temi e personaggi del romanzo, che esce nel . Padron ’Ntoni nucleo Vita dei campi Fantasticheria 1881 L’idea del romanzo Il lavoro che Verga compie sui è lungo ed estenuante, e passa attraverso un processo di . Le tracce di tale percorso compositivo sono presenti nell’epistolario dello scrittore, che mostra una sua costante ricerca tesa a un perfezionamento sia sul piano contenutistico sia su quello stilistico. Malavoglia drastici rifacimenti e varie fasi di stesura La sua preoccupazione è quella di « » e, per raggiungere tale scopo, nel tempo non esiterà a sacrificare tutto ciò che si discosta dal suo disegno, come egli stesso confessa a Luigi Capuana in una lettera del 17 maggio 1878 (nella quale compare per la prima volta quello che sarà il titolo definitivo del libro, riuscire più semplice, breve ed efficace I Malavoglia ): «Io sono contento del mio sacrificio incruento, che mi lascia meglio soddisfatto del mio lavoro e mi fa sperare che riesca quale l’ho vagheggiato in immaginazione». Il lungo lavoro di revisione >> pagina 251 Capuana non è un interlocutore casuale, essendo il principale sostenitore della linea verista, poiché l’elaborazione letteraria di Verga è ormai, a questo punto della sua carriera, tutta nella direzione del Verismo, verso decisamente rispetto a quelli propri della narrativa del realismo romantico. Egli sa «che la “sincerità dell’arte” potrà essere raggiunta solo lasciandosi dietro le spalle l’ottica dall’alto dello scrittore mondano» (Guarracino): come Verga scrive al critico Felice Cameroni in una lettera del 1881, il suo scopo è mettersi «fin da principio in mezzo ai suoi personaggi», al centro del coro dei paesani, raccolti intorno agli attori principali della vicenda, i Malavoglia. soluzioni compositive ed esiti ideologici nuovi Un progetto verista Una vicenda corale Il romanzo, composto di 15 capitoli, copre complessivamente un di 12 anni, , e narra le vicende dei componenti della famiglia , detti i Malavoglia, che vivono ad , un villaggio nei pressi di Catania. Contrariamente a quanto allude il loro soprannome, sono pescatori molto laboriosi, che vivono dignitosamente possedendo una casa, detta « », e una barca, . Il capofamiglia, il vecchio , è il patriarca; suo figlio , sposato con , , ha cinque figli: , , (Filomena), e (Rosalia). arco cronologico dal 1863 al 1875 Toscano Aci Trezza casa del nespolo la Provvidenza padron ’Ntoni Bastianazzo Maruzza detta la Longa il giovane ’Ntoni Luca Mena Alessi Lia Dal momento in cui si verifica l’allontanamento, forzato o spontaneo, di alcuni membri della famiglia, questa è colpita da numerose disgrazie. nel 1863 – anno della prima chiamata alle armi da parte del neonato Regno d’Italia – li priva di una preziosa forza lavoro: per cercare di incrementare i magri guadagni, i Malavoglia tentano la via del commercio acquistando da zio Crocifisso, l’usuraio del paese, un carico di lupini da rivendere. Durante il trasporto, però, una fa naufragare la : e i lupini si perdono in fondo al mare. La partenza di ’Ntoni per la leva militare tempesta Provvidenza Bastianazzo muore A tragedia si aggiunge tragedia, poiché . torna dalla leva militare ma è tormentato dal desiderio di allontanarsi nuovamente e fare fortuna altrove. Si darà al contrabbando e sconterà in cinque anni per aver tentato di uccidere il doganiere don Michele, mentre la sorella , amante del doganiere, scappa dal paese e diventa una . Il risultato di questa somma di eventi è che la famiglia è costretta a vendere l’amata casa del nespolo e a trasferirsi. Successivamente, la , marinaio combattuta contro l’Austria nel 1866 un altro tributo pagato dai Malavoglia alla causa, per loro incomprensibile, del Regno d’Italia – aumenta ulteriormente il dissesto economico familiare tanto che la povera Mena viene abbandonata dal promesso sposo, il figlio del ricco padron Cipolla, perché rimasta ormai senza dote. Il vecchio , solo e disperato per aver assistito alla disgregazione della sua famiglia. Maruzza muore di colera ’Ntoni carcere Lia prostituta morte di Luca nella battaglia di Lissa – padron ’Ntoni muore in ospedale Da questo punto in poi, lo sforzo congiunto di coloro che restano e che abbracciano il sistema dei valori tradizionali consente di riacquistare la casa del nespolo e così di riunire e salvare la famiglia, seppure in parte dispersa. , ma il finale è comunque amaro: ’Ntoni, uscito di prigione, torna ad Aci Trezza ma, ormai sradicato dagli affetti più intimi, riparte per una destinazione ignota, contemplando da lontano un’ultima volta il villaggio in cui è iniziata la sua vita. Alessi riesce a riscattare la casa del nespolo La trama >> pagina 252 La famiglia Malavoglia Nel romanzo , mentre le pagine sono affollate da una vasta schiera di personaggi, la cui somma (di persone, voci, punti di vista) rende efficacemente il senso di una , di una coralità che rispecchia un’organizzazione sociale semplice ed elementare: come ha scritto il critico Luigi Russo, «non si può dire dove finisca la vita malavogliesca che si svolge tra le pareti della casa del nespolo, e dove incominci quella del villaggio». La narrazione è continuamente dominata, più che da un vero e proprio resoconto di eventi, dalle parole, dai discorsi e dai commenti delle persone che chiacchierano, criticano, sparlano e solo raramente partecipano emotivamente ai drammi altrui. è assente la figura di un protagonista comunità La dimensione collettiva Le principali figure del romanzo simboleggiano ciascuna una particolare disposizione d’animo o di carattere, positiva o negativa ai fini della sopravvivenza della famiglia Toscano. Per esempio, è il vecchio di casa, saggio ed equilibrato: la sua filosofia consiste nell’accontentarsi di ciò che si possiede, restando fedeli alle proprie . Al contrario, , il figlio maggiore di Bastianazzo e di Maruzza, rappresenta l’ , il desiderio di sottrarsi alle misere condizioni di vita della famiglia. Durante il servizio militare ha conosciuto la realtà urbana e, tornato al paese, non sopporta più le regole e i valori a cui da sempre si conforma l’esistenza della piccola comunità: non è più disposto ad accettare la fatica del lavoro, e sarà destinato a perdersi come la sorella , sorta di controparte femminile dello stesso atteggiamento, disposta a tutto pur di fuggire dalla miseria e dallo sguardo giudicante dei compaesani. Viceversa, , che continuerà il lavoro del nonno e alla fine riuscirà a riscattare la casa del nespolo, incarna la possibilità di preservare, attraverso un , i valori fondanti della famiglia. padron ’Ntoni radici il giovane ’Ntoni ansia del nuovo Lia Alessi impegno sofferto Un altro personaggio, , l’uomo più ricco del paese, è colui che vende a credito ai Malavoglia il carico dei lupini. Ma quando il carico è perduto nel naufragio della , non pensa neanche per un istante a condonare il debito alla povera famiglia, che in quella disgrazia, peraltro, ha perso Bastianazzo. Egli rappresenta l’inesorabilità e la . Don Giammaria invece, il vicario di Aci Trezza, un prete reazionario e antiliberale, personifica l’ostilità al nuovo Regno d’Italia. zio Crocifisso Provvidenza spietatezza della legge economica Il valore simbolico dei personaggi