T8 La famiglia Malavoglia Cap. 1 Fedele al canone dell’impersonalità, Verga dà inizio al romanzo , con la presentazione dei Malavoglia. Non viene data nessuna coordinata spazio-temporale: il lettore si trova messo di fronte a una folla di uomini e donne che dovrà imparare a conoscere da solo. in medias res Un per introdurre i modo nuovo personaggi Un tempo i erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Malavoglia Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente 1 2 di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. 3 Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non 4 voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all’Ognina, a Trezza e ad Aci 5 Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza 5 non rimanevano che i Malavoglia di padron ’Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della ch’era ammarrata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Provvidenza 6 7 Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato . 10 8 Cipolla Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri Malavoglia, erano passate senza far gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron ’Ntoni, per spiegare il miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso – un pugno che sembrava fatto di legno di noce «Per menare il remo 9 bisogna che le cinque dita s’aiutino l’un l’altro». 15 Diceva pure, «Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo deve far da dito piccolo». E la famigliuola di padron ’Ntoni era realmente disposta come le dita della mano. Prima veniva lui, il dito grosso, che comandava le feste e le quarant’ore; 10 poi suo figlio Bastiano, , perché era grande e grosso quanto il San Cristoforo 20 Bastianazzo che c’era dipinto sotto l’arco della pescheria della città; e così grande e grosso com’era filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso 11 se suo padre non gli avesse detto “sòffiati il naso» tanto che s’era tolta in moglie 12 quando gli avevano detto “pìgliatela”. Poi veniva la Longa, una piccina la Longa che badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia; infine 25 i nipoti, in ordine di anzianità: ’Ntoni, il maggiore, un bighellone di vent’anni, 13 che si buscava tutt’ora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più giù per rimettere l’equilibrio, quando lo scappellotto era stato troppo forte; Luca, “che aveva più giudizio del grande” ripeteva il nonno; Mena (Filomena) soprannominata “Sant’Agata” perché stava sempre al telaio, e si suol dire “donna di telaio, 30 14 gallina di pollaio, e triglia di gennaio”; Alessi (Alessio) un moccioso tutto suo 15 16 nonno colui!; e Lia (Rosalia) ancora né carne né pesce. – Alla domenica, quando entravano in chiesa, l’uno dietro l’altro, pareva una processione. Aci Trezza, paese di mare a nord di Catania. Trezza: 1 due località vicine ad Aci Trezza. Ognina… Aci Castello: 2 tutto il contrario. all’opposto: 3 il registro parrocchiale dove, prima che venisse istituita l’anagrafe civile, venivano registrati battesimi, matrimoni e funerali. libro della parrocchia: 4 case. tegole: 5 ormeggiata. ammarrata: 6 la vasca in cui le donne del paese lavavano la biancheria. lavatoio: 7 barca per la pesca costiera. paranza: 8 tenere. menare: 9 era il capo della famiglia. L’espressione “comandare le feste” è la versione italiana di un detto siciliano, , cioè “far da padrone”; le quarant’ore alludono alla durata dell’esposizione dell’ostia ai fedeli, in memoria del tempo che Gesù trascorse nel sepolcro. comandava… ore: 10 cumannari li festi eseguiva senza discutere gli ordini del padre. filava… comandata: 11 aveva preso in moglie. s’era tolta in moglie: 12 fannullone, perditempo. bighellone: 13 patrona di Catania, martire cristiana del III-IV secolo, simbolo delle virtù domestiche. sant’Agata: 14 la donna laboriosa (che lavora sempre ), la gallina allevata nel pollaio, la triglia pescata a gennaio sono le migliori. donna… gennaio: 15 al telaio ragazzetto. moccioso: 16 Padron ’Ntoni sapeva anche certi e proverbi che aveva sentito dagli , motti antichi 17 “perché il motto degli antichi mai mentì”: – “Senza pilota barca non cammina” 35 – “Per far da papa bisogna saper far da sagrestano” – oppure – “Fa’ il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai” – “Contentati di quel che t’ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante” ed altre sentenze giudiziose. Ecco perché la casa del nespolo prosperava, e padron ’Ntoni passava per testa quadra, al punto che a Trezza l’avrebbero fatto consigliere comunale, se don 40 18 Silvestro, il segretario, il quale la sapeva lunga, non avesse predicato che era un 19 codino marcio, un reazionario di quelli che proteggono i Borboni, e che cospirava 20 pel ritorno di Franceschello, onde poter spadroneggiare nel villaggio, come 21 spadroneggiava in casa propria. Padron ’Ntoni invece non lo conosceva neanche di vista Franceschello, e badava 45 agli affari suoi, e soleva dire: «Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole» perché «chi comanda ha da dar conto». antenati. : 17 antichi persona di buon senso, capace di superare le avversità della vita. testa quadra: 18 il segretario del Comune. il segretario: 19 reazionario. Il nome trae origine dall’abitudine degli avversari della Rivoluzione francese di portare il codino. codino: 20 appellativo popolare di Francesco II di Borbone (1836-1894), ultimo re delle due Sicilie. Franceschello: 21 >> pagina 262 Analisi ATTIVA I contenuti tematici Nell’aprire il romanzo, Verga evita accuratamente di introdurre gli avvenimenti: la vicenda è collocata in un passato indefinito e quasi astorico, simile a quello delle fiabe ( , r. ), e raccontata attraverso la voce di un narratore popolare che si pone sullo stesso piano dei protagonisti. Anche i luoghi non vengono descritti, ma citati con precisione giacché si finge di dare per scontato che il lettore li conosca già e sia anch’egli perfettamente organico alla ristretta dimensione della comunità di Aci Trezza. Un tempo 1 Quali luoghi vengono menzionati nel testo? 1 Dove è ammarata la barca dei Malavoglia? Quali elementi linguistico-grammaticali indicano che si tratta di un luogo che si dà per scontato essere noto a tutti? 2 Un senza introduzione incipit All’interno di questo orizzonte chiuso, i personaggi sono presentati secondo un ordine gerarchico: su tutti campeggia la figura patriarcale di padron ’Ntoni, l’instancabile lavoratore del mare, il garante della tradizione e della religione di famiglia, che comanda sul figlio Bastianazzo, sulla nuora Maruzza e sui cinque nipoti. La sua autorità è indiscutibile ed è suggellata dalla conoscenza dei proverbi, da subito citati dal narratore come la sintesi di un’atavica sapienza popolare. Sarà proprio la violazione di questa saggezza antica a corrodere un sistema etico basato sull’unità e sull’immutabilità dei ruoli all’interno della società: la smania di adeguarsi al progresso e alla modernità porterà i Toscano alla lunga e drammatica discesa agli inferi che tocca tutti coloro i quali, invece di accontentarsi di ciò che hanno, inseguono il miraggio del benessere. Quale immagine viene usata da Padron ’Ntoni per indicare l’unità della famiglia? 3 Tra i nipoti, uno in particolare si distingue: chi e perché? 4 Che tipo di morale si evince dai proverbi citati da Padron ’Ntoni? 5 Sotto l’autorità del pater familias >> pagina 263 Le scelte stilistiche Le tecniche sperimentate da Verga nelle novelle di trovano nel romanzo un’applicazione coerente e sistematica. La regressione del narratore colto al livello dei personaggi si coglie immediatamente quando i Toscano vengono indicati come “Malavoglia”: una – ovvero un soprannome offensivo, che ha valore antifrastico – usata per sottolineare il difetto opposto alla qualità posseduta di famiglia laboriosa. La mentalità espressa dalla comunità non viene messa in discussione né tanto meno è riprodotta con atteggiamento di superiore paternalismo: tra il modo di esprimersi dei personaggi e quello del narratore c’è una perfetta fusione. Come si evince, per esempio, dai modi di dire che fissano le caratteristiche peculiari dei personaggi (padron ’Ntoni , r. ; Bastianazzo era , rr. ) e dalle massime proverbiali, non è possibile distinguere le voci di chi racconta e di chi è raccontato, che finiscono in tal modo per amalgamarsi in una lingua armonizzata e polifonica. Vita dei campi ’ngiuria comandava le feste e le quarant’ore 19 grande e grosso quanto il San Crostoforo che c’era dipinto sotto l’arco della pescheria della città 20-21 Quale altro soprannome, oltre a “Malavoglia”, è antifrastico? 6 Individua nel testo i proverbi, le similitudini e almeno un paio di esempi di linguaggio parlato e popolare. 7 L’ dei è assai diverso da quello dei manzoniani. Evidenzia le differenze legate al ruolo del narratore, alla rappresentazione del mondo descritto e al linguaggio usato. 8 Scrivere per confrontare. incipit Malavoglia Promessi sposi La regressione del narratore