L opera Baudelaire, I fiori del male T9 L albatro T10 Elevazione T11 Corrispondenze T12 Una carogna T13 Spleen I fiori del male (1857) non sono soltanto l opera più alta della produzione del Decadentismo, ma segnano anche una vera e propria svolta nel cammino della poesia: Charles Baudelaire instaura qui un nuovo rapporto con la scrittura, la materia e persino il pubblico dei suoi versi, esercitando una profonda influenza su tutti i movimenti letterari del secondo Ottocento e del Novecento. Al tempo stesso I fiori del male può essere definito il libro «architettonicamente più rigoroso della lirica europea (Friedrich): non una semplice raccolta di testi, ma un canzoniere, per usare le parole dell autore, «con un inizio e una fine , una sorta di poema capace di illustrare la storia di un anima nei suoi successivi sviluppi. Architettura e significato di un capolavoro La struttura 404 L opera presenta non a caso una struttura precisa: dopo l apostrofe iniziale Al lettore, essa è divisa nella versione definitiva in 6 sezioni, che corrispondono ad altrettanti momenti del percorso spirituale del poeta, da intendersi però non tanto come una successione storica di fasi cronologiche, quanto come tappe di un viaggio simbolico, che trasforma in sogno e suggestioni personali le diverse esperienze della realtà. Tutte le sezioni del libro così ricalcano la dimensione interiore del poeta: 1) sospeso tra cadute nella malinconia e slanci improvvisi (Spleen e ideale); 2) confuso tra la folla e nella vita moderna della città (Quadri di Parigi); 3) smarrito nei miraggi e nelle visioni dell alcol (Il vino); 4) immerso nel morboso e peccaminoso abbandono sensuale (Fiori del male); 5) cantore della ribellione satanica (Rivolta); 6) teso all evasione finale nella morte, invocata come liberatrice per trovare finalmente, non importa se in paradiso o all inferno, una via d uscita dal tedio dell esistenza (La morte). un epilogo amaro, pessimistico, ma forse più d immagine che di sostanza: la forza dell arte e della bellezza colma e annulla l orrido baratro che la conclusione spalanca. Di fatto Baudelaire non sceglie né l inferno né il paradiso: sceglie la poesia.