la parola Charles Baudelaire I fiori del male Bohème Letteralmente il termine significa vita da nomade in quanto gli zingari giungevano in Francia passando attraverso la Boemia. Nello specifico, sta a significare la vita disagiata ma libera, anticonformista e disordinata, tipica soprattutto di artisti, scrittori e poeti della Parigi della seconda metà dell Ottocento. L espressione diventa di uso comune anche in Italia soprattutto attraverso l omonima opera musicale di Giacomo Puccini, il cui libretto è tratto dal romanzo di Henri Murger (1822-1861) Scene della vita di Boh me (1849-1851). taverne e dei postriboli, secondo il tipico costume del poeta maledetto . Nella dedica della raccolta di poemetti in prosa Lo spleen di Parigi, egli parla della «frequentazione delle città immense e del «groviglio dei loro rapporti innumerevoli come di una fonte di ispirazione, anche sul piano delle soluzioni stilistiche. Nella parte finale del poemetto Mademoiselle Bisturi (compreso nella stessa raccolta) scrive: «Quali bizzarrie non si trovano in una grande città, quando si sa andare in giro e guardare? La vita brulica di mostri innocenti . Nella sua perlustrazione cittadina, tanto dei bassifondi quanto degli ambienti mondani, Baudelaire sfoggia il tipico atteggiamento del fl neur, vale a dire di colui che passeggia senza meta per le vie della metropoli e in essa coglie spunti, situazioni, immagini per i suoi versi: gli oscuri meandri fisici e umani, i poveri, i reietti, i vecchi, le prostitute, gli animali randagi. Parigi, con le sue diverse sfaccettature, rappresenta per lui la «capitale reale e simbolica della modernità e un «impareggiabile laboratorio dell uomo moderno (Turchetta). Lo choc della folla Secondo il grande studioso tedesco Walter Benjamin (1892-1940) ciò che Baudelaire percepisce (e poi rappresenta) della moderna realtà urbana è soprattutto il senso di choc, cioè di spiazzamento, disorientamento, persino spavento, di fronte a una civiltà turbolenta, traboccante di traffici, formicolante di uomini e di merci. Il poeta infatti si immerge nell anonima e vertiginosa moltitudine della folla, opprimente e inebriante come può esserlo per un dandy che cerca la solitudine, ma al contempo non rinuncia a perdersi in quella massa informe che popola la metropoli. Nelle sue opere Baudelaire non descrive direttamente la folla, ma la rappresentazione che egli offre della città è come se, implicitamente, la presupponesse e ne sentisse la presenza. «La massa , scrive Benjamin, «era il velo fluttuante attraverso il quale Baudelaire vedeva Parigi . Uno stile complesso, classico e innovativo Tra eredità romantiche e novità decadenti Se i contenuti della poesia di Baudelaire costituiscono una profonda novità nel panorama della lirica europea, non possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda lo stile adottato, che presenta una fusione di elementi tradizionali e originali. Dal Romanticismo il poeta eredita la concezione della poesia come esperienza individuale e perciò unica e irripetibile; da qui proviene l esigenza di affrontare tematiche sublimi, istanze tragicamente soggettive, stati d animo conflittuali e angoscianti. Ma questi aspetti vengono, per così dire, degradati e privati di ogni posa aulica ed espressi in uno stile che tende a un realismo assoluto, privo di inutili abbellimenti o di soluzioni edulcorate. Allo stesso modo anche il lessico accoglie termini bassi e impoetici , configurandosi così in gran parte come nuovo rispetto a quello cristallizzato della tradizione lirica precedente. 407