I secolo a.C. TEMI nel TEMPO Spleen: la fatica di vivere Il vocabolo inglese spleen può avere molte traduzioni: tristezza , disperazione , angoscia esistenziale . Non è una condizione nuova dell uomo moderno, questa descritta da Baudelaire: sotto nomi diversi, essa è anzi sempre esistita. E se ne è scritto da sempre. Il tedio di Orazio 1300 Gli antichi romani parlavano di taedium vitae. A questa condizione di insoddisfazione e instabilità interiore dedica una riflessione costante, fra gli altri autori latini, il poeta Orazio (I secolo a.C.), rappresentandola come il sentimento che costringe a fuggire da sé stessi e dalla quotidianità, nella vana ricerca di un luogo dove sia possibile trovare pace e sicurezza. Il viaggio si rivela però inutile per coloro che inseguono il miraggio della felicità. Scrive Orazio: «Non mutano il proprio animo, ma solo il clima coloro che attraversano il mare (Epistole, I, 11, v. 27). L accidia di Dante e Petrarca 1826 Nel Medioevo si parla invece di accidia. Nella morale cristiana, essa è uno dei sette peccati capitali, una malattia dello spirito che provoca in chi ne soffre una sorta di disgusto per la vita e dunque blocca l agire dell uomo e la sua crescita spirituale, in definitiva la sua relazione con Dio. Non a caso per Dante tale colpa è meritevole della dannazione eterna. Gli accidiosi, sospirando sotto l acqua fangosa della palude Stigia, brontolano queste parole: «Tristi fummo / ne l aere dolce che dal sol s allegra, / portando dentro accidioso fummo: / or ci attristiam ne la belletta negra (Inferno, VII, 121-123). Anche Petrarca, nel Secretum, si accusa di fronte a sant Agostino di soffrire di questa tendenza del proprio animo. La noia di Leopardi Per Giacomo Leopardi il peggiore dei mali è proprio questo senso di tedio, che egli chiama in molti modi ma soprattutto «noia . In un epistola in endecasillabi, scritta nel 1826, Al conte Carlo Pepoli, egli ironizza su quanti cercano, illudendosi, di vincere la scontentezza e la noia che li affligge viaggiando senza meta. Da Sartre a Tondelli: nausea, male oscuro e «scoramenti oggi Nel romanzo La nausea (1938), il filosofo esistenzialista Jean-Paul Sartre (1905-1980) eleva a emblema del malessere e della sofferenza interiore dell uomo moderno proprio questa condizione di disagio destabilizzante come un «mal di mare . Di male oscuro parla invece Giuseppe Berto (1914-1978), che confeziona nell omonimo romanzo (1964) il diario di una nevrosi, un monologo interiore in cui l io narrante descrive la propria discesa agli inferi, fisica e psichica. Nel racconto Autobahn (1980), compreso in Altri libertini, Pier Vittorio Tondelli (1955-1991) parla di «scoramenti , moti che affollano l animo come un «vischioso male : «comincia ad attaccarti la bassa pancia, quindi sale su allo stomaco e lo agita in tremolio di frullatore e dopo diventa ansia che è come un sospiro trattenuto che dice vengo su eppoi non viene mai .