T18 Temporale L’osservazione della natura coinvolge anche fenomeni atmosferici la cui genesi per millenni è stata percepita come oscura e inesplicabile. Dimentico delle scoperte scientifiche raggiunte nella sua epoca, il poeta-fanciullo si pone con inquieto stupore di fronte alle immagini che annunciano un temporale e di fronte al lampo e al tuono che si manifestano al suo inizio, cogliendo in questi fenomeni motivi di turbamento e paura. Riportiamo qui di seguito tre liriche di tematicamente legate tra loro, sebbene composte in momenti diversi: viene concepita durante un viaggio a Siena nel 1892 ed è pubblicata nella terza edizione della raccolta. Myricae Temporale Ballata minima di settenari. Metro e dell’inizio di un temporale Suoni colori  Asset ID: 116 ( )  let-audlet-temporale-g-pascoli320.mp3 Audiolettura Un bubbolìo lontano… Rosseggia l’orizzonte, come affocato, a mare; nero di pece, a monte,   stracci di nubi chiare: 5     tra il nero un casolare: un’ala di gabbiano. il brontolìo del tuono. bubbolìo: 1 infuocato (preziosismo letterario). dalla parte del mare. affocato: 3 a mare: nubi sfilacciate come stracci. stracci di nubi: 5 il del v. 6 è una macchia bianca come un’ala di gabbiano. un’ala di gabbiano: 7 casolare T19 Il lampo La lirica è composta nel 1891 e viene pubblicata nella terza edizione di  . Per quanto tematicamente legata a   e in particolare al  , con cui condivide la forma strofica, da esse si distingue per la sensazione disarmante di paura che la natura può trasmettere quando si mostra in tutta la sua incontrollata potenza. La rapida apparizione della casa bianca sembra corrispondere alla visione fulminea di un occhio umano stupefatto, tanto che il componimento è stato interpretato come una «metafora degli ultimi momenti del padre agonizzante» (Nava). Myricae Temporale Tuono Ballata minima di endecasillabi. Metro Un’ improvvisa illuminazione   Asset ID: 117 ( )  let-altvoc-il-lampo-myricae110.mp3 Audiolettura E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto   una casa apparì sparì d’un tratto; 5     come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera. il lampo rivela le forme autentiche della realtà prima nascosta dal buio; il verbo al singolare per due soggetti è una costruzione a senso, che sottolinea l’unità indistinta di cielo e terra. cielo… qual era: 1 sottinteso “di nubi”. ingombro: 3 perché non è ancora scoppiato il tuono. tacito: 4  >> pagina 513  T20 Il tuono appartiene a una fase successiva rispetto ai due precedenti componimenti e viene inserito in   solo nella quinta edizione, nel 1900, quale seguito del  . Alla paura generata dal lampo segue – ancora inquietante – il fragore del tuono, che però si smorza presto, fino a un silenzio rotto a sua volta, finalmente, da una voce umana che si leva limpida, rassicurante e consolante: quella di una madre che canta una ninna nanna. Il tuono  Myricae Lampo Ballata minima di endecasillabi. Metro La   dopo la  consolazione paura  Asset ID: 118 ( )  let-audlet-il-tuono-g-pascoli330.mp3 Audiolettura E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d’arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,   e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, 5     e poi vanì. Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla. scosceso. arduo: 2 con un rumore sordo. cupo: 4 produsse un rumore simile a un’eco, come fa l’onda nella risacca, quando rifluisce dopo essersi infranta sulla battigia o sugli scogli. rimareggiò rinfranto: 5 svanì. vanì: 6 Dentro il TESTO I contenuti tematici Una lettura superficiale di queste tre poesie potrebbe indurre a cogliere soltanto i tratti tipici dell’impressionismo di Pascoli: la brevità del testo, la rappresentazione di un effetto meteorologico transitorio mediante poche pennellate cromatiche, la costruzione del quadro per tocchi giustapposti ricordano da vicino l’istintiva modalità con cui i pittori dell’Impressionismo francese dipingevano le loro tele. Oltre la semplicità delle impressioni In realtà, come scrive Elio Gioanola, «i temporali pascoliani non si risolvono mai in pioggia, perché sono temporali “psicologici”, non reali. Riflettono assai più una turbata condizione interiore che una situazione vera». Le immagini visive e coloristiche del paesaggio naturale infatti non vanno lette in chiave realistica: non è la scena in sé a contare, ma i riflessi della realtà sconvolta e le sensazioni che essa suggerisce alla sensibilità soggettiva del poeta. L’evento naturale acquista un valore simbolico e la mera percezione sensoriale assume un’impronta visionaria, quasi onirica: in tal modo, sulla vita della natura si proiettano, come sempre, le suggestioni dolorose che tormentano la psiche di Pascoli. Nel caso dei tre testi riportati, ci presenta soprattutto il quadro visivo di un paesaggio nei momenti precedenti l’esplosione del fenomeno: il suono del tuono è appena percettibile in lontananza e tutta l’attenzione dell’autore si indirizza ai colori della campagna in attesa della tempesta. e , liriche non a caso poste una dopo l’altra nell’edizione definitiva di , costituiscono due momenti legati fra loro: all’istante accecante del lampo segue il fragore del tuono. Tale continuità è sottolineata dalla ripresa, nel primo verso del , di un sintagma presente nell’ultimo verso del : . Ma mentre , nel rappresentare gli effetti luminosi sul paesaggio di un bagliore che lacera la notte, si conclude veicolando sensazioni di turbamento e di angoscia, , dopo aver reso gli effetti sonori, finisce all’insegna di un senso di raccoglimento e protezione, grazie all’immagine di una madre che culla il suo bambino, un’immagine tesa a suggerire l’idea di un «nido» tranquillo. Temporale Il lampo Il tuono Myricae Tuono Lampo notte nera Il lampo Il tuono Temporali interiori  >> pagina 514  Le scelte stilistiche Dopo il primo verso, che dà la nota uditiva, il rumore di fondo, la lirica prosegue su impressioni visive, immagini prive di nessi logici e di legami sintattici. C’è un solo verbo alla forma finita, (v. 2), eccezione all’interno di uno stile nominale. Quest’ultimo è costituito da parole-immagine e parole-oggetto, in una successione paratattica di immediata evidenza, con sintagmi impressionistici tipicamente pascoliani – (v. 4), (v. 5) – e la finale apposizione analogica per la quale un casolare bianco sul nero sfondo temporalesco viene assimilato a (v. 7), effimera e precaria apparizione (forse simbolo della famiglia? Del candido «nido»?) nella violenza turbinosa del mondo. Rosseggia nero di pece stracci di nubi un’ala di gabbiano Temporale : suono, ma soprattutto visione Nel troviamo ancora gli strumenti tipici dell’impressionismo pascoliano: l’ellissi dei verbi ai vv. 2-3 e la coordinazione per asindeto ai vv. 5 ( ) e 7 ( ), in entrambi i casi senza neanche l’impiego della virgola, scelta che trasmette un ulteriore senso di velocità e immediatezza. La peculiarità della poesia sta però soprattutto nel fatto di essere legata alla vita di Pascoli, per quanto non esplicitato. Le analogie riferite alla terra ( , v. 2) e al cielo ( , v. 3) e l’ossimoro (v. 4) conferiscono un senso di morte e di angoscia. La similitudine degli ultimi due versi carica ulteriormente il quadro di risvolti inquietanti: la casa che appare grazie al lampo per poi scomparire subito dopo viene paragonata a un occhio che, rapido, si apre e si chiude ed , a esprimere l’attonito terrore dell’uomo di fronte alle tempeste della vita. Lampo apparì sparì s’aprì si chiuse ansante, livida, in sussulto ingombro, tragico, disfatto tacito tumulto largo esterrefatto Di chi è quest’ ? Pascoli non lo rivela nel testo, ma in una prefazione scritta per la terza edizione di , e poi rimasta inedita, spiega che è quello del padre agonizzante che lancia il suo ultimo sguardo prima di spirare, dopo essere stato colpito dal “lampo” della fucilata: «I pensieri che tu, o padre mio benedetto, facesti in quel momento, in quel batter d’ala […]. Quale intensità di passione! Come un lampo in una notte buia buia: dura un attimo e ti rivela tutto un cielo pezzato, lastricato, squarciato, affannato, tragico; una terra irta piena d’alberi neri che si inchinano e si svincolano, e case e croci». occhio Myricae Il lampo : analogia tra paesaggio e animo umano Se è tutto incentrato sul piano visivo, nel prevale nettamente il piano uditivo. È infatti evidente, in tutta la rappresentazione, l’impiego di procedimenti fonosimbolici a rendere il rumore del tuono: in particolare ai vv. 2-3 ( ), al v. 4 ( ) e al v. 5 ( ). Il lampo Tuono a un tratto, col fragor d’arduo dirupo / che frana rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo rimareggiò rinfranto Il dinamismo del suono è rappresentato attraverso immagini plastiche, come se si trattasse di descrivere qualcosa di concreto, fisico, materiale: verbi come “rimbalzare” e “rotolare” (v. 4) potrebbero essere impiegati, più propriamente che per un rumore, a proposito di una sfera, una pietra o qualcosa di simile, come “rimareggiare” (v. 5) si riferisce normalmente all’acqua del mare. Opzioni lessicali che conferiscono alla rappresentazione uno spessore particolarmente originale. Il tuono : fonosimbolismo e plasticità  >> pagina 515 Verso le COMPETENZE Comprendere Dai un sottotitolo al contenuto di ciascuna delle tre liriche. 1 Analizzare Ricava gli schemi delle rime delle tre liriche. 2 Analizza, nei tre componimenti, i rapporti tra piano metrico e piano sintattico ( , pause interne ai versi ecc.), spiegando in che modo essi influiscono sul ritmo complessivo. 3 enjambement Trova nei tre componimenti eventuali . 4 climax Rintraccia in osimbolici. 5 Temporale i termini fon Nel quali vocaboli sembrano umanizzare il paesaggio? 6 Lampo Individua nel ni. 7 Tuono le allitterazio Interpretare Quale immagine della natura si ricava da queste tre liriche? 8 In ciascuna delle tre liriche, il primo verso è staccato dagli altri. Quale e co? 9 ffetto consegue a tale stac Quali sensazioni trasmettono i colori di ? 10 Temporale Nel sono presenti alcuni elementi in antitesi: il (v. 2) del tuono e il (v. 6) della madre, il con cui termina il primo verso e la con cui si chiude l’ultimo. Quale può essere il significato simbolico di tali antitesi? 11 Tuono fragor cupo canto soave nulla culla Produrre  Fai un confronto fra   da una parte e   e   dall’altra, evidenziando analogie e differenze. Quale delle ultime due liriche ti sembra più simile alla prima? Perché? 12 Scrivere per confrontare. Temporale Il lampo Il tuono  Il pittore inglese Joseph Mallord William Turner (1775-1851) ha dedicato gran parte della propria ricerca artistica alla rappresentazione dei fenomeni atmosferici. Cerca in rete alcune riproduzioni delle sue opere che hanno come tema temporali e tempeste e ponile a confronto con le poesie di Pascoli che hai appena letto. Scrivi un testo argomentativo di circa 20 righe in cui spieghi qual è, a tuo avviso, la rappresentazione artistica più emozionante e suggestiva: quella poetica o quella pittorica? 13 Scrivere per argomentare. T21 Novembre A novembre, poco dopo la ricorrenza del giorno dei morti, durante la cosiddetta “estate di San Martino” le giornate sono spesso limpide e il clima così mite che per un istante si ha la sensazione di non essere in autunno, ma in una luminosa e dolce giornata primaverile. Per Pascoli – che parte dai dati naturalistici per caricarli di significati simbolici – non si tratta però che di un’illusione: il silenzio greve della natura e un lontano cadere di foglie suggeriscono l’idea di un lento, freddo e inesorabile declinare della vita. Strofe saffiche, formate da 3 endecasillabi e 1 quinario. Metro Un’illusione di  e una realtà di  primavera  morte  Asset ID: 119 ( )  let-altvoc-novembre-myricae120.mp3 Audiolettura Gemmea l’aria, il sole così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, e del prunalbo l’odorino amaro                                           senti nel cuore…   Ma secco è il pruno, e le stecchite piante 5     di nere trame segnano il sereno, e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante                                            sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, 10     di foglie un cader fragile. È l’estate,                                            fredda, dei morti. limpida e fredda come una gemma. Gemmea: 1 biancospino. prunalbo: 3 il profumo non viene percepito materialmente poiché a novembre il biancospino è sfiorito, ma avvertito come un’impressione in fondo all’anima. senti nel cuore: 4 spoglie e rigide come stecchi. stecchite: 5 disegni. il cielo. trame: 6 il sereno: nel cielo autunnale non volano uccelli, e il terreno gelato risuona sotto i piedi come se fosse internamente scavato, vuoto. e vuoto il cielo… sembra il terreno: 7-8 si tratta di un’ipallage e, al tempo stesso, di una sinestesia: il lieve suono delle foglie che cadono viene reso mediante un termine che designa una sensazione tattile ( ). di foglie un cader fragile: 11 fragile  >> pagina 516  Dentro il TESTO I contenuti tematici Le apparenze della natura ingannano lo spettatore: sembra primavera, invece siamo alle soglie dell’inverno. Le piante sono secche, il cielo vuoto, la terra sotto i passi produce un suono quasi tombale, il vento trascina le foglie cadute, la luce del sole illumina una scena che, a ben guardare, è statica e gelida. Il componimento è tutto incentrato sul «motivo ricorrente dell’inganno dei sensi di fronte alle labili parvenze d’una realtà contraddittoria e indecifrabile, che nel suo intimo sembra celare solo caducità e vuoto» (Nava). Al di là dell’apparenza Le scelte stilistiche Il testo si basa su una struttura bipartita, che contrappone la prima strofa alle successive. Attraverso i particolari del paesaggio – la luce del sole, i colori (il bianco degli albicocchi e del prunalbo), il profumo amarognolo dei biancospini in fiore (l’ , v. 3) – la prima strofa sembra delineare un quadro primaverile e lieto. La sensazione di serenità è percepita attraverso i sensi: l’espressione ambigua (v. 2) e (v. 4) attesta la trasfigurazione della realtà naturale operata dalla memoria e dall’immaginazione, preparando lo svelamento dell’illusione. odorino amaro ricerchi senti nel cuore Infatti il quadro positivo viene smentito subito dopo dall’avversativa, in posizione di forte rilievo, all’inizio della seconda strofa ( , v. 5), che comincia così all’insegna di un brusco stacco. Qui il colore nero ( , v. 6) si contrappone alle “macchie di bianco” della prima strofa; l’aria (v. 1) viene sostituita da un cielo (v. 7); il cupo rumore del terreno percosso rimanda un’eco lugubre. Ma nere trame gemmea vuoto La terza strofa, infine, è tutta incentrata su notazioni uditive: un unico, profondo silenzio (sono assenti i rumori della natura primaverile), interrotto soltanto dal fruscio delle foglie cadenti. L’ultima frase del componimento ( / , vv. 11-12) suggella, attraverso un ossimoro ( ), la sua tematica funebre: al di là delle apparenze iniziali, la sostanza del paesaggio è di freddo e di morte. “Estate dei morti” è espressione popolare per indicare l’estate di San Martino, ma il poeta la carica dei risvolti legati alla propria luttuosa esperienza familiare. È l’estate, fredda, dei morti estate fredda La struttura della lirica Verso le COMPETENZE COMPRENDERE Attribuisci un breve titoletto a ciascuna delle tre strofe. 1 ANALIZZARE 2 Individua nel testo lo schema delle rime ed eventuali enjambement : quale ritmo danno al componimento? 3 Come puoi definire la sintassi? È coerente con la struttura rimica? 4 Trova nel testo termini ed espressioni riferite ai colori: quali osservazioni puoi fare? 5 Individua nel testo le seguenti figure retoriche:   a sinestesia; b allitterazione;  ossimoro. c 6 Quali termini alludono al motivo della morte su cui si chiude il componimento?  >> pagina 517  INTERPRETARE 7 Confronta questo paesaggio autunnale con quelli presenti in altri testi pascoliani: quali osservazioni generali puoi fare? Produrre   8 Scrivere per esporre.  Facendo riferimento anche agli altri testi letti, sviluppa il seguente tema in un testo espositivo di circa 40 righe: “Situazioni atmosferiche, fenomeni meteorologici e loro risvolti simbolici nelle poesie di  Myricae ”. CONSONANZE DISSONANZE ■ UMBERTO PIERSANTI Una “poesia pascoliana” Nella letteratura italiana dell’ultimo mezzo secolo, non c’è forse un poeta più “pascoliano” del marchigiano Umberto Piersanti (n. 1941), autore particolarmente attento, nella sua produzione in versi, alla concretezza della natura e ai temi della terra e del paesaggio. Egli stesso ha riconosciuto più volte che la lezione di Pascoli è stata di fondamentale importanza nel suo percorso artistico. «Pascoli», ha dichiarato in un’intervista, «mi ha insegnato la precisione dei dettagli e delle parole per indicare la natura, oltre al gusto per una lingua che non ha perso la cadenza e il ritmo della musica. Benché usi parole “basse”, umili, quello di Pascoli è ancora un canto spiegato. Sebbene apra alla modernità novecentesca, Pascoli è ancora, per fortuna, un grande lirico». E ancora: «Pascoli ha dimostrato che essere un “poeta di natura” significa non soltanto dire qualcosa sulla natura, ma essere artista di grandi campi visivi. Vuol dire buttare la testa in mezzo ai fiori, conoscere colori, odori, sapori, emozionarsi di fronte allo scoiattolo che sale sul ramo o al passerotto che passa mezz’ora a beccare un cachi sull’albero. Poi tutto questo bisogna saperlo rendere in poesia. La natura è uno dei grandi archetipi della poesia, insieme con l’amore e lo scorrere del tempo. Questo è ciò che cerco di fare nei miei versi: essere poeta di natura. E in Pascoli ho un validissimo modello». Di Piersanti riportiamo due brevi brani tratti dal poemetto (nella raccolta , 1967). Canzone d’autunno La breve stagione Il vento greve d’odori tra le fronde il passero arruffato vicino è il tempo dei crisantemi e l’erbe marcite e sarà gelo. […] È la gioia azzurra e tremula della campanula lo stupore del muschio nella guazza del mattino. “ Preludio (Settembre) ” Agrifoglio verde rilucente tra castagni spogli dritti folti degradanti a branchi sui fianchi dell’Appennino esili e tristi come mani giunte agli spazi d’azzurro cui incombe l’oscura minaccia della nube. […] “ Novembre ”