T1 Per Vincenzo Caldesi otto mesi dopo la sua morte , 18 Giambi ed epodi «E così se ne vanno i buoni, e rimane una gran canaglia che sta in agguato», scrive Carducci a un amico alla notizia della morte di Vincenzo Caldesi (1817-1870), garibaldino di Faen­za, combattente a difesa della Repubblica romana. Otto mesi dopo, nel marzo del 1871, quest’ode ne rievoca l’esempio eroico, il quale pare dimenticato da un’Italia indegna e meschina che ha tradito l’insegnamento e il coraggio dei patrioti morti per la sua libertà. Strofe di 4 versi di endecasillabi e settenari con rime alternate. METRO La gloria del  , la vergogna del  passato presente Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria dormi, Vincenzio mio: de’ subdoli e de’ fiacchi oggi è l’istoria e de i forti l’oblio.   Deh non conturbi te questo ronzare 5     di menzogne e di vanti! No, s’anco le tue zolle attraversare potessero i miei canti e su ’l disfatto cuor sonarti come la favolosa tromba, 10     no, gridar non vorrei di Roma il nome su la tua sacra tomba. Pur, se chino su ’l tumolo romito io con gentile orgoglio dir potessi – Vincenzio, risalito 15     abbiamo il Campidoglio, – tu scuoteresti via da le fredde ossa il torpor che vi stagna, tu salteresti su da la tua fossa, o leon di Romagna, 20     per rivederla ancor, Roma, a cui ’l verbo di libertà gittasti, per difenderla ancor, Roma, a cui ’l nerbo de la vita sacrasti. Dormi, povero morto. Ancor la soma 25     ci grava del peccato: impronta Italia domandava Roma, Bisanzio essi le han dato. i furbi e i mediocri. vili. subdoli: 3 fiacchi: coloro che amano la libertà e la patria. i forti: 4 disturbi. conturbi: 5 sfoggio di chi millanta patriottismo. vanti: 6 la terra che ricopre la tua tomba. le tue zolle: 7 giungere risuonando fino a te facendoti risuscitare dalla morte. su… sonarti: 9 quella dell’Apocalisse, nel giorno del giudizio universale. la favolosa tromba: 10 la città era stata annessa al Regno d’Italia da pochi mesi, dopo la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870). Roma: 11 tuttavia, se, chinandomi sul tuo sepolcro solitario (romito), io con dignitosa fierezza potessi dirti. -15 Pur… dir potessi: 13 la via sacra dei trionfatori romani. Campidoglio: 16 nel 1849 il patriota era stato membro della Costituente della Repubblica romana. ’l verbo: 21 letteralmente, la forza, l’energia fisica; metaforicamente, gli anni migliori. ’l nerbo: 23 il peso. la soma: 25 così Carducci definisce la vile politica del ceto dirigente italiano. peccato: 26 con insistenza. impronta: 27 città che indica decadenza e corruzione. Proprio quest’immagine finale ispirerà il titolo di una famosa rivista romana della fine dell’Ottocento, “Cronaca bizantina”. Bisanzio: 28 Giovanni Fattori, , 1870. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte. Soldato a cavallo  >> pagina 54  T2 Piemonte , 5 Rime e ritmi Pur lontani dalla sensibilità dei lettori di oggi, questi versi restano comunque di grande interesse storico-documentario, non solo in quanto espressione dell’impegno civile dell’autore, ma anche (e forse soprattutto) come testimonianza di una mentalità e di un gusto tipici dell’Italia a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento. Iniziato da Carducci a Ceresole Reale (borgo dell’Alta Valle Orco, nel Torinese), nel luglio del 1890, il componimento viene ultimato nel mese di settembre dello stesso anno. Strofe saffiche. METRO Il mito dei  della  martiri  libertà Su le dentate scintillanti vette salta il camoscio, tuona la valanga da’ ghiacci immani rotolando per le selve croscianti:   ma da i silenzi de l’effuso azzurro 5     esce nel sole l’aquila, e distende in tarde ruote digradanti il nero volo solenne. Salve, Piemonte! A te con melodia mesta da lungi risonante, come 10     gli epici canti del tuo popol bravo, scendono i fiumi. Scendono pieni, rapidi, gagliardi, come i tuoi cento battaglioni, e a valle cercan le deste a ragionar di gloria 15     ville e cittadi: Saluto al Piemonte aguzze. quelle del Gran Paradiso, presso le quali Carducci trascorre una vacanza estiva. dentate: 1 vette: per il rumore degli alberi travolti dalla valanga. croscianti: 4 che si spande tutt’intorno. effuso: 5 in lenti giri, che a mano a mano si avvicinano al terreno. in tarde ruote digradanti: 7 : valoroso. bravo 11 cercano borgate e città pronte (deste) a parlar loro di gloria. cercan le deste… ville e cittadi: 15-16 la vecchia Aosta di cesaree mura ammantellata, che nel varco alpino èleva sopra i barbari manieri l’arco d’Augusto: 20     Ivrea la bella che le rosse torri specchia sognando a la cerulea Dora nel largo seno, fosca intorno è l’ombra di re Arduino: Biella tra ’l monte e il verdeggiar de’ piani 25     lieta guardante l’ubere convalle, ch’armi ed aratri e a l’opera fumanti camini ostenta: Cuneo possente e pazïente, e al vago  declivio il dolce Mondovì ridente, 30    e l’esultante di castella e vigne suol d’Aleramo; e da Superga nel festante coro de le grandi Alpi la regal Torino incoronata di vittoria, ed Asti 35     repubblicana. Rassegna delle città piemontesi l’antica Aosta, circondata come da un mantello dalle mura erette da Cesare Augusto ( ). L’imperatore romano fondò Augusta Praetoria (nome latino di Aosta) nel 25 a.C. la vecchia Aosta di cesaree mura ammantellata: 17-18 cesaree i castelli medievali. barbari manieri: 19 costruito ad Aosta dall’imperatore per celebrare la vittoria sulla popolazione celtica dei Salassi (25 a.C.). arco d’Augusto: 20 quelle del castello eretto nel 1357 da Amedeo VI di Savoia (1334-1383), rosse per il colore dei mattoni. rosse torri: 21 nell’azzurra Dora Baltea (è il maggior fiume delle Alpi Occidentali e percorre tutta la Valle d’Aosta e un tratto del Piemonte, per confluire nel Po quale affluente di sinistra). a la cerulea Dora: 22 marchese di Ivrea (X-XI sec.), fu proclamato a Pavia re nel 1002, ma, dopo aver fallito il suo progetto di formare un regno nell’Italia settentrionale, si ritirò in convento. re Arduino: 24 la fertile vallata (latinismo). l’ubere convalle: 26 attrezzi da lavoro (altro latinismo). armi: 27 ciminiere che fumano durante il lavoro. a l’opera fumanti camini: 27-28 perché, durante la sua storia, dovette subire numerosi assedi. vago: delicato. pazïente: 29 rigoglioso. castelli (la forma ricalca il neutro plurale latino). esultante: 31 castella: il Monferrato; Aleramo è il capostipite degli Aleramici che dominavano quei luoghi. suol d’Aleramo: 32 dal colle torinese sul quale sorge la basilica fatta erigere da Vittorio Amedeo II di Savoia (1666-1732) in ricordo della vittoria sui francesi, ottenuta nel 1706; è complemento d’agente del successivo (v. 35). le Alpi che cingono Torino somigliano a un coro festoso. da Superga: 33 da Superga incoronata festante coro: perché capitale del Regno di Sardegna prima, d’Italia dopo. regal: 34 Asti fu un libero comune sin dalla metà dell’XI secolo. Asti repubblicana: 35-36 Fiera di strage gotica e de l’ira di Federico, dal sonante fiume ella, o Piemonte, ti donava il carme novo d’Alfieri. 40     Venne quel grande, come il grande augello ond’ebbe nome; e a l’umile paese sopra volando, fulvo, irrequïeto, – Italia, Italia – egli gridava a’ dissueti orecchi, 45     a i pigri cuori, a gli animi giacenti. – Italia, Italia – rispondeano l’urne d’Arquà e Ravenna: e sotto il volo scricchiolaron l’ossa sé ricercanti lungo il cimitero 50     de la fatal penisola a vestirsi d’ira e di ferro. Il mito di Vittorio Alfieri Asti è orgogliosa per la resistenza opposta ai goti (nel 403) e a Federico Barbarossa, che la distrusse due volte (nel 1155 e nel 1163) per punirla dell’adesione alla Lega Lombarda. Fiera di strage gotica e de l’ira di Federico: 37-38 il Tanaro, il maggior affluente di destra del Po, che rimbomba per il rumore delle sue acque. sonante fiume: 38 Vittorio Alfieri (1749-1803) è autore di una poesia nuova ( ), in quanto ispirata da nuovi ideali di libertà. il carme novo d’Alfieri: 39-40 carme novo si riferisce sempre ad Alfieri ( ), che amava far derivare il suo nome da , il soldato romano che portava il vessillo dell’aquila, simbolo della legione. quel grande, come il grande augello ond’ebbe nome: 41-42 quel grande aquilifer l’Italia è umile perché ridotta in schiavitù. l’umile paese: 42 dai capelli rossi. fulvo: 43 non più abituati a sentire quel nome. dissueti: 45 i luoghi dove sono sepolti, rispettivamente, Petrarca e Dante, i primi poeti ad aver invocato il nome Italia. Arquà e Ravenna: 48 sotto il volo di Alfieri le ossa dei morti italiani ( : l’Italia come “terra dei morti” è un’immagine che Carducci eredita dal poe­ta francese Alphonse de Lamartine, 1790-1869) scricchiolarono nel ricomporsi tra loro ( ) per vestirsi di collera e di armi ( ) contro il nemico straniero. Carducci riecheggia l’ dell’ (1858) del poeta risorgimentale Luigi Mercantini (1821-1872): «Si scopron le tombe, si levano i morti». e sotto… ferro: 49-52 cimitero de la fatal penisola sé ricercanti ferro incipit Inno di Garibaldi – Italia, Italia! – E il popolo de’ morti surse cantando a chiedere la guerra; e un re a la morte nel pallor del viso 55     sacro e nel cuore trasse la spada. Oh anno de’ portenti, oh primavera de la patria, oh giorni, ultimi giorni del fiorente maggio, oh trionfante 60     suon de la prima italica vittoria che mi percosse il cuor fanciullo! Ond’io, vate d’Italia a la stagion più bella, in grige chiome oggi ti canto, o re de’ miei verd’anni, 65     re per tant’anni bestemmiato e pianto, che via passasti con la spada in pugno ed il cilicio Rievocazione di Carlo Alberto si sollevò. surse: 54 Carlo Alberto (1798-1849), re votato ( ) alla morte nel pallore del viso e per intima, segreta disposizione, dichiarò guerra ( ) agli austriaci il 23 marzo 1848. un re a la morte nel pallor… trasse la spada: 55-57 sacro trasse la spada il poeta si riferisce al 1848, quando iniziò la Prima guerra d’indipendenza. anno: 57 il 29 e il 30 maggio vi furono l’eroica resistenza degli italiani a Curtatone e Montanara, nonché le vittorie di Goito e Peschiera. ultimi… maggio: 59 Carducci aveva all’epoca tredici anni. il cuor fanciullo: 62 negli anni della gioventù. a la stagion più bella: 63 maledetto e compianto per le sue alterne fortune. bestemmiato e pianto: 66 l’autore mette qui in evidenza la religiosità del re (il è una cintura penitenziale stretta al corpo) e la sua irresolutezza, che lo assimila ad Amleto, il principe danese protagonista dell’omonima tragedia di William Shakespeare, assillato dal dubbio e dalle incertezze. che via passasti… italo Amleto: 67-69 cilicio al cristian petto, italo Amleto. Sotto il ferro e il fuoco del Piemonte, sotto 70     di Cuneo ’l nerbo e l’impeto d’Aosta sparve il nemico. Languido il tuon de l’ultimo cannone dietro la fuga austriaca morìa: il re a cavallo discendeva contra 75     il sol cadente: a gli accorrenti cavalieri in mezzo, di fumo e polve e di vittoria allegri, trasse, ed, un foglio dispiegato, disse resa Peschiera. 80     Oh qual da i petti, memori de gli avi, alte ondeggiando le sabaude insegne, surse fremente un sol grido: Viva il re d’Italia! Arse di gloria, rossa nel tramonto, 85     l’ampia distesa del lombardo piano; palpitò il lago di Virgilio, come velo di sposa che s’apre al bacio del promesso amore: pallido, dritto su l’arcione, immoto, 90     gli occhi fissava il re: vedeva l’ombra del Trocadero. La vittoria di Goito il poeta allude alla battaglia di Goito, la più importante vittoria dell’esercito piemontese sotto Carlo Alberto, in cui i nemici furono sbaragliati grazie all’artiglieria della brigata Piemonte, alla forza ( ) della brigata Cuneo e all’impeto della brigata Aosta. Sotto il ferro e il fuoco… sparve il nemico: 69-72 nerbo dall’altura da cui seguiva le operazioni militari. discendeva: 75 si recò. trasse: 79 il re dichiarò che Peschiera, prima sotto l’Austria, si era arresa. Il foglio che viene dispiegato è il dispaccio che annunciava la resa austriaca a Peschiera. disse resa Peschiera: 79-80 della casa Savoia, piemontesi. sabaude: 82 della pianura lombarda. del lombardo piano: 86 il lago di Garda, cantato da Virgilio nelle . Ma il lago è di Virgilio anche perché il poeta latino era originario della non lontana Mantova. il lago di Virgilio: 87 Georgiche dello sposo. del promesso amore: 89 teneva fissi. fissava: 91 la vittoria era offuscata dal ricordo dell’assedio alla fortezza del Trocadero, presso Cadice, in Spagna, in cui erano asserragliati i liberali spagnoli. All’assedio Carlo Alberto aveva partecipato volontariamente nel 1823. vedeva… Trocadero: 91-92 E lo aspettava la brumal Novara e a’ tristi errori mèta ultima Oporto. Oh sola e cheta in mezzo de’ castagni 95     villa del Douro, che in faccia il grande Atlantico sonante a i lati ha il fiume fresco di camelie, e albergò ne la indifferente calma tanto dolore! 100  Sfaceasi; e nel crepuscolo de i sensi tra le due vite al re davanti corse una miranda vision: di Nizza il marinaro biondo che dal Gianicolo spronava 105  contro l’oltraggio gallico: d’intorno splendeagli, fiamma di piropo al sole, l’italo sangue. Su gli occhi spenti scese al re una stilla, lenta errò l’ombra d’un sorriso. Allora 110  venne da l’alto un vol di spirti, e cinse del re la morte. Innanzi a tutti, o nobile Piemonte, quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria diè a l’aure primo il tricolor, Santorre 115  di Santarosa. Esilio e morte di Carlo Alberto presso la nebbiosa ( ) città piemontese l’esercito di Carlo Alberto fu sconfitto il 23 marzo 1849: la sera stessa il sovrano abdicò e fu costretto a peregrinare in un triste esilio ( ) fino all’ultima meta di Oporto, in Portogallo (dove sarebbe morto nel luglio del 1849). la brumal… Oporto: 93-94 brumal tristi errori la residenza di Carlo Alberto presso il fiume Duero, che sfocia nell’Atlantico, presso Oporto. villa del Douro: 96 ospitò. albergò: 99 si logorava nel dolore. Sfaceasi: 101 quella terrena e quella celeste. tra le due vite: 102 meravigliosa. miranda: 103 Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza nel 1807. di Nizza il marinaro: 103-104 allusione alla resistenza della Repubblica romana contro l’assalto delle truppe francesi ( ). dal Gianicolo… gallico: 105-106 oltraggio gallico pietra dal colore rosso vivo. piropo: 107 lacrima. stilla: 109 la schiera delle anime degli eroi dell’indipendenza. un vol di spirti: 111 il patriota piemontese Santorre di Santarosa (1783-1825) fece sventolare ( ) il tricolore ad Alessandria nel marzo 1821 e poi andò esule in Grecia, dove morì a Sfacteria, un’isoletta nel Mar Ionio, combattendo per la libertà dei greci contro i turchi. quei… Santorre di Santarosa: 114-116 diè a l’aure E tutti insieme a Dio scortaron l’alma di Carlo Alberto. – Eccoti il re, Signore, che ne disperse, il re che ne percosse. Ora, o Signore, 120  anch’egli è morto, come noi morimmo, Dio, per l’Italia. Rendine la patria. A i morti, a i vivi, pe ’l fumante sangue da tutt’ i campi, per il dolore che le regge agguaglia 125  a le capanne, per la gloria, Dio, che fu ne gli anni, pe ’l martirio, Dio, che è ne l’ora, a quella polve eroica fremente, a questa luce angelica esultante, 130  rendi la patria, Dio; rendi l’Italia a gl’italiani. Preghiera dei martiri della libertà ci mandò in esilio. ci colpì. ne disperse: 119 ne percosse: restituiscici. Rendine: 122 campi di battaglia. campi: 124 rende uguali. agguaglia: 125 nel presente; il riferimento è alle repressioni successive al fallimento della Prima guerra d’indipendenza. ne l’ora: 128 polvere degli eroi morti, che ancora palpita di amor patrio. polve… fremente: 129  >> pagina 59  Dentro il TESTO Abbiamo presentato insieme i due testi in quanto espressione dell’esperienza civile di Carducci nelle diverse fasi della sua carriera poetica e della sua militanza politica. Nel primo caso troviamo il poeta nei panni dell’“agitatore”, che denuncia la viltà e le incertezze del governo postunitario con sarcasmo e con un linguaggio violentemente realistico che rasenta (e quasi oltrepassa) i margini dell’invettiva; nel secondo caso Carducci ci appare, magniloquente e retorico, nella sua posa di celebratore dei miti ufficiali, di poe­ta vate cantore delle glorie nazionali. Da una parte il ribelle giacobino e democratico che sferza e accusa, dall’altra l’erede della grandezza antica e il garante dei valori civili, proposti al pubblico borghese dell’Italia umbertina. Le due facce dell’impegno politico di Carducci I contenuti tematici Nel primo componimento, la figura di Vincenzo Caldesi viene presentata, come quelle di altri combattenti e martiri del Risorgimento, avvolta e protetta nella gloriosa atmosfera riservata agli eroi. Ma l’esaltazione del patriota diventa, in realtà, un pretesto per denunciare come il suo esempio di uomo forte e generoso sia del tutto dimenticato: prevalgono la furbizia, la mediocrità e un’ipocrita esibizione di falso patriottismo ( / , vv. 5-6). Roma, per la quale egli ha speso il meglio dei suoi anni, è stata sì conquistata e sottratta al potere della Chiesa, ma senza gloria, attraverso un compromesso, per mezzo di un meschino risultato diplomatico ottenuto con il consenso dei francesi, tradizionali alleati della Santa Sede. La città simbolo per cui hanno dato la vita gli uomini del Risorgimento non assomiglia alla Roma dei fasti antichi: è invece una nuova Bisanzio, popolata da squallidi avventurieri e politicanti corrotti. questo ronzare  di menzogne e di vanti Per Vincenzo Caldesi otto mesi dopo la sua morte : il contrasto tra ideale e reale Le scelte stilistiche L’indignazione del poeta sfocia qui, come in buona parte delle liriche della raccolta , in una reazione che è, al tempo stesso, sferzante e amara. Come in ogni invettiva, che mette a confronto il passato e il presente, l’ideale e il reale (lo insegna l’amato modello Dante), l’espressione della collera richiede una resa stilistica e lessicale specifica. Del tutto estranee al tessuto aulico di altre liriche carducciane, troviamo qui diverse strategie formali, che sono specchio di altrettanti moti psicologici: l’intonazione affettuosa dei primi versi, resa dall’apostrofe ( , v. 2) e dall’anafora ( , vv. 1-2); il disgusto, che trapela dalla minaccia dell’esclamazione e da immagini popolaresche ( / , vv. 5-6); la commozione, che affiora dal dialogo del poeta con sé stesso (significativo il che rivolge alle proprie intenzioni nei vv. 7 e 11) e con l’amico perduto, invocato come se fosse ancora vivo; la sicurezza di essere nel giusto, che cogliamo nelle ripetizioni sintattiche accorate ( , v. 21; , v. 23) e nell’acredine esibita nei versi finali ( / , vv. 27-28). Giambi ed epodi Vincenzio mio dormi Deh non conturbi te questo ronzare di menzogne e di vanti! no per rivederla ancor per difenderla ancor impronta Italia domandava Roma, Bisanzio essi le han dato La forma estetica dello sdegno I contenuti tematici Tipico risultato del “poeta professore” che forgia un canto epico a beneficio della patria, presenta una serie di medaglioni e ritratti celebrativi delle glorie risorgimentali. L’autore procede per contiguità di immagini: dalle montagne (che danno il nome alla regione e che il poeta ammira dal suo rifugio estivo, nei pressi del Gran Paradiso) alle sue caratteristiche naturali (i camosci, le valanghe, le foreste, le aquile) e ai fiumi; dai fiumi alle città che sorgono sulle loro rive; dalle città ai relativi riferimenti storici: Aosta sta ad Augusto come Ivrea corrisponde subito ad Arduino ecc., fino ad Asti, città natale di Vittorio Alfieri. Quest’ultimo, eletto da tutta la nostra cultura risorgimentale a simbolo e anticipatore dell’Unità nazionale, suscita nel poeta il ricordo della Prima guerra d’indipendenza e in particolare di Carlo Alberto, accompagnato ora davanti a Dio dagli eroi piemontesi (primo fra tutti, Santorre di Santarosa) che, in nome del sangue versato sui campi di battaglia, implorano che l’Italia sia restituita per sempre agli italiani. Piemonte Piemonte : un’epica galleria di ritratti  >> pagina 60 Le scelte stilistiche Non abbiamo dubbi che la lettura dell’ode possa suscitare negli studenti lo stesso effetto provato da critici, anche autorevoli, che, proprio a partire da versi come questi, hanno parlato di Carducci come dell’espressione della «mediocrità culturale della nostra società postunitaria, retoricamente impegnata nel ricupero dei valori risorgimentali e classico-romani a rinforzo di un nazionalismo povero di contenuti» (Gioanola). In effetti, l’ode può essere considerata una rassegna degli artifici tipici della pomposa tradizione civile italiana. L’oratoria solenne alla quale aspira il poeta si serve di tutto un armamentario stilistico, lessicale e retorico che schiaccia l’ispirazione sotto il grave peso di una cultura poderosa e di un’erudizione storica decisamente ampollosa. I lunghi periodi in cui la poesia si snoda accolgono figure convenzionali quali la prosopopea (il Piemonte e le sue città parlano e pulsano di vita propria), le esclamazioni, le ripetizioni, le metafore, i latinismi, il enfatico della preghiera finale con cui gli “spiriti magni” piemontesi chiedono a Dio la libertà dell’Italia. climax La forma estetica della celebrazione patriottica Verso le COMPETENZE Per Vincenzo Caldesi otto mesi dopo la sua morte COMPRENDERE Fai la parafrasi dell’epodo. 1 In che modo il poeta si rivolge al patriota morto? 2 ANALIZZARE Quali immagini ed espressioni poetiche evidenziano il divario tra passato glorioso e presente umiliante? 3 interpretare Perché ai vv. 3-4 il poeta dice che ? 4 de’ subdoli e de’ fiacchi oggi è l’istoria / e de i forti l’oblio Piemonte Produrre  A commento di questa poesia, Luigi Pirandello scriverà: «Questi versi risuonarono a lungo nel cuore di ciascuno di noi che non avevamo dismesso il sogno mazziniano: ci colpirono come una frustata ed ebbero una diffusione immediata». Come spieghi questa affermazione? Scrivi un testo argomentativo di circa 10 righe. 5 Scrivere per argomentare. Piemonte COMPRENDERE Riassumi gli elementi paesaggistici descritti da Carducci nella parte iniziale della poesia. 6 A quali eventi storici fa riferimento il poeta? 7 Perché, secondo Carducci, Dio deve restituire l’Italia agli italiani? 8 Fai la parafrasi dei vv. 117-132. 9 ANALIZZARE Ai vv. 7-8 troviamo l’espressione . Di quale figura retorica si tratta? Come spieghi l’immagine usata da Carducci? 10 nero / volo Individua le anastrofi e gli iperbati nei vv. 93-116. 11 Elenca i personaggi storici e letterari citati o evocati dal poeta, precisandone la funzione nel testo. 12 INTERPRETARE Quale immagine dell’autore emerge da questo testo? 13 Produrre  Al di là della forma antiquata in cui viene espresso da Carducci, ritieni che il patriottismo da lui esaltato sia un valore ancora attuale? Può ancora manifestarsi nella civiltà contemporanea un sentimento di orgoglio nazionale? Se sì, in quale modo? Scrivi un testo argomentativo di circa 30 righe. 14 Scrivere per argomentare.