Il superomismo 4 L’approdo superomistico di d’Annunzio è visibile compiutamente a partire dalla stesura dei romanzi pubblicati , negli anni Novanta. Tuttavia estetismo e superomismo sono, tanto nella sua poetica quanto nella sua ideologia, strettamente connessi tra loro: facce della stessa medaglia, aspetti complementari dell’ispirazione sensuale e dell’affermazione della vitalità pura come norma suprema che non deve obbedire a niente e a nessuno. dopo Il piacere Per d’Annunzio il superuomo è infatti una creatura di sensibilità superiore, un individuo eccezionale al quale spettano il diritto e il dovere di opporsi all’insulsa realtà borghese, per realizzare senza incertezze il proprio . «Il mondo», scrive nelle , «è un dono magnifico largito dai pochi ai molti, dai liberi agli schiavi, da coloro che pensano e sentono a coloro che debbono lavorare»: i pochi, i liberi, coloro che pensano e sentono rappresentano una che, attraverso il culto del bello e un’anima risoluta, potrà (e dovrà) imporsi sulla massa, in spregio alle comuni leggi del bene e del male. dominio sulla realtà Vergini delle rocce nuova aristocrazia dello spirito Un individuo al di sopra della morale comune Lettura critica p. 618   Questa concezione antidemocratica, evidentemente connaturata in d’Annunzio, è abbozzata già nelle sue prime opere, ma viene richiamata come una precisa dopo la lettura delle opere del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ( p. 28), a partire dal 1892. In un articolo uscito nel luglio del 1893 sulle colonne del quotidiano “La Tribuna”, il poeta, nei panni del giornalista, presenta ai lettori l’autore di come «uno dei più originali spiriti che sieno comparsi in questa fine di secolo», «un rivoluzionario ma un rivoluzionario aristocratico», insistendo così da subito sugli elementi del pensiero di Nietzsche che egli predilige. visione dell’uomo e del mondo ▶ Così parlò Zarathustra L’incontro con la filosofia di Nietzsche L’ dannunziana del pensiero nietzschiano è, infatti, del tutto : il poeta accoglie l’esaltazione della volontà di potenza, il disprezzo per le masse, il culto della civiltà classica e la rivendicazione della componente “dionisiaca” e irrazionale dell’uomo (quella libera) a scapito di quella “apollinea” e ordinata (cioè razionale), mentre ignora la critica radicale delle ideologie e del progresso, che pure ne costituisce un aspetto centrale. L’interpretazione di d’Annunzio si appunta, infatti, sugli elementi più aggressivi e vitalistici, insiste sulla polemica contro l’uguaglianza e sottolinea la concezione dell’uomo e dell’artista posti al di sopra delle norme morali. assimilazione parziale e personale In tal modo il pensiero di Nietzsche da “critico” diventa, nella lettura di d’Annunzio, “pratico”, ossia una sorta di , che non comporta la distruzione di tutti i valori borghesi ma la loro sublimazione in un elementare corredo ideologico, fatto di bei gesti, azioni eroiche, proclami incendiari e pulsioni antidemocratiche. morale dell’azione La manipolazione dannunziana Ecco perché, a differenza del superuomo nietzschiano, quello dannunziano si impegna anche nella : è il caso soprattutto di Claudio Cantelmo, il protagonista delle , il quale non si limita al culto del bello e dell’arte (come faceva Andrea Sperelli nel ), ma aspira a combattere la corruzione, la volgarità delle masse e la degenerazione del sistema parlamentare. battaglia politica Vergini delle rocce Piacere Una teoria al servizio della politica L’esempio offerto da Cantelmo viene messo in pratica dallo stesso d’Annunzio, secondo il quale la volontà di potenza va estesa alla dimensione politica, in una tensione continua a superare i vincoli imposti dalla moderna società imborghesita. Come dimostra la sua attività (l’elezione a parlamentare nella Destra e poi il clamoroso passaggio alla Sinistra, il nazionalismo interventista e l’impresa fiumana, lo stesso rapporto di amore e odio con  Mussolini), il sistema di idee di d’Annunzio è  al di sopra di schemi , etichette e partiti: più che rispondere a un criterio oggettivo e a una coerente logica progettuale, esso risulta del tutto soggettivo e si risolve ancora una volta in un’ autocelebrazione . Non a caso il poeta è sempre alla ricerca di un’affermazione personale, di un palcoscenico da cui indicare alla collettività, con il piglio del capo carismatico, mete, ambizioni e battaglie. Un tentativo che riesce certamente al d’Annunzio intellettuale, non altrettanto a quello politico: lo sdegnoso isolamento nel quale volle rinchiudersi, nella casa-mausoleo-tomba del Vittoriale, esprime, in fondo, proprio il suo    , costretto a vivere in solitudine e ad accettare dal regime una venerata ma mesta “imbalsamazione”. fallimento quale uomo d’azione Il superuomo in azione  >> pagina 575  >> pagina 11  T6 Il manifesto del superuomo Le vergini delle rocce Il protagonista del romanzo, Claudio Cantelmo, esprime il proprio disgusto per la decadenza italiana, auspicando che presto un’aristocrazia di poeti e uomini superiori sovverta le regole della democrazia e i princìpi della società borghese, instaurando un regno consacrato alla bellezza e all’arte. Un   in polemica con la   del presente individuo superiore degradazione Chiedevano intanto i poeti, scoraggiati e smarriti, dopo aver esausta la dovizia delle 1 rime nell’evocare imagini d’altri tempi, nel piangere le loro illusioni morte e nel numerare i colori delle foglie caduche; chiedevano, alcuni con ironia, altri pur senza: «Qual può essere oggi il nostro officio? Dobbiamo noi esaltare in senarii doppii il 2 suffragio universale? Dobbiamo noi affrettar con l’ansia dei decasillabi la caduta dei 5        3 re, l’avvento delle repubbliche, l’accesso delle plebi al potere? Non è in Roma, come già fu in Atene, un qualche demagogo Cleofonte fabbricante di lire? Noi potremmo, 4 per modesta mercede, con i suoi stessi strumenti accordati da lui, persuadere gli increduli che nel gregge è la forza, il diritto, il pensiero, la saggezza, la luce…». Ma nessuno tra loro, più generoso e più ardente, si levava a rispondere: «Difendete 10     la Bellezza! È questo il vostro unico officio. Difendete il sogno che è in voi! Poiché oggi non più i mortali tributano onore e riverenza ai cantori alunni della Musa che li predilige, come diceva Odisseo, difendetevi con tutte le armi, e pur 5 con le beffe se queste valgano meglio delle invettive. Attendete ad inacerbire con 6 i più acri veleni le punte del vostro scherno. Fate che i vostri sarcasmi abbiano tal 15     virtù corrosiva che giungano sino alla midolla e la distruggano. Bollate voi sino all’osso le stupide fronti di coloro che vorrebbero mettere su ciascuna anima un marchio esatto come su un utensile sociale e fare le teste umane tutte simili come le teste dei chiodi sotto la percussione dei chiodajuoli. Le vostre risa frenetiche 7 salgano fino al cielo, quando udite gli stallieri della Gran Bestia vociferare nell’assemblea. 20     8 Proclamate e dimostrate per la gloria dell’Intelligenza che le loro dicerie non sono men basse di quei suoni sconci con cui il villano manda fuori per la bocca il vento dal suo stomaco rimpinzato di legumi. Proclamate e dimostrate 9 che le loro mani, a cui il vostro padre Dante darebbe l’epiteto medesimo ch’egli diede alle unghie di Taide, sono atte a raccattar lo stabbio ma non degne di levarsi 25     10 per sancire una legge nell’assemblea. Difendete il Pensiero ch’essi minacciano, la Bellezza ch’essi oltraggiano! Verrà un giorno in cui essi tenteranno di ardere i libri, di spezzare le statue, di lacerare le tele. Difendete l’antica liberale opera dei vostri 11 maestri e quella futura dei vostri discepoli, contro la rabbia degli schiavi ubriachi. 12 Non disperate, essendo pochi. Voi possedete la suprema scienza e la suprema forza 30     del mondo: il Verbo. Un ordine di parole può vincere d’efficacia micidiale una 13 formula chimica. Opponete risolutamente la distruzione alla distruzione!». 14 15 esaurita la ricchezza. esausta la dovizia: 1 compito. officio: 2 sono i metri usati per lo più dalla poesia risorgimentale e di contenuto civile. Ironicamente, d’Annunzio sbeffeggia i poeti che cantano in versi argomenti che egli giudica volgari e prosaici, quali quelli della politica democratica. senarii… decasillabi: 3 L’ateniese Cleofonte fu un demagogo della seconda metà del V secolo a.C. che venne definito in senso spregiativo “produttore di arpe” dall’oratore Andocide. Si chiedono dunque con ironia i poeti se non ci sia a Roma un , cioè un poeta o un politico disposto a esaltare il popolo per ottenerne il consenso. Cleofonte… lire: 4 fabbricante di lire i poeti. cantori… Musa: 5 adoperatevi per inasprire. Attendete ad inacerbire: 6 i chiodaioli producono le teste dei chiodi tutte uguali; allo stesso modo, anche i democratici vorrebbero che tra gli uomini non vi fossero distinzioni. ciascuna anima… chiodajuoli: 7 i rappresentanti del Parlamento vengono dipinti come servi della democrazia (l’immagine della Gran Bestia è tratta da Nietzsche, che così designa in modo dispregiativo il popolo). stallieri della Gran Bestia: 8 i discorsi dei democratici vengono assimilati ai rutti emessi dai contadini dopo aver mangiato legumi. suoni sconci… legumi: 9 nell’ (XVIII, 130-136), Dante colloca tra gli adulatori la meretrice Taide, rappresentandola immersa nello sterco, mentre «si graffia con l’unghie merdose, / e or s’accoscia e ora è in piedi stante». La lunga perifrasi sta dunque a indicare, con un’immagine volgare che contrasta con il carattere dotto del riferimento letterario, le mani “merdose” dei democratici (lo è il letame). epiteto… stabbio: 10 Inferno stabbio propria di uomini liberi (“liberali” erano chiamate nel Medioevo le attività che richiedevano un’applicazione intellettuale). liberale: 11 l’allusione è alle sommosse e alle rivoluzioni, durante le quali la massa inferocita si accanisce sugli oggetti d’arte. la rabbia degli schiavi ubriachi: 12 la parola. il Verbo: 13 cioè la parola può essere più efficace di un esplosivo nel cambiare il mondo. Un ordine… chimica: 14 i poeti devono distruggere ciò che ha distrutto la bellezza del passato, cioè la società borghese. Opponete… alla distruzione: 15  >> pagina 576 Dentro il TESTO I contenuti tematici Paladino di una nobiltà d’intelletto e di spirito, il superuomo Cantelmo si scaglia contro la società borghese, democratica, mercantile, che attenta alla bellezza, contaminando le glorie del passato, umiliando la nazione, profanando lo spirito sacro della stirpe italica. Il suo è un vero e proprio proclama di una guerra santa: una nuova aristocrazia dell’anima è chiamata a respingere i dogmi dell’egualitarismo, che minacciano di livellare l’umanità impedendo agli spiriti eletti di assolvere la loro funzione di guida e ispirazione. La crociata dei superuomini Nel suo manifesto ideologico, Cantelmo-d’Annunzio non propone tuttavia un nostalgico sogno regressivo. Il suo programma di riscatto non intende muovere dal rimpianto del passato: la modernità non va respinta, ma liberata dal dominio del denaro e della merce che la borghesia vi ha instaurato. Quello del superuomo sarà dunque un messaggio concreto, rivolto, più che alla classe aristocratica (un esteta fiacco e irresoluto come l’Andrea Sperelli del non avrebbe potuto aderirvi), a una nuova avanguardia di spiriti privilegiati. Questi saranno soprattutto i poeti e gli intellettuali in genere, i quali dovranno difendere la bellezza e la sua espressione quasi religiosa ( , r. 31) senza isolarsi dal mondo, ma uscendo dalla sterile torre d’avorio dell’arte e gettandosi nella mischia per contrastare la corruzione e la mediocrità imperanti. Piacere il Verbo Il compito storico dell’artista moderno D’Annunzio attribuisce dunque una funzione pratica e politica alla letteratura e un ruolo ambizioso agli artisti, posti idealmente a capo della collettività e dello Stato. Alla causa della riscossa, però, non serviranno tutti i poeti: quelli languidi e sentimentali, (r. 1), potranno far compagnia ai cantori del (r. 5) e dell’ (r. 6). Sarà invece essenziale il contributo di quanti avranno la forza di combattere la (r. 20) parlamentare, seguendo l’esempio di coraggio e forza civile offerto dal (r. 24) e alimentando il sogno di un riscatto epocale. scoraggiati e smarriti suffragio universale accesso delle plebi al potere Gran Bestia padre Dante Il rifiuto del sentimentalismo  >> pagina 577  Le scelte stilistiche La prosa che abbiamo letto ha evidentemente ben poco di romanzesco. Il monologo di Cantelmo ha l’aspetto, il tono e lo stile di un’orazione profetica, di un comizio, in cui un registro sublime e uno volgare si mescolano sapientemente per colpire e infiammare l’uditorio. D’Annunzio, insomma, sperimenta e affina qui gli strumenti di abile conoscitore degli umori della massa, blandita e stimolata dalla sua accesa arte oratoria, con la quale avvincerà le folle alle adunate della campagna interventista. La prova generale del tribuno Il linguaggio del superuomo non può che essere “gridato” e aggressivo, come deve esserlo una violenta requisitoria. Poiché l’argomentazione conta fino a un certo punto, ciò che cattura l’attenzione è l’affermazione risoluta, la sentenza, la frase a effetto, l’ordine retorico: troviamo perciò metafore e similitudini con le quali si sbeffeggiano gli avversari ( , r. 20; …, rr. 21-22), profezie apocalittiche ( …, r. 27), interrogative retoriche, esclamazioni accorate, ripetizioni ( …, …, rr. 4 e 5; …, …, rr. 21 e 23, ecc.) e apostrofi ( …, rr. 11, 26, 28; …, r. 16; …, r. 32), con cui il poeta tenta di coinvolgere gli “eletti” come lui nella comune battaglia di civiltà. gli stallieri della Gran Bestia le loro dicerie non sono men basse di quei suoni sconci Verrà un giorno Dobbiamo Dobbiamo Proclamate e dimostrate Proclamate e dimostrate Difendete Bollate Opponete L’astuta retorica del capopopolo Verso le COMPETENZE Comprendere Riassumi l’atto d’accusa che Cantelmo rivolge al proprio tempo. 1 In che cosa consiste l’appello che il protagonista lancia ai poeti? 2 ANALIZZARE Inserisci nella tabella gli aggettivi che nel testo si riferiscono alla visione superomistica e quelli relativi al mondo borghese. 3 Superuomo Borghesia             INTERPRETARE Perché, secondo te, il testo è ricco di riferimenti alla civiltà classica? 4 Produrre  Come Andrea Sperelli, Claudio Cantelmo inneggia alla bellezza, essendo anch’egli un esteta. Tuttavia i due personaggi sono assai diversi tra loro. Confrontali in un testo espositivo di circa 20 righe. 5 Scrivere per confrontare.  E se il protagonista di  , invece di invocare un potere autoritario, pronunciasse un comizio democratico? Prova a scrivere, con il medesimo slancio poetico, un testo di circa 20 righe che assomigli a un’orazione, in cui difendi i princìpi della democrazia. 6 Scrivere per argomentare. Le vergini delle rocce Dibattito in classe  Secondo il protagonista del romanzo, Claudio Cantelmo, l’arte è destinata ai pochi che siano in grado di apprezzarla; oggi invece si pensa che essa sia patrimonio comune di tutti, e si cerca di diffonderne la conoscenza e la frequentazione con iniziative varie (ingressi gratuiti nei musei, festival artistici e letterari…): tu che cosa ne pensi? Discutine con i compagni. 7