Glossario A Accumulazione L elencazione ordinata e coerente, o anche caotica e casuale, di più parole, immagini o aggettivi con lo scopo di trasmettere un idea o un immagine complessiva. Esempio: «Arene gemmee come / tritume di gemme, ceppaie / d alghe, chiari coralli, / fuchi di porpora, negre / ulve (G. d Annunzio, Maia, Laus Vitae, XI, 43-47). Accusativo alla greca Costrutto proprio della lingua greca, si ritrova in altre lingue come il latino o l italiano ad esprimere il complemento di limitazione. Chiamato anche a. di relazione, corrisponde alle espressioni italiane quanto a , relativamente a , per quanto riguarda e simili. Impiegata principalmente con riferimento alle parti del corpo, è una costruzione tipica della lingua letteraria. Esempio: «le fiorenti ragazze occhi pensosi (G. Pascoli, Galline, v. 8). Adynaton Figura retorica che consiste nell affermare l impossibilità che una cosa avvenga, subordinandone l avverarsi a un altro fatto ritenuto impossibile. Esempio: «Quando avrò queto il core, asciutti gli occhi, / vedrem ghiacciare il foco, arder la neve (F. Petrarca, Canzoniere, 30, 9-10). Allegoria Figura retorica, per la quale si affida a una scrittura (o in genere a un contesto, anche orale) un senso riposto e allusivo, diverso da quello che è il contenuto logico delle parole. Diversamente dalla metafora , la quale consiste in una parola, o tutt al più in una frase, trasferita dal concetto a cui solitamente e propriamente si applica ad altro che abbia qualche somiglianza col primo, l a. è il racconto di un azione che dev essere interpretata diversamente dal suo significato apparente. Esempio: l a. delle tre fiere nella Divina Commedia. Allitterazione Ripetizione, esatta o approssimativa, spontanea o ricercata, di lettere o sillabe, di solito iniziali, di due o più vocaboli successivi. Esempio: «squassavano le cavallette / finissimi sistri d argento (G. Pascoli, L assiuolo, vv. 19-20); « e profondi, parve prodigiosa (G. d Annunzio, Il piacere, I, cap. 2). Anacoluto Costrutto sintattico consistente nel susseguirsi di due costruzioni diverse di uno stesso periodo, la prima delle quali resta incompiuta, mentre la seconda porta a compimento il pensiero. Più genericamente, qualsiasi costrutto in cui non vie- 688 ne osservata la sintassi normale. Frequente nel parlare familiare e nei proverbi, è spesso utilizzato dagli scrittori, o per maggiore efficacia o per riprodurre il linguaggio del popolo. Esempio: «io, la mia patria or è dove si vive (G. Pascoli, Romagna, v. 51). Anadiplosi Figura retorica che consiste nella ripetizione dell ultima parte di un segmento sintattico (prosa) o metrico (verso) nella prima parte del segmento successivo; risponde a una semantica di tipo aggiuntivo e la seconda occorrenza è un espansione della prima. Esempio: «E piove su le tue ciglia, / Ermione. / Piove su le tue ciglia nere (G. d Annunzio, La pioggia nel pineto, vv. 95-97). Anafora Figura retorica che consiste nel ripetere, in principio di verso o di proposizione, una o più parole con cui ha inizio il verso o la proposizione precedente. Esempio: «sei ne la terra fredda, / sei ne la terra negra; / né il sol più ti rallegra / né ti risveglia amor (G. Carducci, Pianto antico, vv. 13-16). Analogia Procedimento di cui si valgono tendenze poetiche moderne, come l ermetismo e la poesia pura che, per esigenza di una maggiore intensità lirica, cercano di rinnovare il linguaggio poetico fuori d ogni comune nesso logico e sintattico, sostituendo al rapporto tradizionale della comparazione il rapporto di identità. Effetto primo del procedimento analogico è la soppressione del come . Esempi: «tra il nero un casolare: / un ala di gabbiano (G. Pascoli, Temporale, vv. 6-7); «Le mani del pastore erano un vetro / levigato da fioca febbre (G. Ungaretti, L isola, vv. 23-24); «Si levano tremuli scricchi / di cicale dai calvi picchi (E. Montale, Meriggiare pallido e assorto, vv. 11-12). Esempi affini si riscontrano in ogni epoca, soprattutto nella letteratura secentesca, in rapporto con l uso e il gusto barocco della metafora . Anastrofe Figura retorica che consiste nell inversione dell ordine delle parole all interno di un verso, allo scopo di ottenere particolari effetti di suono oppure dare rilevanza a un termine. Esempi: «Corron tra l Celio fosche e l Aventino / le nubi: il vento dal pian tristo move (G. Carducci, Dinanzi alle terme di Caracalla, vv. 1-2); «e del prunalbo l odorino amaro / senti nel cuore (G. Pascoli, Novembre, vv. 3-4). Anticlimax Figura retorica, detta anche gradazione discendente, che consiste nel di- sporre una serie di concetti o di vocaboli in ordine a mano a mano decrescente di forza e d intensità, per lo più in opposizione stilistica a una gradazione ascendente (o climax ). Esempio: « E mi dicono, Dormi! / mi cantano, Dormi! sussurrano, / Dormi! bisbigliano, Dormi! (G. Pascoli, La mia sera, vv. 33-35). Antifrasi Figura retorica che consiste nell esprimersi con termini di significato opposto a ciò che si pensa, o per ironia o per eufemismo. Esempio: «Noi potremmo [ ] persuadere gli increduli che nel gregge è la forza, il diritto, il pensiero, la saggezza, la luce (G. d Annunzio, Le vergini delle rocce). L espressione non può che essere letta in chiave ironica e antifrastica poiché a pronunciarla è il superuomo Claudio Cantelmo, fautore di un aristocrazia di poeti e di uomini superiori che aspira a sovvertire le regole e i princìpi del «gregge plebeo e piccolo-borghese. Antitesi Figura retorica consistente in un accostamento di parole o concetti contrapposti che acquistano maggior rilievo dalla vicinanza e dalla disposizione per lo più simmetrica. Si può ottenere sia affermando una cosa e negando insieme la sua contraria, sia mettendo a contrasto due fatti opposti e ambedue reali. Esempi: «Canto le ebbrezze dei bagni d azzurro, / e l Ideale che annega nel fango (E. Praga, Preludio, vv. 25-26); «Son luce ed ombra; angelica / farfalla o verme immondo (A. Boito, Dualismo, vv. 1-2). Antonomasia Figura retorica consistente nel sostituire il nome di una persona o di una cosa con un appellativo o una perifrasi che lo identifichi inequivocabilmente. Esempio: il giullare di Dio per indicare san Francesco. Apocope Caduta di una vocale finale e in generale di uno o più fonemi al termine di una parola (dir per dire, son per sono, gran per grande). Apostrofe Figura retorica per la quale chi parla interrompe la forma espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola a concetti personificati, a soggetti assenti o scomparsi, o anche al lettore. Quando è accompagnata da toni violenti, ironia o sarcasmo, è detta invettiva. Esempi: «Dormi, avvolto nel tuo mantel di gloria / dormi, Vincenzio mio (G. Carducci, Giambi ed epodi, 18, 1-2); «Romagna solatìa, dolce paese, / cui regnarono Guidi e Malatesta, / cui tenne pure il Passator