T5 Sviluppo e progresso In questo testo la moderna società dei consumi e il suo potere persuasivo vengono letti sulla base di due categorie centrali nel pensiero pasoliniano: . I due vocaboli non sono sinonimi, in quanto indicano due realtà solo parzialmente coincidenti. sviluppo e progresso vs Quantità qualità Ci sono due parole che ritornano frequentemente nei nostri discorsi: anzi, sono le parole chiave dei nostri discorsi. Queste due parole sono «sviluppo» e «progresso». Sono due sinonimi? O, se non sono due sinonimi, indicano due momenti diversi di uno stesso fenomeno? Oppure indicano due fenomeni diversi che però si integrano necessariamente fra di loro? Oppure, ancora, indicano due fenomeni solo 5 parzialmente analoghi e sincronici? Infine; indicano due fenomeni «opposti» fra di loro, che solo apparentemente coincidono e si integrano? Bisogna assolutamente chiarire il senso di queste due parole e il loro rapporto, se vogliamo capirci in una discussione che riguarda molto da vicino la nostra vita anche quotidiana e fisica. Vediamo: la parola «sviluppo» ha oggi una rete di riferimenti che riguardano un 10 contesto indubbiamente di «destra». Chi vuole infatti lo «sviluppo»? Cioè, chi lo vuole non in astratto e idealmente, ma in concreto e per ragioni di immediato interesse economico? È evidente: a volere lo «sviluppo» in tal senso è chi produce; sono cioè gli industriali. E, poiché lo «sviluppo», in Italia, è questo sviluppo, sono per l’esattezza, nella fattispecie, 15 gli industriali che producono beni superflui. La tecnologia (l’applicazione della scienza) ha creato la possibilità di una industrializzazione praticamente illimitata, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali. I consumatori di beni superflui, sono da parte loro, irrazionalmente e inconsapevolmente d’accordo nel volere lo «sviluppo» (questo «sviluppo»). Per essi significa promozione sociale e 20 liberazione, con conseguente abiura dei valori culturali che avevano loro fornito i 1 modelli di «poveri», di «lavoratori», di «risparmiatori», di «soldati», di «credenti». La «massa» è dunque per lo «sviluppo»: ma vive questa sua ideologia soltanto esistenzialmente, ed esistenzialmente è portatrice dei nuovi valori del consumo. Ciò non toglie che la sua scelta sia decisiva, trionfalistica e accanita. 25 Chi vuole, invece, il «progresso»? Lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare, appunto, attraverso il «progresso»: lo vogliono gli operai, i contadini, gli intellettuali di sinistra. Lo vuole chi lavora e chi è dunque sfruttato. Quando dico «lo vuole» lo dico in senso autentico e totale (ci può essere anche qualche «produttore» che vuole, oltre tutto, e magari sinceramente, il progresso: 30 ma il suo caso non fa testo). Il «progresso» è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico. Ora è questa dissociazione che richiede una «sincronia» tra «sviluppo» e «progresso », visto che non è concepibile (a quanto pare) un vero progresso se non si creano le premesse economiche necessarie ad attuarlo. 35 Qual è stata la parola d’ordine di Lenin appena vinta la rivoluzione? È stata una parola d’ordine invitante all’immediato e grandioso «sviluppo» di un paese sottosviluppato. Soviet e industria elettrica... Vinta la grande lotta di classe per il «progresso» 2 adesso bisognava vincere una lotta, forse più grigia ma certo non meno grandiosa, per lo «sviluppo». Vorrei aggiungere però – non senza esitazione – che questa non è 40 una condizione obbligatoria per applicare il marxismo rivoluzionario e attuare una società comunista. L’industria e l’industrializzazione totale non l’hanno inventata né Marx né Lenin: l’ha inventata la borghesia. Industrializzare un paese comunista contadino significa entrare in competitività coi paesi borghesi già industrializzati. È ciò che, nella fattispecie, ha fatto Stalin. E del resto non aveva altra scelta. 45 ripudio, rifiuto. abiura: 1 qui il termine va inteso in senso politico e sociale. Vinta... per il «progresso»: 2 Dunque: la Destra vuole lo «sviluppo» (per la semplice ragione che lo fa); la Sinistra vuole il «progresso». Ma nel caso che la Sinistra vinca la lotta per il potere, ecco che anch’essa vuole – per poter realmente progredire socialmente e politicamente – lo «sviluppo». Uno «sviluppo», però, la cui figura si è ormai formata e fissata nel contesto dell'industrializzazione borghese. Tuttavia qui in Italia, il caso è storicamente 50 diverso. Non è stata vinta nessuna rivoluzione. Qui la Sinistra che vuole il «progresso», nel caso che accetti lo «sviluppo», deve accettare proprio questo «sviluppo»: lo sviluppo dell’espansione economica e tecnologica borghese. È questa una contraddizione? È una scelta che pone un caso di coscienza? Probabilmente sì. Ma si tratta come minimo di un problema da porsi chiaramente: cioè senza confondere mai, 55 neanche per un solo istante, l'idea di «progresso» con la realtà di questo «sviluppo». Per quel che riguarda la base delle Sinistre (diciamo pure la base elettorale, per parlare nell'ordine dei milioni di cittadini), la situazione è questa: un lavoratore vive nella coscienza l’ideologia marxista, e di conseguenza, tra gli altri suoi valori, vive nella coscienza l’idea di «progresso»; mentre, contemporaneamente, egli vive, 60 nell'esistenza, l’ideologia consumistica, e di conseguenza, a fortiori, i valori dello 3 «sviluppo». Il lavoratore è dunque dissociato. Ma non è il solo ad esserlo. Anche il potere borghese classico è in questo momento completamente dissociato: per noi italiani tale potere borghese classico (cioè praticamente fascista) è la Democrazia 4 cristiana. A questo punto voglio però abbandonare la terminologia che io (artista!) 65 uso un po’ a braccio e scendere a un’esemplificazione vivace. La dissociazione che spacca ormai in due il vecchio potere clerico-fascista, può essere rappresentato da due simboli opposti, e, appunto, inconciliabili: «Jesus» (nella fattispecie il Gesù del Vaticano) da una parte, e i «bluejeans Jesus» 5 dall’altra. Due forme di potere l’una di fronte all’altra: di qua il grande stuolo dei preti, dei soldati, dei benpensanti 70 e dei sicari; di là gli «industriali» produttori di beni superflui e le grandi masse 6 del consumo, laiche e, magari idiotamente, irreligiose. Tra l’«Jesus» del Vaticano e l’«Jesus» dei bluejeans, c’è stata una lotta. Nel Vaticano – all’apparire di questo prodotto e dei suoi manifesti – si son levati alti lamenti. Alti lamenti a cui per solito seguiva l’azione della mano secolare che provvedeva a eliminare i nemici che 75 la Chiesa magari non nominava, limitandosi appunto ai lamenti. Ma stavolta ai lamenti non è seguito niente. La longa manus è rimasta inesplicabilmente inerte. L’Italia è tappezzata di manifesti rappresentanti sederi con la scritta «chi mi ama mi segua» e rivestiti per l’appunto dei bluejeans Jesus. Il Gesù del Vaticano ha perso. Ora il potere democristiano clerico-fascista, 80 si trova dilaniato tra questi due «Jesus»: la vecchia forma di potere e la nuova realtà del potere... ancor più, a maggior ragione (in latino). a fortiori: 3 appare qui (come spesso anche altrove) molto netto il giudizio negativo di Pasolini sulla Democrazia Cristiana, accusata di una sostanziale continuità ideologica con il fascismo. Si tratta di una valutazione soggettiva, che tuttavia sottolinea la base borghese che in parte accomuna le due esperienze politiche. cioè praticamente fascista: 4 una marca di jeans, la cui pubblicità richiamava la figura di Gesù (cosa che aveva suscitato le proteste della Chiesa). i «blue-jeans Jesus»: 5 altrove Pasolini accusa apertamente il potere politico del tempo di connivenza con lo stragismo che insanguinò il paese a partire dalla fine degli anni Sessanta ( T6, p. 1088). e dei sicari: 6 ▶ Lenin in un manifesto di propaganda per la Nuova politica economica, Poster di Gustav Klutsis, 1930. >> pagina 1086 Dentro il TESTO I contenuti tematici Pasolini annette ai termini una connotazione apertamente politica. Quello di è un concetto che egli considera (r. ), legato agli interessi dei produttori (vale a dire degli industriali, dei grandi imprenditori e dei grossi gruppi di potere economico), mentre quello di è, specularmente, di sinistra: vuole il progresso (r. ). sviluppo e progresso sviluppo di «destra» 11 progresso chi lavora e chi è dunque sfruttato 28 significa un incremento di tipo meramente quantitativo della produzione, sganciato da una dimensione di tipo culturale e valoriale, mentre nel è insito un aspetto di tipo qualitativo: (rr. ). Lo determina nella massa l’assuefazione a un’ (r. ) consumistica assunta acriticamente a vantaggio dei profitti di chi produce (r. ), quando in realtà – come abbiamo appena visto – al popolo dovrebbe stare a cuore il : questa è per Pasolini una riprova della manipolazione delle coscienze operata dal potere dei consumi. Sviluppo progresso il «progresso» è dunque una nozione ideale (sociale e politica): là dove lo «sviluppo» è un fatto pragmatico ed economico 31-32 sviluppo ideologia 23 beni superflui 16 progresso Il valore politico di due concetti chiave >> pagina 1087 L’ultima parte del brano affronta un’analisi della posizione della politica di fronte ai cambiamenti in atto nell’economia e nella società, e in particolare in quel potere democristiano che Pasolini interpreta, sotto diversi aspetti, come la continuazione del fascismo. In un altro capitolo degli ( ) lo scrittore vede nello slogan pubblicitario dei jeans Jesus («Non avrai altri jeans all’infuori di me») un palese segno della scristianizzazione della società italiana, pervasa ormai da una “religione dei consumi” che può permettersi di parodiare, in chiave apertamente blasfema, il primo dei dieci comandamenti. Scritti corsari 17 maggio 1973. Analisi linguistica di uno slogan Qui si fa invece riferimento a un’altra campagna pubblicitaria della stessa ditta, analoga negli intenti e nelle modalità comunicative (i », rr. 78-79). L’autore nota come di fronte alle proteste della Chiesa in passato lo Stato sarebbe prontamente intervenuto facendo rimuovere gli slogan offensivi, mentre questa volta ciò non è avvenuto: ciò testimonia come il potere politico (anche quello , r. ) si dibatta (rr. ), vale a dire il vecchio potere statale ed ecclesiastico da una parte e il nuovo potere della società dei consumi dall’altra. manifesti rappresentati sederi con la scritta «chi mi ama mi segua democristiano clerico-fascista 80 tra questi due «Jesus»: la vecchia forma di potere e la nuova realtà del potere 80-81 La lotta tra due poteri Facciamo un passo indietro nel testo per un’ultima notazione: Pasolini intuisce e per molti versi anticipa i caratteri di un’economia globale che si sarebbe manifestata in tutte le sue potenzialità soltanto negli anni a venire. Quando scrive che (rr. ), non ha ancora di fronte a sé, ad esempio, tutto il mercato dei prodotti informatici e dei cosiddetti (computer, tablet, telefoni cellulari ecc., con tutte le loro varie applicazioni), ma è come se effettivamente ne intravedesse, in lontananza e in prospettiva, la nascita e lo sviluppo. la tecnologia [...] ha creato la possibilità di una industrializzazione praticamente illimitata, e i cui caratteri sono ormai in concreto transnazionali 16-18 new media Uno sguardo sull'economia globale Verso le COMPETENZE COMPRENDERE 1 Che rapporto intercorre, per Pasolini, tra i vocaboli sviluppo e progresso ? 2 Chi vuole il primo? E chi il secondo? 3 Perché per l’autore è necessaria una « sincronia » tra « sviluppo e progresso » (rr. 33-34 )? 4 In che cosa consiste la scissione dei lavoratori tra coscienza ed esistenza ? 5 Che cosa rappresentano i due «Jesus» (r. 68 ) di cui l’autore parla al termine del testo? ANALIZZARE 6 Elenca le esemplificazioni storiche ricordate da Pasolini: in che modo esse vengono utilizzate ai fini argomentativi? INTERPRETARE 7 A che cosa tende maggiormente la massa? Allo sviluppo o al progresso ? COMPETENZE LINGUISTICHE Individua nel testo i connettivi testuali distinguendoli fra connettivi gerarchici (ovvero i connettivi che strutturano la coerenza del testo, mostrando la progressione argomentativa e distinguendo tesi, antitesi, argomenti, conclusione…) e connettivi logico-semantici, ovvero connettivi che instaurano relazioni logiche e di significato (causa, conseguenza, finalità…) tra le parti del testo: dove prevalgono i primi e dove i secondi? perché? 8 Produrre Guardando al mondo odierno, quali aspetti della realtà socio-economica ti sembrano espressione di autentico e quali, invece, di mero (nell’accezione pasoliniana dei termini)? Argomenta la tua risposta in un testo di circa 40 righe, pensato come articolo di fondo per la pagina dei commenti di un quotidiano. 9 Scrivere per argomentare. progresso sviluppo