La narrativa italiana del primo Novecento Il romanzo della crisi Tra le due guerre emerge una tendenza della narrativa italiana, che fa riferimento alle caratteristiche tematiche, strutturali e formali del romanzo europeo di inizio secolo il cosiddetto romanzo della crisi , ben rappresentato in Italia, come abbiamo visto, da Luigi Pirandello e Italo Svevo. Al centro degli interessi di questi narratori vi è la volontà di esplorare le cause profonde e i meccanismi nevrotici che destabilizzano l individuo moderno, vittima di angosce e malesseri inesplicabili. Per questo si parla anche, in riferimento a questa corrente, di realismo psicologico . Giuseppe Antonio Borgese In tale ambito possiamo annoverare Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952), critico letterario e docente (uno dei pochi che abbandonano la cattedra, tenuta presso l Università di Milano, per non prestare giuramento di fedeltà al regime fascista), ma anche autore di un importante romanzo, Rubè (1921). Il protagonista, il giovane avvocato siciliano Filippo Rubè, vive a Roma gli entusiasmi dell interventismo e, dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, il disorientamento postbellico. Egli rappresenta il riuscito personaggio di un inetto, inquieto e insoddisfatto, incapace di aderire alla vita e di integrarsi nella società. L importanza dell opera risiede soprattutto nell efficacia della testimonianza storica, che mette in luce le speranze e le disillusioni di una generazione e rappresenta una critica spietata alle mitologie dannunziane dell estetismo e del superomismo: a contatto con la drammatica realtà della guerra e con le complesse problematiche economiche, sociali e politiche del dopoguerra, tali ideologie si rivelano infatti fallaci e illusorie. Federigo Tozzi Anche nell opera del senese Federigo Tozzi (1883-1920) troviamo il motivo tipicamente novecentesco dell inettitudine. I personaggi dei suoi romanzi sono tutti accomunati da un analoga ansia di analisi e di indagine della propria realtà interiore, oltre che di quella esterna. Non appagati dalle presunte certezze del senso comune (che siano fondate su una fede religiosa o su un ideologia politica), essi sono vittime della casualità degli accadimenti e incapaci di divenire artefici del proprio destino. Tra i romanzi di Tozzi, come vedremo, si ricordano soprattutto Con gli occhi chiusi (1919), Il podere (1921) e Tre croci (1920), gli ultimi due postumi. Romano Bilenchi Dalla provincia di Siena (nasce a Colle di Val d Elsa) proviene anche Romano Bilenchi (1909-1989). Più giovane di Tozzi, egli è destinato a una lunga carriera che continua nel secondo dopoguerra; tuttavia il suo capolavoro, Conservatorio di Santa Teresa, viene scritto tra il 1936 e il 1938, ma pubblicato nel 1940. un romanzo uno dei più belli, misteriosi, affascinanti del Novecento italiano fatto di pause e di silenzi, il cui protagonista, Sergio, è un bambino che vive nel magico mondo della villa di famiglia un podere nella campagna senese in un rapporto simbiotico con la madre Marta e con la zia Vera. Per i primi due terzi del romanzo la trama è tutt altro che densa: gli unici accadimenti sono piccoli fatti all apparenza banali, che però nella mente di Sergio fanciullo vengono ingranditi a dismisura; nell ultima parte, invece, si assiste a un infittirsi di eventi. Il conservatorio menzionato nel titolo è la scuola in cui Marta e Vera hanno studiato e dove nell ultima parte del libro verrà mandato lo stesso Sergio, che lì vivrà la propria maturazione. Compare allora la guerra (il primo conflitto mondiale), ma la storia politica rimane sullo sfondo, perché il romanzo è tutto incentrato sull interiorità del piccolo Sergio e sulla sua scoperta del mondo. Originale è anche lo stile, basato su un periodare lento e rarefatto (soprattutto nella prima parte, quella alla villa ), scevro però dei vezzi di certa prosa d arte del tempo. 313