La poesia italiana del primo Novecento Il frammentismo della Voce La breve storia della rivista La Voce viene fondata a Firenze nel dicembre del 1908 da Giuseppe Prezzolini ed è pubblicata fino al dicembre 1916, con periodicità dapprima settimanale e poi, dal 1914, quindicinale. diretta inizialmente dallo stesso Prezzolini (eccettuato un breve periodo, dall aprile all ottobre del 1912, in cui la direzione passa a Giovanni Papini); quindi, dal dicembre 1914, da Giuseppe De Robertis. Tra il maggio e il dicembre del 1915 appare un edizione strettamente politica (14 numeri) diretta da Prezzolini e poi da Antonio De Viti De Marco. Alla rivista si affianca la Libreria della Voce, che pubblica numerosi volumi e specialmente quaderni , sia di taglio storico-critico, sia di argomento letterario. Le diverse componenti ideologiche Nel fervore di inizio Novecento, in concomitanza con l opera di rinnovamento della cultura italiana promossa da Benedetto Croce, La Voce mira a impegnare le nuove forze intellettuali in un lavoro comune di analisi critica della realtà italiana, di revisione dei valori politici ed estetici, di ridefinizione dei rapporti fra cultura e società civile. Sul piano filosofico e scientifico la rivista prende posizione contro il tardo Positivismo, mentre su quello politico si schiera contro il moderatismo e il trasformismo giolittiano. In essa, comunque, confluiscono tendenze ideologiche tra loro anche molto diverse: accanto a un idealismo di matrice crociana, trovano spazio uno spiritualismo laico e uno spiritualismo cattolico, tendenze irrazionalistiche, misticheggianti e superomistiche (nietzschiane e dannunziane). Questa eterogeneità di indirizzi darà origine a contrasti insanabili, ma almeno nei primi anni (1908-1911) intorno alla rivista si sviluppa un lavoro collettivo ampio e fecondo. il caso, per esempio, del dibattito che lo storico e meridionalista Gaetano Salvemini (1873-1957) promuove sul problema del Mezzogiorno e sulle questioni del suffragio universale, dell analfabetismo e dell organizzazione della scuola. I letterati vociani Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Prezzolini, schieratosi apertamente per l intervento dell Italia, lascia La Voce , che sotto la direzione di Giuseppe De Robertis si trasforma in rivista esclusivamente letteraria la cosiddetta Voce bianca , dal colore della copertina , accogliendo le firme di poeti e prosatori emergenti. Tra i poeti vi sono Aldo Palazzeschi (di cui abbiamo già parlato trattando del Futurismo, h p. 405), Clemente Rebora, Dino Campana, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti (che ritroveremo più avanti). Tra i prosatori, ricordiamo i liguri Piero Jahier (1884-1966) e Giovanni Boine (1887-1917), il triestino Scipio Slataper (1888-1915) e il goriziano Carlo Michelstaedter (1887-1910). Le caratteristiche del vocianesimo Sebbene l opera di ciascuno di questi autori possieda specifiche peculiarità, alcuni tratti comuni consentono di parlare di una poetica vociana . In particolare, per quanto riguarda la poesia, ad accomunarli vi è la predilezione per i contenuti autobiografici e diaristici, la tendenza all abbandono sentimentale ed emotivo, il rifiuto delle strutture della poesia tradizionale (compresa quella di d Annunzio, che diventa il principale bersaglio polemico dei vociani), l aspirazione a una comunicazione diretta e immediata, l impressionismo soggettivistico ma anche, all opposto, la tendenza a un certo espressionismo, che attribuisce significati nuovi e inconsueti alle parole, caricandole di tensione e di violenza espressiva. Misticismo e frammentismo Soprattutto dopo il 1914, nella seconda fase della vita della rivista, i poeti vociani arrivano a vagheggiare un arte pura per questo la critica ha parlato di poesia pura , slegata da ogni vincolo con la realtà storica, sociale e civile. Secondo una concezione per la quale ciascun vocabolo ha in sé la propria autosufficienza, essi tendono a una sorta di misticismo 425