Letteratura e Grande guerra Uno per uno zaino alla mano e nei riposi ci contiamo (Piero Jahier) Il fascino oscuro della carneficina A distanza di un secolo, la Prima guerra mondiale non cessa di esercitare su di noi una strana, inquietante suggestione. Forse perché in essa cogliamo il tragico passaggio dalla vecchia alla nuova epoca: dall Ottocento con il suo vivace ottimismo al Novecento con le sue passioni sanguinarie, dalla Belle poque con la fiducia nel progresso alla modernità che urla il proprio desiderio di ribellione. Per italiani ed europei nessun evento era stato, fino a quel momento, così traumatico e devastante sia sul piano individuale sia su quello collettivo quanto quell inaudito e insensato fiume di sangue. Un evento cruciale D altra parte, leggendo i ricordi e le testimonianze dei poeti e degli scrittori che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, quell esperienza storica, si può verificare come fossero stati recepiti immediatamente il fascino ambiguo e l impressione profonda provocati da un così immane conflitto: la Grande guerra viene sin da subito interpretata come uno snodo epocale sul piano politico, economico, sociale e culturale. Niente sarà più come prima, il volto dell Europa e del mondo non potrà essere più lo stesso: una facile profezia, questa, destinata presto ad avverarsi con l avvento dei regimi totalitari (comunismo, fascismo, nazismo), figli, sia pure in diversa misura e secondo processi storici specifici, di quella cruenta tappa nella storia dell umanità. 514 La brutalità della tecnica La Prima guerra mondiale è una «guerra di macchine , come la definisce Luigi Pirandello (1867-1936), dove la scienza bellica e la tecnologia cancellano ogni residua nobiltà cavalleresca e ogni traccia di eroismo ancora presenti nelle battaglie in campo aperto tipiche degli scontri dei secoli precedenti: la «malattia immensa ch è la guerra moderna scrive lo scrittore francese Pierre Drieu La Rochelle (1893-1945) si manifesta in una brutale lotta senza dignità, «per burocrati e ingegneri , in un feroce e disumano combattimento a distanza tra due «officine e due artiglierie , tra soldati che non si vedono, non duellano, lontani, irriconoscibili, posti come «in una distanza astratta . Ma è anche una guerra totale che non coinvolge solo eserciti, bensì anche civili, e mobilita milioni di soldati non professionisti, soprattutto soldati-contadini, che si ritrovano in trincea senza nemmeno sapere perché. Le reazioni degli intellettuali Eppure, quell enorme mattatoio di uomini è inizialmente giustificato con gli alti messaggi della propaganda, che richiama all amor di patria, al coraggio, all onore, alla disciplina. Prima che la verità della morte si imponga con la terribile oggettività della realtà, la parola entusiasta dei letterati è quasi omogenea. Esiste qualche sporadica eccezione, come quella del filosofo Benedetto Croce (1866-1952), che si schiera contro gli orientamenti più chiassosi della mobilitazione in-
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