L’opera Ossi di seppia T9 I limoni T10 Falsetto T11 Non chiederci la parola T12 Meriggiare pallido e assorto T13 Spesso il male di vivere ho incontrato T14 Forse un mattino andando in un’aria di vetro T15 Cigola la carrucola del pozzo T16 Upupa, ilare uccello calunniato T17 Arsenio La pubblicazione degli , nel 1925, avviene in un periodo di cambiamento, tanto sul piano politico quanto su quello letterario. Mentre il fascismo, dopo il delitto Matteotti, sta completando la svolta autoritaria che porterà il paese alla dittatura, in ambito poetico i fermenti delle avanguardie convivono con le ipotesi di un “ritorno all’ordine”, cioè ai caratteri e ai valori della grande tradizione classica italiana. Senza aderire ad alcuna corrente, Montale riesce nell’impresa di ricavare il meglio dalle esperienze più significative del suo tempo, costruendo un’opera che si pone al loro crocevia, in un difficile equilibrio tra componenti eterogenee. Ossi di seppia Negli prende forma uno dei grandi “paesaggi dell’anima” della lirica europea del XX secolo. Montale traspone nella – arida e insieme fascinosa – della natia Liguria il « » che gli impedisce di trovare la propria strada nel mondo. La sua risposta a una realtà percepita come falsa e assurda non consiste nel pianto dei Crepuscolari, e nemmeno nell’abbandono alla natura: il panismo dannunziano di Alcyone rappresenta per lui una scorciatoia impraticabile. Ora si tratta di affrontare con stoica fermezza i tormenti che la vita infligge, riconoscendo di volta in volta «ciò che siamo, ciò che vogliamo». Ossi di seppia natura mediterranea male di vivere non non La genesi e la composizione Nell’ ( T1, p. 599), pubblicata nel 1946, Montale ricordava di avere scritto da ragazzo «versi umoristici», qualche poesia «grottesco-crepuscolare» alla maniera di Aldo Palazzeschi, e più tardi qualche «sonetto tra filosofico e parnassiano» (il parnassianesimo fu un movimento poetico francese del secondo Ottocento, che attribuiva particolare importanza agli aspetti formali e stilistici della poesia). Intervista immaginaria ▶ Tutti questi esperimenti giovanili rimangono inediti, a differenza del primo frammento che il poeta ligure riconosce come veramente “suo”, ovvero , a cui pone mano già nel 1916 e che viene inserito negli , al pari di vari testi comparsi in rivista tra il 1922 e il 1924. Meriggiare pallido e assorto Ossi di seppia Montale prima di Montale  >> pagina 625  , raccolta d’esordio di Montale, è pubblicata nel giugno del 1925 presso le edizioni dell’intellettuale antifascista torinese , il quale poco prima aveva accolto sul “Baretti”, rivista da lui diretta, un importante intervento teorico del poeta dal titolo . La critica riserva agli un’ nel complesso ; all’autore, che gli aveva manifestato la propria delusione, l’amico scrittore Sergio Solmi risponde: «Il tuo è uno di quei libri che ad attendere hanno tutto da guadagnare». Le sue parole risulteranno profetiche. Ossi di seppia Piero Gobetti Stile e tradizione Ossi accoglienza tiepida Nel 1928 Montale fa stampare da un altro editore torinese, Ribet, un’edizione degli con una prefazione firmata da Alfredo Gargiulo, critico allora molto influente. Una terza edizione compare a Lanciano, presso l’editore Carabba, nel 1931, e una quarta, l’ultima che rechi correzioni rilevanti, di nuovo a Torino, presso Einaudi, nel 1942. Nel decennio precedente Montale era stato (erroneamente) assimilato alla corrente dell’ , diventando al tempo stesso un di vario orientamento. Come scriverà Carlo Salinari, critico, partigiano ed esponente del Partito comunista, «nella situazione storica del fascismo […] la disperazione di Montale ci appariva congeniale, senza mai presentarsi come una forma di evasione dalla realtà che ci circondava e dalle responsabilità che essa ci imponeva. La sua poesia dava voce alla nostra profonda infelicità, ma ci ammoniva a guardarla in faccia con coraggio e a non sperare consolazioni». Ossi di seppia Ermetismo punto di riferimento culturale per un’intera generazione di intellettuali antifascisti Le edizioni degli Ossi di seppia In origine Montale aveva pensato di intitolare il suo primo libro , dove il riferimento a materiali deteriorati rimandava alla in cui egli si dibatteva, e insieme echeggiava altri titoli di autori liguri già noti, come (1918) di Giovanni Boine (1887-1917), e soprattutto (1920) dell’amico Camillo Sbarbaro (1888-1967). In seguito però la scelta cade su , che suggerisce fin da subito l’antitesi fra mare e terra che percorre l’intero libro. Gli “ ”, infatti, non sono altro che le conchiglie dorsali delle seppie, levigate dal mare, che le restituisce alle spiagge ridotte alla loro candida essenzialità. Essi perciò rappresentano un perfetto , in cui il poeta sostituisce all’idea dannunziana di una panica fusione tra l’individuo e la natura un , solo a tratti lenito dall’azione benefica del mare Mediterraneo. Rottami condizione di logorio esistenziale Frantumi Trucioli Ossi di seppia ossi correlativo oggettivo dello stato d’animo dominante nella raccolta sentimento di aridità, disagio, solitudine Il titolo La struttura e i modelli L’intera raccolta insiste sulla medesima dinamica. Il poeta constata l’ , cioè di un consolante ed effimero entusiasmo per la vita: lo scacco esistenziale non conosce alcuna possibilità di evasione dai meccanismi ripetitivi della vita quotidiana, né nel tempo (tramite il ricordo) né nello spazio (tramite un’immersione nella natura). Cadute le illusioni, subentra la che non ha via d’uscita. impossibilità dell’«incanto» coscienza di un «male di vivere» L’itinerario di formazione a cui l’opera tendeva resta così «strozzato», bloccato nei suoi sviluppi: al poeta non resta che accettare «senza viltà» il destino amaro che la vita riserva. , restituendo senso e armonia alla realtà. Non occorrono per questo una fede religiosa o sensibilità squisite: basta lasciarsi sorprendere da improvvisi momenti di vitalità, da un bagliore prodigioso, dal benessere inatteso che può per esempio procurare l’odore intenso dei limoni lungo la propria strada. Solo a tratti un «miracolo» riesce a interrompere il corso delle cose Le situazioni descritte non si traducono quindi in una parabola narrativa lineare, che consenta di leggere le singole liriche in successione, dall’inizio alla fine, come tappe di un’evoluzione. Quest’ultima va riconosciuta piuttosto all’interno delle diverse sezioni in cui il libro è suddiviso, che andranno dunque lette in parallelo e che propongono – ciascuna secondo diverse modalità – la tra grazia e condanna, : una dialettica che puntualmente si risolve a favore dei secondi termini delle coppie. dialettica tra speranza e illusione Un romanzo di formazione «strozzato» Lettura critica p. 659    >> pagina 626  Nella loro edizione definitiva, gli consistono di distribuiti in ( , , , ), precedute da una poesia in corsivo che funge da premessa, , e seguite da un testo, composto intorno al 1920, . La disposizione delle poesie non rispecchia l’ordine di composizione. Ossi di seppia 61 testi 4 sezioni Movimenti Ossi di seppia Mediterraneo Meriggi e ombre In limine Riviere Prima sezione, : racchiude 13 testi giocati sull’ , , ; i primi tre termini, fra loro correlati, rappresentano il polo positivo, in cui si avverte la speranza di un possibile accordo, quasi in senso musicale, fra l’uomo e la natura, i secondi tre quello negativo. Movimenti opposizione fra mare e terra natura e città infanzia e maturità Seconda sezione (che dà il titolo al volume), : comprende 22 testi comunemente definiti “ossi brevi”, per via delle dimensioni contenute (in media intorno ai 10-15 versi ciascuno). Con un linguaggio asciutto e disadorno densi di significato. Ossi di seppia il poeta traspone il «male di vivere» in una serie di oggetti e situazioni Terza sezione, : è assimilabile a un poemetto; i 9 “movimenti” di cui si compone prevedono un unico interlocutore, il , rispetto al quale il poeta matura un . Mediterraneo mare progressivo distacco Quarta sezione, ( nella prima edizione del 1925): contiene 15 testi, i più estesi e impegnativi della raccolta. Sono incentrati su un’ , motivo che verrà poi ampiamente sviluppato nelle . Meriggi e ombre Meriggi ipotesi di salvezza legata a una figura femminile Occasioni Le quattro sezioni Nella sua raccolta d’esordio Montale «attraversa» senza timori reverenziali l’ : fa cioè i conti con esso, superando però la solarità e il trionfalismo stilistico e ideologico di . La metafora dell’attraversamento si può estendere ad altri autori di riferimento che il poeta ligure ha ben presenti. Da , per esempio, egli riprende l’idea della poesia come strumento per indagare il senso della nostra presenza nel mondo; da il tema del ritorno dei morti e la proiezione di significati profondi e “turbati” negli elementi naturali, ma anche il gusto per la precisione del lessico, applicato alla flora, alla fauna, al mondo contadino. ingombrante modello dannunziano Alcyone Leopardi Pascoli Un discorso a sé merita il legame con il , a cui Montale guarda ogni qual volta abbia necessità di innalzare il tono del discorso: da Dante vengono così riprese le sonorità aspre e difficili, particolarmente adatte a veicolare la visione non pacificata dell’esistenza propria di Montale. Ancora, assume un ruolo primario il rapporto con i poeti vociani, di taglio espressionista come , o inclini a un canto desolato e “in sordina” come , al quale sono dedicate due liriche della sezione . Dante “petroso” Clemente Rebora Camillo Sbarbaro Movimenti Fuori dall’ambito poetico va infine considerata la profonda suggestione esercitata su di lui dall’inettitudine di Zeno Cosini, il protagonista della di , romanzo in cui Montale ritrova quell’insanabile frattura fra soggetto e mondo già mostrata anche dal grande romanziere russo Fëdor Dostoevskij. Coscienza di Zeno Italo Svevo Modelli e fonti