I grandi temi La poesia come racconto di sé 1 Pavese è soprattutto un , di forte contenuto lirico ma comunque un narratore. Lo si vede anche quando, come accade ai suoi esordi letterari, si dedica alla poesia. Nei componimenti di (1936) l’autore intende comporre un ritratto di sé, descrivendo – secondo quanto afferma lui stesso in un’appendice all’edizione del 1943 – «l’avventura dell’adolescente che, orgoglioso della sua campagna, immagina consimile la città, ma vi trova la solitudine e vi rimedia col sesso e la passione che servono soltanto a sradicarlo e gettarlo lontano da campagna e città, in una più tragica solitudine che è la fine dell’adolescenza». narratore Lavorare stanca Del resto già in questa raccolta compare la gran parte dei temi e delle figure che di lì a poco verranno sviluppati nella produzione narrativa: il personaggio del reduce dall’America, l’infanzia come stagione della solitudine, la campagna e la collina, la donna e la sessualità. In ognuno dei componimenti di – raccolta caratterizzata da un sostanziale e narrativo – la fantasia prende l’avvio dal personaggio che vi compare, prima ancora che dal poeta stesso: è questa la tecnica della cosiddetta “ ”, che risponde al proposito di “ ” piuttosto che descrivere direttamente sensazioni e stati d’animo. Lavorare stanca andamento epico immagine interna raccontare immagini Il repertorio tematico di  Lavorare stanca Nella lirica che apre la raccolta, , troviamo una figura che tornerà spesso nella successiva produzione pavesiana: quella dell’espatriato, di colui che se n’è andato, che si è allontanato dal proprio ambiente d’origine per cercare l’avventura e il successo nel mondo e che poi, a un certo punto della vita, vi torna spinto dalla tristezza della nostalgia. I mari del Sud È questa, in fondo, la stesso, sradicato dalle Langhe e incapace di integrarsi fino in fondo nella dimensione della città. O meglio: capace di farlo sul piano professionale (si pensi al suo ruolo di giornalista, intellettuale, dirigente editoriale, scrittore affermato), ma non altrettanto su quello privato, personale, esistenziale. condizione biografica di Pavese La ricerca dei luoghi d’origine incarna così l’ : il senso di solitudine e di estraneità percepito nel presente della vita cittadina può essere infatti mitigato, per Pavese, dal recupero del passato, dell’infanzia, della propria terra. aspirazione a un’intima comunicazione con la parte più profonda di sé Il ritorno dell’espatriato Il di tornare ai luoghi mitici della propria infanzia si rivela però (lo si vede soprattutto nell’ultimo romanzo, ), come anche appare poco percorribile, agli occhi dello scrittore, la strada della condivisione di una causa sociale o politica (lo si comprende in particolare leggendo ).  tentativo fallimentare La luna e i falò La casa in collina L’esito della sua vicenda esistenziale non può essere, dunque, che l’isolamento e la solitudine. Quando l’ultima  , quella  , cade miseramente, rimane solo la  , motivi presenti anche in molte liriche delle ultime due raccolte poetiche,   (1945-1946) e   (1950). illusione sentimentale disperazione La terra e la morte Verrà la morte e avrà i tuoi occhi L’approdo alla disperazione Una vista delle Langhe nei pressi di Santo Stefano Belbo.  >> pagina 815  T1 Lavorare stanca Lavorare stanca Nella poesia che dà il titolo alla sua prima raccolta poetica, l’autore esprime il doloroso contrasto tra il senso della propria solitudine e il desiderio, sempre frustrato, di uscirne. Versi liberi. Metro La   della  condanna solitudine  Asset ID: 224 ( )  let-altvoc-lavorare-stanca-lavora240.mp3 Audiolettura Traversare una strada per scappare di casa lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo e non scappa di casa.                                            Ci sono d’estate pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese 5      sotto il sole che sta per calare, e quest’uomo, che giunge per un viale d’inutili piante, si ferma. Val la pena esser solo, per essere sempre più solo? Solamente girarle, le piazze e le strade sono vuote. Bisogna fermare una donna 10     e parlarle e deciderla a vivere insieme. Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte c’è lo sbronzo notturno che attacca discorsi e racconta i progetti di tutta la vita. Non è certo attendendo nella piazza deserta 15     che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade si sofferma ogni tanto. Se fossero in due, anche andando per strada, la casa sarebbe dove c’è quella donna e varrebbe la pena. Nella notte la piazza ritorna deserta 20     e quest’uomo, che passa, non vede le case tra le inutili luci, non leva più gli occhi: sente solo il selciato, che han fatto altri uomini dalle mani indurite, come sono le sue. Non è giusto restare sulla piazza deserta. 25     Ci sarà certamente quella donna per strada che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa. convincerla. deciderla: 11 se l’uomo avesse una compagna ad aspettarlo a casa, egli, non essendo vittima della propria solitudine, potrebbe godersi l’occasionale vagabondaggio. Diversamente la solitudine non possiede più la valenza positiva dell’avventura, ma soltanto quella negativa dell’incapacità di stringere rapporti autentici. Se fossero… varrebbe la pena: 17-19 accetterebbe di creare una famiglia. vorrebbe… alla casa: 27  >> pagina 816  Analisi ATTIVA I contenuti tematici La fuga da casa, il vagabondare, il contatto con la natura, il rifiuto di un lavoro che costringe la persona entro meccanismi alienanti sono possibili – dice Pavese – soltanto quando si è giovani. Ma il personaggio della poesia non è più un ragazzo, bensì un uomo. L’età adulta comporta responsabilità alle quali non ci si può sottrarre, per esempio quella di formare una famiglia ( / , vv. 10-11). Bisogna fermare una donna e parlarle e deciderla a vivere insieme Diversamente la solitudine a cui l’uomo si condanna diventa un angosciante rovello interiore ( , v. 8). D’altra parte l’esigenza di comunicare con gli altri è insopprimibile, come indica l’immagine dell’ubriaco che nella notte si mette a parlare con gli sconosciuti ( , v. 13). La soluzione sarebbe dunque quella di accettare, anzi di cercare l’amore di una donna, perché (v. 25), ma questa condizione sentimentale non sembra facile da conseguire (nonostante l’affermazione di tale possibilità con l’avverbio , v. 26): la felicità familiare rimane così un obiettivo non raggiunto e sostanzialmente irraggiungibile. Val la pena esser solo, per essere sempre più solo? lo sbronzo notturno che attacca discorsi non è giusto restare sulla piazza deserta certamente  Quale differenza “esistenziale” passa tra la fuga di casa del ragazzo e quella dell’uomo? 1  Come viene descritto l’uomo ai vv. 21-22? perché, secondo te? 2  La donna di cui parla il componimento è, secondo te, una figura reale, che il vagabondo ha davvero osservato nel suo girovagare, o una personificazione dei suoi desideri? Esponi le tue considerazioni motivandole opportunamente. 3 L’impossibilità di uscire da sé stessi Le scelte stilistiche La lirica appare intessuta su alcune parole chiave che ritornano ossessivamente, quasi a segnalare i pensieri fissi dell’autore. Innanzitutto vanno evidenziati i termini che rimandano alla condizione di desolazione dell’uomo solo: le sono (v. 5; l’aggettivo è ripetuto al v. 10 in riferimento anche alle strade); le e le sono (vv. 7 e 22), in quanto «per gli altri un viale alberato, una piazza, un angolo della città hanno un significato perché legati a una vicenda sentimentale e umana (colloqui, incontri)», mentre per il poeta «tutto è uguale e anonimo» (Guglielmino); la è (vv. 15 e 25). Si noti poi la ripetizione dell’aggettivo (presente due volte al v. 8 e una al v. 12, riecheggiato anche dall’avverbio , v. 9), su cui si incardina il motivo principale della poesia. piazze vuote piante luci inutili piazza deserta solo solamente  Nel componimento è presente una sorta di narrazione cronologica: da quali elementi lo capisci? 4  La vicenda e le riflessioni del vagabondo assumono un valore universale grazie all’uso di formule ed espressioni impersonali: quali? 5 Le parole chiave negative… Accanto ai vocaboli che appartengono alle aree semantiche della solitudine e dell’insensatezza, troviamo però due parole-immagine di segno positivo: la (vv. 10; 19; 26) e la (vv. 18; 21, al plurale; 27). La figura femminile rappresenta quella alterità che consente all’uomo di uscire da sé stesso, e la casa l’approdo a un’esistenza caratterizzata dalla comunicazione e dall’apertura alla vita. donna casa  Per quale motivo, secondo te, le parole   e   (o una loro equivalente) sono spesso associate (vv. 10-11, 18-19, 26-27)? 6 casa donna  La parola   apre e chiude il componimento: per quale motivo, secondo te? Che differenza c’è tra la casa menzionata al v. 1 e quella del v. 27? 7 casa  Il tema della solitudine e del desiderio frustrato di uscirne è centrale nella poetica di Pavese; nel  , per esempio, si legge: «Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri». Ti capita mai di provare gli stessi sentimenti dell’autore? Credi che sia una condizione universale dell’essere umano o che la società in cui sei immerso acuisca questa condizione? Discutine con i compagni. 8 Dibattito in classe. Mestiere di vivere … e quelle positive  >> pagina 817  La donna inafferrabile L’artista livornese Amedeo Modigliani dipinge per contrasti: ai colori accesi, “eccessivi”, si contrappongono forme quasi stilizzate, vicine alle esperienze dei pittori cubisti, e un disegno elegante, quasi antico, memore dei dipinti del Quattrocento italiano. In questo   la fisionomia del volto emerge dal fondo indistinto, e la chioma fulva risplende sulla carnagione chiara e il lungo collo allungato. Ritratto di ragazza con i capelli rossi Nonostante l’esecuzione veloce, per rapidi tratti, la donna si staglia sulla tela con uno sguardo insieme malinconico e inafferrabile, come un sogno d’amore lontano e irraggiungibile. Non è un caso che le pupille non siano delineate: diceva infatti Modigliani di non riuscire a dipingere una donna se prima non l’avesse amata e non ne avesse conosciuto l’intimità più segreta. L’astrazione degli occhi vuoti e a mandorla è tipica di molti dei ritratti dell’artista e, insieme alle linee sinuose del contorno, crea un’atmosfera sospesa, metafisica, che riflette i tormenti del pittore. Amedeo Modigliani, , 1918. Collezione privata. Ritratto di ragazza con i capelli rossi