Il secondo Novecento e gli anni Duemila La riscoperta delle origini A una dimensione più soggettiva, cioè al microcosmo infantile del proprio paese d origine, Malo (in provincia di Vicenza), riporta il vero e proprio «scavo archeologico nella memoria messo in atto da Luigi Meneghello (1922-2007) in Libera nos a malo (1963). Si tratta di un romanzo di ispirazione autobiografica scritto in una prosa molto personale, costituita dall interazione fra dialetto veneto, termini gergali e vocaboli colti: un singolare pastiche capace di restituire un preciso ambiente sociale e una specifica condizione psicologica. Dello stesso autore va segnalata anche l originale rivisitazione della Resistenza nel romanzo I piccoli maestri (1964). Le forme della denuncia Accanto ai temi della Storia e della memoria, nella narrativa italiana del secondo Novecento si trova l urgenza di raccontare il presente. Lo fanno in particolare quegli autori che scelgono di confrontarsi con gli epocali mutamenti sociali in atto dalla metà degli anni Cinquanta, denunciando gli aspetti oscuri o paradossali del nuovo sistema. I lati negativi del boom economico Sulla realtà della moderna metropoli industriale si appunta il graffiante sarcasmo del grossetano Luciano Bianciardi (1922-1971). Dopo alcuni anni trascorsi a Milano, egli rappresenta i ritmi produttivi spersonalizzanti della metropoli nel romanzo La vita agra (1962), svelando gli effetti del boom economico attraverso uno sguardo straniante, visionario e spesso surreale. Il racconto della nuova realtà dell industrialismo diventa una sorta di genere narrativo, nell ambito del quale si colloca anche il marchigiano Paolo Volponi (1924-1994) fin dal suo romanzo d esordio, Memoriale (1962), in cui il mondo della fabbrica assurge a simbolo della società contemporanea, dominata dall alienazione e dall incomunicabilità. Gli intrecci tra politica e criminalità Sempre negli anni Sessanta il siciliano Leonardo Sciascia (1921-1989) trae spunto dai fatti di cronaca per esempio gli efferati delitti compiuti dalla criminalità organizzata per costruire le trame dei suoi romanzi, che sfruttano abilmente le convenzioni della narrativa di genere, in particolare del giallo. Ricordiamo, in quest ambito, Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno il suo (1966). Nel decennio successivo, anche a seguito del suo diretto coinvolgimento nella vita politica in qualità di deputato nazionale ed europeo, Sciascia approfondisce anche il tema della connivenza tra poteri pubblici e gruppi mafiosi in celebri romanzi quali Il contesto (1971) e Todo modo (1974). Lo sperimentalismo neoavanguardistico La Neoavanguardia e il Gruppo 63 872 La rappresentazione delle storture della società italiana negli anni del boom economico passa anche attraverso il radicale rifiuto del sistema letterario vigente, di cui vengono rinnegate istituzioni, autorità, scelte espressive. Ciò accade con la Neoavanguardia, un movimento che prende il nome dall esplicito riferimento alle avanguardie storiche di inizio Novecento e la cui più importante espressione è costituita dagli scrittori del Gruppo 63 (dall anno in cui esso si forma ufficialmente, durante un convegno palermitano). Questi autori fondano la propria poetica su una severa critica della civiltà dei consumi, della quale mettono in luce l inautenticità. Essi rifiutano sia l idea di una letteratura impegnata, com era quella proposta dal Neorealismo (ma anche da autori come Sciascia e Pasolini), sia il ripiegamento interiore (che giudicano decadente) di quanti avevano segnato la fine di quel movimento, come Tomasi di Lampedusa e Bassani.