CRONACHE dal PASSATO Calvino partigiano La scelta di vita del partigiano Santiago: la fuga sulle montagne, il gelido inverno, le battaglie, fino alla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo Il 9 settembre 1943 la città di Sanremo è presa dal colonnello Lodovig, comandante del 178° Reggimento di fanteria tedesca di stanza a Savona. Sui muri delle case vengono affissi i manifesti per il richiamo alle armi della classe 1923. Calvino è costretto a prestare servizio militare sedentario, come scritturale, al tribunale di Sanremo, ma non per questo rinuncia a fare propaganda antifascista tra gli studenti. Nel giugno del 1944 prende la via delle colline e si rifugia tra i boschi. Di lì, assieme ad alcuni amici, sale in montagna con i partigiani della Brigata Alpina e assume il nome di battaglia di Santiago, in onore della sua origine cubana.Il primo scontro vittorioso contro i nazisti avviene in località Carpenosa, il 15 giugno 1944. Poi la formazione si scioglie, e Calvino raggiunge la 9 Brigata Garibaldi, con la quale trascorrerà solo una dozzina di giorni, il tempo di partecipare alla sanguinosa battaglia di Sella Carpe. Passa poi alla Divisione d’assalto Garibaldi “Felice Cascione”, contribuendo alla difesa di Baiardo, un paese dell’entroterra ligure. a L’arresto Durante un rastrellamento, Calvino viene arrestato, ma evita la fucilazione grazie a un foglio di licenza militare contraffatto. Deve arruolarsi tra i repubblichini, ma fugge di nuovo e torna in montagna assieme al fratello Floriano, che ha appena sedici anni, stavolta in una banda “azzurra”, composta da badogliani, moderati, monarchici, liberali, cattolici democratici, prima di tornare in una divisione d’assalto garibaldina. Il secondo inverno partigiano, quello del 1944, è terribile, non solo per il gelo, ma anche per i continui scontri: a Ciabaudo, a Gerbonte, a Bregalla e ancora a Baiardo, a Triora e nella Valle Argentina, tra le Alpi liguri. La Liberazione Il 25 aprile 1945 Calvino può finalmente sfilare per le strade di Sanremo con la sua formazione. Durante la lotta non ha mai smesso di scrivere per “Il Garibaldino” e per “l’Unità”. A casa lo aspettano gli studi, la laurea e il “diploma Alexander”, con il quale le forze alleate angloamericane omaggiavano i patrioti che avevano combattuto al loro fianco. Le opere Il “primo” Calvino: le opere del periodo torinese Le di Calvino maturano durante il soggiorno giovanile a . Qui, come si è già detto, stringe un forte legame d’amicizia con Cesare Pavese ed Elio Vittorini, cominciando a collaborare al “Politecnico”, la rivista diretta da quest’ultimo. Scrive inoltre per l’edizione locale del quotidiano del Pci, “l’Unità”, fino a diventare il responsabile della pagina culturale. Ma soprattutto firma le sue prime opere narrative per il più importante editore della città (e tra i più prestigiosi a livello nazionale), Einaudi. In esse appaiono già, in filigrana, i temi e i modi che saranno fondamentali in molta produzione successiva dell’autore: da una parte il , dall’altra la . prime esperienze letterarie Torino realismo dimensione fiabesca e fantastica Le opere neorealistiche Dalla partecipazione alla guerra partigiana nascono alcune tra le prime prove letterarie che, sebbene filtrate e trasferite in un’atmosfera di fantasia, possono ascriversi alla corrente del Neorealismo o, come ironicamente l’autore stesso la ribattezzò, alla «linea realistico-social-picaresca». >> pagina 977 Il sentiero dei nidi di ragno Abbozzato di getto nel dicembre 1946, il romanzo esce nel e poi, leggermente modificato, nel 1964, preceduto da una fondamentale sull’esperienza del Neorealismo. 1947 Prefazione T1 La vicenda è ambientata in un . , il protagonista, ha dieci anni ed è ; il padre, che fa il marinaio, è in giro per il mondo. Dopo aver rubato la a uno dei soldati tedeschi che vanno a trovare la sorella, prostituta, e averla nascosta in un luogo segreto (lungo un sentiero in cui fanno il nido i ragni), Pin finisce in . Riesce però a evadere e, accompagnato dal partigiano Cugino, giunge al Distaccamento del Dritto, un in cui fa la conoscenza di alcuni uomini bizzarri, veri picari (avventurieri che vivono di espedienti) dai nomi carnevaleschi: Pelle, Mancino il cuciniere, Zena il lungo detto Berretta-di-Legno o Labbra di Bue. In seguito a un incendio del rifugio e a un attacco nemico, la brigata si scioglie lasciando soli Pin e Cugino. Tornato dalla sorella, Pin scopre la pistola che, tempo prima, era stata sottratta dal luogo in cui l’aveva nascosta, probabilmente da Pelle, e capisce che quest’ultimo è, come sua sorella, un traditore. Sconvolto, il bambino fugge e, incontrato Cugino, gli consegna l’arma. Questi la userà forse – l’epilogo non è esplicito – per uccidere la sorella di Pin, come punizione per la sua complicità con i tedeschi. paese ligure della Riviera di Ponente durante la Resistenza Pin orfano di madre pistola carcere gruppo di ribelli antifascisti La Resistenza negli occhi di un bambino Sebbene il soggetto del romanzo rientri tra le tematiche più care al Neorealismo, l’opera si discosta da una rappresentazione di tipo documentario, mescolando ed evitando il rischio (corso da molta narrativa prodotta a ridosso della Resistenza) di presentare personaggi e situazioni in maniera retorica. Ne risulta comunque un , che, attraverso lo schema della fiaba (la pistola è un «oggetto magico», il bosco è un luogo dove ci si perde), sviluppa riflessioni dalle , utilizzando una prosa scorrevole, spesso marcata da espressioni gergali e da deformazioni espressionistiche. realismo e fantasia romanzo impegnato profonde implicazioni esistenziali Oltre il Neorealismo Ultimo viene il corvo È una raccolta di pubblicata nel . A fianco di alcuni bozzetti di ispirazione autobiografica in cui confluiscono i ricordi dell’ trascorsa a Sanremo, tema fondamentale è ancora la , ora percepita con maggiore amarezza e con un senso di sfiducia nei confronti dell’agire umano. Lo stile è quello del primo Calvino, rapido e secco, con qualche impennata espressionistica che si accompagna alla tendenza a presentare la realtà in modo rarefatto e ad astrarre in simboli l’esperienza diretta della vita. 30 racconti 1949 infanzia Resistenza Le opere di gusto fiabesco e comico Già nel Cesare Pavese aveva colto un «sapore ariostesco», per il clima fiabesco che vi si respira. Dopo aver pubblicato quest’opera, Calvino indirizza con più decisione il proprio itinerario intellettuale nel solco della . Sentiero dei nidi di ragno narrazione fantastica e allegorica Il visconte dimezzato Pubblicato nel , il romanzo costituisce la comprendente anche (1957) e (1959), raccolti nel 1960 in un unico volume, . 1952 prima parte di una trilogia Il barone rampante Il cavaliere inesistente I nostri antenati Ambientato tra Boemia e Italia negli anni attorno alla metà del Settecento, il «visconte dimezzato» presenta uno dei personaggi più bizzarri dell’intera produzione dell’autore: il nobile , glorioso soldato dell’imperatore austriaco che, durante Medardo di Terralba la guerra tra Austria e Turchia, viene diviso da una palla di cannone in due metà. Medardo “il Buono” (la parte sinistra) e Medardo “il Gramo” (la parte destra) sono due mezzi-personaggi antitetici , in perenne conflitto tra loro in quanto rappresentanti rispettivamente del bene e del male. Gli opposti torneranno a ricongiungersi grazie all’intervento risolutore di una contadina di nome Pamela, della quale entrambi sono innamorati, e che il visconte, finalmente ricucito, sposerà. Un protagonista diviso in due >> pagina 978 Calvino si serve di una vicenda fiabesca per parlare indirettamente dei problemi dell’umanità del suo tempo. La divisione del personaggio simboleggia infatti il , lacerato dai conflitti della Storia (il libro è scritto in piena guerra fredda) e . Il finale della vicenda, tuttavia, suggerisce la possibilità, per l’essere umano, di accettare le proprie scissioni con : un’umanità nuova può nascere dalla consapevolezza che ciascuno di noi custodisce nella propria personalità istanze e pulsioni diverse, perfino contraddittorie. dimezzamento dell’individuo contemporaneo alienato dalla società neocapitalistica illuministica razionalità Il significato allegorico Il barone rampante Il secondo capitolo della trilogia, pubblicato nel , ha una struttura più ampia e articolata. L’esistenza avventurosa di , primogenito di una nobile famiglia decaduta, viene narrata da suo fratello minore, Biagio. Nel 1767, dopo un litigio con il severo padre Arminio per essersi rifiutato di mangiare le lumache presentategli in tavola, Cosimo si arrampica su un grande albero, un elce (o leccio) della tenuta di Ombrosa (immaginario paese ligure), giurando di non ridiscenderne mai più. , e conosce i vicini di casa, tra i quali la giovane e capricciosa , di cui si innamora. Così gli anni trascorrono per lui in questa condizione di distacco e di incompiutezza rispetto al consesso sociale, finché Cosimo, vecchio e stanco, si ammala e, per mantenere fino in fondo la propria promessa, con un colpo di teatro esce di scena aggrappandosi alla corda di una mongolfiera di passaggio. 1957 Cosimo Piovasco di Rondò Passando da un albero all’altro, visita luoghi mai esplorati prima Viola T2 Gustav Klimt, , 1912. Vienna, Österreichische Galerie. Viale nel parco dello Schloss Kammer Pur trascorsa sugli alberi, quella di Cosimo non è un’esistenza da eremita separato dal consorzio umano; egli è, al contrario, l’eccentrica il quale, godendo di uno sguardo privilegiato sul mondo, partecipa attivamente alla vita della società e intesse rapporti con ricchi e poveri, con briganti e uomini di intelletto (scoprendo che talvolta le due categorie coincidono). Attira così, come una calamita, l’attenzione di uomini piccoli e grandi, e persino di Napoleone che, mosso dalla curiosità, vorrà incontrarlo. incarnazione dell’intellettuale illuminista e cosmopolita Adottando lo e incrociandolo con quello del (il “racconto filosofico”, con il quale gli illuministi settecenteschi dimostravano una tesi per mezzo di una storia), Calvino costruisce un romanzo che, attraverso la vicenda narrata, veicola un messaggio preciso: la positività del modello costituito da Cosimo, che simboleggia l’ , disobbediente a ogni principio di autorità (a partire da quello rappresentato dal padre) e strenuo difensore della propria indipendenza. schema fiabesco conte philosophique individuo libero dai pregiudizi e dal conformismo Tra fiaba e racconto filosofico >> pagina 979 Il cavaliere inesistente Il protagonista del romanzo (edito nel ) è , un paladino di Carlo Magno ridotto a una vuota armatura, animata solo dalla volontà di vivere e agire. Come già nel , anche in questo caso, dunque, è centrale il , ma se il visconte Medardo è dimezzato e il barone Cosimo vive distante dall’elemento proprio degli esseri umani (la terra), Agilulfo addirittura non esiste. A fargli da contraltare è il povero contadino Gurdulù, destinato a divenire suo scudiero, che si limita a esistere fisicamente senza avere alcuna coscienza di sé. 1959 Agilulfo Visconte dimezzato tema dell’incompiutezza In tutto , questi e altri personaggi dai nomi ariosteschi bramano di raggiungere una dimensione di umanità superiore: da Torrismondo, che combatte per ritrovare le proprie origini, a Rambaldo, che agogna la conquista di Bradamante, fino allo stesso , che rappresenta l’ , (ciò che fa) o addirittura dalla sola immagine esteriore (condizione che prefigura gli esiti deteriori della società consumistica). Non a caso, alla fine della storia Agilulfo svanisce, dissolvendosi «come una goccia nel mare»: è la metafora dell’ in un mondo – quello contemporaneo – che riduce la persona al suo ruolo, costringendola all’incoscienza di un essere meccanico. Il cavaliere inesistente protagonista individuo contemporaneo svuotato di certezze interiori e definito soltanto dalla propria funzione impossibilità di esistere Fantasie ariostesche e critica della società Fiabe italiane L’interesse di Calvino per la dimensione fantastica non si esaurisce nella scrittura, ma si estende anche a un importante lavoro di ricerca. Nel lo scrittore pubblica infatti la raccolta , e trascritti in italiano dai vari dialetti. Come afferma Calvino stesso, del patrimonio favolistico egli apprezza soprattutto «il disegno lineare della narrazione, il ritmo, l’essenzialità, il modo in cui il senso d’una vita è contenuto in una sintesi di fatti»: tutti ingredienti che ritroviamo anche nella sua produzione creativa. 1956 Fiabe italiane 200 testi provenienti da tutte le regioni d’Italia Il filone “realistico-contemporaneo” Il filone “realistico-contemporaneo” può considerarsi il proseguimento della primissima produzione calviniana, quella del e di . Se in quelle opere era predominante il tema bellico, visto almeno in parte attraverso il vissuto personale, in queste è centrale l’approccio ai degli anni Cinquanta e Sessanta: le dinamiche industriali, il boom economico ed edilizio, le sfide e i guasti della politica. Sentiero dei nidi di ragno Ultimo viene il corvo problemi della realtà contemporanea I racconti In questa antologia, pubblicata nel , Calvino riunisce molti testi già apparsi in rivista o in altri volumi, suddividendoli in quattro sezioni: “Gli idilli difficili”, “Le memorie difficili”, “Gli amori difficili”, “La vita difficile”. 1958 La sezione “La vita difficile” è formata da tre racconti lunghi particolarmente significativi – (1952), (1957) e (1958) – nei quali l’autore rappresenta personaggi incapaci di agire e di trovare soluzioni ai tanti problemi della realtà postbellica, mettendo così in scena, in forma simbolica, la e della partecipazione politica all’interno della moderna civiltà industriale. La formica argentina La speculazione edilizia La nuvola di smog crisi della coscienza ideologica >> pagina 980 Marcovaldo ovvero Le stagioni in città Pubblicato nel , è una associate ciclicamente ciascuna a una delle quattro stagioni e aventi tutte come protagonista il buffo manovale Marcovaldo, ex contadino inurbato ma ancora desideroso di recuperare la dimensione perduta della campagna, costretto com’è a vivere tra il cemento e l’asfalto della città (una città senza nome ma identificabile in Torino) nella quale si è trasferito. 1963 Marcovaldo raccolta di 20 novelle T3 Marcovaldo – emblema dei tanti lavoratori emigrati nel Nord Italia negli anni del boom economico – è descritto dall’autore con al tempo stesso . Come una sorta di ingenuo fantasma sognante, moderna, testimone di un mondo in continua trasformazione, nel quale il rapporto istintivo con la natura è definitivamente travolto dai meccanismi della e dell’ . toni ironici e malinconici Marcovaldo naufraga nella metropoli sprovveduto e inconsapevole burocrazia industrializzazione Natura e città La giornata d’uno scrutatore Nel , l’anno in cui nasce il Gruppo 63, espressione della Neoavanguardia, Calvino pubblica, oltre a , anche un romanzo breve intitolato . A quest’opera è dedicata la seconda parte dell’Unità ( ). 1963 Marcovaldo La giornata d’uno scrutatore ▶ p. 1015 T5-T7 Le opere del periodo parigino e l’“ultimo” Calvino «La città che ho sentito come mia città più di qualunque altra è New York. Una volta ho perfino scritto, imitando Stendhal, che volevo che sulla mia tomba fosse scritto “newyorkese”. Questo avveniva nel 1960. Non ho cambiato idea, per quanto da allora in poi abbia vissuto la più parte del mio tempo a Parigi, città dalla quale non mi stacco che per brevi periodi e dove forse, potendo scegliere, morirò». Calvino si trasferisce a Parigi nel e vi rimane fino al . Nella capitale francese egli ha modo di frequentare i seminari di Roland Barthes e dell’antropologo Claude Lévi-Strauss (1908-2009), di entrare in contatto con il filosofo Michel Foucault, ma soprattutto di assimilare le teorie e i metodi dello , l’orientamento di pensiero, affermatosi in diverse discipline (dalla linguistica all’antropologia, dalla sociologia alla matematica), fondato sul presupposto che ogni oggetto di studio costituisca una struttura, ossia un insieme organico e globale i cui elementi sono gli uni in relazione con gli altri e traggono da ciò il proprio senso e la propria identità. 1967 1980 Strutturalismo Letteratura combinatoria, topografie fantastiche e Postmoderno Nei testi elaborati in questi anni e in questo clima culturale, l’autore si cimenta in particolare con i , giocando in modo virtuosistico con i rapporti, gli intrecci e gli incastri possibili tra diversi nuclei narrativi. Partendo da un segno o da un’idea limitata del mondo, Calvino cerca le combinazioni con altri segni per tentare di individuare un significato nel complesso disordine della realtà. ▶ meccanismi combinatori La parola Con l’espressione letteratura combinatoria si intende un metodo di lavoro letterario e di produzione di testi poetici o narrativi fondato sulla combinazione di diversi elementi (unità strutturali o semantiche, vocaboli, suoni ecc.). Tali elementi, associandosi tra loro, danno luogo a unità di livello superiore che vanno a costituire il testo stesso. Letteratura combinatoria >> pagina 981 Le Cosmicomiche Sono scritti tra il 1963 e il 1964 e pubblicati in volume nel ; a quest’opera , con cui andrà a formare, nel 1984, il libro . Sebbene al tempo dei primi racconti l’autore non risiedesse ancora nella capitale francese, la raccolta risente già dell’atmosfera che caratterizzerà gli anni parigini, in cui verrà a maturazione l’interesse per il rapporto tra scienza e letteratura, per un tipo di narrativa intesa come procedimento combinatorio e per l’embrionale fenomeno del Postmoderno, che proprio della ricombinazione di elementi eterogenei farà una delle sue caratteristiche fondanti. 12 racconti 1965 seguirà, nel 1967, Ti con zero Cosmicomiche vecchie e nuove T4 Prendendo spunto da scoperte scientifiche e astronomiche, da diverse ipotesi sull’origine del cosmo e sull’evoluzione della vita, da teorie biologiche e cibernetiche, Calvino inventa una serie di situazioni in cui convivono : dall’attrito tra queste due dimensioni scaturisce la componente comica dei testi. Testimone oculare e narratore delle vicende è uno strano personaggio dal nome impronunciabile e palindromo (così sono dette le parole che, lette da sinistra o da destra, sono identiche), , che, come un vecchio saggio, espone nei suoi monologhi i casi iperbolici di cui è stato testimone. contesti fantastici ed esperienze quotidiane Qfwfq Tra scienza e letteratura Le città invisibili Il romanzo, pubblicato nel , è il primo in cui Calvino applica integralmente i procedimenti della . , ambasciatore dell’imperatore dei tartari Kublai Kan, descrive a quest’ultimo le città che all’interno del vastissimo impero il sovrano non ha mai avuto il tempo di visitare. 1972 letteratura combinatoria Marco Polo Testi plus: Zenobia L’opera è divisa in 9 capitoli i quali accolgono le descrizioni di 55 città , indicate con nomi di donna che fanno riferimento alla cultura classica. Ogni capitolo è aperto e chiuso da brevi presentazioni e dai dialoghi tra Marco Polo e l’imperatore, che ne costituiscono dunque la cornice, mentre ogni città viene classificata entro una delle 11 possibili categorie individuate dall’autore (“Le città e la memoria”, “Le città e il desiderio”, “Le città e i segni”, “Le città sottili”, “Le città e gli scambi”, “Le città e gli occhi”, “Le città e il nome”, “Le città e i morti”, “Le città e il cielo”, “Le città continue” e “Le città nascoste”). Calvino ottiene così una struttura rigorosamente simmetrica che garantisce unità all’opera, le cui parti possono però essere lette anche autonomamente. La (i riferimenti al sono espliciti) e la , dalla favola allegorica al racconto filosofico, dal trattato alla novella, sono aspetti che anticipano le caratteristiche tipiche della . Sulla dimensione simbolica dei racconti di Marco Polo agisce inoltre il filtro dei ricordi e della fantasia, che abbatte il tempo e lo spazio: poiché, come scrive l’autore, le cose «valgono non per se stesse ma come segni d’altre cose», le città descritte si rivelano in realtà altrettanti travestimenti della città natale di Marco Polo, Venezia, e i rapporti tra di esse sono sempre determinati da una che attiva o dissolve le relazioni tra le innumerevoli forze che costituiscono una realtà molteplice e indecifrabile. pratica della riscrittura Milione mescolanza di vari generi letteratura postmoderna logica combinatoria L’ordine della scrittura e la molteplicità del reale , spettacolo degli artisti italiani del Teatro Potlach ispirato al romanzo di Calvino, in scena a Braga (Portogallo) l’8 settembre 2012. Città invisibili >> pagina 982 Il castello dei destini incrociati Tra le opere di Calvino, questo è forse il . Pubblicato in parte nel 1969, il romanzo esce in edizione definitiva nel , con l’aggiunta di una seconda sezione, , e di un’importante postfazione. testo combinatorio per eccellenza 1973 La taverna dei destini incrociati L’opera prende avvio da una tipica situazione della tradizione novellistica: un cavaliere medievale cerca ospitalità in un castello e siede al tavolo con altri commensali, ma a causa di un sortilegio . Da qui il ricorso a un : per comunicare, i personaggi estraggono da alcune carte (riprodotte ai margini della pagina stampata) e le dispongono sul tavolo, combinandole in innumerevoli serie di figure e di segni che assumono di volta in volta particolari significati. Ogni narratore sviluppa così una propria storia componendo con le carte una diversa immagine. Le vicende rimandano a novelle antiche e a episodi celebri della letteratura cavalleresca (per esempio “Storia dell’Orlando pazzo per amore”, “Storia di Astolfo sulla Luna”), ma il loro intreccio sottintende una concezione dell’ , in cui gli eventi accadono in modo casuale e assumono senso e contenuto diversi a seconda del contesto, delle interpretazioni, dell’ordine e dei rapporti esistenti tra le cose. nessuno è in grado di proferire parola linguaggio “altro” un mazzo di tarocchi esistenza umana come gigantesco e inestricabile labirinto L’intreccio di un racconto senza fine Se una notte d’inverno un viaggiatore Pubblicata nel , quest’opera è considerata, insieme a (1980) di Umberto Eco, uno dei primi esempi italiani di . Infatti in non compare una storia che evolve verso una soluzione più o meno problematica; al contrario, Calvino insiste sulla (quella cioè di una narrazione che si interroga sui suoi stessi meccanismi), conducendo il a riflettere sul proprio ruolo di , indispensabile per conferire senso alla scrittura. 1979 Il nome della rosa romanzo postmoderno Se una notte d’inverno un viaggiatore dimensione metanarrativa lettore fruitore attivo dell’opera I protagonisti, indicati con i nomi generici di , non riescono a concludere la lettura di un romanzo intitolato perché il volume, per un errore di stampa, risulta interrotto. Tornati in libreria, i due iniziano una (cioè una “ricerca”) che li conduce sulle tracce del testo perduto attraverso gli di altre dieci storie, ciascuna riconducibile a un diverso genere narrativo (giallo, horror, fantascienza e così via). Il tentativo risulta però irrealizzabile: infatti – come essi desidererebbero –, perché quest’ultima è ormai illeggibile e non si lascia decodificare fino in fondo. In altri termini, non può più esistere un romanzo che abbia un inizio e una fine e che sappia rappresentare la realtà in modo coerente, organico e compiuto: si può dar vita solo a una macchina narrativa che rifletta su sé stessa e contemporaneamente dimostri lo scacco della illuministica, ormai . Lettore e Lettrice Se una notte d’inverno un viaggiatore quête incipit è impossibile trovare un libro che “dica” interamente la realtà ragione non più in grado di conferire un significato al mondo Lo scacco della ragione Palomar Il protagonista di questo romanzo, uscito nel , è il signor Palomar, un uomo la cui principale occupazione è (non a caso il suo nome deriva dall’osserva 1983 scrutare la realtà torio astronomico Palomar, situato nella contea americana di San Diego). Dalle sue osservazioni – di un’onda, di un seno nudo, della corsa delle giraffe o della luna di pomeriggio – scaturiscono pensieri che in parte si sviluppano in narrazione, in parte rendono conto di riflessioni maggiormente speculative riguardanti, come leggiamo nell’opera, «il cosmo, il tempo, l’infinito, i rapporti tra l’io e il mondo, le dimensioni della mente». Tuttavia, l’accanimento maniacale con cui Palomar cerca di ordinare i dettagli di ciò che vede risulta insufficiente a cogliere e a rappresentare i confini esatti della , che si rivela sempre . realtà oggettiva opaca e inconoscibile >> pagina 983 Sotto il sole giaguaro È una raccolta di racconti uscita postuma, nel . Il progetto compositivo includeva la presenza di cinque , ognuno dedicato a uno dei , ma l’autore è morto prima di poter scrivere quelli relativi alla vista e al tatto. Anche in questi testi Calvino mette in scena i fallimentari tentativi umani di scoprire e di classificare la realtà, sfruttando questa volta lo schema offerto dalle facoltà sensoriali. 1986 racconti cinque sensi La riflessione saggistica La produzione saggistica di Calvino è molto ampia e spazia su diversi fronti tematici, dal rapporto tra ai problemi legati alle nuove acquisizioni dello , dalla testuale alla e al . letteratura e industria Strutturalismo semiotica letteratura combinatoria Postmoderno Testi plus: ( ) È classico ciò che persiste come rumore di fondo… Perché leggere i classici Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società Pubblicata in prima edizione nel , è una raccolta di saggi scritti tra il 1955 e il 1978. Il titolo allude al fatto che a ogni singolo contributo, collegato a un preciso stadio di riflessione ormai lontano nel tempo, è stato conferito un carattere compiuto e definitivo. 1980 L’opera è una sorta di in cui Calvino dimostra l’attenzione con cui ha seguito gli sviluppi del dibattito culturale italiano e internazionale, non solo tracciando alcuni bilanci, ma offrendo preziose indicazioni su come nella propria poetica egli abbia sempre cercato soluzioni che non lo apparentassero a una scuola letteraria predefinita. autobiografia intellettuale in itinere Fondamentali in tal senso sono i saggi e , nei quali lo scrittore dichiara la sua opposizione a una società contemporanea considerata violenta – in quanto colpevole di aver sostituito alla conoscenza il possesso materiale –, assumendosi il compito di , attraverso la sperimentazione di una letteratura aperta «a tutti i linguaggi possibili», utili a costruire una mappa per . Il mare dell’oggettività La sfida al labirinto sfidare il labirinto del mondo orientarsi nel caos della contemporaneità Il resoconto di un’esperienza culturale e civile Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio Pubblicato postumo nel , il libro raccoglie delle sei che Calvino avrebbe dovuto pronunciare alla Harvard University, nell’ambito delle “Poetry Lectures” (lezioni sulla poesia), nell’autunno del 1985 (l’autore è scomparso nel mese di settembre). Ogni lezione è incentrata su uno dei diversi caratteri del fare letteratura ritenuti fondamentali dallo scrittore: , , , , , (quest’ultima solo progettata). Ricchissimi di richiami eruditi e di riferimenti ai suoi stessi romanzi, i testi costituiscono una degli interessi e delle riflessioni di Calvino intorno al mestiere di scrivere. 1988 cinque lezioni leggerezza rapidità esattezza visibilità molteplicità coerenza summa >> pagina 984 La vita Le opere Nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) • 1923 La famiglia si trasferisce a Sanremo • 1925 Si iscrive alla facoltà di Agraria • 1941 Entra nella Resistenza partigiana • 1943 Si iscrive alla facoltà di Lettere • 1946 1947 Il sentiero dei nidi di ragno 1949 Ultimo viene il corvo Entra stabilmente all’Einaudi • 1950 1952 Il visconte dimezzato 1956 Fiabe italiane 1957 Il barone rampante 1958 I racconti 1959 Il cavaliere inesistente 1963 Marcovaldo 1963 La giornata d’uno scrutatore 1965 Le Cosmicomiche Si trasferisce a Parigi • 1967 Ti con zero 1972 Le città invisibili 1973 Il castello dei destini incrociati 1979 Se una notte d’inverno un viaggiatore Torna a Roma • 1980 Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società 1983 Palomar 1984 Cosmicomiche vecchie e nuove Muore a Siena • 1985 1986 Sotto il sole giaguaro 1988 Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio I grandi temi La Resistenza e l’esordio neorealista 1 In un breve ritratto autobiografico scritto da Calvino nel 1960 si legge: «Intanto era venuta l’occupazione tedesca e, secondando un sentimento che nutrivo fin dall’adolescenza, combattei coi partigiani, nelle Brigate Garibaldi. La guerra partigiana si svolgeva negli stessi luoghi che mio padre mi aveva fatto conoscere fin da ragazzo. Così approfondii la mia immedesimazione in quel paesaggio, e vi ebbi la prima scoperta del lancinante mondo umano». La scoperta di cui parla Calvino è la medesima che fanno i personaggi della produzione neorealista dell’autore, primo fra tutti proprio il Pin del . Calvino stesso esplicita il legame tra la prima parte della propria produzione e la sua esperienza di vita degli anni precedenti, in occasione della seconda edizione del romanzo (1964), introducendo il testo con un’importante , punto di partenza imprescindibile per ragionare sul rapporto tra l’autore, la Resistenza e il Neorealismo. Sentiero dei nidi di ragno Prefazione Il primo dato che emerge è che il , a distanza di quasi vent’anni dalla prima stesura, appare agli occhi dell’autore «come un libro nato anonimamente dal clima generale d’un’epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale». Molti scrittori neorealisti percepiscono infatti l’esigenza di considerare la uno e, contemporaneamente, come una naturale prosecuzione della loro partecipazione al conflitto. Ma se l’«essere usciti da un’esperienza – guerra, guerra civile – che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico», il problema maggiore per Calvino sta nel riuscire a per esprimere quel contenuto grezzo da tutti condiviso. La necessità è quella di raccontare, scrive l’autore, «noi stessi, il sapore aspro della vita che avevamo appreso allora allora». Il diventa dunque per lo scrittore . Sentiero letteratura strumento del proprio agire nella società trovare i modi e le forme Neorealismo ricerca di poetica, di linguaggio, di stile e di ritmo narrativo Raccontare la lotta partigiana: dall’esperienza di vita al romanzo >> pagina 985 La sfida che si pone Calvino è degli scritti di propaganda. Il suo impegno ideologico – che per un autore fedele ai dettami neorealisti rappresenta un imperativo – si traduce soprattutto nella di una tragica esperienza collettiva, vista attraverso gli occhi di un bambino. prendere le distanze dal populismo reinvenzione avventurosa e fantastica Evitando nel racconto della guerra civile la retorica e rifiutandosi di dividere i combattenti in uomini e non-uomini (come ha fatto l’amico Vittorini nel romanzo del 1945), egli avversa, al tempo stesso, i detrattori della Resistenza e quelli che sono, a suo giudizio, i peggiori nemici della causa, ossia quanti vogliono restituire in chiave «agiografica ed edulcorata» (vale a dire celebrativa e addolcita), snaturandoli, i giorni della guerra partigiana: «Ci pareva, allora, a pochi mesi dalla Liberazione, che tutti parlassero della Resistenza in modo sbagliato, che una retorica che s’andava creando ne nascondesse la vera essenza, il suo carattere primario». Uomini e no, La scrittura di Calvino perciò , senza indulgere all’ottimismo di maniera che caratterizza alcuni autori neorealisti. Nei racconti di , per esempio, emerge la fatica dell’esistenza, la potenza della sopraffazione e del caos, il senso di ineluttabilità del destino, tutti temi già presenti a livello embrionale nel . affronta i temi della Resistenza in modo problematico Ultimo viene il corvo Sentiero L’impegno dell’intellettuale e il rischio della retorica Quello di Calvino è perciò un , nel quale l’attenzione per la situazione sociopolitica – caratteristica principale della corrente – non solo è priva di ogni esaltazione ideologica, ma conduce anche a una progressiva . Il filtro fanciullesco mediante il quale è osservata la realtà permette la , sui quali si appunta una visione dal basso, lirica e ingenua, delle avventure e dei casi della vita. Neorealismo sui generis presa di distanza dalla materia narrata trasfigurazione fiabesca di eventi dolorosi Il filtro del personaggio-bambino Due bambini italiani giocano in una strada con armi abbandonate, 1945.