T17 A Silvia , 21 Canti Composta a Pisa nel 1828, questa canzone inaugura la serie dei cinque componimenti pisano-recanatesi o “grandi idilli”, nei quali dal quadro d’ambiente si passa alla nostalgica rie­vocazione di quelle dolci illusioni poi perdute a contatto con l’«arido vero». Canzone libera composta da 6 strofe di diversa misura, formate da endecasillabi e settenari liberamente rimati. Metro L’  della  inganno natura  Asset ID: 45 ( )  let-altvoc-a-silvia-canti20.mp3 Audiolettura Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare 5       di gioventù salivi? Apostrofe a Silvia  dato il carattere simbolico di questa figura femminile, il problema dell’identificazione risulta del tutto marginale. In ogni caso, l’ipotesi ancora oggi più attendibile è che dietro il suo nome si celi Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta diciottenne di tisi nel 1818. Il poeta la rinomina come la ninfa amata dal protagonista del dramma pastorale di Tasso. ricordi. In versioni precedenti Leo­pardi aveva scelto «sovvienti» e «rammenti».  Silvia: 1 Aminta rimembri: la giovinezza.    quel… mortale: 2  luminosi (di gioia) e sfuggenti (il pudore della ragazza la porta a non fissare il proprio sguardo in quello altrui, ma piuttosto a evitarlo). L’aggettivo evoca anche «la malinconia per la rapida fuga della bellezza» (Dotti).  ridenti e fuggitivi: 4 fuggitivi  assorta; in coppia ossimorica con il precedente . la soglia. Silvia stava per varcare la soglia della giovinezza, cioè stava per passare dall’adolescenza agli anni della giovane età adulta.  pensosa: 5 lieta il limitare: Sonavan le quiete stanze, e le vie dintorno, al tuo perpetuo canto, allor che all’opre femminili intenta 10     sedevi, assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno. Silvia e la primavera : continuo.  perpetuo 9  si intende la tessitura, tradizionalmente attività femminile.  opre femminili: 10  l’aggettivo evoca un sogno incerto e indeterminato, quale è spesso quello dei giovani in merito al loro futuro.  vago: 12 maggio profumato dalla fioritura primaverile. Per alcuni critici, l’espressione ha una valenza realistica, in quanto Silvia morirà a settembre; prevale tuttavia tra gli studiosi l’ipotesi che il mese sia menzionato per il suo simbolico significato di rigenerazione oltre che per le sue evocazioni letterarie (maggio è il mese poetico per eccellenza).    maggio odoroso: 13  trascorrere.  menare: 14 Io gli studi leggiadri 15     talor lasciando e le sudate carte, ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte, d’in su i veroni del paterno ostello porgea gli orecchi al suon della tua voce, 20     ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti, e quinci il mar da lungi, e quindi il monte. 25     Lingua mortal non dice quel ch’io sentiva in seno. La contemplazione di Silvia da parte del poeta secondo l’interpretazione tradizionale i primi sarebbero gli studi di poesia italiana, le seconde l’apprendimento delle lingue antiche (soprattutto latino e greco). Ma non è necessario distinguere: qui Leopardi potrebbe anche intendere lo studio in generale, che è insieme fonte di piacere e di fatica.   studi leggiadri… sudate carte: 15-16  nei quali si consumava la giovinezza ( ), che è la parte migliore di me (cioè della vita di ogni uomo). ove… parte: 17-18 il tempo mio primo dai balconi della casa paterna. Paterno ostello è espressione ariostesca ( , XVIII, 73, v. 5).    d’in su i veroni… ostello: 19 Orlando furioso ascoltavo.    porgea gli orecchi: 20  che si muoveva rapida sul telaio. Evidentemente Silvia è intenta a un lavoro di tessitura.  che… tela: 22  contemplavo.  Mirava: 23  da una parte ( ) il mare in lontananza ( ), dall’altra ( ) le montagne.  quinci… il monte: 25 quinci da lungi quindi : nessuna lingua umana è in grado di esprimere la dolcezza che provavo dentro di me. Lingua… in seno 26-27 Che pensieri soavi, che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia 30     la vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato, e tornami a doler di mia sventura. 35     O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? perché di tanto inganni i figli tuoi? Invettiva contro la natura affetti, sentimenti.    cori: 29 : il destino, il futuro.  il fato 31 : quando mi torna alla memoria quella speranza così lieta. L’espressione cotanta speme deriva dal petrarchesco («Questo m’avanza di cotanta speme», 268, v. 32).  Quando… speme 32 Canzoniere : un’angoscia mi opprime.  un affetto mi preme 33 : mi torno.  tornami 35 : mantieni.  rendi 37 Tu pria che l’erbe inaridisse il verno, 40     da chiuso morbo combattuta e vinta, perivi, o tenerella. E non vedevi il fior degli anni tuoi; non ti molceva il core la dolce lode or delle negre chiome, 45     or degli sguardi innamorati e schivi; né teco le compagne ai dì festivi ragionavan d’amore. La morte di Silvia prima che l’inverno inaridisse le erbe.    pria… verno: 40 una malattia nascosta, che non aveva dato segni premonitori (si tratta della tisi). Ma la natura sconosciuta della malattia di Silvia ribadisce il significato che il poeta dà alla sua morte come un evento ineluttabile che incombe su ogni essere vivente.    chiuso morbo: 41 : la tua giovinezza.  il fior degli anni tuoi 43 : lusingava.  molceva 44 capelli neri.    negre chiome: 45 : sfuggenti, pudichi (ribadisce il del v. 4).  schivi 46 fuggitivi  con te.  teco: 47 Anche peria fra poco la speranza mia dolce: agli anni miei 50     anche negaro i fati la giovanezza. Ahi come, come passata sei, cara compagna dell’età mia nova, mia lacrimata speme! 55     Questo è quel mondo? questi i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell’umane genti? All’apparir del vero 60     tu, misera, cadesti: e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano. Il venir meno della speranza del poeta morì poco dopo la scomparsa di Silvia. peria fra poco: 49 negarono. negaro: 51 non è Silvia, ma la (cioè la speranza compianta) del verso successivo. Ma è evidente che la figura di Silvia si sovrappone all’immagine della speranza, che assume così il volto della ragazza morta prematuramente. cara compagna: 54 lacrimata speme dei quali. onde: 58 quando il vero aspetto della vita si rivelò al mio animo. All’apparir del vero: 60 è sempre la speranza (ma anche, indirettamente, Silvia). tu: 61 nuda e spoglia. ignuda: 62  >> pagina 122  Il mito di Proserpina  Secondo il mito classico, Persefone, o nel mondo latino Proserpina, fu rapita dallo zio Ade/Plutone che la portò negli inferi, dove, per essersi cibata di sei semi di melograno, fu costretta a rimanere per sei mesi l’anno. Nel corso della sua carriera, il pittore e poeta inglese Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) sembra ossessionato da questo mito: produce infatti otto dipinti che hanno per soggetto la fanciulla intrappolata nell’aldilà, con in mano il melograno fatale, e dedica alla vicenda un sonetto in italiano. Proserpina è immobile, assorta nei suoi pensieri, ma percorsa da una sottile energia: il suo collo si torce in modo innaturale, le mani s’intrecciano nervose in una posizione che è difficile mantenere a lungo. Nella sua espressione malinconica e nei lunghi capelli castani è possibile leggere un nascosto omaggio alla moglie dell’amico e artista William Morris, Jane Burden, di cui Rossetti era infatuato. Dante Gabriel Rossetti, , 1871. Oxford, Ashmolean Museum. Proserpina  >> pagina 123  Dentro il TESTO I contenuti tematici Il poeta rievoca la figura di Silvia, una giovane coetanea di Recanati: ripensa a quando lei lavorava al telaio e faceva risuonare del suo canto tutte le case intorno; contemporaneamente egli studiava e faticava sui libri, ed entrambi erano accomunati dal sogno di un dolce avvenire, quando ancora, nella primavera della vita (non a caso siamo nel , v. 13) è possibile nutrire un’aspettativa di felicità. Il sopraggiungere del (v. 60) ha spento però i comuni sogni della giovinezza: per la ragazza è giunta presto la morte, a troncare ogni illusione di felicità; al poeta la natura ha invece consentito di continuare a vivere, ma vedendo cadere a una a una le promesse da essa ricevute ( , vv. 36-39), senza conforto e senz’altra certezza che quella della fine incombente. maggio odoroso vero O natura, o natura, / perché non rendi poi / quel che prometti allor? perché di tanto / inganni i figli tuoi? Ricordo e disinganno Nonostante la costruzione poetica del canto sia condotta intorno alla figura femminile, invocata nell’ come se fosse presente, il suo ruolo, ben oltre ogni riferimento autobiografico, acquista progressivamente un significato universale. Anche gli accenni alla realtà della vita vissuta presenti nelle prime strofe ( vv. 7-8; , vv. 15-16), che sembrano conferire al componimento l’atmosfera dell’idillio, trascendono in una dimensione allegorica. Non a caso, come ha osservato il critico Marco Antonio Bazzocchi, «le caratteristiche di Silvia, l’atto di tessere e di cantare, vengono riprese dal famoso passo virgiliano, più volte ricordato da Leopardi, del canto di Circe al telaio»: proprio come Circe, e anche come Persefone, la ragazza incarna la divinità che mette in contatto i vivi e i morti, rappresentando il ciclico ritorno della primavera e quindi, nel sistema filosofico del poeta, delle illusioni. incipit Sonavan le quiete / stanze, Io gli studi leggiadri / talor lasciando Allo stesso tempo, però, la morte di Silvia le conferisce anche un altro valore simbolico: la vicenda esemplare della ragazza emblematizza la separazione dell’uomo moderno dalla vita della natura, non più benigna ma «matrigna», secondo la visione cosmica del pessimismo elaborata da Leopardi. In tal modo, il destino della giovane prematuramente scomparsa riassume quello di tutte le (v. 59): Silvia diventa una sorta di allegoria della morte stessa, non solo di quella fisica, ma anche di quella delle speranze e delle illusioni. umane genti La funzione allegorica di Silvia Le scelte stilistiche Le sei strofe, di diversa lunghezza, si focalizzano su particolari aspetti o motivi, essendo alternativamente dedicate ora a Silvia ora al poeta stesso, ma con sottili richiami dall’una all’altra, in modo che il discorso lirico fluisca con un efficace sviluppo parallelo. La struttura del componimento La prima strofa è interamente occupata da un’apostrofe a Silvia, che il poeta invita a ricordare il tempo felice della giovinezza. Con pochi aggettivi, distribuiti in due coppie, la seconda delle quali costituisce un ossimoro ( , v. 4; , v. 5), Leopardi offre un ritratto psicologico concentrato di una fanciulla che si affaccia alla vita con gioia e insieme con trepidazione. L’idealizzazione delle speranze giovanili avviene mediante l’uso del lessico tipico della tradizione lirica, specialmente petrarchesca ( , v. 1; , v. 3; mentre gli occhi , v. 4, richiamano un’immagine tipica dello Stilnovo) e una accentuata musicalità, ottenuta dalle allitterazioni in e ( ), oltre che dal gioco anagrammatico tra e (v. 1 e v. 6). ridenti e fuggitivi lieta e pensosa rimembri beltà ridenti v s S il v ia , v ita , s plendea , fuggiti v i , pen s o s a , s ali v i Silvia salivi La prima strofa: l’evocazione musicale di Silvia  >> pagina 124 Nella seconda e nella terza strofa il poeta rievoca il contesto quotidiano della vita di Silvia e della propria. Il filtro della memoria suggerisce la messa in pratica della poetica del vago e dell’indefinito grazie ad aggettivi o espressioni quali , , , ecc., tramite cui viene espressa la piacevole sensazione di una realtà trasfigurata. Le promesse della giovinezza affiorano grazie alle immagini di un repertorio solare, quasi idillico: oltre al (v. 13), abbiamo (vv. 23-24). perpetuo vago odoroso da lungi maggio odoroso il ciel sereno, / le vie dorate e gli orti La seconda e la terza strofa: la vaghezza che trasfigura la realtà Nella quarta strofa le speranze coltivate dai due ragazzi si capovolgono in una realtà di sventura: si manifesta così l’inganno perpetrato dalla natura, oggetto di una dura apostrofe (vv. 36-39), in cui il ritmo, in una poesia dalla sintassi piana e dal periodare ampio e musicale, diventa più incalzante, quasi a rendere l’angoscia dell’autore. Il mutamento dei tempi verbali, che abbandonano l’imperfetto iniziale, suggella la verità del presente, spietatamente incaricato di rivelare le illusorie mistificazioni del passato. La quarta strofa: le macerie  della realtà Le strofe finali istituiscono apertamente il parallelismo tra la vicenda di Silvia e quella dell’io lirico, già precipitata o destinata a precipitare verso la morte. Lo svanire nel nulla è introdotto dalla sequenza delle negazioni (v. 42), (v. 44), (v. 47); il passato remoto (v. 61) accomuna Silvia e la speranza, la (v. 54) (v. 55) come una presenza fisica reale. La gelida presenza della (v. 62) conferma in conclusione l’unico fine della vita, anzi di tutte le vite. non non né cadesti cara compagna lacrimata tomba ignuda La quinta e la sesta strofa: la fine della vita e delle illusioni Verso le COMPETENZE Comprendere 1 Fai la parafrasi del componimento. Nei versi 36-38, a quali momenti della vita umana si riferiscono gli avverbi e ? 2 poi allor Ai versi 47-48 si dice che le compagne di Silvia non parlavano d’amore con lei perché 3  loro erano fidanzate e lei no. a  Silvia era troppo pudica e ritrosa. b  Silvia muore prima di raggiungere l’età adatta per questo genere di discorsi. c  questo avrebbe potuto far ingelosire il poeta. d Traccia un breve ritratto di Silvia, soffermandoti sul suo aspetto fisico (per quanto esso si possa desumere dal testo), sulle caratteristiche psicologiche e sugli altri aspetti ricavabili dal componimento. 4 Analizzare Ai versi 15-16 ( ) e 21-22 ( ) troviamo ripetuta la stessa figura retorica. Quale? 5  studi leggiadri … sudate carte man veloce … faticosa tela Ai versi 20-21 il poeta scrive: Si può “ascoltare una mano”? Di quale figura si tratta? 6 porgea gli orecchi … alla man veloce . Ai versi 50-52 ( ) è presente una figura sintattica: quale? Spiega perché il poeta la utilizza. 7 agli anni miei / anche negaro i fati  / la giovanezza interpretare Ripercorrendo i punti del testo dove il poeta si sofferma sulle stagioni, sulla natura, sul paesaggio, spiega in che modo tale rappresentazione si lega ai temi del componimento. 8 A quali caratteristiche di Silvia allude secondo te il vocativo del v. 42 ( )? 9 o tenerella Produrre 10 Scrivere per raccontare. Ripercorrendo con il pensiero la tua esperienza, hai conosciuto solo brevemente una persona che poi non hai più visto, la cui immagine si è però fissata nella tua mente? A distanza di tempo in che modo e per quali ragioni il suo ricordo riaffiora ancora oggi? Dibattito in classe 11 La giovinezza di Silvia termina improvvisamente   all’apparir del vero   (r. 60): quali eventi, oggi, possono essere considerati conclusivi del “fior degli anni”, cioè indicativi di una nuova condizione esistenziale, quella della maturità? Discutine con i tuoi compagni.