di PALESTRA scrittura All’Italia , 1 Canti Questa canzone, composta nel settembre 1818, apre i . Appartiene alle e come altri componimenti di tale sezione ( ) affronta tematiche patriottiche. In questo caso Leopardi deplora la situazione dell’Italia del suo tempo, per poi passare, nella seconda parte della poesia, a parlare dell’antica Grecia e dell’eroico sacrificio delle Termopili, dando voce al poeta lirico Simonide di Ceo. Canti Canzoni civili Sopra il monumento di Dante, Ad Angelo Mai Analisi e interpretazione di un testo LETTERARIO O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi 5 i nostri padri antichi. Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri. Oimè quante ferite, che lividor, che sangue! oh qual ti veggio, formosissima donna! Io chiedo al cielo 10 e al mondo: dite dite; chi la ridusse a tale? E questo è peggio, che di catene ha carche ambe le braccia; sì che sparte le chiome e senza velo siede in terra negletta e sconsolata, 15 nascondendo la faccia tra le ginocchia, e piange. Piangi, che ben hai donde, Italia mia, le genti a vincer nata e nella fausta sorte e nella ria. 20 Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive, mai non potrebbe il pianto adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; che fosti donna, or sei povera ancella. Chi di te parla o scrive, 25 che, rimembrando il tuo passato vanto, non dica: già fu grande, or non è quella? Perché, perché? dov’è la forza antica, dove l’armi e il valore e la costanza? chi ti discinse il brando? 30 chi ti tradì? qual arte o qual fatica o qual tanta possanza valse a spogliarti il manto e l’auree bende? come cadesti o quando da tanta altezza in così basso loco? 35 nessun pugna per te? non ti difende nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo combatterò, procomberò sol io. Dammi, o ciel, che sia foco agl’italici petti il sangue mio. 40 le statue e le torri solitarie dei nostri antenati, cioè dei romani. simulacri... avi nostri: 2-3 l’alloro e le armi dei quali erano carichi. il lauro... carchi: 5 indifesa. inerme: 6 lividi. lividor: 9 bellissima. formosissima: 10 chi l’ha ridotta in questo stato? E... peggio: E quel che è peggio. chi... tale?: 12 ha entrambe le braccia incatenate. di catene.... le braccia: 13 priva di ogni distinzione regale. senza velo: 14 abbandonata. negletta: 15 hai ragione (di piangere). ben hai donde: 18 nella buona e nella cattiva sorte. nella fausta… ria: 20 pareggiare la tua sciagura e il danno. adeguarsi... scorno: 23 padrona (latinismo). ancella: schiava. donna: 24 ricordando il tuo passato splendore. rimembrando... vanto: 26 un tempo è stata grande, ora non lo è più? già... quella?: 27 determinazione. costanza: 29 ti strappò la spada dal fianco. ti discinse il brando: 30 inganno, astuzia. fatica: sforzo bellico. arte: 31 grande potenza. tanta possanza: 32 poté spogliarti del manto e del diadema regale? valse... bende?: 33 combatte. pugna: 36 cadrò a terra, come un valoroso guerriero. procomberò: 38 concedimi. foco: in senso metaforico, fuoco che infiamma di entusiasmo. Dammi: 39 Dove sono i tuoi figli? Odo suon d’armi e di carri e di voci e di timballi: in estranie contrade pugnano i tuoi figliuoli. Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi, 45 un fluttuar di fanti e di cavalli, e fumo e polve, e luccicar di spade come tra nebbia lampi. Né ti conforti? e i tremebondi lumi piegar non soffri al dubitoso evento? 50 A che pugna in quei campi l’itala gioventude? O numi, o numi: pugnan per altra terra itali acciari. Oh misero colui che in guerra è spento, non per li patrii lidi e per la pia 55 consorte e i figli cari, ma da nemici altrui, per altra gente, e non può dir morendo: alma terra natia, la vita che mi desti ecco ti rendo. 60 tamburi di guerra. timballi: 42 terre straniere; Leopardi si riferisce ai soldati italiani impegnati in Russia nelle battaglie napoleoniche. estranie contrade: 43 stai attenta. Attendi: 45 vedo, o mi sembra di vedere, un ondeggiare. Io... fluttuar: 45-46 polvere. polve: 47 Non ti conforta? e non hai coraggio di volgere gli occhi spaventati all’evento incerto? Né... evento?: 49-50 a che scopo. A che: 51 dèi. numi: 52 armi (sineddoche). acciari: 53 muore. è spento: 54 la propria terra, la patria. li patrii lidi: 55 di altri popoli. altrui: 57 dolce terra natale. alma... natia: 59 ti restituisco. ti rendo: 60 Oh venturose e care e benedette l’antiche età, che a morte per la patria correan le genti a squadre; e voi sempre onorate e gloriose, o tessaliche strette, 65 dove la Persia e il fato assai men forte fu di poch’alme franche e generose! Io credo che le piante e i sassi e l’onda e le montagne vostre al passeggere con indistinta voce 70 narrin siccome tutta quella sponda coprìr le invitte schiere de’ corpi ch’alla Grecia eran devoti. Allor, vile e feroce, Serse per l’Ellesponto si fuggia, 75 fatto ludibrio agli ultimi nepoti; e sul colle d’Antela, ove morendo si sottrasse da morte il santo stuolo, Simonide salia, guardando l’etra e la marina e il suolo. 80 E di lacrime sparso ambe le guance, e il petto ansante, e vacillante il piede, toglieasi in man la lira: beatissimi voi, ch’offriste il petto alle nemiche lance 85 per amor di costei ch’al Sol vi diede; voi che la Grecia cole, e il mondo ammira. Nell’armi e ne’ perigli qual tanto amor le giovanette menti, qual nell’acerbo fato amor vi trasse? 90 Come sì lieta, o figli, l’ora estrema vi parve, onde ridenti correste al passo lacrimoso e duro? Parea ch’a danza e non a morte andasse ciascun de’ vostri, o a splendido convito: 95 ma v’attendea lo scuro Tartaro, e l’onda morta; né le spose vi foro o i figli accanto quando su l’aspro lito senza baci moriste e senza pianto. 100 fortunate, beate. venturose: 61 i tempi antichi, quando. l’antiche... che: 62 le Termopili, in Tessaglia, dove nel 480 a.C. il re spartano Leonida insieme a un manipolo di trecento uomini arrestò l’avanzata dei persiani in Grecia. tessaliche strette: 65 il destino dei persiani (endiadi). forte: favorevole. la Persia e il fato: 66 anime senza paura. alme franche: 67 viaggiatore, chi passa per quei luoghi. passeggere: 69 come. sponda: distesa di terra. siccome: 71 sono i corpi dei soldati spartani caduti alle Termopili. invitte... corpi: 72-73 il re persiano. Serse: 75 oggetto di scherno fino ai discendenti più lontani. ludibrio... nepoti: 76 borgo vicino alle Termopili. Antela: 77 morendo la nobile schiera dei soldati si sottrasse alla morte, cioè sacrificando la propria vita conquistò la gloria eterna. morendo... stuolo: 77-78 Simonide di Ceo, poeta lirico (ca 556 a.C. - 467 a.C.) che cantò la battaglia delle Termopili. salia: saliva. Simonide: 79 etere, aria. etra: 80 prendeva in mano. toglieasi in man: 83 la patria. Sol: simbolo di vita. costei: 86 onora. cole: 87 morte immatura. acerbo fato: 90 quanto. Come: 91 passo doloroso e difficile, cioè la morte. passo lacrimoso e duro: 93 banchetto. convito: 95 il regno dei morti secondo la mitologia greca. l’onda morta: i fiumi infernali. Tartaro: 97 furono. foro: 98 terreno crudele, in quanto campo di battaglia. aspro lito: 99 Ma non senza de’ Persi orrida pena ed immortale angoscia. Come lion di tori entro una mandra or salta a quello in tergo e sì gli scava con le zanne la schiena, 105 or questo fianco addenta or quella coscia; tal fra le Perse torme infuriava l’ira de’ greci petti e la virtute. Ve’ cavalli supini e cavalieri; vedi intralciare ai vinti 110 la fuga i carri e le tende cadute, e correr fra’ primieri pallido e scapigliato esso tiranno; ve’ come infusi e tinti del barbarico sangue i greci eroi, 115 cagione ai Persi d’infinito affanno, a poco a poco vinti dalle piaghe, l’un sopra l’altro cade. Oh viva, oh viva: beatissimi voi mentre nel mondo si favelli o scriva. 120 Prima divelte, in mar precipitando, spente nell’imo strideran le stelle, che la memoria e il vostro amor trascorra o scemi. La vostra tomba è un’ara; e qua mostrando 125 verran le madri ai parvoli le belle orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro, o benedetti, al suolo, e bacio questi sassi e queste zolle, che fien lodate e chiare eternamente 130 dall’uno all’altro polo. Deh foss’io pur con voi qui sotto, e molle fosse del sangue mio quest’alma terra. Che se il fato è diverso, e non consente ch’io per la Grecia i moribondi lumi 135 chiuda prostrato in guerra, così la vereconda fama del vostro vate appo i futuri possa, volendo i numi, tanto durar quanto la vostra duri. 140 grandi sofferenze da parte dei persiani. de’ Persi... pena: 101 immensa, sovrumana. immortale: 102 in mezzo a una mandria di tori. di tori... mandra: 103 schiena. tergo: 104 così. Perse torme: schiere dei persiani. tal: 107 vedi, ecco. Ve’: 109 tra i primi. fra’ primieri: 112 il tiranno in persona, Serse. esso tiranno: 113 bagnati, coperti. infusi: 114 ferite. piaghe: 117 finché nel mondo si parlerà. mentre... favelli: 120 strappate (dalla volta celeste). divelte: 121 le stelle si spegneranno stridendo nelle profondità del mare. spente nell’imo strideran le stelle: 122 amore per voi. vostro amor: 123-124 venga meno. trascorra: 124 altare. ara: 125 ragazzini. parvoli: 126 le gloriose tracce del vostro sangue (versato combattendo). le belle... sangue: 126-127 saranno. chiare: famose. fien: 130 da un polo all’altro, cioè per tutta la terra. dall’uno… polo: 131 Oh fossi io. molle: bagnata, intrisa. Deh foss’io: 132 gli occhi di chi sta per morire. i moribondi lumi: 135 vinto. prostrato: 136 modesta. vereconda: 137 è Simonide. appo i futuri: presso i posteri. vostro vate: 138 COMPRENSIONE E ANALISI Fai la parafrasi della prima strofa. 1 Come viene raffigurata l’Italia? Con quale intento da parte del poeta, secondo te? 2 Perché nella terza strofa il poeta commisera i giovani italiani suoi contemporanei? 3 Chi parla a partire dal v. 84? Quale valore celebra? Esponi in sintesi il suo discorso. 4 Che rapporto intercorre tra l’Italia del tempo di Leopardi e l’antica Grecia? 5 Nella seconda strofa Leopardi impiega numerose interrogative dirette. Qual è la loro funzione espressiva? 6 Descrivi brevemente il lessico della poesia con opportuni esempi. 7 In questa poesia è presente la dimensione autobiografica che caratterizza gli idilli? Motiva la tua risposta. 8 INTERPRETAZIONE E COMMENTO Tenendo in considerazione l’analisi sopra condotta, scrivi un commento che illustri il significato del componimento, focalizzando l’attenzione in particolare sul motivo patriottico all’interno della poetica e del pensiero leopardiani. Allarga quindi lo sguardo a considerare altri poeti e scrittori che nel corso dei secoli hanno dedicato testi all’Italia e alla sua storia travagliata. Redigi in proposito un testo di circa 2 facciate di foglio protocollo. >> pagina 178 Il tramonto della luna , 33 Canti Come , questa lirica è stata composta probabilmente nella primavera del 1836, durante il soggiorno in una villa sulle falde del Vesuvio, presso Torre del Greco. Il poeta riprende uno dei motivi più frequenti della sua poesia, il compianto della giovinezza e delle sue speranze e illusioni, tracciando un paragone tra il tramonto della luna e la fine di questa età. La ginestra Analisi e interpretazione di un testo LETTERARIO Quale in notte solinga, sovra campagne inargentate ed acque, là ’ve zefiro aleggia, e mille vaghi aspetti e ingannevoli obbietti 5 fingon l’ombre lontane infra l’onde tranquille e rami e siepi e collinette e ville; giunta al confin del cielo, dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno 10 nell’infinito seno scende la luna; e si scolora il mondo; spariscon l’ombre, ed una oscurità la valle e il monte imbruna; orba la notte resta, 15 e cantando, con mesta melodia, l’estremo albor della fuggente luce, che dianzi gli fu duce, saluta il carrettier dalla sua via; tal si dilegua, e tale 20 lascia l’età mortale la giovinezza. In fuga van l’ombre e le sembianze dei dilettosi inganni; e vengon meno le lontane speranze, 25 ove s’appoggia la mortal natura. Abbandonata, oscura resta la vita. In lei porgendo il guardo, cerca il confuso viatore invano del cammin lungo che avanzar si sente 30 meta o ragione; e vede che a sé l’umana sede, esso a lei veramente è fatto estrano. come. Va unito a del v. 12. solitaria. Quale: 1 scende la luna solinga: là dove zefiro soffia e dove le ombre lontane creano mille forme indefinite e oggetti irreali, tra le onde calme e tra rami, siepi, collinette e ville, giunta (la luna) all’orizzonte ( ), dietro l’Appennino o dietro le Alpi, o nell’ampio golfo ( ) del Tirreno. là ’ve... seno: 3-11 confin del cielo infinito seno perde colore e luminosità. si scolora: 12 un buio totale (una è latinismo). una oscurità: 13-14 priva di luce. orba: 15 triste. mesta: 16 l’ultimo chiarore della luce che se ne va, che fino a poco prima gli aveva fatto da guida. l’estremo albor… che dianzi gli fu duce: 17-18 così, allo stesso modo; si riferisce al soggetto la del v. 22. tale: si riferisce invece al complemento oggetto l’ del v. 21, cioè in questa condizione, priva di luce come la notte. Tal: 20 giovinezza età mortale sono le false immagini, piacevoli ma ingannevoli, già ricordate ai vv. 4-5. le sembianze... inganni: 23-24 su cui la natura umana si appoggia. ove... natura: 26 il viaggiatore, disorientato, cerca invano, nella vecchiaia, il termine o lo scopo del suo lungo cammino; e si accorge che la terra, durante la vecchiaia, gli si fa estranea e lui diventa estraneo alla terra. In lei... estrano: 28-33 Troppo felice e lieta nostra misera sorte 35 parve lassù, se il giovanile stato, dove ogni ben di mille pene è frutto, durasse tutto della vita il corso. Troppo mite decreto quel che sentenzia ogni animale a morte, 40 s’anco mezza la via lor non si desse in pria della terribil morte assai più dura. D’intelletti immortali degno trovato, estremo 45 di tutti i mali, ritrovàr gli eterni la vecchiezza, ove fosse incolume il desio, la speme estinta, secche le fonti del piacer, le pene maggiori sempre, e non più dato il bene. 50 Voi, collinette e piagge, caduto lo splendor che all’occidente inargentava della notte il velo, orfane ancor gran tempo non resterete; che dall’altra parte 55 tosto vedrete il cielo imbiancar novamente, e sorger l’alba: alla qual poscia seguitando il sole, e folgorando intorno con sue fiamme possenti, 60 di lucidi torrenti inonderà con voi gli eterei campi. Ma la vita mortal, poi che la bella giovinezza sparì, non si colora d’altra luce giammai, nè d’altra aurora. 65 Vedova è insino al fine; ed alla notte che l’altre etadi oscura, segno poser gli Dei la sepoltura. agli dèi. lassù: 36 il decreto che sentenzia che ogni animale è destinato a morire (sarebbe parso) troppo mite (agli dèi), se essi, durante la vita degli uomini, non avessero dato loro un’età che è più terribile della morte stessa. Gli dèi escogitarono la vecchiaia, che è una degna invenzione di intelletti immortali e il peggiore di tutti i mali, nella quale il desiderio è ancora immutato, le speranze sono sparite, le fonti del piacere si sono esaurite, le pene sono sempre maggiori e il bene non è più dato. Troppo... il bene: 39-50 spiagge. piagge: 51 prive di luce. orfane: 54 a oriente. dall’altra parte: 55 ben presto. tosto: 56 all’alba seguendo il sole. alla quale... sole: 58 si riferisce alle del v. 51. il cielo. voi: 62 collinette e piagge eterei campi: dopo che. poi che: 63 la vita rimane triste fino alla fine; e gli dèi posero fine alla vecchiaia ( ), che oscura tutte le altre età precedenti, con la morte ( ). Vedova... sepoltura: 66-68 notte sepoltura >> pagina 180 COMPRENSIONE E ANALISI Le prime due strofe istituiscono un paragone. Quale? 1 La terza strofa è incentrata sul motivo dell’invidia degli dèi: spiega le ragioni di tale sentimento negativo verso gli esseri umani. 2 Perché secondo il poeta la vecchiaia è un male peggiore della morte? 3 Quale differenza viene sottolineata, nella parte conclusiva della lirica, tra il paesaggio e l’uomo? 4 Sintetizza, a questo punto, il contenuto complessivo della poesia in circa 10 righe. 5 Individua nel testo almeno tre da te ritenuti particolarmente significativi e spiega quali concetti ne vengono evidenziati. 6 enjambement INTERPRETAZIONE E COMMENTO Scegli una delle seguenti tracce e sviluppala in un testo di circa 2 facciate di foglio protocollo. a Commenta il contenuto del componimento, collegandolo alla poetica leopardiana e confrontandolo con altre liriche dell’autore, in particolare La ginestra . b Soffermati sulla rappresentazione del paesaggio, spiegando in che modo esso corrisponda alla condizione interiore del poeta. Tieni presenti anche le altre rappresentazioni della natura contenute nei componimenti dell’autore da te letti. >> pagina 181 Tutto il fuoco di Leopardi Lo scrittore e insegnante Alessandro D’Avenia (n. 1977) indirizza una lettera immaginaria a Giacomo Leopardi. Partendo dall’esperienza di insegnamento della sua poesia, l’autore cerca nelle parole del poeta di Recanati spunti di riflessione sulla condizione dei ragazzi di oggi. Analisi e produzione di un testo ARGOMENTATIVO Questa ed altre misere circostanze ha posto la fortuna intorno alla mia vita, dandomi una cotale apertura d’intelletto e di cuore Giacomo Leopardi, Lettera a Pietro Giordani, 2 marzo 1818 Caro Giacomo, quando devo iniziare la parte di programma che ti riguarda, non dichiaro la tua identità, ma dico che è venuta l’ora di leggere il più grande poeta moderno, un poeta che ha trasformato ogni limite in bellezza, ed ebbe chiaro che questa era la sua vocazione all’età dei ragazzi che ho di fronte. Mi guardano con gli occhi grandi per quei pochi secondi che dura l’attenzione 5 al nuovo di questa generazione, in attesa del nome. Ma dal momento che non lo rivelo, cominciano a fare ipotesi. Quando qualcuno indovina, quasi subito una voce aggiunge: «No... quello sfigato di Leopardi, no!». Abbi pazienza, sono giovani e ignoranti: si fanno prestare i luoghi comuni pur di avere un pensiero in bocca. Ma vedi, Giacomo, io spero che usino quell’aggettivo, perché smaschera tutta la 10 paura che nasconde, quella di una cultura per la quale chi si chiede il senso delle cose non è altro che “sfigato”, tanto quanto chi non ha un corpo perfetto. Eri veramente uno sfortunato da cui stare alla larga? Chi ha la gobba porta fortuna, si dice, ma tu ce l’avevi davvero? Pensa che c’è chi, per giustificare la tua poesia, parte proprio dalla gobba, anziché dal rapimento. Sei morto per una crisi respiratoria 15 provocata dalla compressione del tuo corpo storto sul cuore. Non hai trovato mai un amore che corrispondesse ai tuoi innamoramenti. Insomma, sei la quintessenza del giovane che nessun giovane vorrebbe essere. È vero, Giacomo? Ti difendi da solo o devo farlo io? Puoi farlo da solo, ma io devo ridurre la distanza tra la corazza dei miei studenti e la tua pelle. Devo spaccare quell’armatura di paure che 20 impedisce loro di capire che l’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti. Per spaccare la corazza ho bisogno di una punta affilata e temprata, e allora ti impugno come una spada e leggo come se tu stesso parlassi ad alta voce, con le pause giuste: 25 Questa ed altre misere circostanze ha posto la fortuna intorno alla mia vita, dandomi una cotale apertura d’intelletto perch’io le vedessi chiaramente, e m’accorgessi di quello che sono, e di cuore perch’egli conoscesse che a lui non si conviene 30 l’allegria, e, quasi vestendosi a lutto, si togliesse la malinconia per compagna eterna e inseparabile. (Lettera a Pietro Giordani, 2 marzo 1818) Chi ha l’ardire di chiamare sfigato un ragazzo così, capace di accettare e trasformare le sue sfortune in trampolino per aprire la testa e il cuore? Chi è capace come lui di affrontare la vita con questo coraggio e avere la malinconia come compagna 35 di cammino, e nonostante questo creare così tanta bellezza? Mi fermo e chiedo: riuscireste voi a trasformare in canto il dolore della vita, i vostri fallimenti, la vostra inadeguatezza? A nutrirvi del vostro destino, più o meno fortunato che sia, per farne un capolavoro immortale? Alle tue parole cala il silenzio. Abbiamo capito che con te non si scherza, non 40 si banalizza. Così, proprio dalla porta della sfortuna, entriamo nella tua grandezza, Giacomo, e io li vedo risvegliarsi, perché ciascuno di noi nasconde dentro di sé la stanza della sfortuna, quella in cui le fragilità e inadeguatezze sono evidenti. Abbassano le difese, ché questo è il compito della letteratura: rendere l’uomo più vero e autentico, spogliandolo delle menzogne che lo allontanano da sé, dalla vita, 45 dagli altri. Così si risveglia la passione assopita, la propria originalità, e si confina la paura di non essere “abbastanza”: Sebbene è spento nel mondo il grande e il bello e il vivo, non ne è spenta in noi 50 l’inclinazione. Se è tolto l’ottenere, non è tolto né possibile a togliere il desiderare. Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una vita, e a sdegnare la nullità e la monotonia. ( , 1° agosto 1820) Zibaldone Ma questo desiderio di vita, di felicità, d’amore, fondamento del cuore dei giovani 55 (e di tutti), è materia naturale e inestinguibile, e, quando non è indirizzato alla costruzione del mondo e della speranza, «circola e serpeggia e divora sordamente come un fuoco elettrico», scrivi in un altro passaggio del tuo diario nell’agosto del 1820. Non più un fuoco che riscalda e dà luce, ma un fuoco che prima o poi esploderà «in temporali e terremoti». Io vedo oggi con molta chiarezza questa energia 60 che si disperde nel nulla. Incontro centinaia di ragazzi, e centinaia sono quelli che mi scrivono, stufi di non sapere per cosa giocarsi quell’infinito che sentono nel cuore. Vogliono progetti, non oggetti. Mentre noi cerchiamo di soddisfare il desiderio con le cose, loro chiedono quello che il desiderio contiene: la speranza dell’impossibile reso possibile. 65 Forse, in fondo, non è cambiato molto da quando eri giovane tu. L’adolescenza, secondo i ragazzi stessi a cui ho chiesto di definirla, è “energia” che vuole indirizzarsi alla vita per costruirla. Ecco la prima cosa che vedo in loro e che tu hai definito tanto bene: una forza creatrice, che si libera trovando forma in parole impugnate come armi per far esplodere il dolore o la gioia, per fuggire da «nullità 70 e monotonia». Un ragazzo una volta mi ha detto: «Quando ho finito di leggere il suo libro un fuoco si era acceso dentro di me, e mi dicevo: io voglio vivere così. Adesso lei deve spiegarmi come mai questo è accaduto». Adolescenza è questo fuoco che non vuole altro che arde re di passione e di passioni, a volte fino a bruciare sé stessa per mancanza di combustibile. Questo fuoco c’è, io l’ho visto. È il fuoco 75 della vita. Può trasformarsi in distruzione e, al limite, in autodistruzione, ma non può essere spento, e se sembra estinguersi, languire, divorato dal cinismo, dalla mancanza di speranza, poi riaffiora sotto forme esplosive o implosive, «temporali e terremoti» tu li chiami, io li chiamo: dipendenze, violenze, fughe, autolesionismi, suicidi, disturbi alimentari... 80 Questa generazione vuole testimoni, prima che maestri, perciò, Giacomo, tu devi aiutarmi. Le passioni si risvegliano a contatto con il fuoco, non con le istruzioni per accenderlo, soprattutto in questi ragazzi che le istruzioni non le leggono più, ma vogliono mettersi subito in gioco, on fire, come si dice nella lingua di Shakespeare. 85 Alessandro D’Avenia, Mondadori, Milano 2016 L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita, >> pagina 183 COMPRENSIONE E INTERPRETAZIONE Perché, per D’Avenia, Leopardi è un autore particolarmente adatto a parlare ai giovani? 1 Come appare all’autore la soglia di attenzione degli adolescenti di oggi? 2 Qual è il luogo comune su Leopardi che D’Avenia contesta? 3 Che cosa afferma Leopardi nella prima lettera citata da D’Avenia? Sintetizzane il contenuto con parole tue. 4 In che cosa è consistita la grandezza di Leopardi secondo D’Avenia? 5 Qual è la principale difficoltà dei giovani di oggi secondo l’autore? E quale l’errore degli adulti? 6 Che cosa insegna Leopardi sulla “fragilità”? 7 Qual è il “fuoco” che questo poeta può trasmettere ai ragazzi? 8 RIFLESSIONI E COMMENTO Scegli una delle seguenti tracce e sviluppala in un testo argomentativo di circa 2 facciate di foglio protocollo. a Confronta la visione della giovinezza che emerge dalle parole di D’Avenia con l’immagine leopardiana di questa età della vita contenuta nelle poesie che hai letto. Qual è la lettura dell’età giovanile offerta da Leopardi? Ti sembra che vi sia una corrispondenza con quanto detto da D’Avenia? Spiega perché. b Per D’Avenia i problemi e le emergenze sociali degli adolescenti ( dipendenze, violenze, fughe, autolesionismi, suicidi, disturbi alimentari... ) sono conseguenza della mancanza di speranza a cui i giovani stessi sono condannati da una società cinica e materialista. Per questo – scrive ancora l’autore – i ragazzi hanno bisogno di testimoni , più che di maestri . Sei d’accordo con questa sua interpretazione della realtà? Dove pensi che possano essere trovati questi “testimoni”? Ritieni che la letteratura sia in grado di rappresentare un serbatoio di voci e di esperienze utili ai giovani di oggi?