collega alla precedente ripetendo, nel primo verso, la parola-rima con cui quella termina, mentre i versi successivi riprendono anch essi, con ordine variato, le medesime rime della prima stanza, per cui le parole in rima sono in totale soltanto sei; nel congedo è seguito lo stesso criterio, ma con qualche varietà nell alternanza delle parole-rime. Nella poesia italiana la sestina fu dapprima adottata da Dante sul precedente esempio di Arnaut Daniel; è poi presente otto volte nel Canzoniere di Petrarca, e ciò spiega la sua frequenza nei poeti petrarchisti; andata in disuso nel Sei e Settecento, verrà ripresa da poeti moderni, tra i quali Carducci e D Annunzio. Genericamente, strofa di 6 versi, che possono essere tutti uguali (endecasillabi, decasillabi , settenari ), oppure endecasillabi alternati a settenari ecc. In senso stretto, strofa formata di 6 endecasillabi, dei quali i primi 4 a rime alternate e i 2 finali a rima baciata. Settenario Verso composto di 7 sillabe metriche, con accento principale fisso sulla 6ª e uno o due altri su una delle prime 4 sillabe, da cui una grande varietà di armonia. Prevale il ritmo giambico, con accenti sulla 2ª, 4ª e 6ª sillaba. il verso più usato dopo l endecasillabo , per lo più congiunto a questo e al quinario in varie forme strofiche. Similitudine Figura retorica che mira a chiarire (logicamente o fantasticamente) un concetto presentandolo in parallelismo e in paragone con un altro, mediante la congiunzione come o i nessi così come , tale quale , come tale ecc.; può avere forma estesa, e in tal caso consta di una prima parte in cui si descrive la cosa presa come confronto, e di una seconda parte in cui si passa all applicazione. Esempio: «Come la luce rapida / piove di cosa in cosa, / e i color vari suscita / dovunque si riposa; / tal risonò moltiplice / la voce dello Spiro (A. Manzoni, Pentecoste, vv. 41-46). Oppure può risolversi tutta nel giro di una frase (per es., fu trattato come un cane ); in forma ancora più concentrata si riduce alla metafora , mentre la soppressione del come o di ogni altro nesso, cioè l identificazione di un termine con l altro, dà luogo all analogia . Sineddoche Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma dipendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell una a quella dell altra. La relazione tra i due termini coinvolge aspetti quantitativi, cioè i rapporti parte-tutto (una vela per la barca), singolare-plurale (lo straniero per gli stranieri), genere-specie (i mortali per gli uomini), materia prima-oggetto prodotto (un bronzo per una scultura in bronzo). Sirma (o sirima) La seconda parte della strofa nella canzone , collegata con la prima parte, o fronte , da un verso chiamato chiave  ; è per lo più divisa in 2 volte  , di uguale numero di versi ciascuna. Il termine è stato anche usato per indicare la seconda parte del sonetto  (le 2 terzine  ), e la volta della ballata  . Sonetto Composizione metrica (dal francese antico sonet, canzone, canzonetta ) di carattere prevalentemente lirico, composta di 14 versi (quasi sempre endecasillabi  nella letteratura italiana), distribuiti in 2 quartine e 2 terzine , con rime disposte secondo precisi schemi. Nel suo schema originario il s. si compone di una prima parte costituita da 8 endecasillabi rimati alternativamente ABABABAB e di una seconda parte costituita da 6 endecasillabi rimati CDECDE o CDCDCD. Lo schema originario subì presto modificazioni. Nella prima parte prevalse, verso la fine del XIII sec., la forma a rime incrociate ABBA ABBA. Nelle terzine vigeva maggiore libertà. Il s. fu un componimento aperto a temi di varia natura, amorosi, morali, politici, artistici, polemici. Con Petrarca il s. si pose sul piano della canzone come grande metro della poesia lirica, e tale restò per tutto il XVI sec. Stanza Nella metrica italiana, altro nome della strofa d una canzone , anche come componimento a sé stante; talora, sinonimo di ottava : le s. di Ariosto, di Tasso; e come titolo: Stanze per la giostra di A. Poliziano. Questo significato, che si ricollega direttamente all accezione originaria (di fermata ), deriva dal fatto che la strofa o l ottava, racchiudendo un senso compiuto, comporta alla sua fine una pausa, un riposo, che ne costituisce la caratteristica. T Terzina Strofa di 3 versi (detta anche terzetto), che s incontra, per es., nel madrigale e nel sonetto . Come metro a sé (detto anche terza rima), si compone di 3 endecasillabi , di cui il 1° rima con il 3°, mentre il 2° dà la rima al 1° e al 3° della t. seguente; la serie si chiude con un verso che rima con il 2° dell ultima t. (ABA BCB YZY Z); usata per la prima volta da Dante, è detta anche t. dantesca. Topos Luogo comune, motivo ricorrente, in un opera, nella tematica di un autore o di un epoca. Plurale topoi. V Volta Nella metrica italiana, ciascuno dei due periodi ritmici in cui si può dividere la sirma della canzone . Nella ballata , il terzo periodo della stanza , che è conforme alla ripresa . Fonti bibliografiche Giacomo Leopardi, Tutte le opere, con introduzione e a cura di W. Binni, Sansoni, Firenze 1969. 197