Laboratorio di analisi testuale I Romani vinsero perché esperti nelle armi Nulla alia re exercitus Romanus orbem subegit terrarum nisi (“se non”) armorum exercitio, disciplina castrorum usuque militiae. Nam adversus Gallorum multitudinem paucitas Romana non valuit et adversus Germanorum proceritatem brevitas non potuit audere. Hispani quidem ob numerum et vires corporum nostris praestiterunt (+ dat.); Afrorum dolis atque divitiis, Graecorum artibus prudentiaque semper nos victi sumus. Sed adversus hostes adiuvit tirones ( , “recluta”) eligere, cotidiano exercitio roborare, res quae evenire in acie atque proeliis possunt, in Campo meditatione praenoscere. Scientia enim rei bellicae nutrit audaciam, fidem virtutemque: miles facere non metuit quod bene didicit. Nam in certamine bellorum exercitata paucitas ad impetum victoriamque prompta est, rustica et indocta multitudo exposita semper ad caedem est. tiro 1 (da Vegezio) Si tratta della pratica acquisita con le esercitazioni nel Campo Marzio, un’area di Roma consacrata al dio Marte e adibita ad esercizi militari. 1. Analizza le seguenti proposizioni relative, applicando lo schema proposto. AT1 «(res) quae evenire in acie atque proeliis possunt». a. Pron. rel. Analisi del pronome (caso, genere, numero) Analisi della relativa (soggetto, predicato, complementi) «(hoc) quod bene miles didicit». b. Pron. rel. Analisi del pronome (caso, genere, numero) Analisi della relativa (soggetto, predicato, complementi) A quale complemento corrispondono le seguenti parole ed espressioni latine? AT2 exercitio / disciplina / usu a. armorum / castrorum / militiae b. ob numerum et vires c. dolis atque divitiis d. artibus prudentiaque e. cotidiano exercitio f. in acie atque proeliis / in certamine g. >> pagina 219 Trascrivi e analizza i nomi della 4 e 5 declinazione presenti nel brano. AT3 a a Nome Decl. Caso Genere Numero a. b. c. d. e. f. g. h. Declina i seguenti sintagmi. AT4 Res bellica a. Caso Singolare Plurale Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Exercitus Romanus b. Caso Singolare Plurale Nom. Gen. Dat. Acc. Abl. Trasforma all’attivo la frase: «Graecorum artibus prudentiaque semper nos victi sumus». AT5 Trasforma al passivo la frase: «Exercitus Romanus orbem subegit terrarum». AT6 Traduci il brano sul quaderno. AT7 >> pagina 220 Prova con Cesare Traduzione interattiva Cesare nacque a Roma nel 100 a.C. da una famiglia nobile. Aderì al partito dei populares, che sosteneva le istanze del popolo, e percorse la carriera politica (il cursus honorum) diventando questore, pontefice massimo, pretore e infine console nel 59 a.C., con l’aiuto di Pompeo e Crasso. Con questi, l’anno seguente stipulò il . Dopo aver ottenuto il proconsolato nella Gallia Narbonese, conquistò tutta la Gallia con una serie di campagne militari (58-52 a.C.), durante le quali compose i 7 libri dei , nei quali annotò anno per anno gli eventi di guerra. Nel 49 a.C., Cesare varcò il Rubicone e intraprese una guerra civile contro Pompeo, che sconfisse nel 48 a.C. a Farsàlo. Di questa guerra Cesare parla nella sua seconda opera, il . A questo punto è ormai padrone di Roma, ma viene assassinato da un gruppo di repubblicani aristocratici, capeggiati dal suo figliastro Bruto, alle idi di marzo del 44 a.C. primo triumvirato Commentarii de bello gallico De bello civili Cesare tratta la materia in modo impersonale, narrando di sé in terza persona e presentando i propri trionfi nella maniera più sobria e oggettiva possibile, senza negare i propri meriti, ma anche senza autocelebrarsi in maniera esplicita, per non attirarsi le antipatie di quella classe senatoria che mal sopportava la sua ascesa politica. Inserisce, inoltre, nella narrazione delle proprie campagne militari alcune digressioni etnografiche su Galli e Germani, descrivendo usi e costumi dei popoli con cui era in conflitto. Lo scopo di questi era principalmente quello di spiegare le motivazioni alla guerra dei nemici, di chiarire in quali condizioni si trovò a combattere l’esercito romano e quindi di mettere in risalto i meriti del generale e dei soldati. excursus Cesare nel sesto libro del descrive la foresta Ercinia, straordinaria sia per la sua estensione sia perché popolata di animali sconosciuti ai Romani. De bello Gallico La selva Ercinia Herciniae silvae, quae supra demonstrata est, latitudo novem dierum iter patet. Oritur ab Helvetiorum et Nemetum et Rauracorum finibus rectaque fluminis Danuvii regione pertinet ad fines Dacorum et Anartium: hinc (“da qui”) se flectit sinister, diversis ab flumine regionibus multarumque gentium fines propter magnitudinem attingit. […] Multa in ea ferarum genera nascuntur, quae reliquis in locis visa non sunt. Est bos cervi figura, cuius a media fronte inter aures unum cornu exsisti excelsius magisque directum iis, quae nobis nota sunt, cornibus; ab eius summo sicut palmae ramique late diffunduntur. […] Sunt item (“inoltre”), quae appellantur alces. Earum est consimilis capris figura et varietas pellium, sed magnitudine paulo antecedunt mutilaeque sunt cornibus et crura (crus, “zampa”) sine (“senza” + abl.) nodis articulisque habent neque quietis causa procumbunt neque, e lapsu erigere se aut sublevare possunt. 1 : “più alto e più dritto di…” + ablativo. 1. excelsius magisque directum