Il catalogo shakespeariano e la produzione teatrale IN BREVE La situazione testuale Sulla gran parte della produzione di Shakespeare . In molti casi gli studiosi sono cauti riguardo al numero delle opere, alle datazioni e alle fonti dei singoli lavori. Complessa è anche l’analisi dello stile, essendo i testi che leggiamo oggi il risultato di un confronto sistematico fra le varianti delle edizioni contemporanee – i cosiddetti    , limitati a drammi singoli – e di quelle che si sono succedute nel corso del tempo, raccolte in volumi    ed edizioni critiche. Una delle fonti più importanti per la datazione dei drammi di Shakespeare è il cosiddetto , pubblicato sette anni dopo la sua morte, nel , e curato da due attori suoi colleghi, John Heminge ed Henry Condell: la loro suddivisione delle opere in tragedie, commedie e drammi storici è tuttora valida. L’incertezza di date e attribuzioni non esistono dati certi ▶ in quarto ▶ in folio First Folio 1623 Scrive , e . Il numero e la cronologia delle sue opere sono incerti. tragedie commedie drammi storici LA PAROLA In quarto e in folio In bibliologia si dice   il formato di volume più in uso nel Quattrocento, composto da fogli di stampa piegati due volte per ottenere 8 pagine (che corrispondono, nel linguaggio tipografico, a una segnatura a ottavo). Attualmente si considerano   le edizioni di altezza compresa tra 28 e 38 cm. È invece denominato   il formato di un libro i cui fogli di stampa risultino piegati una volta sola, in modo che ciascuno di essi presenti 4 facciate. Nell’uso moderno l’ , indipendentemente dal numero di piegature, misura come minimo 40 cm di altezza e 26 di larghezza. in quarto in quarto in folio in folio I drammi di Shakespeare non nascono come testi firmati dall’autore, ma come privi di suddivisione in atti e in scene. La compagnia li modifica nel corso delle recite e ne è a tutti gli effetti la proprietaria, mentre la pubblicazione avviene soltanto dopo la rappresentazione, spesso clandestinamente e in forma rimaneggiata. Non stupisce dunque l’ . La costituzione dell’attuale delle opere shakespeariane è il frutto di un intenso lavoro della critica, iniziato nel XVIII secolo e tuttora in corso. Il problema editoriale copioni assenza di manoscritti e di versioni a stampa autorizzate da Shakespeare corpus Shakespeare non autorizzò la pubblicazione delle sue opere: i suoi testi sono talvolta pubblicati non ufficialmente dopo la messa in scena. copioni Attualmente il catalogo è composto da , oltre che da alcune composizioni poe­tiche scritte nell’ultimo decennio del Cinquecento, in un breve periodo di chiusura dei teatri a causa della peste: ( , 1592-1593; , 1593-1594) e costruiti in modo originale sul modello petrarchesco, dominante nel Rinascimento inglese. Il catalogo attuale 37 drammi 2 poemetti narrativi Venere e Adone Lucrezia violentata 154 sonetti Il catalogo delle sue opere comprende ad oggi 37 , 2 e 154 . drammi poemetti narrativi sonetti intrecci ARTE L’edificio teatrale e l’illusione scenica Un teatro essenziale La tecnica drammatica di Shakespeare è coerente con il tipo di teatro per il quale scrive. La maggior parte dei suoi drammi è composta per il Globe, un teatro in legno di forma circolare («Questa O di legno», com’è definito nel prologo dell’ ), che fin dal nome suggerisce l’immagine del mondo. Oggi ricostruito fedelmente sulla riva sud del Tamigi, presso il Millennium Bridge, era un edificio a due piani, scoperto e dotato di una piattaforma aggettante verso il pubblico, dietro la quale correvano balconate e si aprivano le porte per l’entrata e l’uscita degli attori. Si trattava di un teatro sostanzialmente povero, pensato per dare risalto alla figura dell’attore: gli scenari erano rudimentali e il sipario assente, sicché la scenografia era quasi interamente creata dalle parole. Proprio alla carenza di realismo scenico si deve lo spessore simbolico del linguaggio, che esigeva un’intensa partecipazione immaginativa degli spettatori all’azione rappresentata sul palcoscenico. Prosegue il prologo dell’ , rivolgendosi agli spettatori: Enrico V Enrico V Fate conto che entro la cerchia di queste mura siano racchiuse due potenti monarchie e che un pericoloso stretto divida le loro alte fronti, a picco, sul mare. Riempite le nostre lacune col vostro pensiero, dividete in mille parti ogni uomo e create, così, un imponente esercito immaginario. Se si parlerà di cavalli, fate conto di vederli stampare gli zoccoli superbi sul molle terreno che ne riceve le impronte. Il vostro pensiero, infatti, è chiamato ora a fornire ricche vesti ai nostri re e a trasportarli qua e là, saltando lunghe stagioni, riassumendo gli avvenimenti di molti anni in un volger di clessidra… Attori e pubblico Mentre gli attori erano esclusivamente uomini, anche per le parti femminili (la recitazione non era infatti permessa alle donne), la composizione del pubblico era mista, anche dal punto di vista sociale: c’erano esponenti della corte, gentiluomini, membri delle classi medie e popolani chiassosi che pagavano un penny all’ingresso. Spiega lo scrittore inglese Peter Ackroyd: «La costruzione misurava 30 metri di diametro e si suppone potesse contenere circa 3300 spettatori. Ognuna delle due gallerie inferiori poteva ospitare un migliaio di persone. In altre parole, c’era una bella calca di corpi elisabettiani, dato che i proprietari permettevano l’ingresso a un pubblico due o tre volte maggiore di quello di un moderno teatro londinese. Ma l’atmosfera doveva essere più quella di uno stadio di football che quella di un teatro, con qualche elemento di luna park». La presenza assidua di un pubblico così variegato testimonia la diversità di piani di lettura del teatro shakespeariano ed elisabettiano in generale: dall’umile facchino al colto rappresentante della corte, tutti trovavano motivo d’interesse nelle vicende rappresentate sulla scena. Cyril Walter Hodges,  , 1948. Collezione privata. Il Globe Theatre visto dall’alto Le quattro fasi della scrittura per le scene Per comodità, si è soliti suddividere la carriera di Shakespeare in quattro fasi. La prima, compresa , è considerata il periodo di . Il giovane autore si va formando su alcuni generi allora in voga: elabora gli elementi truculenti delle tragedie latine di Seneca imperniate sul tema del potere ( ) e porta in scena le cronache che in quegli anni ricostruivano la storia d’Inghilterra con l’intento di presentare l’assolutismo come l’unica soluzione all’anarchia delle guerre civili ( , ). La prima fase: l’apprendistato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del Cinquecento apprendistato Tito Andronico Riccardo III Riccardo II In questa varietà di temi e di generi, il tratto comune è costituito dall’ , in continuità con la tradizione del dramma medievale. Questa caratteristica, che diverrà parte integrante dello stile di Shakespeare, è evidente nella e nel , senza riguardo per i rigidi criteri classici – le cosiddette unità aristoteliche – in base ai quali l’azione scenica doveva svolgersi in un tempo limitato e in unico luogo. indifferenza verso una rappresentazione impostata su criteri di realismo presenza del soprannaturale trattamento spregiudicato del tempo e dello spazio Nella del lavoro teatrale di Shakespeare è già chiara la sua scelta di privilegiare e di superare i vincoli di tempo e di spazio. prima fase rappresentazioni non realistiche   Testi plus –  ( ) Gli spettri di re Riccardo Riccardo III  >> pagina 154 Alla , che vede Shakespeare attivo con la compagnia dei (“Uomini del Lord Ciambellano”), risalgono , e l’ , oltre che alcune come , mutuate dal gusto italiano per il gioco del travestimento e gli equivoci del linguaggio. Le fasi centrali: i grandi capolavori seconda fase (gli ultimi anni del Cinquecento e i primi del Seicento) Lord Chamberlain’s Men Romeo e Giulietta Il mercante di Venezia Enrico V commedie di grande leggerezza Sogno d’una notte di mezza estate La (corrispondente all’incirca al ), in cui è impegnato con i presso il , comprende i drammi romani ( , ), le grandi tragedie ( , , , ) e le ( e ), che insieme all’ rientrano nella categoria dei , i “drammi dialettici”, così definiti in quanto opere aperte, non risolte, prive dell’elemento catartico. Anche nelle tragedie più cupe, comunque, non mancano , come il dialogo fra i becchini in attesa della sepoltura di Ofelia, nell’ , o il grottesco monologo del portiere dopo il delitto, nel ; nell’ , inoltre, Iago recita spesso la parte del buffone, e un buffone ( ) ha un ruolo importantissimo in . D’altro canto, anche le commedie composte in questa fase ( ) sono più complesse delle precedenti, e il riso assume spesso un sapore amaro. terza fase primo decennio del Seicento King’s Men Globe Theatre Giulio Cesare Antonio e Cleopatra Amleto Otello Macbeth Re Lear dark comedies Troilo e Cressida Misura per misura Amleto problem plays inserti comici Amleto Macbeth Otello fool Re Lear Come vi piace, La dodicesima notte Alla appartengono alcuni capolavori, tra cui ; alla , oltre ai drammi romani, le tragedie più famose: , , e . seconda fase Romeo e Giulietta terza fase Amleto Otello Macbeth Re Lear La quarta fase: i drammi romanzeschi All’ ultima fase (tra la fine del primo e l’inizio del secondo decennio del Seicento)  della produzione shakespeariana, in cui il commediografo lavora al teatro di  Blackfriars , risale la svolta dei  drammi romanzeschi , nei quali il motivo del perdono subentra alla soluzione tragica ( Il racconto d’inverno ,  La tempesta ). Anche in queste opere, comunque, al lieto fine si intrecciano tinte più fosche, a dimostrazione di come sia impossibile collocare la produzione di Shakespeare nella gabbia dei generi. Nell’ Shakespeare compone drammi romanzeschi, come . ultima fase La tempesta La scrittura shakespeariana si caratterizza dunque per la . Il assolve a : risponde a esigenze di organizzazione interna del dramma, attraverso l’inserto di ( ) che alleggeriscono situazioni di forte intensità emotiva; come socialmente e moralmente bassi (nei drammi sulla storia d’Inghilterra, per esempio, connota Falstaff – figura ereditata dal teatro medievale e utilizzata ora come punto di vista dissacrante sulla retorica celebrativa del principe – come incarnazione del vizio); si trasforma infine in , come accade nell’episodio del contadino che, portando a Cleopatra l’aspide da lei richiesto per suicidarsi, prova su sé stesso l’efficacia del morso velenoso del serpente. Il comico e il tragico compresenza di elementi tragici e comici comico diverse funzioni scene comiche di sollievo relief qualifica i personaggi ironia tragica Nell’evidente impossibilità di soffermarci su tutti i drammi shakespeariani, qui di seguito focalizzeremo l’attenzione su alcune opere di maggiore rilievo. Nei suoi drammi Shakespeare combina . elementi tragici e comici