T2 «Essere… o non essere» , atto III, scena I Amleto A corte c’è molta preoccupazione per gli strani atteggiamenti di Amleto; per questo motivo tutti lo osservano, tentando di comprendere le segrete ragioni del suo bizzarro comportamento. In questo brano si trova quello che è forse il più celebre monologo nella storia del teatro, oltre che un colloquio tra Amleto e Ofelia particolarmente significativo ai fini dell’evoluzione drammatica. Follia o filosofia? Voi pure, dolce Gertrude, andate. RE Abbiamo segretamente chiamato Amleto perché s’incontri qui con Ofelia, come per un caso. Il di lei padre e io        – legittime spie – faremo in modo che, 5 vedendo non veduti, potremo giudicare dell’incontro e dedurre dal suo contegno s’è per lo struggimento del suo amore,     o per altro che soffre. 10 Vi obbedisco, REGINA auguro a te Ofelia che le smanie di Amleto vengano dalla tua bellezza; e spero per l’onore di tutti e due     che le tue virtù lo riportino sulla buona via. 15 Mia sovrana, vorrei che così fosse. ( ) OFELIA esce la regina Ofelia, cammina qui. – Ed ora, se piace POLONIO alla Vostra Grazia, ci metteremo qui dietro. 1 – Leggi questo libro, è un atteggiamento     di devozione che darà colore alla tua solitudine. 20 2 Purtroppo accade a tutti noi (è troppo comune esperienza), che con pii gesti e volti pieni d’unzione diamo uno zuccherino 3 anche al demonio. 4     RE ( ) Ahi, è fin troppo vero. 25 a parte Che dolorosa frustata alla mia coscienza! Sotto gli artifici delle parole il mio atto 5 è un volto vizzo di sgualdrina, soccorso dai belletti. Che pesante fardello! 6 Eccolo, mio signore; nascondiamoci. 30     POLONIO Escono il re e Polonio Entra Amleto è un’espressione di rispetto con cui il ciambellano Polonio si rivolge al suo re. 1 Vostra Grazia: Polonio dà a Ofelia un libro di preghiere, la cui lettura renderà più credibile e affascinante ( ) la solitudine della ragazza agli occhi di Amleto. 2 un atteggiamento di devozione… solitudine: darà colore ipocriti, atteggiati a falsa bontà. 3 pieni d’unzione: riusciamo a convincere anche chi ci è più ostile. 4 diamo… al demonio: l’assassinio del fratello. 5 il mio atto: volto sciupato di una prostituta, aiutato dai cosmetici ( ) a nascondere i segni del vizio e dell’invecchiamento. 6 volto vizzo di sgualdrina, soccorso dai belletti: belletti AMLETO Essere… o non essere. È il problema. Se sia meglio per l’anima soffrire    oltraggi di fortuna, sassi e dardi, 35  7 o prender l’armi contro questi guai e opporvisi e distruggerli. Morire, dormire… nulla più. E dirsi così con un sonno che noi mettiamo fine    al crepacuore ed alle mille ingiurie 40  naturali, retaggio della carne! 8 Questa è la consunzione da invocare 9 devotamente. Morire, dormire; dormire, sognar forse… Forse; e qui    è l’incaglio: che sogni sopravvengano 45  10 dopo che ci si strappa dal tumulto della vita mortale, ecco il riguardo 11 che ci arresta e che induce la sciagura a durar tanto anch’essa. E chi vorrebbe 12    sopportare i malanni e le frustate 50  dei tempi, l’oppressione dei tiranni, le    dell’orgoglio, e pungoli ▶ contumelie d’amor sprezzato e remore di leggi, 13 14 arroganza dall’alto e derisione 15    degl’indegni sul merito paziente, 55  16 chi lo potrebbe mai se uno può darsi quietanza col filo d’un pugnale? 17 Chi vorrebbe sudare e bestemmiare spossato, sotto il peso della vita,     se non fosse l’angoscia del paese 60 dopo la morte, da cui mai nessuno 18 è tornato, a confonderci il volere 19 ed a farci indurire ai mali d’oggi 20 piuttosto che volare a mali ignoti?     La coscienza, così, fa tutti vili, 65 così il colore della decisione al riflesso del dubbio si corrompe e le imprese più alte e che più contano si disviano, perdono anche il nome 21    dell’azione. Ma zitto! Ora la bella 70  Ofelia s’avvicina. – Possa tu, Ninfa, nelle preghiere ricordare 22 i miei peccati. TRECCANI ▶ Le parole valgono Ha la radice del verbo latino , “disprezzare”: la è una parola, un’espressione o una frase offensiva, che costituisce intenzionalmente ingiuria o insulto: anche se non bisognerebbe farlo (quanto meno per una questione di buona educazione), si possono «dire a qualcuno», si può «rivolgere una sfilza di », «coprire di » o «seppellire qualcuno sotto una valanga di ». contumelia contemnere contumelia contumelie contumelie contumelie contumelie ▶ Elimina, tra i seguenti vocaboli, quelli che non sono sinonimi di contumelia : improperio ; encomio ; vituperio ; ossequio; omaggio ; oltraggio . i colpi (per metafora ) della sorte, di un destino che ci rende infelici. 7 oltraggi… dardi: sassi e dardi le sofferenze naturali (come le malattie), conseguenza ( , letteralmente “eredità”) della nostra condizione di creature mortali. 8 ingiurie… carne: retaggio distruzione. 9 consunzione: intoppo, ostacolo. 10 incaglio: dubbio, esitazione. 11 riguardo: che porta la vita ( ) a durare così a lungo, dal momento che non ci si decide a scegliere la morte. 12 che induce… tanto: la sciagura tormenti dell’amore non ricambiato o, anche, della fedeltà tradita. 13 pungoli d’amor sprezzato: limiti che le leggi impongono all’azione dei singoli, oppure i ritardi nell’applicazione delle leggi, che impediscono la giustizia (come nel caso di Amleto, che vede ancora impunito l’assassino del padre). 14 remore di leggi: cioè dei potenti, dei governanti. 15 arroganza dall’alto: derisione delle persone prive di qualità ( ) nei confronti di coloro che possiedono dei meriti e che sono capaci di portare pazienza. 16 derisione… paziente: indegni può procurarsi la pace ( ) togliendosi la vita con la lama ( ) di un pugnale. 17 può darsi quietanza… pugnale: quietanza filo l’aldilà. 18 paese dopo la morte: a farci esitare. 19 a confonderci il volere: renderci resistenti. 20 farci indurire: si allontanano dal giusto scopo. 21 si disviano: nella mitologia classica le ninfe erano affascinanti e sempre giovani divinità femminili, abitanti delle acque e delle foreste. 22 Ninfa: Mio buon signore, come, è stato OFELIA     Vostro Onore in questi lunghi giorni? 75 23 Vi ringrazio umilmente. Bene, bene, bene. AMLETO Mio signore, ho dei ricordi vostri OFELIA 24 che a lungo ho desiderato restituirvi. Vi prego di accettarli.     No, non io, 80 AMLETO non v’ho mai dato niente. Lo sapete bene, mio onorato signore; OFELIA e insieme con essi un soffio di dolci parole 25 che li rendevano più preziosi. Svanito quel loro profumo,     riprendeteli pure. Per un animo nobile, 85 i doni ricchi si fanno poveri quando i donatori 26 si mostrano crudeli. Eccoli, mio signore. Ah, ah! Voi siete onesta? AMLETO Mio signore? OFELIA 27      Siete bella? 90 AMLETO Che cosa vuol dire Vostro Onore? OFELIA Che se voi siete onesta e bella, la vostra onestà non dovrebbe permettere  AMLETO discorsi con la vostra bellezza. 28  Ci potrebbe essere miglior rapporto di quello tra la bellezza e l’onestà? OFELIA     AMLETO Certo: perché la bellezza farà dell’onestà una ruffiana, piuttosto che  95 avvenga il contrario, che la bellezza possa indurre l’altra a somigliarle: pareva  29 un paradosso, una volta, ma ora i fatti lo provano. Io vi amavo un tempo. In verità, mio signore, me l’avete fatto credere. OFELIA Non avreste dovuto crederlo. La virtù non può innestarsi nel nostro AMLETO vecchio ceppo fino al punto che questo dimentichi le sue inclinazioni. Io non  100 3 0 vi amavo.  Fui dunque tanto più ingannata. OFELIA espressione di rispetto verso il principe di Danimarca. 23 Vostro Onore: doni; Ofelia li restituisce perché Amleto ha rotto il fidanzamento. 24 ricordi: Ofelia allude alle parole d’amore di Amleto, che ora è invece freddo e distante. 25 un soffio di dolci parole: perdono valore. 26 si fanno poveri: Ofelia esprime incredulità di fronte a una domanda che sembra sottendere un’accusa di disonestà. 27 Mio signore?: il senso delle parole di Amleto è che l’onestà di Ofelia dovrebbe impedire a chiunque di discorrere con la sua bellezza, cioè dovrebbe salvaguardarla dall’essere usata come esca. Ofelia però equivoca, intendendo che bellezza e onestà non dovrebbero dialogare tra loro, e Amleto prosegue accettando il significato che la fanciulla dà alle sue parole. 28 la vostra onestà… bellezza: A­mleto sostiene che le occasioni procurate dalla bellezza portino alla corruzione morale. Si riferisce implicitamente all’esempio di sua madre, che si è rivelata più bella che onesta, avendo collaborato all’uccisione del marito per poi sposarne l’assassino (per questo motivo il principe afferma, subito dopo, che i fatti provano il suo assunto). 29 la bellezza farà… indurre l’altra a somigliarle: la virtù non può attecchire nella nostra stirpe ( ) fino al punto che questa dimentichi i propri istinti malvagi. Anche in questo caso, nel sostenere che la virtù è estranea alla sua famiglia, Amleto allude al comportamento dello zio e della madre. 30 La virtù… inclinazioni: vecchio ceppo Chiuditi in un convento: vorresti diventare un’allevatrice di peccatori?  AMLETO 3 1 Anch’io sono onesto – press’a poco – eppure potrei accusarmi di cose tali che  mia madre avrebbe fatto meglio a non mettermi al mondo. Sono orgoglioso,  105 vendicativo, ambizioso; ho più peccati sottomano che pensieri in cui versarli,  fantasia per dar loro forma o tempo per compierli. Perché gente come me deve  starsene qui a strisciare fra cielo e terra? Siamo tutti dei furboni: non prestare  fede a nessuno. Va’, vattene in un convento. Dov’è tuo padre?  OFELIA A casa, mio signore. 110 Procura che le porte siano ben chiuse su di lui e non possa fare lo  AMLETO stupido altro che in casa sua. Addio. 3 2 OFELIA Aiutatelo, cieli! Se ti sposi, ti do in dote questa peste: sii pur casta come il ghiaccio,  AMLETO 3 3 pura come la neve, non sfuggirai alla calunnia. Va’, va’. O se proprio vuoi  115 sposarti, sposa un gonzo, perché gli uomini che capiscono sanno bene  34 che mostri voi fate di loro. Va’ dunque, nasconditi in un convento, e presto,  anche! Addio. OFELIA Guaritelo voi, potenze del Cielo! AMLETO Li conosco i vostri cosmetici, li conosco. Dio vi ha dato un viso e voi  120 35 ve ne fate un altro; voi ballate, saltabeccate, balbettate leziosamente per  36 37 immiserire le creature di Dio e siete tutta sfrontatezza e ignoranza. Va’, ne  38 ho abbastanza! M’avete fatto impazzire! Non ci saranno più matrimoni;  39 quelli che si sono già sposati, vivano pure, meno uno; gli altri stiano come  4 0 sono e tu va’, chiuditi in un convento. 125 Esce Oh il nobile spirito che va in rovina! OFELIA Occhio, lingua e spada di cortigiano, di soldato, di dotto; 41 la speranza e il fiore del nostro regno; 42  lo specchio della moda e il modello delle forme, 130 43 segnato a dito da tanti ammiratori, ormai caduto, finito! Ed io la più infelice e derelitta delle fidanzate, 44 io, che ho succhiato il miele delle sue flautate cortesie, 45  devo vedere quella sua mente sovrana 135 dare un suono stridulo e stonato di campana guasta, quella ineguagliabile figura fiorente di giovinezza così sconvolta dal delirio. Oh, me sciagurata, per ciò che ho veduto, per ciò che mi tocca vedere! 140 madre. 31 allevatrice: il disprezzo di Amleto per Polonio deriva dalla fedeltà di questi a re Claudio, che lo ha reso inviso al principe. 32 fare lo stupido: qui nel senso di “profezia negativa”. 33 peste: sciocco. 34 gonzo: trucchi, espedienti. 35 cosmetici: saltate, danzate. 36 saltabeccate: in maniera . 37 leziosamente: seducente per condurre gli uomini nella miseria del peccato. 38 per immiserire… Dio: Amleto attribuisce la propria pazzia a una causa esterna – Ofelia e l’intero genere femminile – anziché alla propria tormentata interiorità. 39 M’avete fatto impazzire!: velato riferimento a re Claudio, che Amleto vorrebbe far morire. 40 meno uno: Ofelia individua le qualità di Amleto nello spirito di osservazione ( ) dell’uomo di corte ( ), nell’arte retorica ( ) della persona di cultura ( ) e nel valore militare ( ) dell’uomo d’armi ( ). 41 Occhio… di dotto: Occhio cortigiano lingua dotto spada soldato il meglio, la persona migliore. 42 fiore: un modello di eleganza e comportamento cortese. 43 lo specchio… delle forme: misera. 44 derelitta: che ho bevuto avidamente le sue dolci parole. 45 che ho… cortesie:  >> pagina 166 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici A corte sono tutti preoccupati della condizione psicologica di Amleto: i compagni di università Rosencrantz e Guildenstern (che compaiono nella parte immediatamente precedente della scena qui antologizzata) per amicizia; la madre per affetto; il re per timore che il suo delitto venga scoperto. Claudio è infatti consapevole della propria colpa e dell’ipocrisia con cui la maschera, come emerge dalla battuta pronunciata “a parte” ai vv. 25-29. C’è infine Ofelia, ansiosa della sorte di Amleto per amore: l’amore che lui le aveva promesso e che ora invece sembra deciso a negarle. Ofelia è la vera eroina tragica, emarginata senza colpa dal cuore di colui al quale si era votata. Il suo soliloquio (vv. 127-141) esprime in modo drammatico lo sconcerto e la disperazione per la del (v. 127) del principe di Danimarca. rovina nobile spirito Un protagonista “circondato” Ferdinand-Victor-Eugène Delacroix,  , 1840. Parigi, Museo del Louvre. Amleto e Ofelia Il monologo di Amleto esprime il tormento interiore del personaggio. Egli si chiede se sia meglio vivere o morire ( Essere… o non essere , v. 33): con la morte, infatti, cesserebbero le sofferenze terrene, e all’ansia subentrerebbe un sonno eterno; ma chi garantisce che tale sonno non sia pieno di incubi, e che dunque l’esistenza dopo la morte non sia peggiore della vita stessa? Frenato da tale dubbio, Amleto non ha il coraggio di suicidarsi, anche se è consumato dall’angoscia: è la condizione personale del personaggio, ma anche – sembra dire Shakespeare – quella di tutti gli esseri umani ( La coscienza, così, fa tutti vili / così il colore della decisione / al riflesso del dubbio si corrompe , vv. 65-67). La meditazione del protagonista sui dolori che caratterizzano l’esistenza, in altre parole, trascende la sua situazione contingente per assumere un significato di portata universale. Vivere o morire? Nelle parole di Amleto si delinea il ritratto di un personaggio dominato da una visione pessimistica della vita. Egli ritiene il dolore una dimensione necessariamente connessa all’esistenza umana; non manifesta alcuna fede nei valori della giustizia e della bellezza; prova, di fronte alla prospettiva dell’azione, una sorta di rigetto, convinto com’è che essa non possa mutare la sostanza eterna delle cose. Amleto appare dunque come «un antieroe malinconico e raziocinante» (Terreni), convinto – come si è espresso, a proposito della sua figura, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche nel celebre saggio (1872) – che «la conoscenza uccide l’azione» e che «per agire occorre essere avvolti nell’illusione». La nascita della tragedia Il pessimismo di un “antieroe” VERSO LE COMPETENZE Comprendere 1 Perché il re si riferisce a sé stesso e a Polonio con l’espressione legittime spie (v. 5)? 2 A chi si riferisce Ofelia quando parla di un animo nobile (v. 85)? 3 Elenca nella tabella a lato i mali che Amleto individua nella vita umana riportandoli in un lessico più attuale. Testo di Shakespeare Parafrasi oltraggi di fortuna i colpi di un destino avverso                  >> pagina 167 Analizzare 4 La frase Essere… o non essere (v. 33) costituisce una figura retorica di significato. Quale? 5 Rintraccia nel monologo di Amleto tutti i vocaboli (sostantivi, aggettivi, avverbi, verbi) che esprimono dubbio e incertezza. )? Quale aspetto del protagonista evidenzia? 6 Quale figura retorica si trova nell’espressione, pronunciata da Ofelia in riferimento ad Amleto, il miele delle sue flautate cortesie (v. 13 5 Interpretare A tuo avviso, nel suo monologo Amleto riflette sulla condizione umana in una prospettiva laica oppure in base a una visione religiosa? Rispondi motivando il tuo parere.   7 Quale effetto espressivo sortisce, nel soliloquio di Amleto, il ricorso ai puntini di sospensione?   8 Ti sembra che Ofelia sia ancora innamorata di Amleto oppure no? Da quali elementi lo deduci?   9 Dibattito in classe la classe 10 Dubbi di portata così ampia come quello espresso dal protagonista sono definiti, dal suo nome, “amletici”. Quali possono essere oggi, secondo te, i dubbi amletici dell’uomo, a cui non è possibile dare una risposta? Confrontati con . CONSONANZE CONTEMPORANEE Aldo Palazzeschi ESSERE O NON ESSERE Anche il tragico dilemma amletico può trasformarsi in oggetto di divertimento. È ciò che accade in una poesia di Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani, 1885-1974), il quale – dinanzi al dubbio se essere o apparire, vivere o morire – afferma, con immediata ma non frivola leggerezza, la gioia di esistere e la necessità di saper ridere delle nostre inquietudini. Lungi dallo sposare la dolente filosofia del principe shakespeariano, il poeta, che scrive questi versi quando ha superato gli ottant’anni, invita sé stesso e i lettori a non perdere mai il vitalismo e l’ingenuità fanciullesca. Il testo è tratto dalla raccolta  Cuor mio  (1968). Essere o non essere Oggi pensavo a te noiosissimo Amleto che combinasti tante fesserie dopo aver perduto il bandolo del vivere concreto in questo mondo dove ci dibattiamo inutilmente qualche volta con gioia e non di rado con malinconia per sapere che siamo e vivere che sia. Oggi è giornata bella per me tutto color di rosa intorno: il trionfo dell’allegria. Quando mi sento lieto e soddisfatto ti rispondo: “sono” senz’altro. (Aldo Palazzeschi, , Mondadori, Milano 2002) Tutte le poesie Per DISCUTERNE Perché Palazzeschi definisce Amleto «noiosissimo»? Quali colpe sembra attribuirgli? E quale alternativa propone al modello rappresentato dal personaggio shakespeariano? Condividi il suo giudizio? Discutine con la classe.