T3 Romeo e Giulietta: la scena del balcone , atto II, scena II Romeo e Giulietta Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti si sono conosciuti a una festa in maschera organizzata dal padre della ragazza e si sono subito reciprocamente innamorati. Scambiatisi un bacio, solo dopo hanno saputo di appartenere a due famiglie rivali. Ora è notte, e la festa è finita, ma Romeo, assorto nel pensiero di lei, non riesce ad allontanarsi dal palazzo. Entra così nel giardino, dove, senza che la ragazza si accorga inizialmente della sua presenza, trova Giulietta affacciata al balcone della propria camera. Metro  Il metro originale del teatro elisabettiano è il  blank verse , un pentametro giambico formato da 5 piedi di 2 sillabe con accento sulla seconda; privo di corrispettivo nella metrica italiana, è reso nelle traduzioni con versi liberi o in prosa. Un appassionato dialogo tra due giovani innamorati Scherza con le ferite chi non ne ha mai ricevute. romeo 1 Giulietta appare al balcone Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù? È l’oriente, e Giulietta è il sole.       Sorgi, vivido sole, e uccidi l’invidiosa luna, 5 malata già e pallida di pena perché tu, sua ancella, di tanto la superi in bellezza. Non essere la sua ancella, poiché la luna è invidiosa. Il suo manto di vestale è già di un verde smorto, 2     e soltanto i pazzi lo indossano. Gettalo via. 10 È la mia donna; oh, è il mio amore! se soltanto sapesse di esserlo. Parla, pure non dice nulla. Come accade? 3 Parlano i suoi occhi; le risponderò.     No, sono troppo audace; non parla a me; 15 ma due stelle tra le più lucenti del cielo, dovendo assentarsi, implorano i suoi occhi di scintillare nelle loro sfere fino a che non ritornino. poco prima gli amici hanno canzonato Romeo per la sua passione. Ricorre qui il della ferita amorosa. 1 Scherza… ricevute: topos simile a quello delle vestali, le sacerdotesse della dea romana Vesta. 2 di vestale: anche se Giulietta non proferisce parola, la sua sola presenza è per Romeo eloquente. 3 Parla… nulla: Julius Kronberg,   (particolare), 1886. Collezione privata. Romeo e Giulietta al balcone E se davvero i suoi occhi fossero in cielo, e le stelle nel suo viso?     Lo splendore del suo volto svilirebbe allora le stelle 20 come fa di una torcia la luce del giorno; i suoi occhi in cielo fluirebbero per l’aereo spazio così luminosi che gli uccelli canterebbero, credendo finita la notte. Guarda come posa la guancia sulla mano!     Oh, fossi un guanto su quella mano 25 e potessi sfiorarle la guancia! Ahimè! giulietta Parla. romeo Oh, parla ancora, angelo splendente! poiché     tu sei gloriosa in questa notte, alta sopra il mio capo, 30 come appare un alato messaggero del cielo 4 agli occhi stralunati e attoniti dei mortali piegati all’indietro a contemplarlo mentre cavalca le nubi in lento movimento     e veleggia sul grembo dell’aria. 35 O Romeo, Romeo! perché sei Romeo? giulietta Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome! Oppure, se non vuoi, giura soltanto di essere il mio amore e io non sarò più una Capuleti.      Ascolterò ancora, o risponderò a questo? 40 ROMEO Solo il tuo nome mi è nemico. giulietta Tu sei tu, se anche non fossi un Montecchi. Che cos’è un Montecchi? né mano, né piede, né braccio, né volto, né altra parte     che componga un uomo. Oh, sii un altro nome! 45 Un nome che cos’è? quel che chiamiamo rosa, avrebbe forse un profumo meno dolce con un altro nome? Così Romeo, se non fosse Romeo, riterrebbe quella cara perfezione che possiede 5     senza quel titolo. Oh Romeo, rinuncia al tuo nome, 50 e per quel nome, che non è parte di te 6 prendi tutta me stessa. Ti prendo in parola. romeo 7 Chiamami soltanto amore e sarò battezzato di nuovo;     d’ora in poi non voglio essere mai più Romeo. 55 Chi sei tu, che, all’ombra della notte, giulietta invadi così i miei pensieri? Con un nome ROMEO non so dirti chi sono. 8     Il mio nome, o cara santa, è a me stesso odioso 60 perché ti è nemico. L’avessi scritto, strapperei quella parola. un angelo. 4 un alato… del cielo: manterrebbe, conserverebbe. 5 riterrebbe: in cambio del nome della tua famiglia (complemento di sostituzione). 6 per quel nome: con questa frase Romeo rivela la sua presenza a Giulietta. 7 Ti prendo in parola: Romeo non vuole pronunciare il proprio nome, visto che esso è odioso a Giulietta. 8 Con un nome… chi sono: Le mie orecchie non hanno bevuto cento parole giulietta 9 di questa voce, eppure ne conosco il suono:     non sei Romeo e un Montecchi? 65 Né l’uno né l’altro, bella fanciulla, se romeo l’uno o l’altro ti dispiacciono. Come sei venuto qui, dimmi, e perché? giulietta I muri del giardino sono alti e ardui da scalare,     e il luogo è morte, riflettendo chi tu sei, 70 10 se qualcuno di casa mia ti scopre qui. Con le ali lievi d’amore volai sopra quei muri: romeo confini di pietra non sanno escludere amore, e quel che amore può fare, amore osa tentarlo:     i tuoi parenti non sono un ostacolo per me. 75 Se ti vedono ti uccideranno. giulietta Ahimè, c’è pericolo maggiore nel tuo sguardo romeo che in venti delle loro spade. Sii tu dolce con me, e al loro odio sarò invulnerabile.      Non vorrei per nulla al mondo che ti vedessero qui. 80 giulietta Il manto della notte mi cela ai loro occhi; romeo se tu non mi ami, lascia pure che mi trovino. Meglio perdere la vita per il loro odio, che allontanare la morte nell’assenza del tuo amore.      Chi ti ha guidato a scoprire questo luogo? 85 giulietta L’amore, che primo mi spinse a chiedere: romeo l’amore mi offrì consiglio, io gli offrii i miei occhi. Non sono pilota; pure, se tu fossi lontana 11 quanto l’immenso lido bagnato dal mare più lontano,     partirei all’avventura per una simile merce. 90 Tu vedi, la maschera della notte è sul mio viso, giulietta altrimenti il rossore mi dipingerebbe la guancia per quel che mi hai sentito dire stanotte. Come vorrei salvare la forma, sì, sì, come vorrei negare     quel che ho detto; ma bando ai complimenti! 95 Mi ami? So che dirai “sì” e io ti crederò; però, se giuri, potresti rivelarti falso: agli spergiuri degli amanti, Giove, dicono, ride. O dolce Romeo, se mi ami, dillo apertamente;  ma se pensi che io mi lasci vincere troppo in fretta, 100 12 sarò crudele, e accigliata, e dirò di no 13 perché tu mi corteggi, che altrimenti, non lo direi per nulla al mondo. 14 È vero, bel Montecchi, che ti amo troppo, e per questo potrai stimare leggera la mia condotta;  ma credimi, signore, mi mostrerò più sincera 105 di quelle che hanno più astuzia e sanno apparire ritrose. prima di questo incontro, i due giovani hanno scambiato tra loro solo poche parole. 9 Le mie orecchie… cento parole: se Romeo venisse scoperto in quel luogo dai parenti di Giulietta verrebbe da questi ucciso. 10 il luogo è morte: timoniere di una nave. 11 pilota: che io mi sia abbandonata troppo in fretta alla passione, senza opporre la resistenza che sarebbe stata opportuna (per una fanciulla giovane e della sua condizione). 12 che io mi lasci vincere troppo in fretta: fredda, burbera. 13 accigliata: affinché. 14 perché: Avrei dovuto esserlo di più, lo riconosco, ma tu hai udito, prima che io me ne avvedessi, le mie appassionate parole d’amore. Dunque perdonami  e non attribuire a leggerezza d’amore questo mio abbandono 110 che la notte ombrosa ha così rivelato. Signora, giuro per la benedetta luna lassù romeo che sfiora d’argento le cime di questi alberi… Oh, non giurare per la luna, la luna incostante giulietta  che ogni mese muta nel cerchio della sua orbita, 115 15 perché il tuo amore non si riveli altrettanto mutevole. Su che cosa devo giurare? romeo Non giurare affatto; giulietta oppure, se vuoi, giura sulla tua graziosa persona,  divinità che il mio cuore    , 120 ▶ idolatra e io ti crederò. Se il caro amore del mio cuore… romeo No, non giurare. In te è la mia gioia, giulietta ma non vi è gioia in un nostro patto stanotte:  troppo impetuoso, troppo avventato, improvviso: 125 come il lampo che cessa di essere prima che si possa dire “lampeggia”. Caro, buona notte! Questo germoglio d’amore, maturato dal dolce vento d’estate, sarà forse uno splendido fiore  al nostro prossimo incontro. 130 Buona notte, buona notte! Dolce riposo e quiete scendano nel tuo cuore come nel mio! Oh, vuoi lasciarmi così insoddisfatto? romeo Quale soddisfazione puoi avere stanotte? giulietta   Scambiare il pegno del tuo amore sincero col mio. 135 romeo Il mio te l’ho donato prima che tu lo chiedessi; giulietta e tuttavia vorrei fosse ancora da donare. Vorresti riprenderlo? A quale scopo, amore? romeo Soltanto per essere prodiga, e donartelo ancora; giulietta  e tuttavia non desidero se non ciò che posseggo; 140 il mio slancio è infinito come il mare, e non meno profondo è il mio amore; più te ne dono più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti. Sento una voce dentro; amore caro, addio!   145 La Nutrice chiama da dentro Subito, nutrice! Dolce Montecchi, sii fedele. TRECCANI ▶ Le parole valgono Il verbo può essere sia intransitivo sia transitivo. Nel primo caso significa “venerare gli idoli”, “fare atto da idolatra”. Nel secondo caso assume un valore estensivo, quasi figurato, e vuol dire “amare svisceratamente”, nel senso che il soggetto che compie l’azione indicata dal verbo attribuisce a una persona un culto e un’adorazione quasi divini: «un figlio dalla madre»; «attori cinematografici dalle folle»; «cortigiani che il loro principe» ecc. idolatrare idolatrare idolatrato idolatrati idolatrano ▶ In quest’ultima accezione si può usare anche con riferimento a cose. Fai almeno un paio di esempi. attraversa varie fasi (le fasi lunari); la luna è vista qui come simbolo di incostanza. 15 muta… sua orbita: Resta solo un poco; io tornerò di nuovo. Esce Benedetta, benedetta notte! Ho paura, romeo essendo notte, che tutto questo altro non sia che un  sogno, una lusinga troppo dolce per avere sostanza. 150 Rientra Giulietta, in alto Due parole, caro, e poi davvero giulietta buona notte. Se il tuo amore è onesto, se il tuo scopo è il matrimonio, mandami a dire domani, da chi  verrà da te a nome mio, dove e quando 155 vuoi celebrare il rito; e io deporrò ai tuoi piedi tutte le mie fortune e ti seguirò per il mondo intero, mio signore. ( ) Signora! nutrice di dentro   Subito, vengo. – Ma se non hai intenzioni 160 giulietta onorevoli, allora ti supplico… ( ) Signora! nutrice di dentro Ora subito, vengo… – giulietta … di non parlarmi più e lasciarmi al mio dolore.  Manderò domani. 165 16 Così possa salvarsi la mia anima… romeo Mille volte buona notte! giulietta Si ritira Mille volte cattiva notte, quando manca la tua luce. romeo Amore va verso amore come gli scolari fuggono dai  libri; ma amore si allontana da amore 170 con la tristezza con cui vanno a scuola. Rientra Giulietta , di sopra Pst, Romeo, pst! Oh, avessi voce di falconiere giulietta 17 per richiamare a me il mio bel falco!  La schiavitù è roca e non può gridare; 175 che altrimenti lascerei l’antro dove giace Eco, e renderei più roca della mia la sua aerea voce col ripetere il nome di Romeo. 18 È la mia anima che invoca il mio nome. romeo 19  Come risuona dolce e chiara di notte la voce 180 degli amanti, musica soavissima per chi l’ascolta. Romeo! giulietta Cara? romeo A che ora, domani, manderò da te? giulietta   Alle nove. 185 romeo Non dimenticherò. Sono vent’anni sino ad allora. giulietta 20 un messaggero che si informi presso Romeo dell’ora e del luogo del matrimonio. 16 Manderò domani: cacciatore con il falcone, uccello che ubbidisce ai richiami vocali del padrone. 17 falconiere: poiché Giulietta è soggetta al controllo dei familiari, non può gridare, come vorrebbe, il suo amore per Romeo; se potesse farlo, continuerebbe a ripetere il nome del giovane amato sino alla raucedine. Nella mitologia classica Eco è una ninfa che si consuma d’amore non ricambiato per Narciso, al punto che di lei rimangono solo la voce e le ossa pietrificate. 18 La schiavitù… il nome di Romeo: è come se Giulietta fosse diventata l’anima di Romeo. 19 È la mia anima: le ore che la separano dalla comunicazione degli accordi di matrimonio sembrano a Giulietta un’eternità. 20 Sono vent’anni sino ad allora: Non ricordo perché ti ho richiamato indietro. Lasciami restare finché lo ricordi. romeo Dimenticherò ancora, per averti qui, giulietta 21  ricordando solo quanto amo la tua compagnia. 190 E io resterò ancora, perché tu ancora dimentichi, romeo dimenticando ogni altra cosa che non sia questa. È quasi mattino; vorrei tu fossi andato; giulietta pure, non più in là dell’uccellino che una fanciulla  lascia saltellare un poco lontano dalla sua mano, 195 come un povero prigioniero nelle pesanti catene, quindi, tirando un filo di seta lo riconduce a sé, gelosa amante della sua libertà. Vorrei essere io il tuo uccellino. romeo   Caro, lo vorrei anch’io. 200 giulietta Però ti ucciderei con le carezze. Buona notte, buona notte! Separarsi è così dolce pena, che ti dirò buona notte finché non sia domani. Si ritira   Il sonno ti scenda sugli occhi, la pace nel cuore! 205 romeo Oh, fossi io sonno e pace, per riposare così dolcemente! Ora andrò alla cella del mio padre spirituale, a chiedere il suo aiuto 22 e a dirgli della mia buona sorte.   210 Esce avendoti qui, a causa della tua presenza. 21 per averti qui: frate Lorenzo. 22 del mio padre spirituale:  >> pagina 181  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici La coscienza delle difficoltà dovute all’inimicizia che divide le rispettive famiglie è presente fin dall’inizio nelle menti dei due innamorati. La preoccupazione espressa da Giulietta nel suo monologo è raccolta da Romeo, che, dichiarandosi devoto alla fanciulla, afferma di essere disposto a rinunciare, per lei, ai legami con la propria stirpe. L’ostilità di clan è un ostacolo da cui i due giovani non vogliono farsi fermare: all’identificazione con la propria casata, essi contrappongono la forza di un sentimento personale e individuale, dicendosi pronti a rinunciare al nome, pur di coronare il loro sogno d’amore. Si tratta non solo dell’irrompere della passione, ma anche del diffondersi di un nuovo modo di pensare che tende a disconoscere l’autorità delle istituzioni tradizionali in nome del valore della libertà del singolo, attribuendo maggiore importanza alle ragioni del cuore che a quelle, spesso assurde e perverse, dei legami sociali e familiari. Questa nuova mentalità, che si va rafforzando ai tempi in cui Shakespeare scrive, troverà piena affermazione nell’Ottocento romantico: non a caso è, fra le tragedie shakespeariane, quella più amata dagli autori e dai critici romantici. Romeo e Giulietta Una nuova mentalità incentrata sull’individuo Le scelte stilistiche L’oscurità che avvolge i due amanti ha un duplice significato simbolico: protegge Romeo dai parenti della giovane e cela ai due stessi protagonisti parte di quanto avviene sulla scena (per esempio il rossore di Giulietta). A nascondere la presenza dei due giovani l’uno all’altra, però, è soprattutto lo stratagemma teatrale in base al quale la scena si apre con un monologo di Romeo, che, contemplando la bellezza di Giulietta, la elogia con parole appassionate pronunciate tra sé e sé, senza che la ragazza senta quanto egli va dicendo; al monologo di Romeo corrisponde quello di Giulietta, immediatamente dopo, pronunciato prima di scorgere lo spasimante nascosto tra i cespugli sotto il balcone. Quest’artificio scenico è un mezzo attraverso il quale lo spettatore ha diretto accesso all’interiorità dei personaggi; ma permette anche all’autore di velocizzare il procedere della vicenda, accelerando il precipitare degli accadimenti: se avesse saputo della presenza di Romeo, Giulietta non avrebbe manifestato così apertamente il suo amore, tanto che in seguito appare turbata, perché l’atteggiamento conveniente di una giovane di buona famiglia dovrebbe essere improntato a maggiore riservatezza e ritrosia, prevedendo un lungo corteggiamento prima dell’aperta manifestazione dei sentimenti. L’uso sapiente degli artifici scenici Ford Madox Brown,  , 1867. Manchester, Whitworth Art Gallery. Romeo e Giulietta  >> pagina 182 Il dialogo tra i due amanti è caratterizzato da un linguaggio fortemente figurato ed è intessuto di immagini poetiche tratte da una lunga tradizione lirica, che va dallo Stilnovo al Petrarchismo. Ciò è evidente soprattutto (ma non solo) nelle battute di Romeo: (v. 4); i suoi occhi (v. 14) e sono paragonati a (v. 16); ancora, la donna è assimilata a un angelo ( , v. 31), ma il suo sguardo è capace di uccidere ( , vv. 77-78). Si tratta di uno stile immaginifico e iperbolico, molto stereotipato, ai limiti della leziosità: è come se Shakespeare si divertisse a riprendere e rielaborare, variandolo e portandolo alle estreme possibilità espressive, il vasto repertorio della lirica d’amore a lui precedente, fondendone alcune tessere nel proprio testo teatrale. Giulietta è il sole Parlano due stelle tra le più lucenti del cielo un alato messaggero del cielo c’è pericolo maggiore nel tuo sguardo / che in venti delle loro spade Dalla lirica al teatro VERSO LE COMPETENZE Comprendere Individua nel testo i tre momenti in cui è possibile suddividere il brano: il monologo di Giulietta, il monologo di Romeo, il dialogo tra i due.   1 Perché Giulietta appare imbarazzata?   2 Perché la giovane non vuole che Romeo giuri di amarla?   3 Che cosa interrompe il colloquio tra i due?   4 Analizzare Individua, nelle battute di Romeo, i termini che rimandano al campo semantico della luce.   5 Rintraccia, nelle battute di Giulietta, le parole che esprimono la sincerità del suo amore e la determinazione a sposare Romeo.   6 Trova nel testo almeno un esempio di ciascuna di queste figure retoriche: iperbole, prosopopea, .   7 adynaton In quale battuta possiamo quasi riscontrare un’anticipazione dell’esito tragico della vicenda?   8 Interpretare In che cosa differisce il registro linguistico dei due amanti? Quale di loro ti sembra più influenzato dalla passione? Motiva la tua risposta con opportuni riferimenti testuali.   9 A tuo avviso è possibile leggere la tragedia di Romeo e Giulietta come una vicenda basata su un contrasto generazionale? perché? Rispondi riflettendo sulla scena del balcone e, più in generale, su quanto hai studiato dell’opera da cui è tratta.   10 scrivere per... raccontare Oggi un dialogo come quello tra Romeo e Giulietta sarebbe realistico? Prova a immaginare uno scambio di battute, ambientato ai giorni nostri, tra due giovani che si siano conosciuti da poco e che desiderino dichiararsi a vicenda il proprio sentimento.   11 Dibattito in classe 12 Quella che hai letto è, molto probabilmente, la scena d’amore più celebre di tutta la letteratura occidentale: credi che essa abbia conservato il proprio fascino e la propria forza anche dopo secoli o che sia ormai usurata perché sentita, risentita, vista e rivista in decine di film, serie tv, pubblicità ecc.? Discutine con la classe.