T1 La morte di Saul , atto V, scene III-V Saul Siamo alle battute finali della tragedia. Mentre l’esercito di Israele combatte contro i Filistei, a Saul appaiono i fantasmi del profeta Samuele e del sacerdote Achimelech, che gli predicono l’imminenza della fine. Il re tenta invano di placarli, finché il generale Abner gli annuncia la sconfitta dei suoi soldati e la morte dei suoi figli maschi. È a questo punto che Saul riacquista per un attimo la lucidità perduta: affidata la figlia Micol ad Abner, affinché la ricongiunga al marito David, rifiuta di fuggire e si dà eroicamente la morte. Endecasillabi sciolti. METRO Il suicidio come scelta di libertà ATTO V, scena terza Saul, Micol. Ombra adirata, e , deh! cessa: SAUL ▶ tremenda lasciami, deh!… Vedi: a’ tuoi piè mi prostro… Ahi! dove fuggo?… – Ove mi ascondo? O fera ombra terribil, plàcati… Ma è sorda 120 ai miei preghi; e m’incalza?… Apriti, o terra, vivo m’inghiotti… Ah! pur che il truce sguardo non mi saetti della orribil ombra… Da chi fuggir? Niun ti persegue. O padre, MICOL me tu non vedi? Me più non conosci? 125 O sommo, o santo sacerdote, or vuoi SAUL ch’io qui mi arresti? O Samuél, già vero padre mio, tu l’imponi? ecco, mi atterro al tuo sovran comando. A questo capo già di tua man tu la corona hai cinta; 130 tu il fregiasti; ogni fregio or tu gli spoglia; calcalo or tu. Ma… la infuocata spada d’Iddio tremenda, che già già mi veggo pender sul ciglio,… o tu che il puoi, la svolgi non da me, no, ma da’ miei figli. I figli, 135 del mio fallir sono innocenti… TRECCANI ▶ Le parole valgono La radice è quella del verbo latino , “tremare”: l’aggettivo è derivato del gerundivo latino , “di cui si deve tremare”. è, dunque, una cosa o una persona che fa tremare di spavento, che incute grande paura o timore. Si usa, con valore iperbolico, per indicare una qualità, una condizione o una situazione estremamente spiacevole: «furono ore di noia »; «fa un caldo » ecc. tremendo tremere tremendo tremendus Tremenda tremenda tremendo ▶ L’avverbio tremendamente si utilizza spesso in senso estensivo in frasi come queste: «la città è stata tremendamente bombardata»; «mi sento tremendamente colpevole»; «mi riesce tremendamente antipatico». Che cosa significa in questi casi? è l’ombra del profeta Samuele, fatto uccidere da Saul. Il protagonista della tragedia è vittima delle sue visioni, frutto di un insanabile senso di colpa per le proprie azioni. 117 Ombra… tremenda: mi inchino. 118 mi prostro: dopo aver invocato l’ombra di Samuele, Saul si rivolge improvvisamente a sé stesso, per poi tornare a cercare un dialogo impossibile con lo spirito. crudele. 119 Ove mi ascondo?: fera: inghiottimi (imperativo). 122 m’inghiotti: non mi colpisca ( ) lo sguardo torvo ( ) dell’ombra spaventosa (iperbato). 122-123 il truce… ombra: saetti truce la figlia di Saul, Micol, serba fino all’ultimo grande affetto per il padre, intuendo il suo dramma e cercando in ogni modo di ricondurlo alla ragione. 125 Me più non conosci?: il termine va inteso, in senso spirituale, nel significato di “sacerdote”. mi prostro. 128 padre: mi atterro: lo adornasti (si riferisce al citato poco sopra). privalo di ogni ornamento regale; nel verso si coglie un’eco dantesca: «tu ne vestisti / queste misere carni, e tu le spoglia» ( , XXXIII, 62-63). 131 il fregiasti: capo tu gli spoglia: Inferno “calpestalo” (in questo caso il riferimento è al ), oppure “mettilo sul tuo capo” (se riferiamo il pronome a , ossia alla ). 132 calcalo: capo lo ogni fregio corona allontanala, rivolgila altrove. 134 la svolgi: i figli non hanno responsabilità dei miei errori ( ). Saul continua il suo delirante monologo senza badare alle rassicurazioni che Micol gli ha appena rivolto, e nello stesso tempo chiede che i figli vengano risparmiati dal dolore e dalle possibili conseguenze dei suoi gesti estremi. La scelta lessicale del verbo “fallire” esprime efficacemente i risvolti psicologici del dramma di Saul, le cui vere ragioni sono riposte nella sua mancata accettazione della vecchiaia e della perdita progressiva delle forze vitali. 135-136 I figli… sono innocenti: del mio fallir O stato, MICOL cui non fu il pari mai! – Dal ver disgiunto, padre, è il tuo sguardo: a me ti volgi… Oh gioja!… SAUL Pace hai sul volto? O fero veglio, alquanto miei preghi accetti? io da’ tuoi piè non sorgo, 140 se tu i miei figli alla crudel vendetta pria non togli. – Che parli?… Oh voce! «T’era David pur figlio; e il perseguisti, e morto pur lo volevi». Oh! che mi apponi?… Arresta… sospendi or, deh!… Davidde ov’è? si cerchi: 145 ei rieda; a posta sua mi uccida, e regni: sol che a’ miei figli usi pietade, ei regni… – Ma, inesorabil stai? Di sangue hai l’occhio; foco il brando e la man; dalle ampie nari torbida fiamma spiri, e in me l’avventi… 150 Già tocco m’ha; già m’arde: ahi! dove fuggo?… Per questa parte io scamperò. Né fia, MICOL ch’io rattener ti possa, né ritrarti al vero? Ah! m’odi: or sei… Ma no; che il passo SAUL di là mi serra un gran fiume di sangue. 155 Oh vista atroce! sovra ambe le rive, di recenti cadaveri gran fasci ammonticati stanno: ah! tutto è morte colà: qui dunque io fuggirò… Che veggo? Chi sete or voi? – D’Achimeléch siam figli. 160 «Achimeléch son io. Muori, Saulle, muori». – Quai grida? Ah! lo ravviso: ei gronda di fresco sangue, e il mio sangue ei si beve. o stato d’animo pieno di dolore, incomparabile con qualsiasi altro. Micol compiange la perdita della ragione da parte del padre. 136-137 O stato… mai: lontano dalla realtà; Micol cerca di far notare al padre il carattere delirante delle sue parole. 137 Dal ver disgiunto: terribile vecchio (si rivolge nuovamente all’ombra di Samuele). 139 fero veglio: le mie preghiere. non mi sollevo. 140 miei preghi : non sorgo: se prima non distogli la crudele vendetta di Dio dai miei figli. 141-142 se… togli: il pensiero sconvolto di Saul genera anche voci che lo accusano delle sue azioni passate. 142-144 «T’era… volevi»: di che cosa mi accusi? 144 che mi apponi? : fermati… smetti ora (di accusarmi), ti prego ( )! 144-145 Arresta… deh!: deh egli torni (congiuntivo esortativo). a suo piacere. 146 ei rieda: a posta sua: il vecchio re, un tempo risoluto e deciso, è in balia di intenzioni continuamente mutevoli, specialmente verso David, che ora vuole lontano, ora vicino. La sua ossessione è comunque la salvaguardia dei figli: nonostante non riesca più a controllarsi, egli è consapevole che i suoi gesti possono ripercuotersi su di loro. 147 sol che… regni: la spada e la mano come fuoco. narici. 149 foco il brando e la man: nari: la rivolgi contro di me (la preposizione per “contro” è un calco dal latino). 150 in me l’avventi: in forma contratta per “toccato”. 151 tocco: non accadrà che io ti possa trattenere né ricondurti alla realtà? 152-154 Né fia… vero?: mi impedisce il cammino. 154-155 il passo… serra: ammucchiati. 158 ammonticati: vedo. 159 veggo: riconosco. 162 ravviso: Ma chi da tergo, oh! chi pel crin mi afferra? Tu, Samuél? – Che disse? Che in brev’ora 165 seco tutti saremo? Io solo, io solo teco sarò; ma i figli… – Ove son io? – Tutte spariro ad un istante l’ombre. Che dissi? Ove son io? Che fo? Chi sei? Qual fragor odo? Ah! di battaglia parmi: 170 pur non aggiorna ancor: sì, di battaglia fragore egli è. L’elmo, lo scudo, l’asta, tosto or via, mi si rechi: or tosto l’arme, l’arme del re. Morir vogl’io, ma in campo. Padre, che fai? Ti acqueta… Alla tua figlia… 175 micol L’armi vogl’io; che figlia? Or, mi obbedisci. SAUL L’asta, l’elmo, lo scudo; ecco i miei figli. Io non ti lascio, ah! no… MICOL Squillan più forte SAUL le trombe? Ivi si vada: a me il mio brando basta solo. – Tu, scostati, mi lascia; 180 obbedisci. Là corro: ivi si alberga morte, ch’io cerco. ATTO V, scena quarta Saul, Micol, Abner con pochi soldati fuggitivi. Oh re infelice!… Or dove, ABNER deh! dove corri? Orribil notte è questa. Ma, perché la battaglia…? SAUL Di repente, ABNER il nemico ci assale: appien sconfitti 185 siam noi… Sconfitti? E tu, fellon, tu vivi? SAUL Io? Per salvarti vivo. Or or qui forse ABNER Filiste inonda: il fero impeto primo forza è schivare: aggiornerà frattanto. Te più all’erta quassù, fra i pochi miei, 190 trarrò… Ch’io viva, ove il mio popol cade? SAUL Deh! vieni… Oimè! cresce il fragor: s’inoltra… MICOL Gionata,… e i figli miei,… fuggono anch’essi? SAUL Mi abbandonano?… Oh cielo!… I figli tuoi,… ABNER no, non fuggiro… Ahi miseri!… 195 dietro. per i capelli. 164 tergo: pel crin: saremo tutti con lui (cioè moriremo). 166 seco tutti saremo: sparirono. 168 spariro: con il procedere del monologo aumentano le domande senza risposta che il protagonista rivolge a sé stesso. 169-170 Che dissi… odo?: non fa ancora giorno. 171 non aggiorna ancor: subito. 173 tosto: càlmati. 175 Ti acqueta: lasciami. 180 mi lascia: là (nel campo di battaglia) risiede la morte. 181-182 ivi… morte: repentinamente, d’improvviso. 184 Di repente: traditore. 186 fellon: i Filistei stanno forse per riversarsi qui. 187-188 Or… inonda: è necessario. 189 forza è: più in alto. 190 più all’erta: quando il mio popolo viene sconfitto. 191 ove… cade: T’intendo: SAUL morti or cadono tutti… Oimè!… I fratelli?… MICOL Ah! più figli non hai. ABNER – Ch’altro mi avanza?… SAUL Tu sola omai, ma non a me, rimani. – Io da gran tempo in cor già tutto ho fermo: e giunta è l’ora. – Abner, l’estremo è questo 200 de’ miei comandi. Or la mia figlia scorgi in securtà. No, padre; a te dintorno MICOL mi avvinghierò: contro a donzella il ferro non vibrerà il nemico. Oh figlia!… Or, taci: SAUL non far, ch’io pianga. Vinto re non piange. 205 Abner, salvala, va: ma, se pur mai ella cadesse infra nemiche mani, deh! non dir, no, che di Saulle è figlia; tosto di’ lor, ch’ella è di David sposa; rispetteranla. Va; vola… 210 S’io nulla ABNER valgo, fia salva, il giuro; ma ad un tempo te pur… Deh!… padre… Io non ti vo’, non voglio MICOL lasciarti… Io voglio: e ancora il re son io. SAUL Ma già si appressan l’armi: Abner, deh! vola: teco, anco a forza, s’è mestier, la traggi. 215 Padre!… E per sempre?… MICOL ATTO V, scena quinta Oh figli miei… – Fui padre. – SAUL Eccoti solo, o re; non un ti resta dei tanti amici, o servi tuoi. – Sei paga, d’inesorabil Dio terribil ira? – Ma, tu mi resti, o brando: all’ultim’uopo, 220 fido ministro, or vieni. – Ecco già gli urli dell’insolente vincitor: sul ciglio già lor fiaccole ardenti balenarmi veggo, e le spade a mille… – Empia Filiste, me troverai, ma almen da re, qui…* morto. – 225 * Nell’atto ch’ei cade trafitto su la propria spada, soprarrivano in folla i Filistei vittoriosi con fiaccole incendiarie e brandi insanguinati. Mentre corrono con alte grida verso Saul, cade il sipario. mi resta. 197 mi avanza: deciso. 199 fermo: questo è l’ultimo ( ) dei miei ordini. 200-201 l’estremo… comandi: estremo porta al sicuro. 201-202 scorgi in securtà: il nemico non sferrerà colpi di spada contro una giovane donna. 203-204 contro a donzella… il nemico: la rispetteranno. 210 rispetteranla: sarà. 211 fia: portala con te, anche con la forza, se necessario. 215 teco… la traggi: sei soddisfatta, ira terribile di un dio inflessibile? 218-219 Sei paga… ira?: per la mia ultima necessità ( ); Saul allude al suicidio. 220 all’ultim’uopo: uopo fedele aiutante. 221 fido ministro: della collina. 222 sul ciglio: >> pagina 481 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Nelle tre scene qui proposte domina l’impeto visionario e delirante di Saul, che nella sua follia mescola i dati della realtà e la coscienza ancora lucida dei propri atti con le deformazioni del delirio, che prendono la forma di fantasmi e voci. Prima Saul riconosce di essere un re sconfitto, poi vorrebbe nuovamente riconquistare il prestigio perduto, gettandosi un’ultima volta in battaglia. Questa alternanza di sentimenti arriva al punto di rottura alla notizia della morte dei figli: sopraggiunge allora una solitudine immensa e totale, senza più alcuno scampo per il protagonista, al quale non rimane che rivolgere parole estreme a sé stesso ( , v. 217), a Dio ( , vv. 218-219), alla propria spada ( , v. 220) e ai nemici ( , v. 224). Il suicidio si prospetta in tal modo come una liberazione, che ribadisce la grandezza dell’eroe: rifiutando di fuggire e di salvarsi, egli recupera la dignità regale dinanzi a sé stesso, all’umanità e a Dio. Eccoti solo, o re Sei paga, / d’inesorabil Dio terribil ira? Ma, tu mi resti, o brando Empia Filiste Un’atmosfera visionaria Il crescendo della follia di Saul è sapientemente gestito da Alfieri. Il protagonista vive sin dal principio della tragedia un forte contrasto di sentimenti, che aumenta fino a creare una tensione interna e sfocia nei primi segni di squilibrio; ma è solo nella parte finale che le passioni si trasformano in delirio. Lo stato di fragilità psichica non impedisce a Saul di ribellarsi alla propria sorte: nell’ultimo atto egli assume un atteggiamento eroico, che appare come un disperato tentativo di sottrarsi a un’angoscia opprimente. Tuttavia, egli rimane di fatto una vittima, uscendo tragicamente sconfitto dallo scontro con il destino. Dal dissidio interiore al delirio Le scelte stilistiche Nelle scene riportate domina incontrastata la figura di Saul, prossimo alla morte. A mano a mano che ci si avvicina alla conclusione, la lingua solenne del re, che prima si articolava in periodi ampi e complessi, si frantuma in frasi continuamente interrotte. Nelle battute finali aumentano le ripetizioni ( , vv. 182-183; , v. 186), le invocazioni e le personificazioni, che servono all’autore per riepilogare gli eventi cruciali e per rappresentare plasticamente i fantasmi che assillano la mente del protagonista. Or dove, / deh! dove corri? E tu, fellon, tu vivi? Una scrittura sempre più frammentata Il lessico è solenne e il tono vibrante e teso: a dare risalto all’eloquenza del protagonista contribuiscono le numerose inversioni e i chiasmi, con un uso frequente dell’asindeto per dare ritmo alle battute e al mutamento degli stati d’animo. Nel discorso di Saul, sempre più franto e disarticolato, finiscono con il prevalere sostantivi e verbi isolati, quasi a rappresentare il disperato tentativo di dare forma a un’angoscia destinata però a restare inesprimibile. Lessico solenne e tono vibrante VERSO LE COMPETENZE Comprendere Nel suo delirio, Saul ha tre diverse visioni: quali? 1 Sottolinea con diversi colori: 2 • i dialoghi di Saul con persone reali; • i dialoghi con le immagini della propria mente; • i monologhi. Analizzare Individua nel brano esempi di inversioni sintattiche. A quale scopo sono state introdotte? 3 Nei discorsi di Saul sono più frequenti i sostantivi, gli aggettivi o i verbi? perché, secondo te? 4 Trova alcuni e spiega quali concetti evidenziano. 5 enjambement Interpretare Da queste scene emerge un profondo tra Saul e la figlia Micol: descrivilo sinteticamente. 6 legame Perché il suicidio appare a Saul l’unica soluzione? Che cosa crede di poter salvare uccidendosi? 7 scrivere per... ARGOMENTARE Nel 1959 venne realizzata, per la regia di Claudio Fino, una versione televisiva con gli attori Salvo Randone (Saul), Gianmaria Volonté (David) e Valentina Fortunato (Micol). Recupera sul web le scene finali corrispondenti al brano, guardale e immagina di essere un critico televisivo: prepara una recensione di circa 20 righe. 8 di Saul