La poesia religiosa IN BREVE Dopo la conversione Manzoni abbandona in modo risoluto forme e argomenti della produzione precedente. Si volge a una poesia di , scartando il lirismo soggettivo verso cui si indirizzava la poesia europea della sua epoca per concentrarsi su verità di fede di portata universale. Egli rinuncia tanto al corredo mitologico del gusto neoclassico quanto agli atteggiamenti di sdegnosa solitudine dello stereotipo romantico, per unirsi al coro della comunità cristiana, reinterpretando così in chiave evangelica gli ideali egualitari e la vena pedagogica della tradizione illuminista in cui si era formato. Illuminismo evangelico matrice cattolica Dopo aver abbracciato la , Manzoni scrive poesie di . Progetta dodici ma ne completa solo cinque tra il 1812 e il 1822. fede cattolica argomento religioso Inni sacri Inni sacri Manzoni , ciascuno dedicato a una festa liturgica, ma il ciclo resterà incompiuto. Nei fra il 1812 e il 1815 ( , , , ) prende forma una poesia che vorrebbe essere popolare sia sul piano tematico sia su quello stilistico, supportata da agili metri derivati dalle canzonette in voga nella produzione settecentesca dell’Arcadia, qui impiegati per veicolare una sublime, . Ma al centro dei componimenti più che la dottrina religiosa egli pone i suoi effetti sui fedeli, secondo lo schema tripartito che prevede l’alternanza tra enunciazione del tema, narrazione dell’episodio prescelto, riflessione in merito. progetta di scrivere 12 inni 4 inni terminati La Resurrezione Il nome di Maria Il Natale La Passione materia attinta da fonti bibliche   Video – Gli e le di Alessandro Manzoni Inni Sacri Odi Lorenzo Bartolini, , 1817-1835. Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina. Carità La Pentecoste Ai primi inni Manzoni riesce ad aggiungere soltanto La Pentecoste , iniziata nel 1817 e terminata nel 1822, e più tardi i frammenti del Natale del 1833 (1835) e Ognissanti (1847). Nella Pentecoste , composta nel periodo più fervido della creatività dell’autore, vengono evidenziate la presenza di Dio nella Storia e l’azione rischiaratrice della Grazia nel cuore e nella vita dei cristiani. La rievocazione della discesa dello Spirito Santo sugli uomini non insiste sugli aspetti teologici e si scioglie in una commossa preghiera corale , accesa dalla speranza di redenzione e giustizia per l’umanità. T2 La Pentecoste Inni sacri È il quinto degli  , elaborato diversi anni dopo i precedenti, e insieme l’ultimo grande componimento in versi portato a termine da Manzoni. La stesura è lunga e difficoltosa: due volte abbandonata, nel 1817 e nel 1819, essa viene infine conclusa e il testo può essere stampato nell’autunno del 1822, nello stesso periodo in cui l’autore lavora ai   L’inno si concentra sulla festa liturgica che ricorda l’inizio della diffusione del cristianesimo. La Pentecoste celebra infatti la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, cinquanta giorni dopo la resurrezione di Cristo (  in greco significa “cinquantesimo”), per conferire loro la facoltà di essere compresi in tutte le lingue e in tal modo di dare alla lieta novella una portata universale. Inni sacri Promessi sposi. pentecoste  18 strofe di 8 settenari, disposti secondo lo schema SASASBBT (dove S indica i versi sdruccioli, T i versi tronchi). Le strofe sono unite a due a due dall’identità dell’ultima rima tronca. Metro L’entusiasmo per la fede ritrovata  >> pagina 749  PARAFRASI Madre de’ Santi, immagine della città superna, del Sangue incorruttibile conservatrice eterna;       tu che, da tanti secoli, 5 soffri, combatti e preghi, che le tue tende spieghi dall’uno all’altro mar; Apostrofe alla Chiesa e racconto della discesa dello Spirito Santo 1-8  O Chiesa del Dio vivente [al v. 10], tu che generi e consacri i santi ( Madre de’ Santi ), che sei immagine del regno dei cieli, che sei eterna custode dell’incorruttibile sangue di Cristo; tu che da tanti secoli soffri, combatti e preghi; che estendi il tuo potere su tutta la Terra ( le tue tende spieghi / dall’uno all’altro mar );    la Chiesa è detta   in quanto genera i beati ed è indicata come   terrena del regno dei cieli ( ). 1-2 Madre… superna: Madre de’ Santi immagine città superna    la Chiesa conserva nel sacramento dell’eucarestia il sangue di Cristo. 3-4 Sangue… eterna:    con questi tre verbi Manzoni indica rispettivamente i tre “regni” della Chiesa: quello del pentimento (le anime del Purgatorio), quello militante (i viventi sulla Terra) e quello trionfante (i santi del Paradiso). 6 soffri… preghi:    l’autore utilizza una metafora militare per indicare la diffusione della Chiesa sulla Terra. 7 tende: campo di quei che sperano,     chiesa del Dio vivente; 10 dov’eri mai? qual angolo ti raccogliea nascente, quando il tuo Re, dai perfidi tratto a morir sul colle,     imporporò le zolle 15 del suo sublime altar? 9-16  che sei il campo in cui combattono quanti sperano nella salvezza: dov’eri mai? In quale luogo ti nascondevi, nascente, quando Cristo, portato a morte dai malvagi sul Golgota, bagnò con il suo sangue la terra del calvario ( imporporò le zolle / del suo sublime altar )?   : si tratta del Golgota, la collina alle porte di Gerusalemme dove Cristo subì il supplizio della crocifissione;   perché nobilitato dal sangue del Figlio di Dio. 16 sublime altar sublime E allor che dalle tenebre la salma uscita, ▶  diva mise il potente anelito     della seconda vita; 20 e quando, in man recandosi il prezzo del perdono, da questa polve al trono del Genitor salì; 17-24  E dov’eri quando il divino corpo ( diva salma ), uscito dalle tenebre, infuse nei fedeli l’insopprimibile desiderio ( anelito ) della nuova ( seconda ) vita; e quando salì dalla Terra al cielo ( da questa polve al trono ), offrendo a Dio ( Genitor ) il prezzo pagato per la redenzione degli uomini; TRECCANI ▶ Le parole valgono divo Quando parliamo di un divo del cinema, della televisione o della musica, intendiamo un attore, un presentatore o un cantante di grande popolarità. Ma difficilmente in questi casi siamo portati a pensare all’origine del termine: la parola latina divus significava niente meno che “dio”. Per questo nell’italiano letterario divo , come aggettivo, vuol dire “divino”. ▶ L’aggettivo divo , tuttavia, è utilizzato raramente ed è attestato solo in poesia. Saresti in grado di trovargli qualche sinonimo meno desueto (oltre al già citato divino )?    quella dopo la morte. 20 seconda vita:    Manzoni allude alla Passione, grazie alla quale Cristo ha riscattato gli uomini dalle conseguenze dei loro peccati. 22 il prezzo del perdono:     compagna del suo gemito, 25 conscia de’ suoi misteri, tu, della sua vittoria figlia immortal, dov’eri? In tuo terror sol vigile,     sol nell’obblio secura, 30 stavi in riposte mura, fino a quel sacro dì, 25-32  tu che avevi pianto con Cristo ( compagna del suo gemito ) e conoscevi i misteri della verità, tu figlia immortale della sua vittoria, dov’eri? Te ne stavi nascosta tra le mura del Cenacolo ( riposte mura ), attenta solo alle tue paure, sicura solo se dimenticata ( nell’obblio secura ), fino al giorno della Pentecoste ( sacro dì ),   : la Chiesa è definita in tal modo in quanto gli apostoli condivisero le sofferenze del Salvatore. 25 compagna del suo gemito quando su te lo Spirito rinnovator discese,     e l’inconsunta fiaccola 35 nella tua destra accese; quando, segnal dei popoli, ti collocò sul monte; e ne’ tuoi labbri il fonte     della parola aprì. 40 33-40  quando lo Spirito Santo, che rigenera, discese su di te e accese nelle tue mani l’inconsumabile fiaccola della fede; quando ti collocò in alto sul monte, faro ( segnal ) per tutti i popoli, e fece delle tue labbra la fonte del messaggio di salvezza.   : la domenica di Pentecoste, lo Spirito Santo conferì agli apostoli il dono di essere compresi in ogni lingua.   è di genere maschile, come in latino. 39-40 ne’ tuoi labbri… aprì Fonte Come la luce rapida piove di cosa in cosa, e i color vari suscita ovunque si riposa;     tal risonò moltiplice 45 la voce dello Spiro: l’Arabo, il Parto, il Siro in suo sermon l’udì. 41-48  Come la luce colpisce rapidamente tutte le cose, e accende  (suscita ) vari colori ovunque si posi, così la voce dello Spirito Santo risuonò nelle più diverse lingue ( moltiplice ): arabi, parti, siriani la compresero nel loro idioma ( in suo sermon ). Adorator degl’idoli,     sparso per ogni lido; 50 volgi lo sguardo a Solima, odi quel santo grido: stanca del vile ossequio, la terra a Lui ritorni:     e voi che aprite i giorni 55 di più felice età, Invito agli uomini ad accogliere il messaggio evangelico 49-56  O pagani ( Adorator degl’idoli ), sparsi ovunque ( per ogni lido ) per ogni dove, volgete lo sguardo a Gerusalemme ( Solima ), e ascoltate l’esortazione divina: il mondo, stanco dei falsi culti ( vile ossequio ), ritorni al vero Dio: e voi, che date inizio a un’era più felice, spose, che desta il subito balzar del pondo ascoso; voi già vicine a sciogliere     il grembo doloroso; 60 alla bugiarda pronuba non sollevate il canto: cresce serbato al Santo quel che nel sen vi sta. 57-64  spose destate dalle mosse improvvise del bimbo che portate in grembo ( pondo ascoso ), e voi ormai in prossimità del parto ( sciogliere il grembo doloroso ), non invocate l’aiuto della falsa protettrice ( bugiarda pronuba ): il figlio nel vostro grembo ( quel che nel sen vi sta ) cresce consacrato ( serbato ) a Dio.    sono le madri che donano la vita a una generazione più felice (perché rigenerate dallo Spirito Santo). 55-57 voi… spose:    letteralmente, “peso nascosto”, cioè il nascituro. 58 pondo ascoso:    Giunone, divinità protettrice dei matrimoni e delle partorienti. 61 bugiarda pronuba:     Perché, baciando i pargoli, 65 la schiava ancor sospira? E il sen che nutre i liberi invidïando mira? Non sa che al regno i miseri     seco il Signor solleva? 70 Che a tutti i figli d’Eva nel suo dolor pensò? 65-72  Perché la schiava continua a sospirare, baciando i figli? E guarda con invidia il seno che nutre figli destinati alla libertà? Non sa che il Signore innalza i derelitti ( miseri ) con sé al regno dei cieli? Che nel suo sacrificio ha pensato a tutti gli uomini?   : gli esseri umani, discendenti da Adamo ed Eva. 71 i figli d’Eva Nova franchigia annunziano i cieli, e genti nove;     nove conquiste, e gloria 75 vinta in più belle prove: nova, ai terrori immobile e alle lusinghe infide, pace, che il mondo irride,     ma che rapir non può. 80 73-80  Dio ( i cieli ) annuncia una nuova libertà ( franchigia ) e un’umanità rinnovata ( genti nove ); nuove conquiste e vittorie ottenute tramite prove più belle della guerra; annuncia una nuova pace, indifferente ( immobile ) alle minacce ( terrori ) e alle lusinghe ingannevoli, una pace che il mondo può irridere, ma non estirpare ( rapir ).   : la gloria conquistata attraverso la fede, e non tramite la violenza. 75-76 gloria… prove O Spirto! Supplichevoli a’ tuoi solenni altari; soli per selve inospite; vaghi in deserti mari;     dall’Ande algenti al Libano, 85 d’Erina all’irta Haiti, sparsi per tutti i liti, ma d’un cor solo in Te, Preghiera allo Spirito Santo 81-88  O Spirito Santo! Noi ti imploriamo ai piedi ( Supplichevoli ) dei tuoi solenni altari; soli nelle foreste inospitali; erranti ( vaghi ) su mari deserti; dalle gelide Ande al Libano, dall’Irlanda ( Erina ) alla montuosa Haiti, sparsi in ogni luogo, ma uniti nel sentimento che ispiri ( d’un cor solo in Te ),   : attraverso alcuni toponimi esemplari il poeta intende indicare tutto il mondo abitato. 85-86 dall’Ande… Haiti noi T’imploriam! Placabile     spirto discendi ancora, 90 ai tuoi cultor propizio, propizio a chi t’ignora: scendi e ricrea: rianima i cor nel dubbio estinti:     e sia divina ai vinti 95 il Vincitor mercè. 89-96  noi ti imploriamo! Spirito che pacifica ( Placabile ), scendi ancora benevolo ( propizio ) ai tuoi fedeli ( cultor ) ma anche a chi t’ignora: scendi e rigenera: rianima i cuori consumati ( estinti ) dal dubbio: e il vincitore sia la divina ricompensa per i vinti.    l’aggettivo è usato in senso attivo-causativo (che dà la pace). Secondo un’interpretazione letterale, “disposto al perdono”. 89 Placabile:    la ricompensa per chi si lascia vincere da Dio è Dio stesso. 95-96 sia… mercè: Discendi Amor; negli animi l’ire superbe attuta: dona i pensier, che il memore ultimo dì non muta: 100 i doni tuoi benefica nutra la tua virtude: siccome il sol che schiude dal pigro germe il fior; 97-104  Discendi come Amore, Spirito, e smorza ( attuta ) negli animi le ire superbe: concedi pensieri tali che la nostra mente non sia costretta a mutare nell’ultimo giorno: la tua grazia ( virtude ) benefica alimenti i tuoi doni, come il sole che dal pigro seme ( germe ) fa germogliare ( schiude ) il fiore;   : il poeta chiede allo Spirito Santo di donare all’uomo pensieri improntati a sentimenti religiosi che rimangano vivi sino all’ultimo giorno (detto  , perché tutta la vita ricompare nella memoria del morente). 99-100 dona… non muta memore che lento poi su le umili 105 erbe morrà non colto, né sorgerà coi fulgidi color del lembo sciolto, se fuso a lui nell’etere non tornerà quel mite 110 lume, dator di vite, e infaticato altor. 105-112  che poi, reclinato ( lento ) sulle erbe più basse ( umili ), morirà senza essere stato colto, e non sorgerà con i colori splendenti della corolla dischiusa ( lembo sciolto ), se diffuso nell’aria ( etere ) non tornerà a lui il mite raggio del sole ( lume ), che dà vita e instancabile la alimenta ( infaticato altor ).   : dal verbo latino  , significa letteralmente “che alimenta”, “che nutre”. 112 altor alo Noi T’imploriam! Nei languidi pensier dell’infelice scendi piacevol alito, 115 aura consolatrice: scendi bufera ai tumidi pensier del violento; vi spira uno sgomento che insegni la pietà. 120 113-120  Noi ti imploriamo! Discendi, Spirito, tra gli stanchi pensieri degli infelici come un soffio corroborante ( piacevol alito ), come una brezza ( aura ) che consola: cala come una bufera sui pensieri gonfi di orgoglio ( tumidi ) dei violenti; ispira uno sgomento che insegni loro a divenire pietosi. Per Te sollevi il povero al ciel, ch’è suo, le ciglia; volga i lamenti in giubilo, pensando a Cui somiglia: cui fu donato in copia, 125 doni con volto amico, con quel tacer pudico, che accetto il don ti fa. 121-128  Per opera tua sollevi il povero gli occhi al cielo, a lui destinato; tramuti i lamenti in grida di felicità ( giubilo ), nel pensiero di somigliare a Cristo ( a Cui ): chi ha avuto dalla sorte abbondanti ricchezze doni con animo lieto, e in quel modo riservato ( tacer pudico ), che fa apprezzare il dono.    «Beati voi che siete poveri, perché è vostro il regno di Dio» (Luca, 6,20). 122 ciel, ch’è suo:    a chi è simile, perché Cristo volle essere povero fra gli uomini. 124 a Cui somiglia: Spira dei nostri bamboli nell’ineffabil riso; 130 spargi la casta porpora alle donzelle in viso; manda alle ascose vergini le pure gioie ascose; consacra delle spose 135 il verecondo amor. 129-136  Traspari nell’indicibile sorriso dei nostri bambini ( bamboli ); spargi il casto rossore ( porpora ) sul viso delle ragazze; suscita nell’animo delle suore ( ascose vergini ) le pure e segrete gioie spirituali; consacra l’amore pudico ( verecondo amor ) delle spose.   : le donne che si consacrano alla clausura e perciò vivono nascoste ( ). 133 ascose vergini ascose Tempra dei baldi giovani il confidente ingegno; reggi il viril proposito ad infallibil segno; 140 adorna le canizie di liete voglie sante; brilla nel guardo errante di chi sperando muor. 137-144  Modera l’eccessiva fiducia ( confidente ingegno ) dei giovani forti; sorreggi i propositi degli uomini maturi a una meta che non inganni ( ad infallibil segno ); adorna la vecchiaia ( canizie ) di desideri lieti e santi; brilla nello sguardo errante di chi muore nella speranza.   : in Dio, cioè nella vita ultraterrena. 144 sperando , miniatura, età rinascimentale. Milano, Biblioteca Braidense. La Pentecoste  >> pagina 753  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici è costruita su uno schema tripartito in cui si alternano narrazione, riflessione e preghiera. La prima parte (vv. 1-48) si apre con un’apostrofe alla Chiesa primitiva degli apostoli, alla quale segue il racconto dell’evento miracoloso. Lo Spirito Santo infonde forza e coraggio al primo nucleo di fedeli e consente loro di predicare la “buona novella” in qualunque lingua, venendo compresi dappertutto. La seconda parte (vv. 49-80) esorta pagani, spose e schiave ad accettare il messaggio evangelico, che a tutti gli uomini prospetta libertà, amore e uguaglianza nel regno dei cieli. Nella terza e ultima parte (vv. 81-144) il poeta si rivolge direttamente allo Spirito Santo, perché discenda ancora e sempre, per la salvezza del genere umano. Prende così slancio una preghiera condotta alla prima persona non singolare ma plurale ( , vv. 89 e 113), sull’esempio del tono liturgico dei canti corali. La Pentecoste noi T’imploriam La struttura dell’inno Questo testo è il più tardo degli Inni sacri : il più vicino, tanto sul piano ideologico quanto sul piano tematico, ai Promessi sposi . Non a caso nelle ultime strofe appaiono evidenti prefigurazioni dei personaggi del romanzo: dalla fanciulla pudica al malvagio da redimere, sino ai baldi giovani (v. 137) da temprare. Dio è visto come una forza operante nell’uomo: in virtù dell’azione dello Spirito Santo, il cristiano supera la propria debolezza e agisce per un rinnovamento morale collettivo. Il messaggio Per rendere viva e concreta nel mondo la parola dei Vangeli, la Pentecoste deve ripetersi in ogni istante nella vita degli uomini. Per questo Manzoni fa solo un accenno al momento del miracolo e si concentra piuttosto sulla rinascita dei valori dovuta al cristianesimo. Imposta dunque una preghiera corale, che occupa quasi metà del componimento e in cui lo Spirito Santo è invocato per tutti: la redenzione riguarda l’intera umanità e Cristo è portatore di un messaggio universale di uguaglianza e fratellanza tra popoli e ceti differenti. In questo modo, come scrisse Francesco De Sanctis, lo scrittore milanese traspone in termini cattolici i concetti cardine dell’Illuminismo e in definitiva «concilia gli ideali del Settecento con il Vangelo». Occorre tuttavia precisare che l’attenzione verso gli oppressi, che connota tutta l’opera manzoniana, va intesa in termini spirituali, prima che sociali o politici. prelude a una liberazione spirituale, al trionfo dell’uomo sul peccato, in vista della salvezza dell’anima. Nel frattempo è però necessario contrastare il male nel mondo terreno, evitando la rassegnazione passiva ed esercitando la carità. La Pentecoste Un egualitarismo evangelico Le scelte stilistiche Esiste una contraddizione di fondo tra gli intenti democratici sottesi agli e lo stile sublime profuso in essi dall’autore, in omaggio alle regole del genere degli inni e con l’adozione di un linguaggio comprensibile solo a una ristretta classe di persone colte: non fa eccezione. Allo stesso tempo Manzoni rinuncia ad attingere dal patrimonio della mitologia classica, che egli ritiene, dopo la conversione, superato: recuperarlo equivarrebbe a una blasfema superstizione (Giunone è definita , v. 61); perciò il poeta si rivolge alle fonti bibliche, moltiplicando i rimandi alle Sacre Scritture. Inni sacri La Pentecoste bugiarda pronuba Nell’ambito lessicale spicca il ricorso ad aulicismi e latinismi ( , , , ecc.); per il lettore odierno questi ultimi si configurano a volte come “falsi amici” di parole ancora in uso, in quanto assumono un significato diverso da quello corrente per presentare una somiglianza morfologica o fonetica: il fiore per esempio è un fiore reclinato; i pensieri sono pensieri deboli, di una mente prostrata. polve pondo pronuba altor lento languidi Una lingua non per tutti Molto fitta è la trama di espedienti retorici, tra i quali spiccano le figure della ripetizione: anafore e iterazioni giovano alla memorizzazione del testo e riproducono un andamento stilistico di stampo biblico. Il ricorso ai settenari conferisce all’inno un ritmo incalzante, grazie al sostegno di una sintassi complessa (non mancano periodi che si estendono per più di dieci versi), ricca di parallelismi e movimentata dalla presenza di interrogative, invocazioni, esortazioni. Per dare terrena concretezza alle questioni teologiche Manzoni ricorre inoltre a due articolate similitudini, che coinvolgono i sensi e la natura, paragonando l’azione dello Spirito Santo al “piovere” della luce sulle cose (vv. 41-48) e al raggio di sole che induce i fiori a germogliare (vv. 103-112). La tessitura retorica  >> pagina 754  VERSO LE COMPETENZE Comprendere Riassumi in 10 righe l’argomento della . 1  Pentecoste Quali momenti della storia sacra sono menzionati nel testo? 2  Le tre parti dell’inno si rivolgono ciascuna a un diverso interlocutore. Quale? 3  Analizzare Come cambia l’atteggiamento della Chiesa prima e dopo la discesa dello Spirito Santo? 4  Perché Manzoni si rivolge non solo al cristiano ma anche all’ (v. 49)? 5  adorator degl’idoli Individua le diverse figure su cui si esercita l’azione dello Spirito Santo. 6  Analizza il ruolo della luce nelle due similitudini ai vv. 41-48 e 103-112. 7  Interpretare Quale immagine e funzione della Chiesa emerge dal testo? 8  Come agisce lo Spirito Santo sulla società umana? 9  Le tragedie IN BREVE Nella seconda metà degli anni Dieci – quando in lui matura la volontà di concentrarsi sulla Storia, in modo da offrire una meditazione cristiana sulla virtù, sull’ingiustizia, sulla violenza, sul dolore – Manzoni si volge al genere della tragedia. E lo fa, come nel caso della poesia, infrangendo consolidate tradizioni di genere. Compone sì tragedie in versi in 5 atti, com’era prassi comune, ma rifiuta le regole aristoteliche. Seguendo il modello di Shakespeare, molto ammirato in ambito romantico, , che ritiene matrici di inverosimiglianza e causa principale delle forzature ravvisabili nei caratteri e nelle passioni dei personaggi di molte tragedie contemporanee. Riprende inoltre dall’antichità l’istituto del coro, ma gli assegna il ruolo di una sorta di «cantuccio» riservato alle considerazioni del narratore sulle vicende. abbandona le unità aristoteliche di tempo e luogo In generale il teatro di Manzoni, più adatto alla lettura che alla messa in scena, non mira al trasporto emotivo, ma allo sviluppo di una ispirata dagli eventi esposti. coscienza critica   Video – Le tragedie di Alessandro Manzoni Il conte di Carmagnola Di poetica teatrale Manzoni ragiona nella Prefazione al , tragedia avviata nel 1816, pubblicata nel 1820 e rappresentata per la prima volta a Firenze nel 1828. La vicenda è ambientata nel Quattrocento: , al servizio del duca di Milano, passa al soldo dei veneziani, che dopo la vittoria di Maclodio (1427) lo condannano a morte in quanto sospettato di tradimento, per avere usato troppa clemenza con i nemici sconfitti. Conte di Carmagnola il capitano di ventura Francesco Bussone La spietata logica della politica Nella vicenda di un uomo innocente, sul quale si accaniscono i meccanismi machiavellici della politica, Manzoni rappresenta il trionfo del male nella Storia , temperato solo dalla fede che consola il Carmagnola prima di salire al patibolo. Nel coro S’ode a destra uno squillo di tromba , dedicato allo scontro fra veneziani e milanesi, l’autore lancia un implicito monito agli italiani del suo tempo, perché mettano da parte le discordie, in nome dell’unità. del 1820 racconta di un personaggio , che trova consolazione soltanto nella . Il Conte di Carmagnola schiacciato dalla Storia fede  >> pagina 755  Adelchi Composta tra il 1820 e il 1822, quando viene data alle stampe (la prima messinscena, a Torino, risale al 1843), la tragedia è il capolavoro del teatro romantico italiano: Manzoni ottiene una riuscita , raccontando gli eventi che nell’VIII secolo portarono al . In controluce tuttavia non è difficile riconoscere i riferimenti alla situazione politica dell’Italia dell’Ottocento, divisa in più Stati e soggetta al dominio delle potenze straniere. Adelchi sintesi tra “vero storico” e “vero poetico” crollo del dominio longobardo in Italia, sotto la spinta dei Franchi di Carlo Magno L’attenzione principale è rivolta ai vinti, siano questi gli eredi della dinastia reale, Adelchi ed Ermengarda, o le popolazioni latine soggiogate. Il racconto, pur ambientato nell’Alto Medioevo, non indulge a concessioni al gusto del pittoresco diffuso nel Romanticismo europeo, in particolare nell’area nordica. Dal punto di vista ideologico, rappresenta il punto più avanzato del di Manzoni, animato da una visione radicalmente negativa della società umana. Adelchi pessimismo cristiano   Analisi del testo interattiva –  Il dialogo tra Adelchi e Anfrido  La trama Gli eventi si svolgono tra il 772 e il 774, quando gran parte della penisola è occupata dai principi longobardi: Ermengarda , figlia del re Desiderio andata in sposa a Carlo , re dei Franchi (il futuro Carlo Magno), viene da lui ripudiata e torna presso la reggia del padre a Pavia. I rapporti tra i due re precipitano definitivamente quando le mire espansionistiche di Desiderio minacciano lo Stato della Chiesa e papa Adriano IV invoca il soccorso di Carlo. La guerra inizia e nel frattempo Ermengarda, ritiratasi in un convento, muore straziata alla notizia delle nuove nozze di Carlo. Questi, dopo essere rimasto a lungo bloccato sulle Alpi, grazie alla guida del diacono Martino e al tradimento di Svarto e altri duchi longobardi, dilaga con il suo esercito nella Pianura padana. Adelchi , erede al trono longobardo, tenta a Pavia un’estrema difesa ma è ferito e catturato, al pari di Desiderio. Prima di spirare, affida il vecchio padre alla clemenza di Carlo, che appare colpito dalla grandezza d’animo del suo avversario. L’ è un . Narra le drammatiche vicende di Ermengarda e Adelchi, figli del re dei Desiderio. Adelchi capolavoro romantico Longobardi Lo scontro tra politica e morale I due re, Desiderio e Carlo, sono personaggi mossi soltanto dall’interesse di Stato e dalla brama di potere. Dinanzi a loro si ergono Adelchi ed Ermengarda, che rispondono invece alle ragioni dei sentimenti e della giustizia. Adelchi, pur contrario alla guerra, si batte sino in fondo, sperimentando su di sé il dissidio fra le leggi morali e l’azione politica, che si concretizza in una realtà fatta di sangue, violenza, sopraffazione, in cui non resta che «far torto / o patirlo». Questo fa di lui un tipico eroe romantico, che svela l’inganno del potere (la «feroce forza» che «fa nomarsi dritto», cioè che si fa chiamare diritto) e va incontro al proprio destino di sconfitta con cristiana fermezza. La sua è una sventura provvidenziale (« »), in quanto garantisce la salvezza eterna. La medesima dinamica riguarda sua sorella Ermengarda, anch’essa appartenente alla schiera degli oppressi: l’umiliazione ricevuta da Carlo ne fa una vittima innocente, sulla cui sofferenza discende la consolazione della Grazia divina. scontro tra ideale e reale provvida sventura , miniatura, XI secolo. Cava dei Tirreni, Archivio della badia della SS. Trinità. Il principe Adelchi