T7 L’assiuolo Myricae In campagna, di notte, quando il cielo presenta quel chiarore che preannuncia il sorgere della luna, si ode il canto di un assiuolo, un uccello notturno simile alla civetta. Il suo verso, ossessivo e lamentoso, si carica di inquietanti suggestioni, unendosi a tutti gli altri echi naturali in un indecifrabile ma sinistro messaggio di morte. La lirica, uno dei vertici del simbolismo pascoliano, viene pubblicata per la prima volta nel 1897 sulla rivista “Il Marzocco” e quindi inserita nello stesso anno nella quarta edizione di Myricae . Doppie quartine di novenari a rima alternata (ABAB, CDCD ecc.), tranne l’ultimo verso di ciascuna strofa, rappresentato dal monosillabo del verso dell’assiuolo (secondo altri, che vi vedono una dieresi, si tratterebbe invece di un bisillabo). METRO Il lamento e la morte Asset ID: 209 ( ) let-audlet-lassiuolo-g-pascoli310.mp3 Audiolettura Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi 5 da un nero di nubi laggiù, veniva una voce dai campi: chiù… Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: 10 sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: 15 chiù… Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento; squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento 20 (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?…); e c’era quel pianto di morte… chiù… nuotava. «La luna c’è e non si vede, ma inonda di luce il cielo che vi nuota» (Onofri). luce biancastra. L’aurora lunare diffonde un chiarore perlaceo come quello dell’alba. 2 notava: alba di perla: gli alberi sembrano protendersi per cercare di vedere la luna. I tipi di albero non sono scelti casualmente ma per volontà di precisione naturalistica, essendo l’assiuolo un uccello primaverile. 3-4 ed ergersi… vederla: da nuvole lontane immerse nell’oscurità ( ) veniva la luce di lampi, rapidi come soffi, dai campi veniva un verso: . 5-8 Venivano… chiù : un nero di nubi laggiù chiù splendevano. 9 lucevano: in mezzo a una foschia lattiginosa. 10 tra mezzo… latte: onomatopea che rende il suono di un fruscio nella vegetazione. cespugli. 12 fru fru: fratte: come l’eco di un grido passato, cioè come il ricordo di un dolore dimenticato, che però è pronto a tornare al misterioso richiamo delle voci notturne. 14 com’eco… che fu: singhiozzo. 15 singulto: le cime degli alberi illuminate dalla luna. 17 lucide vette: scuotevano. Le cavallette, scuotendo le èlitre (le due ali indurite che coprono il loro addome), producono un suono argentino simile a quello dei . Questi ultimi erano strumenti metallici di forma triangolare usati dagli antichi egizi nelle cerimonie religiose legate a Iside, la dea che guidava i defunti nell’aldilà. Scrive il critico Giuseppe Nava: «Per la piena comprensione del passo, occorre ricordare che il culto di Iside era un culto misterico di resurrezione dopo la morte (secondo il mito, Iside aveva raccolto le membra o il corpo del marito ucciso, Osiride, e l’aveva fatto rivivere)». Ma Pascoli mette in dubbio la credenza nella resurrezione: le (vv. 21-22). 19 squassavano: sistri invisibili porte che forse non s’aprono più? >> pagina 425 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Lo spettacolo della natura – che si manifesta attraverso il sorgere della luna in una notte chiara e i rumori che animano la campagna – si carica progressivamente di valenze simboliche e risonanze misteriose: le immagini-illuminazioni, accostate senza un apparente ordine logico, comunicano infatti pian piano un senso di angoscia. La serena luminosità dei primi versi viene filtrata dalla sensibilità del poeta, il quale personifica gli elementi, che in tal modo finiscono per alludere ad antiche memorie personali, a passati dolori, a segreti luttuosi. L’io lirico si manifesta a partire dal v. 11, quando l’anafora del verbo svela il collegamento analogico tra la dimensione esteriore e quella interiore del soggetto, tra la natura e l’anima del poeta. sentivo L’interiorizzazione simbolica della natura Approfondimenti – Temi nel tempo – La voce degli uccelli Tale processo è visibile nella bipartizione strutturale delle strofe: ognuna di esse si apre con immagini di luce, per chiudersi con il verso enigmatico e ossessivo dell’assiuolo: in un ascendente, questo, che è prima una semplice (v. 7), diventa poi un (v. 15) e infine un (v. 23), come se dalla natura provenisse, sotto forma di onomatopea, un lamento sul mistero della morte e sul destino di perdita e di abbandono che è proprio di tutti gli uomini. climax voce singulto pianto di morte Il motivo funebre Alla visione funebre di Pascoli alludono chiaramente i vv. 21-22: Il suono acuto emesso dalle cavallette viene paragonato a quello dei , gli strumenti musicali utilizzati in antichi riti egizi legati ai culti dell’oltretomba. Il poeta si chiede se le voci della natura – quelle delle cavallette, appunto – permettano di accedere a un aldilà, varcando le che separano il regno dei vivi da quello dei defunti, e quindi regalare un’estrema consolazione al dolore. Ma la domanda, posta in inciso, introdotta da un e chiusa dai puntini di sospensione non ha risposta se non nell’apparizione conclusiva, ora del tutto svelata, dell’unica realtà esistente, certa e senza risarcimento: la morte. tintinni a invisibili porte / che forse non s’aprono più?… sistri invisibili porte forse La verità del destino umano Le scelte stilistiche Il testo è uno degli esempi più significativi dell’antinaturalismo di Pascoli, essendo costruito – oltre che sulla semplice e apparente rievocazione di una notte lunare – su una diffusa allusività di suoni e richiami. L’indeterminatezza del quadro inizia già al primo verso, con una domanda che sottintende l’assenza o, meglio, l’attesa della luna non ancora apparsa all’orizzonte ( ?); prosegue con la successiva congiunzione (v. 1), la quale introduce una subordinata causale priva però di una reggente dichiarata (a senso va sottintesa una frase del tipo “la luna non si vedeva”); si estende poi per tutto il componimento attraverso visioni indistinte ( , v. 6), echi remoti ( , v. 14), singhiozzi che suonano (v. 15) e i silenzi resi dai puntini di sospensione che chiudono ogni strofa. Dov’era la luna ché laggiù com’eco d’un grido che fu lontano A rendere l’indefinitezza dell’atmosfera sono anche alcuni sintagmi: (v. 5), che configura una sinestesia per indicare i lampi senza tuono delle sere estive; (v. 6), metonimia che evidenzia il colore cupo di una parte del cielo attraverso un’espressione in cui la qualità ( ) prevale sulla sostanza materiale espressa dal sostantivo ( ); la (v. 10), che allude al chiarore opalescente del cielo; (v. 11), che dice il suo mormorìo, quasi «la nenia delle onde» (Garboli); (v. 18), che sembra animare la natura di sentimenti umani; e, ancora, i del v. 20 e il del v. 23. soffi di lampi un nero di nubi nero nubi nebbia di latte il cullare del mare un sospiro di vento sistri d’argento pianto di morte Allusività e indeterminatezza Jean-François Millet, , 1862. Vienna, Kunsthistorisches Museum. Paesaggio invernale >> pagina 426 Vanno infine segnalate le frequenti allitterazioni, le quali generano un simbolismo fonico basato su suoni che si richiamano diffusamente e caricano il testo di ulteriori significati: in e ( , v. 12); in ( […] , vv. 19-20); in ( , v. 21). Si tratta di un fonosimbolismo che non mira soltanto all’imitazione del reale, ma anche e soprattutto alla sua trasfigurazione: in tal modo, infatti, il linguaggio dilata il proprio valore puramente semantico, assumendo una più ampia funzione evocativa. f r fru fru tra le fratte s squassavano / finissimi sistri n tintinni a invisibili Allitterazioni e fonosimbolismo VERSO LE COMPETENZE Comprendere Sintetizza brevemente il contenuto della lirica. 1 Analizzare Distingui nella seguente tabella le presenze percepite visivamente e quelle percepite acusticamente. 2 Cose viste Cose sentite Commenta le scelte sintattiche. 3 Interpretare 4 Individua nel testo un esempio delle seguenti figure retoriche. a Anafora: ........................................................................... b Sinestesia: ....................................................................... c Metafora: .......................................................................... d Rima interna: .................................................................. e Allitterazione: ................................................................. f Onomatopea: .................................................................. 5 Rintraccia nel testo i termini e le espressioni riferiti al colore: che tipo di paesaggio notturno ne emerge? In che cosa consiste, in questa lirica, la corrispondenza tra i rumori della natura e il mondo umano? 6 Possiamo parlare di una sorta di umanizzazione della natura? Sulla base di quali elementi del testo? 7 scrivere per... descrivere Prova a ribaltare la situazione descritta da Pascoli e trasformare questo “notturno” in un paesaggio diurno altrettanto inquietante. 8 Dibattito in classe Questo “chiaro di luna” pascoliano è tutto fuorché romantico: che cosa ha trasformato una situazione quasi stereotipata dell’immaginario comune in un paesaggio inquietante e misterioso? Confrontati con la classe. 9