T10 L’orbo veggente , Prima offerta Notturno È l’ incipit dell’opera. Il poeta, impossibilitato a vedere e a muoversi, non abbandona la scrittura: coricato al buio, egli fissa su alcune strisce di carta le emozioni, le illusioni e le allucinazioni che attraversano il suo animo. La vista oltre il buio Asset ID: 215 ( ) let-altvoc-lorbo-veggente-notturn150.mp3 Audiolettura Ho gli occhi bendati. Sto supino nel letto, col torso immobile, col capo riverso, un poco più basso 1 dei piedi. Sollevo leggermente le ginocchia per dare inclinazione alla tavoletta che v’è posata. 5 Scrivo sopra una stretta lista di carta che contiene una riga. Ho tra le dita un 2 lapis scorrevole. Il pollice e il medio della mano destra, poggiati su gli orli della lista, la fanno scorrere via via che la parola è scritta. Sento con l’ultima falange del mignolo destro l’orlo di sotto e me ne servo come d’una guida per conservare la dirittura. 10 3 I gomiti sono fermi contro i miei fianchi. Cerco di dare al movimento delle mani una estrema leggerezza in modo che il loro giuoco non oltrepassi l’articolazione del polso, che nessun tremito si trasmetta al capo fasciato. Sento in tutta la mia la rigidità di uno scriba egizio scolpito nel ▶ attitudine basalte. 15 4 La stanza è muta d’ogni luce. Scrivo nell’oscurità. Traccio i miei segni nella 5 notte che è solida contro l’una e l’altra coscia come un’asse inchiodata. Imparo un’arte nuova. Quando la dura sentenza del medico mi rovesciò nel buio, m’assegnò nel buio lo stretto spazio che il mio corpo occuperà nel sepolcro, quando il vento 20 dell’azione si freddò sul mio volto quasi cancellandolo e i fantasmi della battaglia furono d’un tratto esclusi dalla soglia nera, quando il silenzio fu fatto in me e intorno 6 a me, quando ebbi abbandonata la mia carne e ritrovato il mio spirito, dalla prima ansia confusa risorse il bisogno di esprimere, di significare. E quasi sùbito 7 mi misi a cercare un modo ingegnoso di eludere il rigore della cura e d’ingannare 25 il medico severo senza trasgredire i suoi comandamenti. M’era vietato il discorrere e in ispecie il discorrere scolpito; né m’era possibile 8 vincere l’antica ripugnanza alla dettatura e il pudore segreto dell’arte che non vuole intermediarii o testimonii fra la materia e colui che la tratta. L’esperienza mi dissuadeva dal tentare a occhi chiusi la pagina. La difficoltà non è nella prima riga, 30 ma nella seconda e nelle seguenti. Allora mi venne nella memoria la maniera delle Sibille che scrivevano la sentenza 9 breve su le foglie disperse al vento del fato. Sorrisi d’un sorriso che nessuno vide nell’ombra quando udii il suono della carta che la Sirenetta tagliava in liste per me, stesa sul tappeto della stanza attigua, 35 10 al lume d’una lampada bassa. TRECCANI ▶ Le parole valgono C’è quella per le lettere, quella per la matematica o quella alla vita militare. E infinite altre. L’importante è avere un’ e non sentirsi dire: «Sei una persona senza particolari » o, peggio, «Dimostri di avere scarse critiche». Certo, l’ non si guadagna né fiorisce con l’esercizio: è un talento innato, una disposizione che rende possibile o facilita lo svolgimento delle più varie attività umane. attitudine attitudine attitudini attitudini attitudine ▶ Indica almeno due sinonimi di attitudine . reclinato. 1 riverso: striscia. 2 lista: per continuare a scrivere dritto. 3 per… dirittura: basalto, un tipo di roccia. 4 basalte: priva. L’aggettivo, unito al sostantivo , è di ascendenza dantesca («Io venni in loco d’ogne luce muto», , V, 28). 5 muta: luce Inferno l’oscurità. 6 soglia nera: comunicare. 7 significare: lo scrivere. 8 il discorrere scolpito: nell’antichità classica, sacerdotesse di Apollo che profetizzavano il futuro, scrivendo responsi sulle foglie (l’immagine è ripresa da Dante: «così al vento ne le foglie levi / si perdea la sentenza di Sibilla», , XXXIII, 65-66). 9 Sibille: Paradiso la figlia del poeta, Renata. 10 la Sirenetta: >> pagina 539 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici D’Annunzio apre il con la descrizione dell’infermità e dell’immobilità dovute alla ferita all’occhio e alla lunga convalescenza cui è costretto. Tuttavia tale condizione, che annulla ogni presenza fisica della realtà esterna, non spegne la sua volontà di rivelare una energia interiore che pare rafforzarsi nel buio. Nonostante la (r. 19), che lo condanna a stare come dentro un sepolcro, (r. 2), il poeta coglie l’occasione per saggiare le proprie possibilità, dando vita a (r. 18): l’ammalato può trasformarsi in un oracolo moderno che, al pari di una sacra Sibilla, si abbandonerà all’ascolto e alla trascrizione delle voci segrete della propria interiorità. Notturno dura sentenza del medico supino nel letto, col torso immobile un’arte nuova L’oracolo esploratore dell’ombra L’ingegno di d’Annunzio vince quindi sui limiti e sugli ostacoli che il destino vorrebbe imporgli. Anzi, paradossalmente, proprio il buio in cui è immerso permette alla sua scrittura di sprigionare le virtù magiche ed evocative che solo essa possiede. La cecità si rivela apparente, poiché la vera vista – come insegna l’archetipo di Omero, il primo e più grande cieco veggente – è quella che permette di cogliere l’essenza profonda che si cela sotto la superficie delle cose. Ma tale privilegio è di pochissimi spiriti, ai quali si addice l’esplorazione nelle tenebre della notte. La descrizione di sé convalescente si rivela l’ennesimo autoritratto nobilitante del cantore sospeso tra la vita e la morte. D’Annunzio omerico Le scelte stilistiche La grande originalità del non va certamente cercata in una crisi del superuomo o in una revisione dell’immagine dell’io poetico, che conserva e anzi enfatizza le proprie prerogative di anima simbolista. La novità di quest’opera – ciò che la rende straordinariamente moderna e al passo con gli esiti del frammentismo italiano coevo (da Camillo Sbarbaro a Piero Jahier fino a Dino Campana) – riguarda soprattutto gli aspetti formali. La tecnica dell’esposizione, infatti, può essere assimilata a quella di una libera rappresentazione di pensieri, nella quale i periodi, solitamente brevissimi, si susseguono interrotti da pause, sospensioni e spazi bianchi. Notturno La struttura narrativa cronologicamente ordinata è sostituita da un fluire di immagini e sensazioni, nel quale il lessico, impressionistico e allusivo, e la sintassi, scarna e strutturata quasi esclusivamente per coordinazione, sembrano trasformare l’opera in un taccuino su cui il poeta annota, con immediatezza e senza un apparente studio (il tempo verbale è inizialmente il presente), le dolorose percezioni del proprio corpo. Un diario della sofferenza Ritratto di d’Annunzio ferito, 1916 ca. >> pagina 540 La prosa sconfina nel verso vero e proprio grazie a ripetizioni, parallelismi, metafore e sinestesie ( , r. 16; , rr. 16-17); frequenti sono inoltre le assonanze e le allitterazioni: tra queste ultime, particolarmente significativa è la ripetizione della nei verbi con cui iniziano i primi capoversi ( ) e nel periodo (r. 6), come a riprodurre il suono sibilante della matita ( , r. 7). La stanza è muta d’ogni luce Traccio i miei segni nella notte che è solida s S to , S ollevo , S crivo , S ento S crivo s opra una s tretta li s ta di carta lapi s s correvole La poesia in prosa James Abbott McNeill Whistler, , 1879-1880. Boston, Museum of Fine Arts. Notturno in blu e argento: la laguna di Venezia VERSO LE COMPETENZE Comprendere Ripassa la biografia del poeta e spiega le ragioni per le quali si trova nello stato descritto. 1 Oltre a quella del poeta, compaiono nel testo due figure minori: chi sono? Rispetto alla vicenda e alle esigenze del protagonista, quale funzione svolgono? 2 ANALIZZARE Individua i termini che si riferiscono al campo metaforico della cecità e della morte. 3 Perché, dopo il tempo presente iniziale, il poeta si serve del passato remoto? 4 INTERPRETARE In quali aspetti del testo è possibile cogliere tracce della figura del superuomo? 5 In che cosa consiste l’ (r. 18) appresa dal poeta? 6 arte nuova sviluppare il lessico Scrivi almeno un sinonimo di uso comune per ciascuno dei seguenti termini presenti nel testo. 7 riverso freddarsi ripugnanza soglia sentenza attigua