T3 La Prefazione e il Preambolo , capp. 1-2 La coscienza di Zeno Presentiamo le pagine iniziali del romanzo costituite da una Prefazione e da un Preambolo: nella prima a parlare è il dottor S., il medico-psicanalista che ha convinto Zeno a scrivere su un quaderno i suoi ricordi, mentre nel secondo prende la parola lo stesso Zeno, il quale, su incarico del dottore, si accinge a ripercorrere la propria vita. Le menzogne della psicanalisi  Asset ID: 219 ( )  let-altvoc-la-prefazione-e-il-prea30.mp3 Audiolettura 1. Prefazione Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. 1 Chi di psico-analisi s’intende, sa dove piazzare l’antipatia che il paziente mi dedica. 2       Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già a sufficienza. 5 3 Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l’autobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona     perché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato 10 sul più bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga 4 paziente analisi di queste memorie. Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch’io sono pronto di dividere con lui i lauti onorarii che ricaverò da questa pubblicazione a patto 5     egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese 15 potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch’egli ha qui 6 accumulate!… Dottor S. trasposizione in italiano del vocabolo inglese , che significa “romanzo”. 1 novella: novel in base alla teoria psicanalitica, l’ostilità del paziente verso il terapeuta indica un atteggiamento di insicurezza e difesa di sé. 2 Chi di psico-analisi s’intende… mi dedica: nel romanzo. 3 qui entro: privandomi del risultato. 4 truffandomi del frutto: gli ingenti guadagni. C’è dell’ironia da parte di Svevo, che qui si sovrappone al personaggio del dottor S.: dai propri romanzi precedenti lo scrittore non aveva guadagnato pressoché nulla. 5 i lauti onorarii: esame approfondito (da parte del medico). 6 commento: 2. Preambolo     Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti 20 7 forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d’ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora. Il dottore mi raccomandò di non ostinarmi a guardare tanto lontano. Anche le cose recenti sono preziose per essi e sopra tutto le immaginazioni e i sogni della 8     notte prima. Ma un po’ d’ordine pur dovrebb’esserci e per poter cominciare , 25 ab ovo 9  appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia Trieste,  solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi. Non è difficile d’intenderlo, ma molto noioso. 10 Dopo pranzato, sdraiato comodamente su una poltrona Club, ho la matita e 11     un pezzo di carta in mano. La mia fronte è spianata perché dalla mia mente eliminai 30 ogni sforzo. Il mio pensiero mi appare isolato da me. Io lo vedo. S’alza, s’abbassa… ma è la sua sola attività. Per ricordargli ch’esso è il pensiero e che sarebbe suo compito di manifestarsi, afferro la matita. Ecco che la mia fronte si corruga perché ogni parola è composta di tante lettere e il presente imperioso risorge ed offusca il passato.     Ieri avevo tentato il massimo abbandono. L’esperimento finì nel sonno più profondo 35 e non ne ebbi altro risultato che un grande ristoro e la curiosa sensazione di aver visto durante quel sonno qualche cosa d’importante. Ma era dimenticata, perduta per sempre. Mercé la matita che ho in mano, resto desto, oggi. Vedo, intravvedo delle immagini 12        che non possono avere nessuna relazione col mio passato: una 40 ▶ bizzarre locomotiva che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture; chissà 13 donde venga e dove vada e perché sia ora capitata qui! Nel dormiveglia ricordo che il mio testo asserisce che con questo sistema si 14 può arrivar a ricordare la prima infanzia, quella in fasce. Subito vedo un bambino 15     in fasce, ma perché dovrei essere io quello? Non mi somiglia affatto e credo sia invece 45 quello nato poche settimane or sono a mia cognata e che ci fu fatto vedere quale un miracolo perché ha le mani tanto piccole e gli occhi tanto grandi. Povero bambino! Altro che ricordare la mia infanzia! Io non trovo neppure la via di avvisare te, che vivi ora la tua, dell’importanza di ricordarla a vantaggio della tua intelligenza     e della tua salute. Quando arriverai a sapere che sarebbe bene tu sapessi mandare 50 a mente la tua vita, anche quella tanta parte di essa che ti ripugnerà? E intanto, inconscio, 16 vai investigando il tuo piccolo organismo alla ricerca del piacere e le tue scoperte deliziose ti avvieranno al dolore e alla malattia cui sarai spinto anche da coloro che non lo vorrebbero. Come fare? È impossibile tutelare la tua culla. Nel 17     tuo seno – fantolino! – si va facendo una combinazione misteriosa. Ogni minuto 55 18 19 che passa vi getta un reagente. Troppe probabilità di malattia vi sono per te, perché non tutti i tuoi minuti possono essere puri. Eppoi – fantolino! – sei consanguineo di persone ch’io conosco. I minuti che passano ora possono anche essere puri, ma, certo, tali non furono tutti i secoli che ti prepararono. 20     Eccomi ben lontano dalle immagini che precorrono il sonno. Ritenterò domani. 60 21 TRECCANI ▶ Le parole valgono Forse non è un caso che abbia un etimo incerto, come se questo aggettivo non volesse lasciarsi imbrigliare dalla logica ferrea e oggettiva. Un tipo , del resto, si compiace di essere fuori dal comune: tutto ciò che è attrae l’attenzione proprio per l’originalità e la stravaganza. bizzarro bizzarro bizzarro bizzarro ▶  Anticamente bizzarro aveva un’accezione più negativa e indicava un temperamento facile all’ira: da qui il significato di imbizzarrirsi . Componi una frase con questo verbo. un lustro è un periodo di cinque anni, sono dunque cinquant’anni. 7 lustri: dieci lustri per gli psicanalisti. C’è nell’affermazione una componente ironica: è chiaro infatti che Zeno non è così sicuro dell’importanza di questi ricordi che i terapeuti spingono a recuperare. 8 per essi: dall’inizio (dal latino). 9 ab ovo : altrove Svevo ha parlato esplicitamente di quanto si annoiasse a leggere i testi di psicanalisi e della sua sostanziale estraneità a questa nuova scienza. Il suo uso della psicanalisi nel romanzo appare puramente strumentale e verso di essa troviamo nel testo diversi tratti di ironico distacco. 10 ma molto noioso: un tipo di confortevole poltrona a seduta concava. 11 poltrona Club: grazie alla matita, che, impugnata da Zeno, costituisce una sorta di stimolo a resistere al sonno. 12 Mercé la matita: la sua origine si chiarirà a posteriori nel quarto capitolo: lo sbuffo del treno, che rimanda una sensazione di fatica e sofferenza, richiama il respiro affannato e rantolante del padre di Zeno in punto di morte. 13 una locomotiva: il cui si è fatto cenno alla r. 27. 14 il mio testo: trattato di psico-analisi c’è dell’ironia anche nell’immediata risposta positiva a quanto asserito dal trattato di psicanalisi. Infatti il bambino che gli appare come in una visione non è lui ma il nipotino appena nato. Non solo il protagonista non riesce a ricordare la propria infanzia, ma neppure trova il modo di avvertire il neonato dell’importanza di farlo per il proprio benessere futuro. 15 Subito vedo: inconsapevole. Qui il termine ha la funzione di aggettivo riferito al nipote neonato. 16 inconscio: anche i genitori e i parenti, che amano il bambino e desiderano il suo bene, spesso determinano senza saperlo delle ferite psichiche che poi, nell’età adulta, saranno causa di nevrosi (il e la della r. 53). 17 coloro che non lo vorrebbero: dolore malattia bambino, fanciullino. È arcaismo toscano di uso letterario. 18 fantolino: quasi un arcano composto chimico (a questa metafora è legato il vocabolo , r. 56). Qui Svevo fa riferimento all’idea freudiana per la quale il disagio dell’adulto deriva dai traumi subiti nell’infanzia. 19 una combinazione misteriosa: reagente il narratore confuta la visione tradizionale, che vedeva il bambino come campione di purezza. Ma se anche immaginassimo il bambino come un essere di per sé puro, dovremmo riconoscere la presenza dell’“impurità” degli adulti che l’hanno generato. 20 I minuti… ti prepararono: l’attività intellettuale da cui è scaturita la riflessione di Zeno lo ha allontanato dalla possibilità di addormentarsi. 21 Eccomi… il sonno:  >> pagina 675 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Nella Prefazione il dottor S. si presenta ai lettori definendo il manoscritto di Zeno una (r. 2). Con questo termine intende, all’inglese, “romanzo”, ma forse in esso c’è una punta di polemica del medico nei confronti del paziente e della tendenza di quest’ultimo a non dire la verità e nascondersi: come a dire che il manoscritto non è una cosa seria, bensì «una novella, una novelletta, un racconto privo di serietà» (Di Salvo). Di per sé, la presenza di questo narratore di primo grado che interviene nell’ del romanzo destituisce il protagonista, Zeno, di qualsiasi credibilità e della sua stessa centralità all’interno dell’opera, ponendosi al tempo stesso quasi come un suo antagonista che agisce in modo vendicativo, mostrando irascibilità e supponenza. Ora, dopo la sua nota introduttiva, tutto ciò che il paziente racconterà nel corso del romanzo perderà, agli occhi del lettore, ogni carattere di oggettività, acquistando al contrario un costante valore di finzione e ambiguità. novella incipit Il dottor S. e la “novella” di Zeno La cura psicanalitica si basa sul colloquio medico-paziente: soltanto attraverso questo metodo il paziente è portato a razionalizzare i propri traumi, giungendo così a comprenderne l’origine. Invece il dottor S. ha spinto Zeno a una sorta di autoanalisi, abbandonandolo a sé stesso e alla stesura del manoscritto. Ciò va contro qualsiasi metodo di cura. E a poco serve che il dottore si giustifichi sostenendo che la scrittura delle memorie da parte di Zeno era soltanto il (r. 9) alla terapia vera e propria: la sua scelta appare comunque ben poco professionale. D’altra parte, anche il fatto che egli abbia deciso di pubblicare il testo di Zeno (r. 13) stride con la deontologia del medico, che prescrive, prima di tutto, la riservatezza dei dati relativi al paziente. preludio per vendetta Uno psicanalista poco ortodosso Da parte sua, Zeno manifesta subito una certa diffidenza nei confronti della terapia che si accinge a intraprendere e in generale verso le presunte sicurezze della scienza (l’interrogativa iniziale , r. 20, suona come uno sberleffo denso di amarezza). Alla richiesta del dottor S. di ricostruire la sua vita a partire dai primi ricordi, egli sottolinea la propria perplessità in merito alla possibilità di riuscirci: sono passati tanti anni e la sua memoria non è così pronta. I suoi occhi sono (r. 20), quindi dovrebbero vedere meglio le cose lontane che quelle vicine, ma tra il passato e il presente si frappongono come (r. 22) le esperienze pregresse, fatti ed emozioni della durata di anni o anche solo di qualche ora. In quest’ultima notazione troviamo, implicitamente, un concetto importante su cui si basa la narrativa novecentesca, cioè l’idea per la quale a contare non è tanto l’estensione cronologica oggettivamente misurabile delle esperienze vissute, bensì il rilievo soggettivo che esse hanno assunto nella psiche individuale: per questa ragione eventi che hanno avuto la durata di anni possono essere meno significativi di altri accaduti in poche ore. Vedere la mia infanzia? presbiti vere alte montagne Zeno e il tentativo di ricordare Zeno cerca di ricordare la propria infanzia, ma con scarso successo: all’immagine di sé stesso bambino si sovrappone quella di un nipotino nato da poco. Da qui si sviluppano alcuni pensieri sull’infanzia, la cui immagine tradizionale e idealizzante è stata demitizzata dalla teoria freudiana. Quest’ultima ha infatti svelato i meccanismi legati alla vita sessuale inconscia dei più piccoli: tali concetti sono ripresi in questa pagina sveviana. Va detto che il protagonista non si sofferma molto sugli eventi dell’infanzia, e ciò mostra, da parte di Svevo, un’adesione parziale ai princìpi della psicanalisi; anzi, il suo atteggiamento sembra piuttosto polemico. L’idea che l’uomo adulto “derivi” totalmente dalle esperienze infantili è investita dalla tipica ironia del narratore, come possiamo evincere dall’apostrofe di Zeno al proprio nipotino: (rr. 47-50). Povero bambino! Altro che ricordare la mia infanzia! Io non trovo neppure la via di avvisare te, che vivi ora la tua, dell’importanza di ricordarla a vantaggio della tua intelligenza e della tua salute La riflessione sull’infanzia Le scelte stilistiche Nel presentare il manoscritto di Zeno come un insieme di (r. 16), il narratore di primo grado, cioè il dottor S., mette in discussione la verità di tutto ciò che da qui in poi il lettore troverà scritto nel romanzo: in tal modo la voce di Zeno viene presentata come quella di un “narratore inattendibile”. Si tratta di un modo di tradurre sul piano delle strutture narrative la sfiducia nella possibilità di una rappresentazione obiettiva del reale tipica delle poetiche postnaturaliste. tante verità e bugie La Prefazione e il narratore inattendibile  >> pagina 676 Il Preambolo è scandito su due distinti piani temporali: quello del presente, in cui si colloca l’atto della scrittura, e quello del passato, ai cui accadimenti le memorie faranno riferimento. Il tempo della scrittura e il tempo del ricordo continueranno a intrecciarsi e a contrapporsi in tutto il romanzo. Il Preambolo e i diversi piani temporali Sul piano linguistico si può notare un esempio della scarsa dimestichezza di Svevo con l’uso delle preposizioni. Nella frase (rr. 13-14), la preposizione corretta dopo l’aggettivo sarebbe “a”, non “di”. La scelta dell’autore si spiega probabilmente con la maggiore familiarità con il tedesco rispetto all’italiano: in tedesco difatti “pronto a” si dice , e è appunto il nostro “di”. «Nelle particelle che legano un infinito alla forma nominale o verbale che lo regge, lo scrittore rimane, più che sordo, indifferente: “ero riuscito di fare accettare” o “ero pronto di fare una cosa” sono costruzioni normali nella » (Devoto). È questo uno dei segnali dell’incerto italiano dell’autore triestino, che non padroneggia completamente tutte le regole della nostra lingua scritta. io sono pronto di dividere con lui i lauti onorarii pronto bereit zu zu Coscienza di Zeno Altri termini di ascendenza letteraria, come (r. 20) o (rr. 55 e 57), tradiscono invece l’origine libresca del suo italiano, a meno di non volervi vedere – come appare possibile almeno in questi due esempi – una certa coloritura ironica. lustri fantolino Un italiano incerto VERSO LE COMPETENZE Comprendere 1 Per quale motivo Zeno ha cominciato a scrivere la propria autobiografia? Perché il dottor S. afferma di essere disposto a dividere i guadagni con Zeno per aver diffuso il testo senza il suo permesso?   2 Analizzare Qual è l’operazione che nel Preambolo Zeno racconta di aver cercato di fare per ottemperare alle richieste del dottor S.? Tale operazione gli risulta facile oppure difficile? perché?   3 4 Che cosa accade quando Zeno cerca di abbandonarsi al ricordo? Con che tono è narrato l’episodio? 5 Individua nel testo i riferimenti alla teoria freudiana del piacere. 6 Quale idea ha Zeno dell’infanzia? Interpretare 7 Ti sembra che Zeno prenda seriamente la psicanalisi? perché? 8 Date queste premesse, pensi che Zeno – nel seguito del romanzo – potrà essere un narratore attendibile delle proprie vicende? Juan Gris,  , 1913. Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza. Il fumatore