T4 San Martino , 58 Rime nuove La lirica, datata 8 dicembre 1883 e inizialmente intitolata  Autunno , è ispirata alla festività di San Martino, che cade l’11 novembre. In questo giorno, nelle campagne toscane, era tradizione estrarre il vino novello dai tini e versarlo nelle botti, una volta ultimata la fermentazione, per separarlo dalle parti solide (vinacce e schiume). Al tempo stesso, questa pratica, detta “svinatura”, sanciva per i contadini la fine del lavoro nei campi e l’inizio del riposo agricolo invernale. Ode anacreontica in quartine di settenari (l’ultimo dei quali tronco) con schema di rime ABBC. METRO L’oscillazione tra serenità e inquietudine  Asset ID: 197 ( )  let-altvoc-san-martino-rime-nuove10.mp3 Audiolettura La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar;       ma per le vie del borgo 5 dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar. Gira su’ ceppi accesi     lo spiedo scoppiettando: 10 sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar tra le    nubi ▶ rossastre stormi d’uccelli neri,     com’esuli pensieri, 15 nel vespero migrar. TRECCANI ▶ Le parole valgono La luce, la terra, la sabbia, i capelli possono essere : non proprio rossi, cioè, bensì di un colore che si avvicina al rosso ma non in modo troppo definito e uniforme. Del resto, quel suffisso – ci dice molto, poiché conferisce a sostantivi e aggettivi un valore vagamente dispregiativo o riduttivo, come avviene a , che è il carattere di una pietanza zuccherosa ma non gradevole. rossastro rossastri astro dolciastro ▶ Indica almeno tre vocaboli terminanti in – astro o in – astra , precisandone il significato. coperti di alberi spogli. 1 irti: sciogliendosi in lieve pioggia. 2 piovigginando: vento freddo che spira da nord-ovest. 3 maestrale: per la schiuma. 4 biancheggia: la fermentazione. 6 ribollir de’ tini: contemplare. 12 rimirar: per la luce al tramonto. 13 rossastre: come pensieri vaghi e fluttuanti. 15 com’esuli pensieri: DENTRO IL TESTO I contenuti tematici I contrasti vita-morte e luce-ombra, tipici della poesia carducciana, si esprimono qui attraverso la contrapposizione tra la prima e l’ultima quartina da una parte, con la cattiva stagione incipiente, le sue grigie tonalità e i suoi tristi presagi, e la seconda e la terza dall’altra, incentrate sulla letizia paesana del borgo e sul calore del focolare. La natura – la classica immagine della Toscana di Carducci, scontrosa e assorta, morsa dalla tempesta e dalla malinconia – riflette, come spesso accade nelle sue liriche, lo stato d’animo del poeta, diviso tra il vagheggiamento della vita intima della terra natale (trasfigurata dai ricordi della fanciullezza e ora rievocata nella gioia che precede la svinatura) e l’esistenza cittadina (espressa per un’analogia sottintesa attraverso le sfumate atmosfere della nebbia, della pioggerella battente e del tramonto). Dall’epistolario sappiamo infatti che il poeta aveva trascorso i giorni precedenti alla stesura del componimento a Roma: «Una grande malinconia», aveva scritto a un amico, «m’ha invaso a questi giorni. Non più la Roma antica mi attrae nei sogni eroici […]. Il mio cuore ha preso la febbre putrida. Non c’è più sole: c’è la pioggia, lo scirocco e Depretis [l’allora presidente del Consiglio, detestato dall’autore per il suo trasformismo]». Le immagini e gli odori aspri della terra natale costituiscono pertanto il simbolo sensoriale della serena schiettezza paesana da contrapporre alla noia e all’artificiosità del mondo urbano. Tra serenità e inquietudine Francesco Saverio Altamura,   (particolare), 1859 ca. Uccelli in formazione a V  >> pagina 71 Solo una figura pare isolata, sostando sull’uscio di casa, nell’animosa vivacità della folla paesana: il cacciatore (un del poeta?), il quale pare abbandonarsi, in contrasto con la vivace attività della sua gente, alla lentezza e a una pensosa contemplazione. Immaginiamo che egli stia pregustando la cena che lo attende nel calore domestico. Eppure il suo atteggiamento – apparentemente noncurante e indefinito, come il suo fischiare distratto e sovrappensiero – è insidiato dall’apparizione di stormi d’uccelli migratori, simbolo inquietante e sfuggente (tanto più perché discordante cromaticamente con le rossastre nubi) di pensieri strani ed enigmatici, destinati a perdersi nella quiete del tramonto. alter ego Il vagabondare dei pensieri Le scelte stilistiche Vivacità e malinconia si fondono in questo quadretto paesaggistico, in cui Carducci, più che raffigurare la realtà, ne dà una rapida pennellata, posando il suo sguardo, che coglie e dipinge, come un pittore impressionista, le immagini selezionate, e al tempo stesso insistendo su annotazioni simboliche di suoni e di colori. Le strofe centrali trasmettono un senso di fresca baldanza grazie alle onomatopee ( , , , , vv. 6-11) e alle sensazioni olfattive ( , v. 7); anche la ripetizione del suono ( , , , , , vv. 5-8) pare studiata apposta per conferire alla scena campestre l’istintiva allegria che domina nella vita semplice del paese. ribollir rallegrar scoppiettando fischiando l’aspro odor de i vini r bo r go r ibolli r asp r o odo r r alleg r a r Diverso è l’effetto provocato dalla prima e dall’ultima strofa della lirica. Piuttosto che l’immediatezza dei suoni e degli odori, possiamo cogliere qui un’atmosfera sfumata, indizio di un’indecifrabile malinconia: (v. 1), (v. 2), (v. 16), il rumore del mare umanizzato in un urlo (v. 4) sono immagini che esprimono un sentimento di sospesa tristezza (la congiunzione avversativa , v. 5, esprime con grande rilievo il cambiamento dell’umore). Anche le pennellate cromatiche suggeriscono tutt’altro che un’idea di spensieratezza: (v. 4), (v. 13) e soprattutto (v. 14) sono altre tracce dell’“interpretazione” soggettiva del paesaggio, su cui si stende la triste nota del tramonto che prepara la sera e della migrazione autunnale che preannuncia l’inverno. nebbia piovigginando vespero ma biancheggia rossastre neri Colori, suoni e profumi Come spesso accade in Carducci, la sensibilità del poeta trasfigura, adattandole alla propria personalità, immagini e visioni tratte dalla tradizione lirica. In questo caso, lo studioso Dante Isella ha colto precisi riferimenti a due esercizi poetici di Ippolito Nievo, celebre scrittore in prosa (la sua fama è legata soprattutto al romanzo ), ma anche autore di un piccolo canzoniere dal titolo , pubblicato nel 1858 e nuovamente edito, seppure parzialmente, nel 1883, anno di composizione di . In effetti, due poesie di Nievo (due odi unite sotto il comune titolo ) descrivono le stesse atmosfere, perfino con i medesimi termini. Le confessioni di un italiano Le lucciole San Martino Gli amori in servitù Un’influenza evidente  >> pagina 72 VERSO LE COMPETENZE Comprendere  Collega il contenuto alla relativa quartina: 1   a la vita del borgo   b le immagini di una natura ostile   c la malinconia dei pensieri al tramonto   d la lieta scena della casa   1 I quartina   2 II quartina   3 III quartina   4 IV quartina ANALIZZARE Le scene di vita quotidiana descritte nel componimento non sono immobili, ma in movimento: individua i verbi che lo indicano.   2 Quale verbo, invece, indica staticità? A chi è riferito e perché?   3 Trascrivi nella tabella seguente i termini che possono essere ricondotti al campo semantico della malinconia e a quello dell’allegria.   4 Malinconia Allegria Spiega la similitudine finale.   5 Tutto il paesaggio descritto non ha certo caratteristiche idilliche: individua i termini che ne connotano l’asprezza.   6 INTERPRETARE  Per quale motivo, secondo te, Carducci ha modificato il titolo della poesia? Cosa voleva sottolineare? 7 scrivere per... confrontare Questo testo è stato spesso definito “impressionistico” e accostato alla pittura dei Macchiaioli toscani. Dopo aver osservato i quadri di questi artisti riprodotti alle pp. , prova a individuare i punti di contatto con la poesia di Carducci.   8 470-471 Una scena autunnale Il pittore Giovanni Costa, detto Nino, attivo tra Roma e Firenze nella seconda metà dell’Ottocento, è vicino ai Macchiaioli ed è un profondo conoscitore delle novità francesi e inglesi. Attivista politico, nel 1870 prende parte alla presa di Roma, che pone fine al governo romano dello Stato pontificio. In questa tela, una donna, che veste abiti popolari e ha in testa un fazzoletto rosso e dorato, è intenta a potare una vigna, per preparare la pianta alla produzione di grappoli d’uva e alla vendemmia. Il corpo e il viso sono in ombra, quasi protetti dalle frasche, ma un raggio di sole illumina la foglia di vite e si riflette, con rapide pennellate, sul volto concentrato. Nino Costa, , 1875 ca. Marsiglia, Collection Fondation Regards de Provence. La potatura