Umberto Saba LE OPERE A COLPO D’OCCHIO LA PRODUZIONE IN VERSI 1921 (1 edizione) a 1945 (2 edizione) a 1961 (3 edizione) a   Canzoniere opera autobiografica; celebrazione della vita; senso di esclusione T1-T7 canzoni, sonetti,  madrigali LA PRODUZIONE IN PROSA 1946 Scorciatoie e raccontini tendenza all’uso dell’aforisma brevi testi 1948 Storia e cronistoria del Canzoniere chiarimento su episodi e stati d’animo alla base della composizione del Canzoniere autocommento e analisi dei propri versi 1956 Ricordi-Racconti testi memorialistici e narrativi stile fiabesco 1953 (pubblicato postumo nel 1975) Ernesto tema dell’omosessualità  T9 romanzo autobiografico Canzoniere IN BREVE Per la profonda umanità dei contenuti e per la schiettezza della vena lirica il Autobiografia in versi Canzoniere  di Saba si colloca tra le maggiori creazioni della poesia italiana contemporanea. In esso,  una visione della realtà dominata dal e dal senso quasi fatalistico del   pessimismo dolore convive con l’ per le persone care, con l’interesse per le creature più umili e con un’acuta  amore attenzione per gli aspetti più minuti della vita. Si tratta di un’ ,  opera autobiografica che si risolve in un diario intimo, in una confessione dai , fra il cantato e il parlato,  toni medi fra l’aulico e il popolaresco, fra echi leopardiani e ritmi facili e cantabili tipici del melodramma:  un esperimento, anche sul piano stilistico e formale, del tutto originale. Il è il racconto di un’esistenza colta nella sua dimensione concreta e quotidiana, fra il e l’ . Il titolo è un . Canzoniere diario autocoscienza omaggio a Petrarca Il libro di una vita Fin dagli anni successivi alle prime pubblicazioni, Saba comincia a pensare a una L’idea e il titolo di una raccolta organica raccolta  dei suoi componimenti, in cui far confluire la sua intera opera poetica e che «da  organica un certo momento in poi ha condizionato e orientato le singole raccolte parziali man mano  ideate e pubblicate» (Brugnolo). La intitola, a partire dalla prima edizione del 1921, il ,  Canzoniere in omaggio certamente a , ma anche al poeta romantico tedesco Petrarca Heinrich  (1797-1856), delle cui liriche era uscita nel 1866 un’edizione italiana intitolata  Heine appunto , che Saba aveva letto e amato. Canzoniere Il riferimento a Petrarca, in realtà, è allo stesso tempo un avvicinamento e una presa di  distanza dal modello. Entrambi i costituiscono infatti un’ Canzonieri attenta disamina del  , ma se il poeta trecentesco aveva offerto con i suoi versi  mondo interiore dell’autore un’immagine stilizzata e rarefatta della realtà, della vita e dei sentimenti, Saba, al contrario,  , con tutte le imperfezioni  canta l’esistenza nella sua dimensione concreta e quotidiana e le contraddizioni che la caratterizzano. Una seconda edizione del Canzoniere, dopo quella del 1921, esce nel 1945, mentre nel  1961, dopo alcune altre, viene pubblicata postuma l’edizione definitiva (cui faremo riferimento  in questa unità): ciò testimonia come Saba abbia lavorato al suo capolavoro, rivedendolo  e correggendolo, per tutta la vita.  >> pagina 202  La struttura dell’opera ricalca la cronologia  La struttura della composizione dei testi. La raccolta  è divisa in (ossia 3 partizioni)  3 volumi che comprendono rispettivamente le liriche  degli anni 1900-1920, 1921-1932  e 1933-1954. Ogni volume è a sua volta  suddiviso in , ciascuna delle quali  sezioni ha un titolo e rimanda a un lasso di tempo  più ristretto. Le sono in tre volumi, a loro volta divisi in sezioni. poesie ordinate cronologicamente Il si presenta come un   Una raccolta unitaria Canzoniere diario i cui tre volumi corrispondono grosso  modo alle tre età della vita dell’autore:  la giovinezza, la maturità e la vecchiaia.  Ciascun volume è un piccolo canzoniere  a sé, ma, allo stesso tempo, le numerose  che  simmetrie tematiche e strutturali accomunano le tre parti rendono la raccolta  nel suo complesso un’opera profondamente  . Come ha scritto  unitaria il critico Mario Lavagetto, il   Canzoniere di Saba non è una semplice «somma di  poesie», ma una «forma temporale» in  cui «ogni singolo componimento ci appare  come una parola inserita in una frase:  può essere letto in sé, ma rimanda a  un significato latente che attraversa tutta  l’opera e la organizza». I tre volumi corrispondono alle di Saba: giovinezza, maturità e vecchiaia. tre età della vita Michelangelo Buonarroti, detto , 1530-1534. Firenze, Galleria dell’Accademia. Prigione Atlante  >> pagina 203  VOLUME DATE DI COMPOSIZIONE Volume primo 1900-1920 Poesie dell’adolescenza e giovanili 1900-1907 Versi militari 1908 Casa e campagna 1909-1910 Trieste e una donna 1910-1912 La serena disperazione 1913-1915 Poesie scritte durante la guerra senza data Tre poesie fuori luogo senza data Cose leggere e vaganti 1920 L’amorosa spina 1920 Volume secondo 1921-1932 Preludio e canzonette 1922-1923 Autobiografia 1924 I prigioni 1924 Fanciulle 1925 Cuor morituro 1925-1930 L’uomo 1928 Preludio e fughe 1928-1929 Il piccolo Berto 1929-1931 Volume terzo 1933-1954 Parole 1933-1934 Ultime cose 1935-1943 1944 senza data (ma 1944) Varie senza data Mediterranee 1945-1946 Epigrafe 1947-1948 Uccelli 1948 Quasi un racconto 1951 Sei poesie della vecchiaia 1953-1954 I temi La struttura diaristica del è coerente con la dei testi  Un “romanzo” autobiografico Canzoniere natura autobiografica che lo compongono. Si può dire che Saba non parli che di sé stesso, anche quando racconta  degli altri, delle cose, del mondo che lo circonda, guardato sempre a partire da un  forte punto di vista personale e, soprattutto, sempre in relazione al proprio io. L’autore racconta la propria vita come in , che ha i suoi :  una sorta di romanzo personaggi la nutrice, la madre, la zia, i compagni di scuola, il padre, le fanciulle e i giovani  uomini, la moglie, gli “altri”; e i narrativi essenziali: la ,  suoi nuclei ricostruzione dell’infanzia il , l’ , la contemplazione della  conflitto padre-madre amore per la moglie Lina e degli , il rapporto con i luoghi e in particolare con . natura animali Trieste Il è un che, nonostante sia dominato da una della realtà, celebra la e l’ per le persone care, per i deboli e per i piccoli gesti della quotidianità. Canzoniere romanzo autobiografico in versi visione pessimistica vita amore   Lettura critica – Enzo Mandruzzato, Poesia e autobiografia in Saba Nelle liriche del troviamo la ,  La celebrazione della vita… Canzoniere celebrazione dell’esistenza nella sua totalità e specialmente nei suoi aspetti fisici e minuti: la quotidianità è abbracciata come in un atto  istintivo, non mediato dalle sovrastrutture della morale o dell’ideologia. Influisce, su que sto atteggiamento, la lettura di , che si affianca all’altro autore di riferimento di  Nietzsche Saba, Freud; non il Nietzsche superomistico caro a d’Annunzio, ma il grande “demistificatore”  che scava in profondità nella psicologia dell’essere umano, il filosofo che smaschera  le ipocrisie e le autocensure dell’individuo e riconosce gli impulsi egoistici alla base delle  idee e dei valori più alti (proprio come avrebbe poi fatto Freud, tanto che di Nietzsche Saba  scrive: «era uno psicologo prima dell’analisi»).  >> pagina 204  Allo stesso tempo, e quasi come rovescio di questa convinta adesione alla vita, il poeta vive … e l’acuto senso di esclusione un’acuta sensazione di estraneità e di esclusione dal mondo e dagli altri : «Dell’umana natura essere al fondo / pensavi, e invece ne sei quasi fuore» ( , 7). Egli aspira Autobiografia alla gioia e alla pienezza, ma finisce per essere vittima dell’angoscia. A questo sentimento corrisponde un senso di dolorosa scissione dell’io , «lacerato da conflitti che rinviano […] a traumi personali, freudianamente ricondotti all’infanzia» (Brugnolo). È – quello di Saba – un intreccio psicologico-esistenziale amaro e tormentato. L’atteggiamento di Saba nei confronti dell’esistenza è di una . «serena disperazione» La consapevolezza della propria specificità, l’«onta […] d’essere solo e diverso» ( ),  La diversità del poeta Appunti rimanda al motivo tradizionale della separazione dell’intellettuale-poeta dalle persone  comuni (espresso magistralmente dall’ di Baudelaire), ma sembra anche legato, a  Albatro tratti, a una , che si esprime in una tensione omosessuale mai  diversità di tipo sessuale dichiarata apertamente ma presente sotto traccia (come scrive Lavagetto, tale segreta pulsione  è «qualcosa che deve essere indovinato, riconosciuto, avvertito sotto le superfici»). Nelle liriche di Saba compaiono molti giovani uomini, a partire da Glauco, «un fanciullo dalla  chioma bionda, / dal bel vestito di marinaretto», che chiede al poeta: «Qual è il pensiero  che non dici, ascoso [nascosto], / e che da noi, così a un tratto, t’invola [ti allontana]?»  (Glauco). Il «pensiero ascoso» del poeta «rimanda con molta evidenza al desiderio omoerotico,  disseminato in molti modi in tutto il Canzoniere, anche quando non è rappresentato  esplicitamente» (Gnerre). Al di là del vissuto personale e dell’oscuro groviglio che caratterizza il suo mondo interiore,  Gli “altri” e la Storia Saba manifesta nel corso degli anni una crescente apertura alle ragioni della sofferenza  e alle vicende della , sempre mantenendo la semplicità e l’assenza  altrui Storia collettiva di retorica che contraddistinguono tutta la sua produzione: «È bella / la nostra solitudine.  Ma pure / sento in essa echeggiar le altrui sventure / più grandi» ( Undicesima fuga ). È un  altro aspetto della sua adesione alla vita, da cui derivano per esempio la solidarietà e la vicinanza  nei confronti del popolo ebraico (al quale Saba appartiene in virtù delle origini materne),  colpito dalla tragedia immane della Shoah, e più in generale verso tutti coloro che  hanno sofferto a causa delle drammatiche vicende del Novecento e che si sono opposti alla  barbarie dei regimi totalitari: «Amo sol chi in ceppi avvinto [incatenato], / nell’orror d’una  segreta [prigione], / può aver l’anima più lieta / di chi a sangue lo percuote» ( ). Sesta fuga Il dolente intimo senso di estraneità dal mondo e dagli altri si apre nel tempo a una pietosa di tutte le vittime della Storia. partecipazione alle sofferenze Nel 1948, giudicando insufficiente l’attenzione della critica nei suoi confronti, Saba pubblica  Interpretazione e autointerpretazione un testo in prosa dal titolo Storia e cronistoria del Canzoniere , un singolare autocommento  alla propria opera , in cui rivela le occasioni compositive, chiarisce i riferimenti  a episodi e stati d’animo che altrimenti non potrebbero per altra via essere noti al lettore,  illustra il significato di alcune espressioni. Un’analisi sistematica e così approfondita del proprio lavoro creativo da parte di un autore  è un esempio unico nella letteratura italiana del Novecento (e che fa piuttosto pensare  al Dante della e del , in cui egli spiegava, attraverso i brani in prosa,  Vita nuova Convivio il senso delle proprie liriche). Non sempre, tuttavia, l’autoesegesi del poeta è la più corretta:  non solo perché al lettore, che pure non può prescindere dall’aderenza ai dati testuali,  va garantita una certa libertà ermeneutica, ma anche perché Saba, di proposito o meno,  dissemina la sua di informazioni talora errate o comunque inaffidabili.  Storia e cronistoria Si tratta dunque di un per l’interpretazione  documento prezioso ma non sufficiente della sua opera poetica. è un’ : un esempio unico nella letteratura italiana del Novecento. Storia e cronistoria del Canzoniere analisi del proprio lavoro creativo   Testi plus –  Parole   Testi plus –  «Frutta, erbaggi»   Testi plus –  Sera di febbraio   Analisi del testo interattiva –  Amai   Analisi del testo interattiva –  Ulisse  >> pagina 205  Lo stile Autodidatta e provinciale rispetto ai centri principali dell’innovazione letteraria, Saba si forma Modelli e influenze soprattutto sui classici . In una città come Trieste, che si trova all’incrocio di più culture  e che non è ancora politicamente unita all’Italia, essi costituiscono un riferimento sicuro  in fatto di lingua e contengono un forte richiamo all’identità nazionale italiana , ardente  aspirazione del poeta. I suoi autori prediletti sono Dante, Petrarca, Leopardi e i poeti dell’Ottocento fino  a Carducci ; minore influenza hanno Pascoli e d’Annunzio, di cui non ama i preziosismi lessicali.  Il gusto di Saba si arricchisce inoltre con la lettura degli autori del Romanticismo  tedesco e slavo , nonché della poesia dialettale veneta . La conciliazione di queste varie  tendenze dà luogo – non senza dissonanze – a una sintesi molto originale. Saba riprende la , ma attinge anche alla poesia dell’Ottocento, a quella romantica tedesca e slava, a quella dialettale veneta. tradizione poetica italiana di Dante, Petrarca e Leopardi Il si presenta come un’ ,  Metrica e forme fra tradizione e innovazione Canzoniere opera omogenea anche dal punto di vista metrico nonostante la varietà di forme strofiche e ritmiche. L’elemento unificante è la fedeltà  dell’autore a una versificazione regolare , basata sui metri tradizionali , raccolti in forme  strofiche canoniche (come il sonetto) o originali. Endecasillabi e settenari – le misure più ricorrenti  nella tradizione italiana – sono i più usati da Saba; seguono gli imparisillabi minori  (trisillabi e quinari), mentre fra i parisillabi troviamo con una certa assiduità soltanto l’ottonario.  Saba non usa mai, invece, il verso libero, né metri che eccedano la misura dell’endecasillabo.  L’impiego dei metri classici, comunque, non impedisce al poeta di manifestare una  certa inquietudine sperimentale , tipica della poesia del Novecento, per esempio nell’uso  ricorrente dell’ enjambement , che spezza la corrispondenza armonica tra verso e sintassi. Sistematico è il ricorso alla , che viene per lo più rifiutata dai poeti coevi quale emblema  rima della lirica del passato. Si tratta di una scelta consapevole e ricercata, che tuttavia  non impedisce a Saba di inserire spesso, nei suoi componimenti, rime imperfette (soprattutto  assonanze). La propensione di Saba a tradurre la propria confessione lirica in racconto rende frequente  la comparsa di (temperate, nelle ultime poesie, da una certa  cadenze prosastiche concisione epigrammatica), che si coniugano però con una dovuta  tendenza al canto alle scelte metriche di tipo tradizionale. La sua versificazione è regolare, con netta prevalenza di e , frequenti e sistematico ricorso alla . endecasillabi settenari enjambement rima  >> pagina 206  La singolare commistione di modernità e classicità è testimoniata anche dalla lingua: le La lingua forme  convivono con un , talvolta  auliche e ricercate linguaggio quotidiano e colloquiale volutamente dimesso. Nel – ha notato Giacomo Debenedetti – la lingua è diretta  Canzoniere conseguenza di uno stretto rapporto con la realtà. Esiste cioè un’univoca e inequivocabile  : «Le parole in Saba si presentano naturalmente, come i  corrispondenza tra parole e cose segni necessari delle cose che egli vuole dire. Sono, o appaiono, come imposte direttamente  dalla cosa: una rosa non può che chiamarsi rosa, una lacrima non può che chiamarsi lacrima.  Le cose di tutti i giorni non possono che presentarsi col loro nome di tutti i giorni». Usa liberamente termini aulici e colloquiali con il solo intento di . far corrispondere le parole alle cose Proprio per questa alternanza linguistica di alto e basso alcuni critici hanno avvicinato Saba  Oltre il Crepuscolarismo: la nobilitazione del quotidiano al Crepuscolarismo. Gli intenti e gli esiti della poetica crepuscolare sono tuttavia molto diversi:  i Crepuscolari abbassano, insieme al lessico, anche i contenuti e i temi della loro poesia,  talora attraverso l’adozione di toni ironici (come nel caso di Gozzano), per cui i termini  letterari o desueti rispondono a una funzione parodica e riduttiva; Saba, al contrario, tende  a innalzare e a nobilitare la dimensione dell’umile e del familiare , motivo per cui si è  parlato, in riferimento alla sua poesia, di “ epica del quotidiano ”. Saba tanto che la sua poesia è stata definita un’“epica del quotidiano”. nobilita l’umile e il familiare T1 A mia moglie Canzoniere Questo componimento, tratto dalla sezione (1909-1910), è  Casa e campagna una sorta di manifesto della «poesia onesta» propugnata da Saba: una poesia  che aderisce alla concreta realtà della vita, senza preziosismi e orpelli stilistici.  Con termini di paragone legati a uno scenario domestico e attraverso toni  di voluta ingenuità, l’autore intesse un singolare elogio dell’amata moglie Lina. Strofe diseguali di settenari, endecasillabi e quinari liberamente rimati. METRO La donna come parte della natura  Asset ID: 216 ( )  let-altvoc-a-mia-moglie-il-canzon140.mp3 Audiolettura Tu sei come una giovane, una bianca . ▶  pollastra Le si arruffano al vento le piume, il collo china per bere, e in terra raspa; 5       ma, nell’andare, ha il lento tuo passo di regina, ed incede sull’erba pettoruta e superba. È migliore del maschio. 10    È come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio. Così, se l’occhio, se il giudizio mio 15    non m’inganna, fra queste hai le tue uguali, e in nessun’altra donna. Quando la sera assonna le gallinelle, mettono voci che ricordan quelle, 20    dolcissime, onde a volte dei tuoi mali ti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai. TRECCANI ▶ Le parole valgono pollastra è letteralmente la femmina del pollo, dunque la gallina giovane. Certo non è un termine nobilitante, anche perché nel linguaggio comune, in questo caso venato di un certo sessismo, Pollastra pollastra o viene utilizzato per indicare una ragazza magari semplice e sprovveduta, ma piacente e attraente (Saba, invece, ribalta il significato del termine, attribuendogli una valenza positiva). Trova altri tre esempi di vocaboli indicanti animali che possono essere usati in accezione metaforica o figurata, spiegandone il significato. pollastrella ▶ : puoi essere  16 fra queste hai le tue uguali paragonata più opportunamente alle  femmine degli animali che alle altre donne. : induce al sonno. 18 assonna : emettono. 20 mettono : ti lamenti. 22 ti quereli Tu sei come una gravida 25    giovenca; libera ancora e senza gravezza, anzi festosa; che, se la lisci, il collo volge, ove tinge un rosa 30    tenero la sua carne. Se l’incontri e muggire l’odi, tanto è quel suono lamentoso, che l’erba strappi, per farle un dono. 35    È così che il mio dono t’offro quando sei triste. Tu sei come una lunga cagna, che sempre tanta dolcezza ha negli occhi, 40    e ferocia nel cuore. Ai tuoi piedi una santa sembra, che d’un fervore indomabile arda, e così ti riguarda 45    come il suo Dio e Signore. Quando in casa o per via segue, a chi solo tenti avvicinarsi, i denti candidissimi scopre. 50    Ed il suo amore soffre di gelosia. Tu sei come la pavida coniglia. Entro l’angusta gabbia ritta al vederti 55    s’alza, e verso te gli orecchi alti protende e fermi; che la crusca e i radicchi tu le porti, di cui 60    priva in sé si rannicchia, cerca gli angoli bui. Chi potrebbe quel cibo ritoglierle? chi il pelo che si strappa di dosso, 65    per aggiungerlo al nido dove poi partorire? Chi mai farti soffrire? Tu sei come la rondine che torna in primavera. 70    Ma in autunno riparte; e tu non hai quest’arte. Tu questo hai della rondine: le movenze leggere; questo che a me, che mi sentiva ed era 75    vecchio, annunciavi un’altra primavera. Tu sei come la provvida formica. Di lei, quando escono alla campagna, parla al bimbo la nonna 80    che l’accompagna. E così nella pecchia ti ritrovo, ed in tutte le femmine di tutti i sereni animali 85    che avvicinano a Dio; e in nessun’altra donna. : mucca. 26 giovenca : non appesantita  27-28 senza gravezza dall’avanzamento della gravidanza. : accarezzi. 29 lisci : nel punto in cui un rosa  30-31 ove… carne tenue ( ) colora la carne del suo  tenero muso. : “snella”, o anche, in virtù di quanto  38 lunga segue, “allungata”, “distesa a terra”. : per alcuni interpreti si  42 Ai tuoi piedi tratterebbe di un “tu” impersonale, e il verso  vorrebbe dunque dire “quando la cagna  si accuccia ai piedi del padrone”; ma è anche  possibile che il poeta si riferisca ancora  a Lina. La stessa ambiguità è presente  nella strofa successiva ( …). ritta al vederti : intenso trasporto  43-44 fervore indomabile amoroso. : “ti guarda ripetutamente”,  45 ti riguarda o anche “ti rispetta, ti venera”. : ché, poiché. 59 che : senza i quali. 60-61 di cui priva : della gabbia. 62 angoli bui : toglierle, sottrarle.   64 ritoglierle chi il pelo: è sottinteso lo stesso predicato della frase  precedente: “chi potrebbe toglierle il pelo…”. : questa abitudine (quella  72 quest’arte di andarsene e poi tornare: Lina invece è  sempre accanto al marito). : il fatto che a me. 75 questo che a me mi  mi sentivo ed ero (la desinenza  sentiva ed era: in - della prima persona dell’imperfetto  a indicativo è di uso arcaico e letterario). : una seconda giovinezza. 76 un’altra primavera : previdente. 77 provvida : vanno nei  79 escono alla campagna campi. : ape. 82 pecchia  >> pagina 208  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici L’apparente stravaganza dei paragoni che il poeta introduce per parlare della moglie – le  similitudini con una serie di animali domestici – ha reso celebre questo testo. Di norma,  l’accostamento di una donna a una gallina o a una mucca non viene percepito in senso  positivo, e in effetti Lina, a quanto racconta l’autore, non fu all’inizio entusiasta di questo  componimento: «Era invece rimasta male, molto male; mancò poco che litigasse con me.  Ma è anche vero che poca fatica durai a persuaderla che nessuna offesa ne veniva alla  sua persona, che era “la mia più bella poesia”, e che “la dovevo a lei”». In realtà, la comparazione  con gli animali rappresenta un elogio sentito e commosso della moglie, per due  volte definita indirettamente “unica” (nella prima strofa, al v. 17, e, con ripresa letterale,  all’ultimo verso della lirica, in cui Saba afferma di non trovare le qualità da lei possedute  in nessun’altra donna ). Alla base di queste inconsuete similitudini, infatti, c’è un’idea precisa: la natura è una,  e la sostanza dell’esistenza è la medesima per tutti gli esseri viventi, ugualmente provati  dalla sofferenza (le voci delle gallinelle che ricordano i lamenti della moglie, vv. 19-22; la  musica dei pollai soave ma anche triste , vv. 23-24; il muggito lamentoso della giovenca,  vv. 32-34). Grazie alla semplicità e alla nudità della loro esistenza, gli animali – che il poeta  contempla stupito come un fanciullo – sono in grado di avvicinarci a Dio molto più degli  esseri umani, costretti all’ipocrisia e alla finzione dalle esigenze della convivenza civile. Un elogio singolare Si tratta di una concezione religiosa della natura, che avvicina la poesia di Saba al Cantico  delle creature di san Francesco e ad alcune pagine della Bibbia. In molti luoghi dell’Antico  Testamento gli animali sono considerati simili agli esseri umani e perciò collocati sul  loro stesso piano di fronte a Dio: «Ecco, l’ippopotamo che io ho creato al pari di te, si nutre  di erba come il bue. […] Esso è la prima delle opere di Dio» (Giobbe, 40,15; 19); «Infatti  la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: come muoiono queste, così muoiono  quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie,  perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso il medesimo luogo: tutto è venuto dalla polvere  e nella polvere tutto ritorna» (Ecclesiaste, 3,19-20). Nel la donna è  Cantico dei cantici paragonata a una «puledra» (1,9) e chiamata  con il nome di «colomba» (2,14);  si dice che i suoi capelli assomigliano a  una «mandria di capre» (4,1), i denti a un  «gregge di pecore» (4,2), le mammelle  a «due cerbiatti» (4,5). Definiti da Saba  (vv. 13 e 85), in quanto estranei  sereni alle inquietudini e alle complicazioni che  la ragione determina nell’umano, gli animali  (vv. 14 e 86) perché,  avvicinano a Dio nella loro semplice istintività, sono  più prossimi alla fonte della vita, cioè,  appunto, alla divinità; attraverso di loro,  l’essere umano può entrare in contatto  con essa. Il tema biblico del rapporto tra esseri umani e animali Gustav Klimt, , 1916. Austria, Castello di Immendorf. Sentiero di giardino con galline  >> pagina 209  Le scelte stilistiche L’apparente semplicità del componimento nasconde in realtà una complessa elaborazione  formale. Se il lessico è strettamente ancorato al quotidiano, infatti, il dettato è impreziosito  dalle frequenti inversioni (soprattutto anastrofi, ma anche iperbati) e dal ricorso a  forme verbali di ascendenza letteraria ( ti quereli , v. 22; riguarda , v. 45; mi sentiva ed era ,  v. 75). La commistione di registri diversi si manifesta anche nell’espressione e tu non hai  quest’arte (v. 72), ricalcata sul passo della Divina Commedia in cui Dante incontra Farinata  («ma i vostri non appreser ben quell’arte»; «“S’elli han quell’arte”, disse, “male appresa” », Inferno , X, 51; 77): l’illustre modello viene riportato – senza alcun intento parodico –  a una dimensione umile e domestica. L’elaborazione retorica Anche la figura retorica della similitudine – una delle più ricorrenti in tutto il – mostra  Canzoniere qui una sua complessità: il secondo termine di paragone (quello introdotto dal come: la  pollastra, la giovenca e così via) serve a presentare le virtù di Lina, ma tende a trasformarsi  nell’elemento principale della rappresentazione; può così succedere che siano le qualità della  donna a esprimere le caratteristiche degli animali (a proposito della pollastra, per esempio,  il poeta dice che ha il lento / tuo passo di regina, / ed incede sull’erba / pettoruta e superba ,  vv. 6-9). In altre parole, non solo la donna è simile alle femmine degli animali, ma anche queste  ultime sono simili a lei; attraverso un raffinato gioco di specchi, la donna si identifica negli  animali e viceversa, così che «ogni paragone è doppio […], con prospettive alternate, con  un giuoco affascinante di luci e di riverberi, in cui sempre due figure (la donna e un animale)  si avvicinano, si sovrappongono, si amalgamano, si ricreano» (Pinchera). La doppia valenza della similitudine Scrive Saba a proposito di questa lirica: «La poesia ricorda […] una poesia religiosa; fu  scritta come altri reciterebbe una preghiera». La dimensione religiosa, molto evidente a  livello contenutistico, modella anche la struttura della poesia: l’impianto formulare conferisce  al componimento un andamento quasi liturgico, per cui all’inizio di ogni strofa si ripete  una frase dall’identica costruzione (la principale Tu sei come seguita da un articolo,  da uno o più aggettivi e infine dal nome dell’animale). Una poesia-preghiera VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Esponi in 10 righe il contenuto della poesia. 1 In che senso la cagna è paragonata a   2 una santa (v. 42)? E perché a volte scopre   i denti / candidissimi (vv. 49-50)? Spiega il significato della similitudine contenuta  3 nei vv. 73-76: in che cosa la moglie del poeta assomiglia  alla rondine? ANALIZZARE In quale punto della prima strofa si passa da associazioni  4 di tipo visivo e concettuale ad altre di  natura uditiva? In quali espressioni contenute nella terza e quarta  5 strofa è ravvisabile il motivo della sofferenza? Segnala almeno tre che ti sembrano  6 enjambement particolarmente significativi e spiega il motivo  della tua scelta. INTERPRETARE In che modo e (vv. 40-41) possono  7 dolcezza ferocia intrecciarsi nella cagna e nella moglie del poeta? Quali sono le qualità della moglie del poeta che  8 emergono dai paragoni con gli animali?Rintracciale  nel testo e prova poi a descrivere il tipo di  femminilità che emerge dal loro insieme. SVILUPPARE IL LESSICO Il lessico di è estremamente composito,  9 A mia moglie e comprende anche numerosi latinismi: per  ciascuno di essi spiega il significato e, con l’aiuto  di un dizionario etimologico, indica da quale termine  latino derivi. quereli • gravida • gravezza • pavida •  angusta • provvida SCRIVERE PER... RACCONTARE Prova a costruire, in versi o in prosa, l’elogio di una  10 persona che stimi attraverso una serie di similitudini  (almeno cinque o sei), dotate di uno sviluppo  articolato e introdotte dallo stesso modulo utilizzato  da Saba ( ). Tu sei come