I SAPERI FONDAMENTALI LA SINTESI La vita Umberto Saba (pseudonimo di Umberto Poli) nasce a Trieste nel 1883. La severità della madre e l’affetto della balia segnano profondamente l’infanzia del poeta; anche il padre, che Umberto conosce all’età di vent’anni, è una figura determinante nella sua vita. Dopo un percorso scolastico irregolare, e dopo aver lavorato come mozzo e come apprendista in una ditta triestina, Saba si trasferisce, poco più che ventenne, a Firenze, dove frequenta gli intellettuali che si riuniscono intorno alla rivista “La Voce”. Svolge il servizio militare a Firenze e a Salerno e nel 1909 torna a Trieste. Qui sposa, con rito ebraico, Carolina Wölfler, la Lina del Canzoniere . Un anno dopo, nel 1910, nasce la figlia Linuccia e vede la luce anche il suo primo libro, , che non riceve Poesie particolare apprezzamento da parte della critica. Dopo la Prima guerra mondiale, alla quale partecipa con ruoli di retroguardia, rileva a Trieste una libreria antiquaria: qui lavorerà tutta la vita. Nel 1921, anno in cui muore la madre, pubblica a sue spese la prima edizione del , Canzoniere che comprende tutte le liriche composte fino a quel momento. Nel 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, abbandona Trieste per rifugiarsi a Parigi. Le esperienze della persecuzione degli ebrei, della guerra e della crisi del dopoguerra aggiungono angoscia al tormento esistenziale del poeta. Saba trascorre gli ultimi anni di vita a Trieste, con prolungati ricoveri dovuti a una nevrosi di origine depressiva, aggravatasi dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1956. Muore a Gorizia nel 1957, lasciando incompiuta la sua ultima opera, il romanzo Ernesto . Asset ID: 250 ( ) let-audrip-saba-mv100.mp3 Audiolettura MI PREPARO ALL'ORALE Perché la figura paterna risulta determinante nella vita e nella poetica di Saba? p. 194 ▶ LE OPERE La scrittura per Saba è uno strumento per scrutare la propria interiorità. La poesia deve riflettere l’animo dell’autore: deve essere una ▶ «poesia onesta» e avere uno stile semplice e antiretorico. Dal punto di vista formale Saba rifiuta lo sperimentalismo metrico prevalente nella lirica europea dell’Ottocento e Novecento e predilige il recupero della tradizione. La sua poesia rifugge gli artifici ed è caratterizzata da versi semplici, da una sintassi piana e lineare. Pubblicato in prima edizione nel 1921, il traccia Canzoniere Canzoniere un itinerario poetico che segue fedelmente la biografia dell’autore; la sua struttura ricalca la cronologia della composizione dei testi. È una sorta di romanzo, con i suoi personaggi: la balia, la madre, la zia, i compagni di scuola, il padre, le giovani donne e i giovani uomini, la moglie, gli “altri”; e con i suoi nuclei narrativi essenziali: la ricostruzione dell’infanzia, il conflitto padre-madre, l’amore per la moglie , il rapporto con i luoghi ▶ Lina e in particolare con , la contemplazione della natura e degli animali. ▶ Trieste Il Canzoniere è una celebrazione della vita nella sua totalità, con un’attenzione per i piccoli aspetti della quotidianità. Al suo interno emerge una visione della realtà dominata dal pessimismo e al tempo stesso dall’amore per le persone care: per questo Saba parla di . La semplicità e la musicalità dei suoi versi, ▶ «serena disperazione» nei quali risuonano le voci di Dante, di Petrarca, di Leopardi, sono anche il risultato di una frequentazione appassionata della psicanalisi, che diventa per lui una chiave di lettura e di comprensione profonda degli uomini e del mondo. Nel 1948 Saba pubblica un testo in prosa dal titolo Gli scritti in prosa Storia e cronistoria del Canzoniere , un autocommento alla propria opera, in cui chiarisce i riferimenti agli episodi raccontati nella raccolta poetica e illustra il significato di alcune espressioni. Si tratta di un documento prezioso per l’interpretazione del Canzoniere , ma al tempo stesso insidioso perché Saba, di proposito o meno, dissemina il testo di informazioni non sempre attendibili. Un’analisi sistematica e così approfondita del proprio lavoro creativo è un esempio unico nella letteratura italiana del Novecento. Nel 1956 Saba pubblica che contiene testi memorialistici Ricordi-Racconti e narrativi, caratterizzati da uno stile fiabesco. Ci è rimasto inoltre un ricco epistolario. Romanzo incompiuto e pubblicato postumo nel 1975, Ernesto è un libro-confessione in cui Saba rievoca un episodio significativo della sua adolescenza. È la storia di una seduzione e di una relazione sessuale fra un giovane impiegato in un magazzino e un operaio più anziano. Il tema dell’omosessualità è affrontato in modo esplicito, con un linguaggio diretto e realistico, vivacizzato dalla parlata dei protagonisti in dialetto triestino. La crucialità della storia raccontata, che segna un passaggio dall’adolescenza alla maturità, ne fa un vero e proprio romanzo di formazione. MI PREPARO ALL'ORALE Quale concezione della poesia porta Saba a rifiutare lo sperimentalismo metrico? pp. 205-206 ▶ Elenca personaggi e nuclei narrativi fondamentali del . Canzoniere p. 203 ▶ Quale visione della realtà emerge dalle poesie di Saba? pp. 203-204 ▶ Come è affrontato il tema dell’omosessualità nel romanzo ? Ernesto p. 225 ▶ >> pagina 239 le parole chiave Asset ID: 251 ( ) let-audrip-saba-parole-chiave-mv110.mp3 Audiolettura Poesia onesta «Ai poeti resta da fare la poesia onesta.» Con queste parole Saba vuole dire che il poeta deve fare versi «per il sincero bisogno di aiutare col ritmo l’espressione della sua passione», resistendo alle lusinghe di un facile successo con «tenace sforzo dell’intelletto» e «disinteressata grandezza d’animo». L’idea di onestà riguarda sia i contenuti sia lo stile: se la poesia deve essere lo specchio sincero dell’interiorità del poeta, le scelte stilistiche devono essere semplici e antiretoriche. Lina Lina è la figura femminile dominante nel . È la moglie Canzoniere del poeta, Carolina Wölfler, sposata a Trieste nel 1909 con rito ebraico, la compagna della sua vita, la femmina, la madre della figlia Linuccia, l’ispiratrice di tanta sua poesia, «la meravigliosa Lina», la sua «grande Lina». Trieste I legami di Saba con la sua città sono talmente forti che Trieste può essere definita la “culla” della sua poesia. I luoghi, ma anche la ricca umanità che la popola, sono presenze fondamentali nei suoi versi. Nei suoi vagabondaggi per le vie, il poeta sembra a volte dimenticare la propria sofferenza privata e immedesimarsi con le figure più umili e reiette. «Il mondo», scrive, «io l’ho guardato da Trieste». Serena disperazione Con il felice ossimoro «serena disperazione» Saba esprime la costante, sottile angoscia esistenziale con cui convive, che nasce dal dissidio insanabile fra il suo amore per la vita e la sensazione di estraneità dal mondo e dagli altri, fra il suo desiderio di «essere come tutti gli uomini di tutti i giorni» e la consapevolezza della propria irrimediabile diversità.