T1 I limoni Ossi di seppia Scritta all’inizio degli anni Venti, la poesia costituisce una fondamentale dichiarazione  di poetica, sottolineata dalla sua collocazione in apertura della raccolta  (dopo la lirica introduttiva ). Montale cerca il suo sentiero letterario  In limine lungo gli umili fossi della Liguria. Alle piante dai nomi rari predilette dai poeti  egli contrappone i domestici limoni, il cui colore acceso di sole e l’odore  laureati penetrante sono in grado di suggerire il senso più profondo della realtà. 4 strofe polimetriche di varia misura, con prevalenza di endecasillabi. Fitto il gioco delle rime e delle assonanze. METRO Lo svanire dell’illusione e uno spiraglio di speranza  Asset ID: 219 ( )  let-altvoc-i-limoni-ossi-di-seppi170.mp3 Audiolettura Ascoltami, i poeti ▶  laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi       fossi dove in pozzanghere 5 mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne     e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. 10 Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall’azzurro: più chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,     e i sensi di quest’odore 15 che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra,     qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza 20 ed è l’odore dei limoni. TRECCANI ▶ Le parole valgono laureato Oggi la è un titolo che, con laurea un po’ di impegno e di fatica, può essere alla portata di tutti, alla conclusione del percorso di studi universitario. Un tempo, invece, era qualcosa di eccezionale, un segno di riconoscimento che veniva attribuito soltanto a pochi grandi letterati. Anticamente la era laurea infatti la corona d’alloro con cui si cingeva la fronte degli imperatori e dei comandanti militari vittoriosi, e che veniva concessa (ancora nel Medioevo e nel Rinascimento) a poeti illustri: poeti, appunto, . laureati ▶ Laureare significa “conferire la laurea”, ma per estensione nel linguaggio dei giornalisti sportivi, vuol dire “assegnare un titolo in palio” e può essere riferito anche alla gara che procura il titolo stesso. Scrivi una frase che contenga il verbo in quest’ultima accezione. : poeti consacrati. Tradizionalmente  1 poeti laureati i poeti venivano incoronati  d’alloro ( ). lauro : piante ornamentali  3 bossi ligustri o acanti da giardino e da siepe. : per quanto mi riguarda. :  4 per me riescono sboccano. : rara, tramortita dalla scarsezza  7 sparuta d’acqua. : i viottoli lungo i fossi. 8 le viuzze… ciglioni : immettono. 10 mettono : è meglio se lo strepito  11-12 Meglio… azzurro ( ) degli uccelli svanisce come  le gazzarre perduto nell’azzurro del cielo. : la sensazione. È retto da   15 i sensi si ascolta (v. 13). 15-16 quest’odore che non sa staccarsi  da terra : l’odore dei limoni strettamente  legato alla terra ligure. : fa piovere (il verbo è usato transitivamente). 17 piove : in questo silenzio tace  18-19 Qui… guerra per miracolo il conflitto tra le passioni  (dal latino , “rivolgere  divertite devertere altrove”), ossia “distolte”, “distratte dal  profumo dei limoni”, o anche “volte a oggetti  diversi”, quindi “divise”, con la conseguenza  di lacerare l’animo del poeta. : rispetto ai . 20 noi poveri poeti laureati Vedi, in questi silenzi in cui le cose s’abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto,     talora ci si aspetta 25 di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità.     Lo sguardo fruga d’intorno, 30 la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno più languisce. Sono i silenzi in cui si vede     in ogni ombra umana che si allontana 35 qualche disturbata Divinità. Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.     La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta 40 il tedio dell’inverno sulle case, la luce si fa avara – amara l’anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte     ci si mostrano i gialli dei limoni; 45 e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d’oro della solarità. : il segreto più profondo. 24 ultimo segreto : il poeta vagheggia  27 il punto… che non tiene un’evasione dall’opprimente meccanicismo  della natura e forse, ancor di  più, dell’esistenza, sperando in un miracolo  capace di sottrarci all’inautenticità  della nostra vita e di farci comprendere  la verità del mondo. : dipanare e districare. 28 disbrogliare : si interroga, stabilisce  31 indaga… disunisce connessioni, opera distinzioni. : nell’ora più calda,  33 quando… languisce quando il giorno si consuma oppresso dal  sole a picco e dalla calura. : sono questi i silenzi  34-36 Sono… Divinità in cui si vede, in ogni ombra umana che  si allontana, una divinità disturbata dalla  nostra presenza. : svanisce. il trascorrere  37 manca il tempo: delle stagioni. : cornicioni delle case. 39 cimase : la pioggia colpisce  40 La pioggia… la terra la terra e la affatica. si addensa. s’affolta: : scarsa. 42 avara : cortile. 44 corte : si scioglie. 46 si sfa :  47-49 e in petto ci scrosciano… solarità e i limoni (   trombe d’oro della solarità è una metafora e allo stesso tempo una  sinestesia: il colore giallo intenso suggerisce  un suono gioioso, come di tromba)  fanno risuonare nel nostro petto le loro  solari canzoni.  >> pagina 266  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Nonostante la contiguità geografica, la campagna mediterranea ritratta negli Ossi di seppia  è del tutto diversa dal litorale toscano di Alcyone . Poesie come I limoni sostituiscono  lo splendido scenario in cui esplode il panismo dannunziano con un luogo umile, privo di  suggestioni, fatto di erbosi / fossi (vv. 4-5), pozzanghere / mezzo seccate (vv. 5-6) in cui  vive qualche sparuta anguilla (v. 7), viuzze e ciglioni (v. 8), ciuffi delle canne (v. 9) e orti (v.  10). Nel rappresentare un angolo delle Cinque Terre (la zona nei pressi di La Spezia dove  trascorse in gioventù le sue estati), Montale avrebbe potuto insistere sulle spiagge, o sul le spettacolari scogliere. Preferisce invece retrocedere dalla costa all’immediato entroterra:  è su questi umili paraggi che egli proietta il suo lucido atteggiamento verso l’esistenza,  che non ha nulla della rassegnazione incline al patetico propria dei poeti crepuscolari.  Il sentimento di infelicità e disarmonia non induce infatti il poeta a chiudersi in sé stesso né ad  abbandonarsi al lamento. Egli sembra invece appagarsi di un momento di sospensione, aiutato  dalla natura: tacciono gli uccelli, l’aria è ferma, si diffonde l’odore inconfondibile dei limoni. Un paesaggio secco e scabro  >> pagina 267  Ora è possibile intravedere una via d’uscita dall’inganno consueto del mondo: uno sbaglio di Natura, / il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, / il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità (vv. 26-29). Montale non pretende di afferrare “la” verità, ma una verità qualsiasi, purché verità: anche quella di una misteriosa presenza, trascendente e divina, nascosta magari nella semplice quotidianità. Anche questa possibilità è però un’illusione provvisoria, ben presto destinata a svanire nella banalità di sempre, che cancella l’attesa di un’epifania. La parentesi si chiude, e – come accade in un altro capolavoro, Arsenio ( T9, p. 287) – la grigia realtà torna in primo piano, nel brusco ▶ passaggio dall’estate campestre alle città rumorose (v. 38) dove l’azzurro del cielo fa capolino solo a tratti, fra i cornicioni delle case, e il sole lascia il campo alla pioggia e al soffocante tedio dell’inverno (v. 41). Privata della luce e della calma necessaria alla riflessione, l’anima diventa amara (v. 42). Ma resta ancora uno spiraglio di felicità: un’illusione fugace nuovamente affidata alla visione dei limoni, che occhieggiano da un malchiuso portone (v. 43) e alludono a un «miracolo» ancora possibile. La città grigia Le scelte stilistiche Sin dall’ Montale adotta il tono “confidenziale” che percorre l’intero componimento:  incipit l’appello a un “tu” indeterminato, tramite l’imperativo Ascoltami (v. 1), è ripreso dal   Vedi che introduce la terza strofa (v. 22), secondo un modulo ricalcato quasi alla lettera sulla  di d’Annunzio. Il poeta rinuncia alle pose impostate care ai maestri della  Pioggia nel pineto generazione precedente; ricorre alla prima persona soltanto in un’occasione, per dichiarare  la sua inclinazione verso i contesti umili, rimarcata dalla spiccata colloquialità dell’enunciazione:  Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi / fossi (vv. 4-5). A partire dalla seconda strofa si passa decisamente al collettivo “noi” ( noi poveri, ci  metta, ci riporta, ci si mostrano, ci scrosciano ), alternato a forme impersonali ( si ascolta,  si vede ecc.): non si tratta più di far cadere dall’alto la parola illuminante di un vate, ma di  coinvolgere un lettore-fratello perché acquisisca consapevolezza di una realtà comune. Un tono confidenziale La scelta di concentrarsi su elementi della quotidianità è accentuata dalla semplicità della  sintassi, che non indulge agli effetti di frammentazione tipici dei poeti di area vociana e  non rinuncia, come i Futuristi e come il primo Ungaretti, alla punteggiatura. Le proposizioni  sono lineari; mancano subordinate complesse. L’ordine delle parole, a parte qualche anastrofe,  è regolare e il lessico ha rare impennate ( ). bossi ligustri o acanti, divertite, s’affolta Beninteso, l’intento di «torcere il collo» a modalità letterarie sentite come troppo rigide,  rivendicato nell’ del 1946, non è dovuto a trascuratezza o a una  Intervista immaginaria mancata padronanza dei mezzi tecnici. Tutt’altro: Montale raggiunge l’obiettivo di un testo  semplice e piano con raffinata abilità, facilmente riconoscibile se si guarda all’aspetto  retorico, accuratamente studiato, in cui spiccano allitterazioni e paronomasie, a volte sin  troppo esibite ( , v. 42), e la sinestesia che chiude il componimento,  avara – amara l’anima (v. 49). le trombe d’oro della solarità Semplicità e artifici VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Assegna un titolo a ogni strofa del componimento. 1 Spiega l’immagine delle . 2 trombe d’oro della solarità ANALIZZARE Trova i versi in cui il poeta insiste sulle percezioni  3 sensoriali: prevale uno dei sensi oppure no? perché? Perché, secondo te, l’odore dei limoni 4 non sa staccarsi  (v. 16)? da terra Rileggi i vv. 18-21: quale immagine della vita umana  5 emerge? E qual è la funzione dei limoni? INTERPRETARE Come è risolto il confronto tra città e campagna? 6