T4 Meriggiare pallido e assorto Ossi di seppia Scritto dal poeta a soli vent’anni, nel 1916, e rivisto nel 1922, il componimento  in origine si intitolava Tra gli orti, poi Rottami , titolo che per qualche tempo  Montale pensò di estendere all’intera raccolta. Contenuto nella sezione Ossi di  seppia , è il primo testo maturo del poeta ligure, che vi “trova” il suo paesaggio:  l’arsa e desolata natura mediterranea in cui si riflette la condizione umana. 3 quartine e una strofa di 5 versi liberi, con misure oscillanti tra il novenario e l’endecasillabo. METRO Le rime si dispongono secondo lo schema AABB CDC(ipermetra)D EEFF GHG(imperfetta)GH. La natura come metafora esistenziale  Asset ID: 220 ( )  let-altvoc-meriggiare-pallido-e-a180.mp3 Audiolettura Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi.       Nelle crepe del suolo o su la veccia 5 spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare     lontano di scaglie di mare 10 mentre si levano tremuli scricchi di dai calvi picchi. ▶  cicale E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia     com’è tutta la vita e il suo travaglio 15 in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. TRECCANI ▶ Le parole valgono cicala La è un insetto ben noto a tutti, di cicala colore nero con macchie gialle e ali trasparenti; i suoi maschi emettono, nelle ore calde dei mesi estivi, il caratteristico stridio. Da qui il significato figurato del termine: cicala è chi chiacchiera continuamente e in modo fastidioso. Il relativo verbo è cicalare e l’azione che ne deriva si dice cicaleccio. Comportamenti da evitare, soprattutto in classe... Indica, tra i seguenti, il significato ▶ dell’espressione popolare «grattar la pancia (o il corpo) alla »: “convincere l’interlocutore cicala a tacere”; “chiacchierare a più non posso”; “provocare qualcuno a parlare”. : trascorrere il pomeriggio  1 Meriggiare… assorto all’ombra, pallido e pensieroso;   pallido dà l’idea del chiarore pomeridiano; assorto  quella del silenzio che avvolge l’ora  canicolare. : arbusti spinosi. rami secchi. 3 pruni sterpi: : versi schioccanti, secchi. 4 schiocchi : erba selvatica. 5 veccia : sulla sommità di piccoli  8 a sommo… biche mucchi di terra. : fronde. 9 frondi : le onde luccicanti, come  10 scaglie di mare scaglie di un pesce. : mentre  : il canto delle cicale è come  11-12 mentre si levano… calvi picchi le cicale friniscono sulle colline brulle. tremuli scricchi un tremolante scricchiolio. : come tutta la vita  15-16 com’è… muraglia e le sue sofferenze siano paragonabili a  questo procedere lungo un muro. Il poeta  riprende il motivo, al tempo stesso concreto  e metaforico, del muro che impedisce  ogni slancio e rinchiude come in una  prigione l’esistenza umana. : sono i frammenti  17 cocci aguzzi di bottiglia taglienti di vetro, infissi nel muro dell’orto  per impedire che i ladri lo scavalchino.  >> pagina 276  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici L’annullarsi del tempo, al culmine di un assolato giorno estivo, è una situazione tipica di  Alcyone , dove contribuisce a determinare la fusione tra l’uomo e il sensuale paesaggio  tirrenico. Montale riprende questo motivo imprimendogli una forte torsione: al panismo  subentra una sensazione di irrimediabile «disarmonia» trasposta in un luogo brullo e scosceso,  teatro di un’amara meditazione sul significato della vita, paragonata a un insensato  procedere lungo un invalicabile rovente muro d’orto (v. 2). La natura non si presta qui  a un contatto sereno, ma rispecchia l’aridità dello spirito, quasi intorpidito nel suo monotono  viaggio su terreni screpolati dal calore, coperti di pruni e sterpi (v. 3), circondati da  calvi picchi (v. 12). La luminosità accecante si rifrange sulla superficie del mare, che scintilla  in lontananza come un ristoro potenzialmente consolante, ma in realtà remoto e perciò  intangibile. Una desolata sospensione Il frenetico movimento delle formiche, nella seconda strofa, allude alla condizione umana  e ricorda una celebre pagina dello Zibaldone , dove Giacomo Leopardi si china a osservare  «un giardino di piante, d’erbe, di fiori», scoprendovi una miniatura dell’universale sofferenza  in cui si dibatte il creato. Anche Montale rovescia il topos tradizionale classico del  locus amoenus , senza ricavarne però, come Leopardi, un moto di ribellione, ma soltanto  un senso di avvilita impotenza. Lo sguardo del poeta progressivamente si alza, dalle crepe  del suolo (v. 5) alle onde del mare, e di qui ai calvi picchi (v. 12) che si ergono nei paraggi.  Infine l’osservazione attenta cede il campo a una riflessione, che ne è conseguenza:  la progressione dei verbi percettivi ( …) culmina nel ascoltare, spiar, Osservare sentire  della quarta strofa, che indica al tempo stesso una sensazione fisica e un sentimento interiore.  Il rovente muro d’orto (v. 2) diviene muraglia (v. 16) insuperabile: vivere equivale a  costeggiarla, sapendo che ogni tentativo di scavalcarla è impedito dai cocci aguzzi di bottiglia  (v. 17) che la sormontano, suggellando l’irrimediabile destino di solitudine dell’uomo. Lo sguardo sul male Le scelte stilistiche Inizialmente alla figura del poeta nella lirica fanno diretto riferimento soltanto due aggettivi,  pallido e assorto (v. 1), che sottolineano il suo distacco emotivo da ciò che lo circonda.  Nella quarta strofa il sentire con triste meraviglia del v. 14 indica però un mutato  atteggiamento: all’inizio il poeta è in quella condizione di fiacca meditazione, un po’ sbalordita,  tipica dei pomeriggi estivi; ma, dopo aver percorso con lo sguardo il paesaggio  circostante, come riscuotendosi dal proprio torpore si accorge che quell’ambiente assomiglia  al suo stato d’animo, e tira le fila del confronto attraverso l’immagine del cammino  lungo la muraglia sormontata dai cocci di vetro (che vengono inquadrati per ultimi e  si presume scintillino nella luce del sole). La struttura del componimento Anche sul piano stilistico siamo agli antipodi della fusione con gli elementi della natura più  volte messa in scena in Alcyone . L’enunciazione, interamente condotta tramite verbi all’infinito,  realizza il secondo principio del Manifesto tecnico della letteratura futurista : « Si deve  usare il verbo all’infinito , perché si adatti elasticamente al sostantivo e non lo sottoponga  all’io dello scrittore che osserva o immagina». Gli atti percettivi ( ascoltare, spiar, Osservare,  sentire ), sottratti all’emotività del soggetto e a uno sviluppo cronologico, acquistano  portata universale e contribuiscono a creare l’idea di un ritmo ripetitivo, prestabilito e  immodificabile. Anche il verbo seguitare (v. 16) contiene in sé l’idea di un moto obbligato  e privo di senso. Il poeta è ridotto a semplice soggetto percipiente. La serie degli infiniti In un passaggio dell’ (1946), Montale sostiene di aver tentato di  Intervista immaginaria comporre, negli Ossi di seppia , «un verso che aderisse a ogni fibra di quel suolo» in cui  era cresciuto. Nessuna poesia meglio di Meriggiare pallido e assorto conferma questa intenzione:  tutto il componimento è accordato sul tono stridulo delle cicale (v. 12), protagoniste  del paesaggio sonoro insieme ai merli e alle serpi fruscianti (v. 4). In questa scelta  si sente l’influenza del modello delle «rime aspre e chiocce» di Dante (cioè dei suoni più  duri e “infernali” della Commedia ), che governa la mescolanza plurilinguistica fra termini  letterari (come pruni e frondi ) e prosaici (come i cocci aguzzi di bottiglia ). Non meno  importante è la memoria del fonosimbolismo di Pascoli: la disarmonia esistenziale si traduce  infatti nella prevalenza di suoni duri e dissonanti, in cui primeggiano la velare e la  c ( r schiocchi, scricchi, merli, frusci, frondi, tremuli ecc.). Numerose sono anche le rime difficili  ( sterpi : serpi , l’ipermetra veccia : intrecciano, formiche : biche ). Va poi notata la virtuosistica  sequenza dell’ultima strofa, tutta condotta sulla ricorrenza del gruppo gl: abbaglia  : meraviglia : travaglio : muraglia : bottiglia . È un caso singolare: in seguito Montale  cercherà combinazioni altrettanto raffinate, ma meno vistose. I suoni aspri  >> pagina 277  VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Che cosa fanno le formiche nella seconda strofa? 1 Elenca i verbi all’infinito presenti nel testo e indica  2 quali esprimono un’azione e quali una percezione. Il poeta compie particolari azioni? Se sì, quali? Se  3 no, perché? ANALIZZARE Individua i riferimenti a suoni e rumori della natura  4 presenti nel componimento. Elenca nella tabella gli elementi visivi e quelli sonori. 5 Elementi visivi Elementi sonori                 INTERPRETARE La lirica è costruita sulla successione di immagini  6 concrete che acquistano, secondo la prospettiva  del correlativo oggettivo, valenze simboliche. Precisa  tali significati, riassumendoli nella tabella. Immagini concrete Valenze simboliche                 SCRIVERE PER... RACCONTARE Immagina una continuazione del componimento.  7 Dove va il poeta? Qual è la sua meta? Scrivi un testo  narrativo di circa 30 righe. Educazione CIVICA – Spunti di realtà OBIETTIVO  CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI 11 Il paesaggio ligure così poeticamente descritto da Montale è ancora oggi riconoscibile in quel territorio, che però è purtroppo uno dei più esposti al rischio della  . Documentati su questo problema (presente in Liguria, ma anche in altre zone del nostro paese) consultando il  , con il quale la comunità internazionale ha risposto all’esigenza di definire una strategia comune, condivisa a livello globale e finalizzata a fronteggiare le numerose   caratterizzate, negli ultimi decenni, da crescenti livelli di intensità e di frequenza. cementificazione Quadro di riferimento di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030 catastrofi naturali • Quali possono essere i modi più efficaci per proteggere l’ambiente dal rischio dell’abusivismo edilizio e, più in generale, di trasformazioni invasive e distruttive? Discutine in classe.